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Autore: Wild imagination    26/07/2014    8 recensioni
Prendete un liceo qualsiasi a Lima, Ohio. Magari il McKinley.
Adesso trasformatelo in un istituto per ragazzi con... capacità particolari.
Considerate una scuola privata gemellata (perchè no, magari la Dalton) i cui studenti sono cordialmente invitati a trascorrere un anno insieme al nostro Glee Club, che è un po' diverso dal solito.
Aggiungete delle sfide per rendere il tutto più emozionante, una convivenza forzata, e un Kurt che proprio non sopporta Blaine, ricambiato.
Un anno scolastico non vi sarà mai sembrato così interessante.
Genere: Angst, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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-Note iniziali dell'autrice- (Anche conosciute come 'questamoiniziaaromperepurequi')
Intanto vorrei ringraziare tutti voi per la fiducia che avete riposto in me e in questa storia. Non avete idea di quanto questo significhi per me. Davvero, davvero grazie. Le vostre recensioni sono fantastiche, e voi siete davvero gentilissimi.
Vi meritate almeno un migliaio di Kliss. E tanto Klex.
Ah, nel capitolo c'è uno spoiler su "Harry Potter e il Principe Mezzosangue"...
Boh, mi sembrava giusto dirlo (?)





Una normalissima sessione di shopping pomeridiano



Il ragazzo afferrò il cellulare dal comodino, e iniziò a scorrere la rubrica; attese qualche squillo, poi una voce profonda rispose all'altro capo.
"Kurt! Che bello sentirti!"
"Ciao, papà! Come stai? Come va in officina?"
Il manipolatore si sistemò a gambe incrociate sul letto, tentando di ignorare l'occhiata curiosa che Blaine gli lanciò da dietro la copertina del sesto libro di Harry Potter.
"Bah, è sempre un lavoraccio, ma almeno gli affari procedono bene".
Senza averlo davanti agli occhi, il giovane Hummel era sicuro che il padre si stesse sistemando il cappellino da baseball sulla testa. "Tu piuttosto, come stai? E' successo qualcosa?"
La voce di Burt si era fatta improvvisamente apprensiva.
Il ragazzo sorrise "No, pa', non preoccuparti... Un figlio non può chiamare suo padre solo per sapere come sta?"
"Non se il figlio si chiama Kurt Hummel!" L'uomo rise di gusto. "Quindi non devi dirmi niente a proposito di un certo nuovo compagno di stanza?" aggiunse qualche secondo dopo, con tono divertito. 
Almeno non sa nulla dello spiacevole incontro con l'orso... Immagino che nella lista delle priorità di mio padre "Incidente-quasi-mortale" venga prima di "possibile-fidanzato". Almeno spero. 
Il giovane spalancò gli occhi, guardando di sottecchi Blaine. "E tu come lo sai?"
"Me l'ha detto un certo uccellino..." rispose il padre, con tono vago.
"Sputa il rospo!" ordinò il manipolatore, assumendo un tono perentorio.
"Beh, potrebbe darsi che ieri Finn abbia chiamato Carole..." 
Il castano era pronto a scommettere la sua nuova sciarpa di Burberry che il padre si stesse grattando la nuca con fare impacciato, in quel momento. Ma, aspetta, FINN?! Da quant'è che suo fratello era diventato una comare siciliana?
 "E che poi le abbia passato Rachel..." Ah, ecco. Adesso tornava tutto. Si annotò mentalmente di fare una bella strigliata all'amica, quando gli fosse capitata a tiro...
Ci fu qualche attimo di silenzio, prima che il padre sbottasse "Allora?"
"Allora cosa?" ripeté Kurt, interdetto, continuando a lanciare occhiate preoccupate al proprio compagno di stanza. Anderson se ne stava tranquillamente disteso sul letto, apparentemente ignaro della situazione.
"Beh, com'è? Ti sta simpatico? E' carino? Andate d'accordo?" chiese il padre a raffica, con fare un po' troppo protettivo.
Il ragazzo tentò di tergiversare con del sarcasmo. "Come, Rachel non ve l'ha detto?"
"Credo che abbia usato l'espressione 'figo da paura', in effetti, ma Carole non ne era sicura..." 
Il manipolatore sentì tutto il sangue in circolo nel suo corpo affluire improvvisamente alle guance, mentre aspettava che una voragine si aprisse sotto di lui e lo risucchiasse per mettere fine a quel supplizio. Non si aspettava che suo padre gli chiedesse se il suo compagno di stanza fosse o meno attraente con quel tono apparentemente tranquillo. Non con il diretto interessato presente, per lo meno.
"Figliolo? Sei ancora lì?"
Kurt tentò di schiarirsi la gola, ma quello che gli uscì assomigliava comunque ad un pigolio roco. "Sì". Blaine si girò verso di lui con le sopracciglia sollevate, sorpreso da quel tono. 
Oh, ma qui nessuno si fa i fatti propri?!
Torna all'omicidio di Silente, tu!

