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Autore: Neko    27/07/2014    3 recensioni
Una nuova avventura travolge inaspettatamente i Mugiwara partiti per affrontare le sorprese del Nuovo Mondo.
Da una strana isola dove avvengono fenomeni strani, si ritroveranno a che fare con quello che il destino ha in serbo per loro.
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Rufy/Nami
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ecco qui, sta volta non vi ho fatto attendere molto ^^

Lasciate un commentino pleeeease

Buona lettura

 

Capitolo 64: La situazione comincia a complicarsi.

 

I mugiwara ripresero il loro cammino, dirigendosi verso ovest, dove si intravvedeva un’altura, dietro la quale sentivano arrivare altri lamenti.

Tashiji nonostante il caldo, cominciò a strofinarsi le braccia, per calmare i brividi che l’ansia le stava creando. Aveva il terrore di scoprire cosa ci fosse là dietro.

Robin si accorse del suo comportamento e affiancandola, cercò un modo per distrarla dai suoi pensieri “Sei stata molto coraggiosa prima. Nessuno di noi sarebbe riuscito a intervenire in tempo per salvare Nami!”

Tashiji scosse la testa “Non credo che il mio intervento sia stato decisivo. Nami se la sarebbe cavata ugualmente!”

“Non che mi piaccia ammettere di essere stata a un passo dalla morte, ma se quell’oni mi avesse colpita, mi avrebbe uccisa!” cominciò Nami, ma prima che potesse continuare, Usopp la interruppe e punzecchiandola disse “Bhe, almeno ti trovavi vicino al girone dei ladri…il luogo adatto a te. Ti saresti risparmiata il viaggio per l’aldilà!”

“Vedo che il trauma cranico ti sta passando!” disse Nami con una vena pulsante sulla tempia e  stringendo un pugno, continuò “Ora ci penso io a fartelo tornare!”

Chopper credette alla sua minaccia e cominciò a implorare la ragazza di risparmiare il povero Usopp, spiegandogli cosa avrebbe comportato un eventuale nuovo colpo alla testa.

“Non devi credere a tutte le minacce che ci escono dalla bocca, Chopper!” disse Zoro, riferendosi anche a quando, poco prima, aveva finto di volerlo fare a fette.

“Oh, era uno scherzo?” chiese l’interpellato confuso.

“Ma che razza di domande!” disse Nami scuotendo la testa rassegnata, poi rivolgendosi nuovamente a Tashiji, la ringraziò per il suo gesto.

Il membro della marina accennò a un sorriso e arrossì leggermente.

Robin sorrise e guardando Zoro con la coda dell’occhio disse “Non è poi così inutile…vero Zoro-san?”

Tsè! Continuo a pensare quello che ho detto!” rispose bruscamente lo spadaccino, prima di doversi difendere da un attacco di Sanji, che voleva costringerlo a chiedere scusa alla ragazza per averla offesa.

Tashiji guardò uno ad uno i componenti della ciurma e presa dalla curiosità chiese “Come fate a comportarvi come se niente fosse? Dovreste mantenere la concentrazione, attivare tutti i sensi e mantenere il silenzio per captare il minimo cenno di pericolo. Invece riuscite a scherzare, litigare e parlare nonostante la situazione. E non lo state facendo solo ora, ma da quando siamo qui sotto. Sembra quasi che stiamo andando a fare una scampagnata!”

Robin ridacchiò e disse “è un modo per non farci prendere completamente dal panico o dalla paura. Cerchiamo di rilassarci, senza però perder di vista l’obbiettivo. Se ci fermiamo a pensare alla situazione in cui ci troviamo, potremo anche avere la tentazione di tirarci indietro, cosa che non possiamo permetterci!”

Tashiji la guardò stupita.

“Anche i nostri corpi sono scossi da brividi e nelle teste di tutti saranno già passati chissà quali pensieri negativi, ma dobbiamo farci forza e andare avanti, perché questo posto non ci fa più paura di quello che ci aspetta se falliamo la missione!” Continuò Robin seria.

