La foschia
che copre il cielo
oscurando il sole
scende dolce
a curare
le nostre
ferite.
 
Sfogliando un giorno
le pagine
di una rivista frivola,
troverai
le nostre
radiografie:
rannicchiati al buio,
schiena contro schiena,
difendevamo
vergognosi
il nostro segreto;
ma le mani non ci bastavano
a fermare
gli implacabili
raggi.
 
E guardando il mio viso,
scoprirai un difetto
che non mi conoscevi.
Migliaia di occhi
adesso
potranno processarlo,
ma non scorgeranno
quel barlume
che ai tuoi occhi
consentiva
l’amnistia.
 
Le onde
cancelleranno le nostre
impronte
dai fondali oceanici.
Le onde
cancelleranno
le nostre
impronte
dai fondali oceanici.
Le onde
cancelleranno
le nostre
impronte
dai fondali
oceanici…
 
E la foschia
che ora ci è entrata
nelle ossa,
sotto la pelle intatta
corrode
il tessuto spugnoso.
 
Se non ci sei
non voglio più fare
La Rivoluzione.
 
Brucia
sotto il maglione
il mio cuore di metallo.
Un tarlo
rosicchia già
i mille cassetti
di questa società moderna;
tonnellate di legno
marcio
sono già prossime
a precipitare
sotto il peso degli iceberg,
che pian piano
si sciolgono
come le lacrime degli angeli.
 
Il buco nell’ozono
non è più profondo
di quello
nei nostri animi,
che si estende a vista d’occhio
come un foro
su calze smagliate.
 
Ma un filo di nylon
hanno già steso
sui nostri corpi
in decomposizione…
Ci daranno un nuovo nome,
e diranno
che siamo annegati…
ma ci siamo solo scordati
di allacciare le cinture…
 
E scrivere poesie
è semplice
quando non si è costretti
a cercare
la rima.
C’è solo un po’ più confusione
di prima,
quando un’altra
Rivoluzione
ci è passata sopra il capo,
per poi disperdersi
come le nubi
dopo un acquazzone.
 
E dopo la tempesta,
le onde
cancelleranno le nostre
impronte
dai fondali oceanici…