"Non mi dici niente?" chiese di nuovo Burt.
Il manipolatore rischiava davvero di iniziare a ridacchiare istericamente, con suo padre al telefono che gli chiedeva delucidazioni sul suo nuovo compagno di stanza, e quest'ultimo che lo fissava dal proprio letto con sguardo penetrante. Kurt non perderti nei suoi occhi, non perderti nei suoi occhi, non perderti nei suoi occhi. Si ripeteva come un mantra. Dannazione, tu lo detesti!
"Sì" ripeté, con tono un po' più sicuro.
"Beh?"
"Sì, è carino..." farfugliò con aria noncurante, concentrandosi su una macchia di umidità del soffitto. Sentiva lo sguardo del riccio su di sé. 'Passabile', Kurt. Dovevi dire 'PASSABILE'.
"E andate d'accordo?"
"Abbastanza..." questa volta era decisamente più titubante; sperava che Rachel avesse evitato di metterlo al corrente del fatto che non si sopportavano. A quanto pare sì, perché il padre si limitò a borbottare un mmh poco convinto. 
"Da quant'è che sei così interessato alle mie frequentazioni, pa' ?" 
"Io sono sempre stato interessato alle tue frequentazioni, figliolo" rispose Burt, leggermente piccato.
"Sarà" commentò Kurt poco convinto.  "Comunque, avevi ragione..."
"Ovviamente. Riguardo a...?"
"C'era davvero qualcosa che volevo chiederti..." disse imbarazzato, giocherellando con la cucitura della coperta.
"Ah-ah, lo sapevo" ridacchiò suo padre, "spara."
"Mi servirebbe che spedissi via fax un'autorizzazione per uscire dalla scuola. Questo week-end vorrei andare a fare compere" spiegò il ragazzo velocemente.
"Ok, non c'è problema, lo farò al più presto."
"Grazie mille, papà. Ti voglio bene" sussurrò dolcemente. 
"Anch'io ti voglio bene, Kurt. Ricordati, per qualunque cosa puoi sempre chiamarmi, ok?"
"Ok"
"Adesso scusa, ma è appena entrato un cliente in officina. Ci sentiamo presto."
"Ciao, papà"
"Ciao, figliolo"
Il ragazzo chiuse la chiamata con un piccolo sorriso stampato sul volto. Gli aveva fatto piacere sentire suo padre, considerando che non riuscivano a parlarsi quasi mai a causa dei reciproci impegni. Quando si girò, notò che Anderson lo stava guardando con un sorrisetto compiaciuto.
Kurt sollevò entrambe le sopracciglia "Beh? Ti serve qualcosa?" gli chiese freddamente. 
"Assolutamente nulla" rispose il riccio, senza mutare espressione. Tornò a leggere il libro, scoccandogli un'ultima occhiata maliziosa.
Perfetto, ci mancava solo che quel pallone gonfiato capisse che lo trovo attraente. Tanto il suo ego non era già abbastanza enorme... 
Il manipolatore sospirò, digitando un sms.

