La peste è poco vantaggiosa per i medici e tale da farli vergognare, poiché essi non osavano visitare i malati per paura di essere contagiati; e quando li visitavano poco o nulla facevano e non guadagnavano niente. Quasi tutti i malati infatti morivano.
Guy de Chauliac
00 Prologo. Una disastrosa epidemia di peste colpisce Venezia nel 1630. Le Isole di Lazzaretto Vecchio e Lazzaretto Nuovo non riescono a far fronte agli innumerevoli – fra morti e ammalati – appestati. Per tanto viene allestito a Poveglia un nuovo lazzaretto.
Poveglia, anno domini 1630
Una barca scivolava pigramente sulle acque, increspate dal vento, del Canale Orfano.
L'imbarcazione di piccole dimensioni attraccò al molo della piccola isola di Poveglia, un'antica avanguardia militare ora adibita a lazzaretto.
A guardia dell'entrata del porto erano posti due uomini ben piazzati, il cui compito era di vigilare su chi entrava ed usciva dall'isola, per prevenire un ulteriore contagio.
All'orizzonte cupe nubi temporalesche annunciavano la loro presenza, emettendo le prime folgori ed eruttando i primi tuoni. Il vento accresceva d'intensità e proveniva da sud.
“Tempo da cani, Sior.” esclamò una delle due sentinelle in direzione del nuovo arrivato, appena sbarcato dalla nave. Il suo abbigliamento non lasciava nessun dubbio sulla sua effettiva identità: indossava una lunga veste nera che gli arrivava fino ai piedi, ai quali portava delle scarpe del medesimo colore; le mani erano fasciate da spessi guanti bianchi mentre sulla testa un cappello nero a tesa larga gli copriva il capo, a schermargli il volto v'era una pesante maschera bianca la cui forma ricordava quella di un arcigno ed intimidatorio muso rapace.
“Tempo da lupi, Messere. Non certo adatto a cagnolini di città...” Da sotto la maschera, una voce calda e dallo spiccato accento dell'entroterra padovano parlò con un lieve accenno di velata ironia. L'uomo scacciò un po' di mosche con la canna che teneva salda fra le mani inguantate.
Le guardie lo lasciarono passare senza proferire ulteriori salamelecchi; l'ultima cosa che avrebbero voluto era immischiarsi in faccende del genere. Mai si poteva sapere cosa passasse per la testa rapace di quei “medici della peste” che tutto parevano fuorché “salvatori di vite”.
All'interno dell'isola, centinaia di corpi stavano ammassati nelle zone comuni, mentre altri si trovavano all'interno di fetide casupole di legno. Erano centinaia fra uomini, donne e bambini, morti e ammalati. Un ristretto gruppo di dottori e volontari stava aiutando gli appestati: nutrendoli, pulendoli e imponendo loro ogni tipo di salasso, nella speranza che il morbo lasciasse le loro membra febbricitanti.
Lamenti strazianti si levavano dalla massa di appestati. Il dottore, nascosto dietro alla fedele maschera, fece una smorfia di disgusto. Se fosse toccato a lui decidere per la loro sorte, su questo ci spergiurava, avrebbe fatto l'impossibile per poterli vedere tutti, nessuno escluso, sepolti in una fossa comune.
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♪ Note a pie' pagina ♫
Che parta la marcia trionfale: Chibs alla riscossa!
Bon, detto questo... Mi scuso con coloro che ancora stanno aspettando la FF sull'Eurovision che mi avevano promptato.
Non aggiungo nulla sulla trama, voglio lasciarvi sulle spine il più a lungo possibile perchè
La Chibs vi saluta tutti. <3 Bye ~~