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Autore: CHAOSevangeline    26/07/2014    4 recensioni
Sentì per l’ennesima volta il campanello della porta principale che suonava e sorrise raggiante, iniziando a muovere con più lena le mani per riuscire ad infornare il prima possibile quel dolce.
Ludwig Beilschmidt, il noto critico culinario, aveva appena fatto il suo ingresso nella sala, guardandosi intorno con il suo solito sguardo freddo.
Sembrava che stesse odiando non solo il parquet, ma anche tutti i tavoli e le sedie di legno poco più chiaro disposte nella stanza.
Anche le sedute a divanetto rosso sembravano non essere di suo gradimento, come le tende bianche che coprivano le finestre.
La pura e semplice verità era che Ludwig si stava guardando intorno aspettando che qualcuno andasse ad accompagnarlo ad un tavolo.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo - Impasto

 
 
 
Il campanello sopra la porta tintinnò, annunciando l’ingresso di un nuovo cliente nel locale dall’atmosfera insolitamente tranquilla.
Sapeva che quel bar era abitualmente frequentato da persone intenzionate a provare i dolci della nascente stella pasticcera che lavorava lì, per questo tirò un sospiro di sollievo quando scoprì di essere riuscito a trovare un momento della giornata in cui il locale non era particolarmente affollato.
Ludwig indossava, come di consueto, un completo formale; aveva appena finito di scrivere un articolo notevole al lavoro, ma non avendo altre faccende importanti di cui occuparsi aveva deciso di fare una sorpresa a Feliciano, che da ormai qualche giorno – e si reputava fortunato: sapeva quanto l’italiano potesse essere… perseverante, volendo usare un eufemismo – gli stava chiedendo di andarlo a trovare al lavoro.
Sebbene il ragazzo gli avesse assicurato che non sarebbe stato necessario aspettare un cameriere per occupare un tavolo, il tedesco faticava ad abbandonare quella sua abitudine e, visto che tutti i camerieri conoscevano lui e le sue manie per lo meno per sentito dire, ben presto si ritrovò di fronte a uno dei dipendenti che lo scortò a un tavolo nonostante non fosse prassi comune di quel bar.
Quando lo vide scomparire oltre la porta che conduceva alla cucina, Ludwig giurò di aver visto un leggero sorriso divertito sul volto del cameriere: che fosse per via dell’ordinazione? In fin dei conti non doveva essere una delle richieste più sentite.
“Dite al pasticcere di portarmi quello che preferisce.”
Non aveva idea della scelta su cui avrebbe ripiegato Feliciano e in parte era proprio per quel motivo che la sua ordinazione era stata tanto bizzarra: spesso l’italiano architettava nuove ricette, ma appunto la frequenza con cui ciò accadeva gli faceva scordare di mettere Ludwig al corrente di tutte, o per lo meno di fargliele assaggiare volta per volta.
Gettò un rapido sguardo al calendario, appeso sulla parete dietro al bancone e improvvisamente fece caso, come se avesse perso i contatti con la realtà per molto tempo, che era trascorso ormai un anno da quando aveva incontrato Feliciano per la prima volta.
Un anno alquanto movimentato, per una persona abituata ad avere nella propria vita come unico elemento di disturbo un fratello un po’ irrequieto.
Aveva conosciuto Feliciano e poi cos’era successo? Aveva scritto quella critica, l’aveva incontrato altre volte, l’aveva visto disperato per colpa del licenziamento e l’aveva ospitato a casa propria, dove tutt’ora viveva.
Tutti avvenimenti in grado di dare una svolta alla vita di chiunque, per non parlare poi della nascita inaspettata quanto spontanea della loro relazione.
Davvero, Ludwig non aveva mai fantasticato su come sarebbe stata la sua vita sentimentale, ma le poche volte che vi aveva rivolto qualche distratto pensiero certamente non era riuscito a trarre delle conclusioni simili alla situazione in cui si trovava.
Non che gli dispiacesse, ovvio; innamorarsi di Feliciano, per quanto sentimentalista e poco adatto alla personalità letteralmente tedesca di Ludwig, era stata probabilmente la miglior sorpresa che la vita potesse riservargli.
Non avevano avuto mai ricadute, era quasi come se fossero perfetti l’uno per l’altro: se entrambi erano stressati per il lavoro e avevano poco tempo da trascorrere insieme, non litigavano e si sfogavano a vicenda, o se solo uno dei due aveva qualche problema che fosse o non fosse di carattere lavorativo, l’altro cercava di compensare, togliendo anche a se stesso, in modo da far stare bene la parte della coppia scarsamente di buon umore.
La loro relazione era diventata in questo modo così tanto seria da spingere Ludwig ad accettare la proposta – che il tedesco aveva mentalmente denotato come suicida – di Feliciano di trascorrere qualche giorno in Italia, durante le vacanze natalizie.
Era stato accolto da un’atmosfera così tanto calorosa che non era riuscito a sentirsi a disagio, pur essendo consapevole di non essere coinvolto nel tipo di relazione meno soggetta a pregiudizi.
Abbattuto il muro di paura provocato dal non conoscere i parenti, Ludwig aveva avuto il piacere di incontrare anche il fratello di Feliciano, Lovino.
Gli altri familiari dell’italiano avevano dato a Lovino diversi soprannomi prima che arrivasse e facesse la conoscenza di Ludwig di persona, uno meno rincuorante dell’altro, ma alla fine avevano cercato di rassicurare il tedesco spiegandogli che per la felicità del fratello, Lovino avrebbe accantonato ogni proprio possibile tipo di odio e avrebbe finito con l’accoglierlo tranquillamente in famiglia.