Kurt 15.43
Per sabato tutto bene, tu hai chiesto ai tuoi?


Rachel 15.45
Sì, posso venire. Anche Quinn, Santana, Mercedes e Tina. Brittany ci farà sapere poi...


Kurt 15.46
Ah, Rach, se ti viene in mente un'altra volta di commentare l'aspetto di Anderson con Carole, farò sapere a Finn cosa ne pensi del "figo da paura" in questa stanza. Comprendi? ;)


Rachel 15.48
...<3...



**********

"Mmh, non sentite questo odore di..."
"Smog?" terminò Mercedes, con una smorfia di disgusto, mentre la vettura davanti al marciapiede ripartiva.
"Veramente stavo per dire libertà" ribatté  Rachel piccata, incrociando le braccia al petto. Erano appena scesi dal pullman che dal McKinley li aveva portati al centro di Lima, l'unica zona di quella cittadina sperduta in cui poter far compere.
"Non è che siamo proprio in prigione, Rach" obiettò Tina. 
"Ma non è normale che serva un'autorizzazione dei genitori per mettere il naso fuori dalla scuola!" sbuffò la Berry, risentita.
"E nel tuo caso è davvero un problema, considerando le dimensioni della tua nappa." ridacchiò Santana, picchiettandosi il naso con un sorrisetto; Quinn le lanciò un'occhiataccia. 
L'altra ragazza ignorò la provocazione "Quello che intendevo dire" continuò, "è che siamo abbastanza grandi per uscire senza---".  Il suo discorso fu interrotto da un Puck emozionato, che saettò loro accanto per correre dietro ai piccioni urlando come un forsennato. A lui si unirono presto Finn e Sam, che iniziarono a saltellare per tutta la piazza, attirando gli sguardi sbigottiti dei passanti.
"Dicevi?" le chiese Kurt, ridacchiando. 
Rachel sospirò con aria drammatica, portandosi una mano al viso. "Come non detto..."
"Ragazzi! Ehy, ragazzi!" urlò Santana con tutto il fiato che aveva in gola. I tre si fermarono all'improvviso, cozzando l'uno contro l'altro. L'ispanica fece loro cenno con la mano di avvicinarsi. 
"Che c'è?" chiese Sam innocentemente quando si furono avvicinati.
"Punto numero 1: smettetela di comportarvi come delle amebe ubriache e recuperate un minimo di dignità, se mai ne avete avuta una; punto numero 2--..."
"Grazie, San" la interruppe velocemente Hummel, cogliendo le espressioni offese dei tre amici. La ragazza abbassò la mano con cui stava contando i vari punti da elencare, con aria scocciata. 
"Io direi di dividerci" annunciò il manipolatore. "Io e le ragazze andiamo a cercare qualcosa di carino per il ballo di Halloween, mentre voi ragazzi...". Era titubante.
"Credo che in quel negozio laggiù vendano dei giocattoli bellissimi" annunciò Santana con aria civettuola, battendo ironicamente le mani. Sam, Puck e Finn girarono la testa contemporaneamente, seguendo la direzione indicata dall'ispanica. Bastò che i ragazzi si scambiassero una breve occhiata d'intesa, per poi iniziare tutti e tre a dirigersi di gran carriera verso il negozio in fondo alla strada.
"Ci rivediamo qui tra due ore!" urlò Kurt. "Sono senza speranza" aggiunse sottovoce. Le ragazze ridacchiarono. 
"Chi è pronto per un'intensa sessione di inutile-quanto-terapeutico-shopping?" chiese Rachel, emozionata. 