“Cioè perdere i vostri compagni. Ma se per qualche ragione qualcuno rimanesse indietro? Se non riusciste a salvare cappello di paglia ad esempio?” chiese Tashiji.

“Noi ce la faremo!” disse Zoro schietto.

“Ma se…” continuò Tashiji.

“Nessun se! Usciremo tutti  e dieci fuori da qui!” disse Zoro guardandola storto, non volendo minimamente pensare di lasciare qualcuno indietro.

Tashiji sussultò comprendendo che il numero dieci era lei, in quanto Karin era scomparsa in seguito alla morte di Rufy.

“Siamo disposti a tutto pur di salvare i nostri compagni, ma…se proprio quel se dovesse presentarsi…ho degli ordini a cui obbedire. Rufy mi ha dato il compito di salvare almeno voi ragazze, quindi non potrei astenermi a questo ordine. Comunque vada, qualcuno da qui uscirà vivo, anche se dovessimo lasciare qualcuno indietro!” disse Sanji strizzando gli occhi e i pugni con forza.

Nami si morse il labbro e aggiunse “Se Rufy non avesse dato quell’ordine e non ci fossi tu, che ti trovi in questo guaio per colpa nostra, noi moriremo pur di salvare tutti. Lasciare indietro qualcuno non sarebbe contemplato!”

Tashiji fu colpita da quelle parole e da quella determinazione. Smise di camminare, attirando su di sé i vari sguardi.

“è incredibile. Vi ho sempre giudicato male in quanto pirati, ma…devo ammettere che per certi aspetti  siete migliori dei marine. Tra di noi non c’è questo legame, esiste solo il dovere e se per rispettarlo si mietono vittime inutili tra di noi, poco importa…si continua ad andare avanti. I superiori soprattutto quelli più potenti, ci considerano solo delle pedine da usare per i loro giochi e questo a pensarci è davvero orribile. Fortunatamente il Capitano Smoker non è così, ma purtroppo lui non è ai vertici del potere!”

“I marine considerano noi pirati come se fossimo esseri della peggior specie, esseri spietati che non guardano in faccia nessuno, nemmeno i bambini, eppure non sembra che la vostra razza sia migliore di noi!” disse Usopp.

“Non siamo tutti così, c’è anche gente di tutto rispetto tra i marine!” disse Tashiji, cercando di non far perdere completamente la dignità ai marine.

Bhe, la stessa cosa vale per noi pirati!” disse Chopper “Noi non siamo cattivi!””

Tashiji accennò a un sorriso “No, da quello che vedo e che ho sentito dal Capitano Smoker non lo siete. Lui ha molto rispetto per voi e comincio a capire perché!”

Tutti sorrisero a quell’affermazione, Zoro compreso, sebbene interruppe quell’attimo in cui tutti stavano facendo amicizia, riprendendo a camminare, ricordando così cosa stavano facendo.

 

Si avvicinarono sempre più alla cima dalla collina, dalla quale sentivano provenire, oltre alle grida, un vento caldo.

Quando ebbero la completa visuale del territorio circostante, i Mugiwara, compresero da dove quell’aria proveniva.

C’era un tromba d’aria perenne in una gola profonda diversi chilometri, dentro la quale, si intravvedevano migliaia di corpi che erano condannati a volteggiare in cerchio a una velocità estrema, sbattendo tra di loro malamente, rompendosi le ossa, provocandosi tagli, lividi e contusioni.

“Che girone è questo?” chiese Sanji non comprendendo.

“Credo sia quello dei lussuriosi. Come in vita sono stati travolti dalla passione, ora sono travolti da una tempesta senza fine!” rispose Robin.

“Questo è il posto adatto a te cuoco da strapazzo!” disse Zoro incrociando le braccia.

“Taci testa d’alga o ti prendo a calci fino a buttarti là dentro!” rispose Sanji fulminandolo  con lo sguardo.

“Come facciamo a vedere se ci sono Franky, Brook o Rufy in  questo girone? Non si intravedono bene le persone che sono dentro a quel tornado!” chiese Usopp.

“Io non riesco a percepire il loro odore. Vorrei che fosse un buon segno!” disse Chopper abbassando le orecchie.