Dopo essersi presentati, Ludwig non aveva avuto esattamente la sensazione che i parenti gli avessero detto tutta la verità e quando aveva rimesso piede in Germania non si era sentito meno odiato di quanto non avesse fatto in precedenza mentre parlava al telefono con il suo “cognato”.
Aveva deciso di non pensarci più: dopotutto, a meno che non avesse dovuto varcare di nuovo il confine, che senso aveva preoccuparsi ancora?
Venne riscosso dai propri pensieri quando una figura familiare uscì alla stessa porta oltre la quale era scomparso il cameriere: Feliciano indossava, come al solito, la divisa da cuoco, ma si era tolto il cappello che Ludwig gli aveva visto indossare quando l’aveva portato a casa per “farsi ammirare in tutta la sua professionalità”, come aveva affermato lui stesso.
Le labbra del tedesco si inclinarono in un lieve sorriso, sorriso che venne sostituito da un’espressione sorpresa quando riconobbe il dolce che l’italiano gli stava portando, ben servito su un piattino di porcellana bianca finemente decorato.
« Buongiorno! »
La formalità di quel saluto venne tradita dal tono di Feliciano, che si sedette di fronte a lui senza nemmeno domandare il permesso dopo aver adagiato l’ordinazione di fronte a Ludwig.
« Buongiorno a te. » rispose il tedesco, mentre l’espressione serena di poco prima tornava a farla da padrona sul suo volto.
Non pensava di saper sorridere se non forzatamente prima di conoscere Feliciano, confessargli apertamente che da quando c’era lui aveva in un certo senso scoperto come si faceva doveva aver costituito per l’italiano un traguardo notevole.
« Visto cos’hai chiesto che ti portassi e vista la data, ho pensato di prepararti questo dolce. »
Quello che aveva di fronte sarebbe potuto essere confuso con uno qualsiasi degli altri dolci solitamente preparati da Feliciano e proprio per questo l’aspetto era servito solo in parte ad aiutare Ludwig a riconoscerlo; più che altro, era riuscito a capire di quale si trattasse grazie al suo profumo inconfondibile.
Profumo di ricordi, più che di impasto per dolci.
« Non serviva che me lo spiegassi. »
Feliciano parve aspettarsi quella risposta, mentre osservava Ludwig aprire il tovagliolo e sistemarselo in grembo, come se non conoscesse affatto quel rituale del critico.
Quando Ludwig si portò la forchetta alle labbra, ebbe la conferma di ciò che Feliciano aveva detto e in primo luogo di ciò che lui stesso aveva creduto: era proprio quel dolce.
Il dolce che aveva assaggiato lo stesso giorno in cui si erano parlati per la prima volta, ancor prima che scrivesse la recensione del locale in cui Feliciano lavorava.
Era lo stesso dolce che li aveva portati a quel punto, seduti a quel tavolo come una coppia, perciò definirlo il fautore di tutto non era un’esagerazione.
« Sai, ogni tanto ci ripenso Ludi, che in un anno sono successe davvero tante cose. » si reggeva la testa con una mano sotto il mento e questo faceva solo sembrare che le sue guance fossero più morbide e paffute del solito. « Non avrei mai pensato di arrivare a questo punto… di conquistare la fiducia dei miei nuovi datori di lavoro e di ottenere in gestione un bar. Davvero… ed è stato tutto grazie a te! »
Ludwig era veramente grato al cielo che tutte quelle cose gliele stesse dicendo Feliciano e non qualcun altro: se non si fosse trovato di fronte proprio quel ragazzo, probabilmente avrebbe avuto l’incondizionata paura che la persona in questione l’avesse usato solamente per raggiungere i propri scopi. Invece con Feliciano era impossibile pensarlo, perché gli dimostrava quanto fosse importante almeno tanto quanto lui sapeva lo fosse l’italiano per sé.
« Forse ho aiutato in minima parte, ma ti ricordo che è il tuo talento che ti ha portato dove sei adesso, Feli. »
Quel soprannome fece sorridere Feliciano, che decise di non insistere troppo su quanto in realtà il merito fosse di Ludwig; dopotutto, sapeva che alla fin fine entrambi avevano fatto la loro parte.
Si ritrovò indeciso: aveva pensato di aspettare per compiere quella mossa, pianificata almeno una volta al giorno durante tutti i giorni in cui aveva chiesto a Ludwig di andarlo a trovare.
Sollevò lentamente il menù che aveva recuperato da un tavolino lì accanto, di modo che coprisse il più possibile il profilo di Ludwig.
Alzatosi lentamente dalla sedia e appoggiati i gomiti sul tavolo per sorreggere il busto, Feliciano poggiò le proprie labbra su quelle del tedesco che si lasciò sfuggire un’espressione a dir poco sconvolta: il menù non avrebbe nascosto nulla, se lui reagiva sempre in quel modo ogni volta che lo baciava a sorpresa. Ogni volta sgranava gli occhi e avvampava.
« Buon anniversario, Ludwig. » mormorò ad un soffio dalla sua bocca. « Ich liebe dich. »
Il tedesco impiegò qualche attimo per riprendersi propriamente da quello che per lui aveva costituito un vero e proprio shock. Rimase immobile dopo aver ricambiato in modo impacciato, boccheggiò e alla fine le parole di Feliciano gli fecero sollevare involontariamente un angolo delle labbra.
« Ich auch. »
Mentre diceva queste parole, a Ludwig cadde lo sguardo su un ritaglio di giornale familiare, appeso sul muro alle spalle del bancone.
 