"Qualcuno di voi ha già deciso da cosa si travestirà?" chiese Mercedes, ignorando alcune maschere sulla mensola di fronte a lei. 
"Io da infermiera sexy" annunciò Santana con un sorrisetto malizioso. Kurt alzò gli occhi al cielo con aria divertita: non aveva dubbi. 
"Io e Finn ci travestiremo da pappagallo e pirata!" esclamò Rachel, con occhi luccicanti.
"Ma che cosa adorabile" commentò l'ispanica a denti stretti. Non cogliendo il sarcasmo di quelle parole, la Berry le scoccò un sorriso luminoso. 
"Io pensavo a qualcosa di classico, tipo un vampiro..." disse pensierosa Tina.
"E tu, Kurt?" chiese Quinn, curiosa: l'amore del manipolatore per i vestiti era una cosa risaputa. 
Il castano sorrise. Aveva passato una notte intera a decidere il proprio costume; doveva essere qualcosa di originale e, al contempo, che facesse risaltare la sua figura. Quelli della Dalton non potevano assolutamente vincere una sfida in cui c'entrasse l'abbigliamento; non se Kurt Hummel gareggiava contro di loro. 
"E' una sorpresa" rispose criptico, facendo scorrere la mano su una serie di vestiti appesi alle grucce. Erano appena entrati in un negozio stra-fornito di accessori per Halloween. Sugli scaffali troneggiavano addobbi di tutti i tipi: ossa finte, fiale straboccanti di denso liquido rosso, maschere sfregiate e parrucche inquietanti. Dal soffitto pendevano ottime imitazioni di ragnatele e cappi per impiccagioni. La luce soffusa del negozio rendeva il complesso decisamente terrificante...
"Uhuh, qualcuno gareggia per vincere!" ammiccò Mercedes.
"Questa volta non possiamo assolutamente perdere!" esclamò Kurt, alzando il mento con orgoglio.
Tina riemerse da una cesta piena di denti da vampiro, sollevandone una confezione. "Nessuno sa da cosa si travestiranno i ragazzi della Dalton?"
Il manipolatore scosse la testa, affranto. Per tutta la settimana aveva tentato di cogliere stralci di conversazione di Anderson e i suoi amici per scoprire qualche dettaglio sui loro costumi per questa sfida, ma era stato tutto inutile. 
"Certo, se il nostro Porcellana diventasse amico intimo del suo nuovo compagno di stanza, potremmo avere qualche vantaggio..." insinuò Santana, con aria fintamente casuale. Le ragazze ridacchiarono, mentre il diretto interessato alzava gli occhi al cielo, esasperato.
"Ho provato a dirtelo un migliaio di volte, San: io e Blaine non ci sopportiamo. E' più forte di noi." disse, facendo spallucce.
"Non ti sembra strano?" fece Quinn, rigirandosi una corona di finto alloro fra le mani. L'amico la guardò con aria interrogativa. "Insomma, hai detto tu stesso che con i suoi amici è decisamente più affabile; e anche tu sei gentile con gli altri. Nessuno di voi due ha un brutto carattere. Allora come mai quando siete insieme non fate altro che punzecchiarvi?"
Kurt rimase un attimo interdetto: non si era mai posto la questione in questi termini. Non sapeva assolutamente come mai Anderson tirasse fuori la parte più acida di lui; prima di incontrare Jeff e Nick pensava che fosse semplicemente insopportabile con tutti. Almeno da parte sua, non si trattava di semplice antipatia... Ancora non riusciva a descrivere con precisione la strana sensazione di attrazione e repulsione che provava nei confronti di Blaine. 
Mercedes interruppe il suo flusso di coscienza: "Magari è per via dei vostri poteri..."
"Come?" il ragazzo si girò verso di lei, improvvisamente curioso.
"Dicevo: è possibile che i vostri poteri siano, in un certo senso, troppo diversi. O troppo simili. In ogni caso sarebbero in conflitto; per questo non vi sopportate" propose la ragazza con un cipiglio pensieroso. Per la seconda volta in pochi minuti, il castano rimase senza parole.
"E' possibile?"
"Gli opposti si attraggono" citò Rachel, con aria seriosa. "E sai cosa si dice dell'odio e dell'amore, e di una certa linea sottile..." continuò, questa volta con aria maliziosa. 
"Non è una linea sottile, quella tra odio e amore. E' una muraglia cinese larga dieci metri con guardie armate ogni venti passi, quella tra odio e amore.*" rispose Hummel, sollevando dal bancone un'anonima mascherina nera. 
Ora più che mai voleva sapere quale fosse il potere di Anderson.