“Avviciniamoci!” disse Nami.

“E se veniamo risucchiati dalla tromba?” chiese Tashiji preoccupata.

Bhe, cerchiamo di non farci risucchiare!” rispose semplicemente la navigatrice.

 

I ragazzi si avvicinarono piano piano, nascondendosi tra le rocce, in modo tale che il vento non li attirasse a , ma un altro ostacolo si presentò loro.

Nami sentì che qualcuno bussava insistentemente alla sua spalla. Stava quasi per insultare uno dei suoi compagni, convinta della loro colpevolezza, ma quando si girò, si paralizzò.

Uno scheletro, con ancora della carne putrefatta  attaccata alle ossa, le stava puntando una lancia contro.

La ragazza urlò attirando l’attenzione dei nakama, i quali, intervenendo in suo soccorso, vennero circondati da altri scheletri.

“Abbiamo catturato gli intrusi!” disse uno scheletro che aveva un occhio a penzoloni.

“Buttiamoli nella tromba d’aria!” disse un secondo scheletro con la mandibola storta, a causa di un brusco colpo preso.

“No, diamoli in pasto a Cerbero!” disse un terzo che come resti aveva solo lembi di pelle rimasta attaccata alle sue ossa.

“E se li buttiamo nella lava?” chiese un quarto, questo dall’aspetto meno impressionante, in quanto era quasi del tutto pulito, senza troppi resti addosso e soprattutto senza esserini viscidi che gli camminavano addosso come agli altri.

“Pietà, non vogliamo morire!” disse Chopper piagnucolando.

“Se vi trovate qui, siete già morti!” gli ricordò uno scheletro.

“Comunque sia, non farete nessuna delle opzioni elencate prima!” disse Zoro sfoderando due Katane, ma prima che potesse fare anche solo un passo, qualcuno si mise in mezzo.

“Suvvia amici, non c’è bisogno di combattere. Ci penso io a loro yohohoho!”

I Mugiwara sgranarono gli occhi quando videro Brook, il quale sembrava fare parte del gruppo.

“Tu? Sei un novellino appena uscito dalla tempesta e anche se sei più pulito di noi, non vuol dire che spetti a te il compito di punirli. Spetta al più anziano di tutti noi decidere cosa farne di questi intrusi!” disse un nemico.

“Ma se non mi fate fare niente come posso imparare? E poi Ade ha affidato a me il compito di condurli da lui, se mai mi fossero capitati davanti. Non vorrete fare arrabbiare il dio degli inferi vero? Quel tipo fa accapponare la pelle…che noi non abbiamo, a parte il numero tre, yohohohoho!”

Gli scheletri si irrigidirono e scossero violentemente la testa, facendo comprendere il terrore che avevano nei confronti di Ade.

“Bene! Inoltre ho bisogno di una passeggiata…qui è un vero mortorio yohohoho!” disse Brook, facendo cenno ai Mugiwara di seguirli.

Quando furono abbastanza lontano da occhi indiscreti, Nami chiese “Brook, che cosa ci facevi lì con quegli scheletri? Ti stavi facendo degli amici?”

“Oh Nami-san, mi sei mancata. Mi faresti il dono di farmi vedere le tue mutan…”cominciò Brook, prima di venire spiaccicato con una parete rocciosa.

Il musicista si rialzò e come se quell’ultimo spiacevole incidente non fosse avvenuto, spiegò “Ho semplicemente finto di essere uno di loro, dato che se la passano meglio rispetto a quelli dentro la tromba marina e dato il mio aspetto non ho fatto fatica a convincerli che fossi stato scelto da Ade per essere messo a guardia del girone come loro. Un compito di prestigio a quanto sembra, dato che in caso contrario, le carni che gli sono state strappate a furia di sbattere l’uno contro l’altro, sarebbe ricresciuta dando vita a un’agonia eterna. Mi si addrizzano i peli in tutto il corpo al solo pensiero …oh ma io i peli non ce li ho! Yohohohoh skull Joke!”