 
“La persona che vi preparerà ogni tipo di torta lascerà trasparire con la stessa spontaneità di un dessert tutta la propria dolcezza e credetemi sulla parola se vi dico che adorando questi dolci, adorerete in primo luogo la personalità del loro fautore.
 
Non mi sono mai sbilanciato tanto, ma è il compito di un critico portare a chi lo legge la verità: mi è stato inevitabile amarlo. ”
 
Ludwig Beilschmidt.
 
 
 
Fine ~


 
Angolo dell'autrice~
In ritardo come al solito, ma sempre meglio tardi che mai, si suol dire! Ammetto che mi ha un po' scoraggiata non ricevere recensioni e non ho sfruttato appieno per scrivere fanfiction la mia prima parte delle vacanze, ecco il perché questo aggiornamento arriva tanto in ritardo.
Anche se questo epilogo è un po' cortino rispetto agli altri capitoli avevo deciso di renderlo così, una rapida riflessione su tutto ciò che è accaduto e una dimostrazione di ciò che sono ora per dare una conclusione fluff in piena regola <3
Che dire ragazzi? La fanfiction è finita e considerando che è passato più di un anno... mi piange il cuore.
Davvero, uno dei motivi per cui non ho aggiornato subito è stato anche perché ho realizzato che i miei primi due progetti veramente "seri", ovvero questa fanfiction
che mai considererò all'altezza dell'altra, sigh e la Spamano che spero riuscirò ad aggiornare nei prossimi giorni erano veramente avanzati e si stava avvicinando il momento di concluderli. Ora, per la Spamano manca ancora un po', ma per questa dovevo solamente scrivere l'epilogo e beh... non dico che sia stata dura, ma un pochino mi dispiace.
Mi dispiace perché nonostante io sia una complessata perenne che non si accontenta mai dei suoi lavori, nonostante abbia creduto di avergli dato una trama banale e di non aver scritto per niente bene i primi capitoli, è comunque la prima storia che porto a termine. Forse non in tempi esattamente adatti, visto che non era impegnativa e io la sto pubblicando su per giù dalla fine dell'aprile 2013, ma comunque l'ho proseguita e veramente, sapere di non aver abbandonato questo progettino, di averlo continuato sia per i lettori che per me, mi fa veramente piacere.
Mi spiace che vi siate dovuti sorbire tutte queste parole sdolcinate, ma aggiungo le ultime poche righe e poi vi lascio liberi, sempre che abbiate letto: vi ringrazio per aver supportato questa storia, per averla seguita, preferita, ricordata o recensita.
Vi ringrazio anche per aver sopportato le mie lunghe sparizioni, ma prendo lo scrivere come un hobby e non mi voglio forzare rischiando di postare sciocchezzule di cui poi non sarei contenta ;v;
Ora che questa storia è finita forse riuscirò a cominciare il mio nuovo progetto segreto, che penso di aver nominato già da altre parti, continuerò le mie altre storie e certamente mi farò risentire per quanto riguarda questo pairing che ancora shippo.
Vi ringrazio ancora di cuore, grazie per aver letto "Lasciami essere il tuo dolce", grazie davvero!
Detto questo concludo, vado a ritirarmi nel mio angolino malinconico. Non pensavo che finire una fanfiction fosse così tanto traumatizzante ;A;

CHAOSevangeline
   
 
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