"Quella cioccolata era davvero squisita!" esclamò Tina, leccandosi i baffi. Gli altri ragazzi annuirono con convinzione. La porta del bar si chiuse dietro di loro con un lieve scampanellio. 
"Tra quanto dovrebbe passare il prossimo autobus?" chiese Kurt, barcamenandosi tra i vari pacchetti che gli pendevano dal braccio.
"Tra venti minuti, più o meno" lo informò Quinn, controllando l'orologio. 
"Intanto direi di andare alla fermata, no?" propose Rachel; gli altri acconsentirono, iniziando a camminare e commentando con spensieratezza i reciproci acquisti. La tranquillità di quel pomeriggio soleggiato fu interrotta dalla voce tesa di Quinn. "Ragazzi, temo che laggiù stia succedendo qualcosa"
I ragazzi si girarono immediatamente verso il punto indicato dall'amica. Un uomo sulla cinquantina a qualche centinaia di metri da loro stava mettendo alle strette una ragazza, costringendola ad arretrare in uno spazio angusto fra le case; sembrava indicare con veemenza la borsa che la giovane teneva in mano. Il manipolatore reagì d'istinto: fece scivolare a terra tutte le buste, afferrando solo la mascherina nera. 
Rachel lo fermò, afferrandolo per un braccio "Aspetta! Potrebbe essere pericoloso!" esclamò angosciata. Il ragazzo la guardò negli occhi, serio "Rach, se non lo facciamo noi, chi lo farà? Sono anni che ci addestrano per questo."
Si divincolò dalla sua presa, iniziando a correre verso i due in lontananza, stringendo i denti a causa del lieve dolore che si diramava per tutta la gamba a partire dal ginocchio. Sentì le amiche iniziare a seguirlo, ma non rallentò l'andatura. Poteva sentire il proprio cuore battere all'impazzata nel petto. Ormai reagiva solo d'istinto, con l'adrenalina in circolo e il sangue che scorreva veloce nelle vene: era nato per questo. 
La distanza dalla ragazza in pericolo diminuiva sempre di più, ma al dolore al ginocchio (sempre più insistente) si aggiungeva ora quello alla milza. Il respiro del ragazzo si fece pesante, mentre continuava a zigzagare fra la folla apparentemente ignare. All'improvviso l'uomo afferrò la ragazza per un braccio, iniziando a trascinarla di peso nel vicolo. Nessuno dei presenti aveva il coraggio di intervenire, temendo di peggiorare la situazione con qualche azione avventata. Alcuni tirarono fuori i cellulari, digitando febbrilmente sulla tastiera. Con un ultimo scatto e una gomitata sferrata alla cieca, finalmente Kurt raggiunse la via in cui erano spariti i due. Si infilò velocemente la mascherina, ed entrò deciso in quello spazio angusto. Non era una viottolo, ma un vicolo cieco tra le due case. Lo spazio era piuttosto buio, e il manipolatore avvertì un pungente odore di muffa e umido; fra le mattonelle di pietra scorrevano dei rivoli d'acqua sporca che gocciolava dalle grondaie in uno sciaguattio continuo. Lasciò che gli occhi si abituassero all'oscurità, e poi poté vederli: in fondo al vicolo, accanto ad un malconcio cassonetto dei rifiuti, l'uomo di spalle stava minacciando la ragazza con un coltello. La giovane era terrorizzata; si schiacciava sempre di più contro il muro, col respiro affannato e le pupille dilatate dal terrore. Scivolò definitivamente lungo la parete, stringendosi le ginocchia al petto. Un'espressione di puro sollievo le si dipinse in volto quando notò la figura di Kurt stagliarsi all'entrata del vicolo. L'uomo si girò velocemente, con aria allarmata, temendo l'intervento della polizia. Il suo volto si distorse in un orribile ghigno quando si rese conto della giovane età del nuovo arrivato. Volse definitivamente le spalle alla sua precedente vittima, avvicinandosi ad Hummel di qualche passo. Si grattò l'ispida barba brizzolata con un sorrisetto: "Guarda guarda chi abbiamo qui! Che deliziosa mascherina che hai, ragazzo."
Il manipolatore alzò il mento con fierezza, mentre i suoi occhi si facevano di ghiaccio. 
L'aria nel vicolo iniziava a farsi sempre più fredda. 
"Lasciala andare" gli ordinò con voce tagliente