“Sei stato geniale Brook! Anche il fatto che sei nudo fa parte del tuo camuffamento?” chiese Usopp quadrandolo dalla testa ai piedi.

“Esatto. Non guardatemi in quel modo, mi mettete in imbarazzo!” disse cercando di coprirsi le parti intime, che ovviamente non aveva.

“Comunque…che ci fate qui? Alcuni di voi erano ancora vivi. Vi mancavo per caso?” chiese il musicista piegando la testa di lato.

“Non potevano non venire a salvare te e gli altri, Brook-san!” disse divertita Robin.

“Io invece comincio a pensare che l’idea di lasciarlo con i suoi simili in questo inferno, non sia male!” disse Nami, ancora arrabbiata per la sua richiesta, nonostante ormai ci fosse abituata.

Tashiji guardò lo svolgersi della scena stupita, ma sussultò quando si ritrovò il viso di Brook davanti. Doveva ammetterlo, il musicista gli faceva impressione.

“Oh, cosa vedono le mie orbite oculari...Tashiji-san. Mi fai vedere le tue…” Brook finì nuovamente sulla stessa parete rocciosa che lo aveva ospitato poco prima.

Nami, imbestialita, prese per mano il membro della marina, trascinandola via da quel pervertito, sebbene il pericolo non fosse lui, ma quell’essere che poco dopo, con un forte strattone, le fece perdere la presa sulla ragazza.

Un urlò riempì la zona circostante e i Mugiwara si fecero prendere dal panico, quando guardandosi intorno non videro più Tashiji.

Non vi erano buche lungo il loro tragitto, che potessero averla ingoiata. Fu il suo continuo chiedere aiuto che fece alzare le teste ai pirati, i quali videro diversi esseri volanti dall’aspetto disgustoso, una dei quali aveva tra i suoi artigli la povera Tashiji. Questi erano creature calve, con denti affilati, occhi iniettati di sangue e piume sciupate che cadevano perdevano a ogni sbattito di ali.

“Che…che sono quelle?!” chiese Usopp, facendo uscire gli occhi dalle orbite e cominciando a tremare.

“Sono arpie!” disse Robin osservando il nemico per studiarne i movimenti, mentre Sanji, cominciando a prendere a calci l’aria, si era innalzato a diversi metri da terra, salendo sempre più in alto.

Caricò diversi colpi, i quali andarono a vuoto a causa dell’estrema agilità dei quegli esseri, che lo presero alla sprovvista.

Le arpie, a differenza degli oni che combattevano da soli senza organizzarsi, si allearono contro colui che al momento stava creando loro maggiori problemi e con i loro artigli affilati, puntarono sul povero cuoco, che riuscì a difendersi fino a quando l’elevato numero di quelle bestie, ebbe la meglio su di lui.

Sanji ricevendo un profondo taglio sul petto e successivamente un forte colpo che andò a incrinargli qualche costola, perse l’equilibrio e cominciò a precipitare. Tashiji, che si trovava fra gli artigli di un arpia più in basso, che si era tenuta lontana dalla lotta per non perdere la sua preda, vedendo il cuoco cadere, lo afferrò appena in tempo, sebbene facesse fatica a sostenere il peso del ragazzo.

Sanji però, nonostante i colpi subiti si riprese dallo stordimento e cominciando a scalciare nuovamente l’aria, ignorando il dolore, cercò di allargare gli artigli dell’arpia per liberare Tashiji, ma l’essere, non essendo d’accordo col suo piano, l’allontanò con un colpo d’ali.

Sanji tornò a terra, dando spazio ai suoi compagni, che avevano armi più congeniali alla battaglia.

Usopp, pensaci tu!” disse infatti il cuoco, dato che Usopp grazie alla sua Kabuto e mira infallibile, nonostante l’agilità delle arpie, avrebbe di sicuro fatto centro.

Alla richiesta di Sanji, il tremore che si era impossessato del cecchino svanì e sentendosi orgoglioso dell’opportunità concessagli, dopo essere sceso dalla groppa di Chopper, attinse al suo arsenale e cominciò a lanciare diversi proiettili in aria.