L'uomo iniziò a ridere sguaiatamente; il coltello era ancora ben saldo nelle sue mani. "Sennò cosa mi fai, pivello? Non ti hanno mai insegnato a non giocare a fare l'eroe?" Il ragazzo si avvicinò a lui di qualche passo: ormai li separavano solo pochi metri.
"Ho detto: lasciala andare" ripeté senza timore, scandendo bene ogni sillaba. In risposta, l'uomo si girò nuovamente verso la ragazza, che aveva seguito il dialogo con paura crescente. Lei iniziò a tremare visibilmente, con gli occhi fissi sulla lama dell'arma bianca. "Se aspetti un attimo, sono subito da te." 
"L'hai voluto tu" sibilò il manipolatore, pieno di disprezzo. Si concentrò un attimo, e con un fluido gesto delle dita, congelò la mano dell'uomo sul manico del coltello.
"Ehy, ma che diavo---" mormorò quello, spaventato, quando si accorse di non poter più muovere l'arto. Le sue falangi avevano assunto un innaturale colorito azzurrognolo, dovuto allo strato di ghiaccio che le immobilizzava . Si girò di nuovo verso Kurt, con gli occhi fiammeggianti d'odio.  
Prima che potesse aggiungere altro, il manipolatore mosse di nuovo le dita, questa volta rivolgendole ai piedi dell'uomo. Con uno scricchiolio sinistro, uno strato di ghiaccio iniziò ad arrampicarsi lungo le scarpe del ladro, e poi su, sempre più su, lungo i polpacci e fino alle ginocchia. Quando il ragazzo interruppe il contatto visivo, uno spesso cubo traslucido immobilizzava completamente i suoi arti inferiori. L'uomo spostò lo sguardo verso il basso, sempre più terrorizzato. "Ma che cazzo mi hai fatto, bastardo?!"
Con un ultimo schiocco di dita, il ragazzo immobilizzò le sue labbra con una sottile patina trasparente. Si avvicinò a lui con un largo sorriso stampato in volto "Te l'avevo detto di lasciarla andare" gli sussurrò. A quelle parole, il ladro spalancò gli occhi, ansimante, e provò in tutti i modi a liberarsi da quella prigione di ghiaccio. "Io non mi agiterei così, se fossi in te" gli consigliò il manipolatore con ovvietà. "Rischi di cadere". Lo sorpassò, battendogli la mano sulla spalla, e si avvicinò alla ragazza, ancora seduta contro il muro. I capelli ricci e mori erano completamente spettinati, e le sue pupille fisse e dilatate esprimevano ancora terrore e sconcerto. Kurt si piegò lentamente sulle ginocchia, porgendole gentilmente la mano.
"Ehi, va tutto bene" la rassicurò dolcemente. "Adesso ti porto fuori di qui... Sarah" aggiunse, notando il nome sulla targhetta della borsa.
La giovane annuì, leggermente rinfrancata. Gli prese la mano con riluttanza, e si appoggiò a lui, sempre stringendo convulsamente la borsa fra le mani.
Kurt la sostenne per le spalle, e insieme uscirono dal vicolo. La ragazza si girò un'ultima volta verso il ladro, ancora immobile, rivolgendogli uno sguardo pieno d'odio. 
"Puoi andare a tirargli un pugno in faccia, se vuoi" le propose il manipolatore. Sulle labbra di Sarah si dipinse un sorriso incerto, ma scosse debolmente la testa. Quando tornarono in strada, notarono che un mucchio di gente si era accalcata a pochi metri dalle case, e che c'erano anche alcuni poliziotti con una volante. Quinn, Rachel, Santana, Tina e Mercedes stavano tentando in tutti i modi di oltrepassare la calca di persone; quando li videro uscire dal vicolo, iniziarono ad agitare le braccia nella loro direzione, visibilmente sollevate. 
"Senti, ce la fai ad arrivare fino alla polizia?" chiese Kurt premuroso. "Sai, dovrei propri andare", aggiunse, con un sorrisetto, indicando con un gesto vago la polizia e tutta la folla. Sarah annuì, sorridendo con gratitudine "Grazie mille" mormorò. Si alzò sulle punte dei piedi e lo baciò sulla guancia, arrossendo visibilmente. Il ragazzo le sorrise un'ultima volta, leggermente sorpreso, prima di girare i tacchi e aggirare la piazza, ormai impraticabile. Fece cenno alle amiche di aspettarlo lì, e si sfilò velocemente la maschera, passandosi una mano fra i capelli. Lanciò un ultimo sguardo a Sarah, che era appena stata circondata dagli agenti. Sorrise, sollevato.