Mancò il bersaglio e Nami cominciò ad insultarlo con parole poco raffinate, ma Usopp aveva sbagliato la mira di proposito.

Egli infatti, aveva lanciato dei proiettili pieni di peperoncino, che diffondendosi nell’aria, aveva accecato le arpie e reso loro la respirazione più difficile.

“Sei grande Usopp!” urlò Chopper felice.

L’interessato sorrise e prendendo altre munizioni, urlò “hinotoriboshi”. Questi proiettili a metà percorso esplosero in un’enorme fiammata, che assumendo l’aspetto di un uccello di fuoco, andarono a colpire diverse arpie, che caddero a terra abbrustolite.

“Sta attento a non colpire Tashiji, ci manca solo che si faccia male e che debba portarla in spalla!” disse Zoro con le braccia conserte e sbuffando, sebbene non perdesse di vista l’arpia che l’aveva catturata.

Usopp lo guardò di sottecchi e caricando il prossimo colpo disse “Si, certo. Ammettilo, sei preoccupato per …” il cecchino non riuscì a terminare la frase, che un giramento di testa lo colse impreparato e se non cadde a terra, fu solo grazie alla presenza di Zoro al suo fianco.

“Oi, Usopp!” lo chiamò lo spadaccino, preoccupato quando vide che il suo compagno si teneva fortemente la testa.

Chopper lo soccorse e lo rimproverò “Te l’avevo detto di non strafare. Un trauma cranico, per quanto sia leggero, non è da sottovalutare. Non puoi morire al momento, ma se il tuo cervello dovesse subire ulteriori danni, una volta fuori, io non potrei porre rimedio!”

“Bene, ora tocca a me!” disse Nami alzando il suo climac attack e guardando Zoro che era pronto a sfoderare le sue armi “Tu è meglio che conservi le tue spade per qualche essere peggiore. La Shuusui mi sembra sia stata danneggiata durante lo scontro con gli oni, non vorrei che si rovinassero anche le altre due e che al momento del bisogno, siano utilizzabili!” gli fece notare Nami partendo all’attacco e chiamando a fulmini e lampi.

Sanji guardò Zoro con la coda dell’occhio. Aveva notato un certo nervosismo nel linguaggio del corpo del compagno e solo ora comprese il perché. Se le sue spade si rovinavano a causa dell’ambiente in cui si trovavano, in caso di bisogno lo spadaccino non sarebbe riuscito a fare molto.

“Ora capisco!” disse il cuoco, cercando di tamponare la ferita al petto da cui usciva non poco sangue. Se Chopper non era ancora intervenuto a fermare l’emorragia, era solo perché essendo negli inferi, non potevano morire di nuovo, ma appena usciti da lì avrebbe dovuto soccorre il ragazzo, prima che morisse dissanguato.

“Cosa?” disse Zoro, non perdendo di vista Nami e le arpie.

“Perché non eri ancora intervenuto!” rispose Sanji.

“Non sto cercando di proteggere le mie Katane, se è questo che pensi!” disse Zoro seccato.

“No, so che ci tieni, ma che reputi più importanti le nostre vite delle tue spade. Non sei uno stupido e anche tu hai capito che incontreremo ostacoli ben peggiori lungo il cammino e le spade ti serviranno!” disse Sanji, il quale venne guardato per la prima volta dallo spadaccino.

“In ogni caso, dubito che dureranno ancora molto!” disse quest’ultimo.

Sanji sussultò a quelle parole.

“Non è solo questo calore e questa aria acida che sta rovinando le mie spade. Erano danneggiate già da prima. Il mio combattimento con Rufy, come hai visto, non è stato una passeggiata. Ha colpito duro e le mie Katane ne hanno risentito. Tashiji ha provato a risistemarle per quel poco tempo che le ha tenute in mano quando siamo stati catturati, ma per quanto devo ammettere che sia stata abile nel sistemarle, non è un’esperta e non è riuscita a rimetterle in sesto completamente. Avrebbero comunque retto abbastanza a lungo, se non fossimo finiti qui sotto!” continuò Zoro.

“Perché non hai detto niente? Avrei pensato io a sistemare gli Oni, evitando così di accorciare la loro vita!” disse Sanji arrabbiato.

“Quegli Oni erano potenti e in gran numero e noi eravamo a corto di compagni. Ora abbiamo Brook e Usopp…o almeno avevamo!” disse lo spadaccino lanciando un’occhiata al povero cecchino.

Sanji sbuffò e solo allora si ricordò “A proposito, dov’è Brook?”

Zoro glielo indicò e solo allora il cuoco si accorse che il musicista, essendo privo di armi e di vestiti, si stava fingendo morto per non essere catturato dalle arpie, come se quegli esseri avrebbero potuto sfamarsi delle sue carni.

Robin continuava a guardare le arpie e a seguirne i movimenti. Erano troppo veloci perché lei riuscisse a fermarle con i suoi poteri, quindi era in attesa del momento buono, per poter sfoggiare il suo frutto del diavolo.

L’arpia che aveva catturato Tashiji, voleva allontanarsi con la sua preda, ma la zona cosparsa di fulmini continui, non le diedero la possibilità di scappare. Nonostante questo, si muoveva a zig zag, con estrema velocità, in modo da non cadere in qualche trappola dei mugiwara.

L’arpia però non aveva inteso che Nami non la stava colpendo di proposito, nonostante le sue compagne erano già quasi tutte ko.

Nami, colpisci l’arpia con Tashiji!” urlò Robin alla navigatrice.

“Cosa? Sei impazzita?” chiese Nami sorpresa.

“Voglio solo che la stordisci, usa un basso voltaggio, in modo tale da non danneggiare la ragazza!” le consigliò l’archeologa.

Nami cominciò a sudare freddo temendo di fallire, ma cercò di fare quanto la sua compagna le chiese.

Un fulmine di una colorazione diversa rispetto agli altri, che faceva intendere un basso voltaggio, andò a colpire l’arpia designata, la quale, per lo shock, si paralizzò momentaneamente, permettendo a Robin di attaccare.

Dos Mano Clutch!” disse quest’ultima, facendo comparire due mani sulle ali dell’arpia e spezzandole, stritolandole con forza.

La nemica urlò dal dolore e istintivamente allargò gli artigli, lasciando precipitare il membro della marina, la quale venne afferrata al volo da Zoro.

La ragazza si strinse al suo petto non ancora consapevole di quanto accaduto, ma quando riaprì gli occhi, ritrovandosi faccia a faccia con lo spadaccino, divenne bordeaux e scendendo dalle sue braccia, lo ringraziò timidamente, sebbene nella sua mente pensò di essere stata nuovamente inutile.

“Mi dispiace! Per colpa mia due di voi sono rimasti feriti!” disse abbassando il capo “Hai ragione Roronoa Zoro, sono solo un peso morto!”

L’interpellato le voltò le spalle, cosa che fece credere a Tashiji di venire completamente ignorata, tanto che sussultò quando sentì la voce dello spadaccino.

“Non ci eravamo accorti della loro presenza, quindi anche in tua assenza, qualcuno sarebbe stato catturo e noi saremo nelle stesse condizioni. E se non vuoi essere un peso morto, comincia a pensare di non esserlo, dimostrando quanto vali!” disse per poi fissarla qualche istante con la coda dell’occhio.

Tashiji annuì, continuando però a mantenere lo sguardo basso.

Il viaggio continuò.

Usopp, a causa dello stordimento che gli impediva di reggersi sulle proprie gambe, venne nuovamente caricato sulla groppa di Chopper, mentre Sanji non veniva perso di vista da Zoro.

Il cuoco non lo avrebbe mai ammesso, ma stava soffrendo a causa della profonda ferita che gli era stata inferta dall’arpia e sebbene non fosse in pericolo di vita al momento, lo aveva debilitato, anche a causa delle costole rotte che premendo sui polmoni, gli rendeva difficile la respirazione.

La situazione cominciava a girare male per i Mugiwara. Dovevano sbrigarsi prima che tutti loro diventassero troppo deboli per riuscire a portare a termine la missione.

 

  
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