Quando raggiunse le ragazze, queste gli corsero incontro, saltandogli addosso. Persino Santana aveva gli occhi semi-lucidi. 
"Ehi, ehi, piano! Così mi soffocate!" ridacchiò lui, scrollandosele di dosso.
"KURT ELISABETH HUMMEL!" urlò Mercedes, mentre una smorfia spaventata si dipingeva sul volto del manipolatore: la situazione doveva essere grave, se lo chiamava anche col suo secondo nome. "NON PROVARE MAI, MAI, MAI PIU' A FARE UNA COSA DEL GENERE, E' CHIARO?!" Ad ogni parola si premurava di tirargli un doloroso scappellotto sulla nuca.
"Ma cosa avrei dovuto fare, scusate? Lasciarla lì?" ribatté Hummel, sollevando la testa, con sguardo severo.
"No, avresti dovuto aspettarci!" 
"Ehm, ragazzi? Tutto bene?" Senza che se ne accorgessero, Sam, Puck e Finn li avevano raggiunti.
"Ma cos'è successo laggiù?" chiese Puck interdetto, notando la folla in mezzo alla piazza.
"Mah, niente di che" rispose Rachel con non-chalance. "Kurt ha salvato la vita ad una ragazza. La prassi. "
I tre giovani spalancarono gli occhi, allucinati, iniziando a sommergerlo di domane.
"Come?"
"Quando?"
"Ma come hai fatto?"
"Dove?"
"Era carina la ragazza?"
Puck si beccò un ceffone sulla spalla. "Ma ti sembrano cose da chiedere?!" gli urlò Quinn, mentre lui tentava di ripararsi con la busta che aveva in mano.
Gli altri scoppiarono a ridere. "Ragazzi?" tutti si girarono verso Finn, che stava indicando qualcosa dietro di loro. "Mi sa che stiamo perdendo l'autobus..."
I giovani si guardarono eloquentemente. Iniziarono a correre verso la fermata. 









*Frase del Dr. House


-Note dell'autrice-
Ebbene sì, sono leggermente in anticipo rispetto al solito. 
Il problema è che domani parto, e sarà molto difficile scovare una connessione wi-fi; nel caso in cui proprio non trovassi un'altra soluzione, delegherò il tutto ad una mia amica, che pubblicherà al posto mio.
Mi dispiace se questo causerà qualche ritardo :/, ci tengo ad essere puntuale con gli aggiornamenti.
Toooornando alla storia.
Che 'Cedes abbia ragione riguardo al potere di Blaine?
Che ne pensate di Kurt versione supereroe che fa strage di cuori?
Al prossimo capitolo con la festa di Halloween!




  
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