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Autore: POPster    27/07/2014    4 recensioni
L'aveva trovato suo fratello, nella vasca da bagno colma d'acqua e sangue. Era uno spettacolo disgustoso, e Mikey sentì lo stomaco torcersi. Sarebbe svenuto poco dopo, ma in quel momento doveva farsi forza. Quasi si tuffò, tirando fuori dall'acqua la testa di suo fratello, scuotendolo, sporcandosi, piangendo ed urlando.
I signori Way accorsero subito, cavalcando la rampa di scale che portava al piano superiore quasi come stessero volando. Corsero lungo l'interminabile corridoio, verso la porta spalancata del bagno, verso i propri figli, col panico che aumentava ad ogni passo.
Donna Way emise un urlo straziante, bloccandosi sulla soglia. Mikey stava piangendo, sorreggendo con le sue braccia esili il corpo inerme di suo fratello.
«Aiutatelo!» urlò, mentre suo marito corse in soccorso a suo figlio.
Tirarono Gerard fuori dalla vasca. C'era acqua e sangue ovunque, e quando Mikey si assicurò che suo padre stesse tenendo saldamente Gerard, si concesse il lusso di svenire, nauseato da tutta quella scena.
L'ultima cosa che vide furono le innumerevoli facce che si sporgevano sulla porta. Un branco di curiosi che non volevano vedere altro che il corpo di un ragazzo in fin di vita.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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9. Ferite
 
 
Gerard pensava che quello fosse il giorno più bello di tutta la sua vita.
Frank sembrava più rilassato, ora che avevano ripreso a baciarsi.
Gli piaceva il suono dei suoi gemiti, mentre delicatamente gli baciava il petto, e poi la pancia, fino ad arrivare più giu. Sentì la mano di Frank accarezzargli la testa, come per incitarlo a continuare, e pensò che non c'era sensazione più bella di quella.
Avrebbe voluto prenderlo, in quel parco, farlo suo completamente, insegnargli a fare l'amore, eppure era bellissimo anche così. Avrebbero fatto l'amore un altro giorno, quando Frank si sarebbe sentito davvero pronto, a Gerard non importava perché ogni gemito di Frank gli regalava un'emozione bellissima. Amava sentirlo godere, e tanto bastava. 
 
Tornarono a casa che era notte fonda, in strada non c'era nessuno e faceva decisamente freddo. Si salutarono con un bacio, quando le loro strade si divisero, e Gerard continuava a pensare che quella era decisamente la serata più bella della sua vita.
Non si spogliò nemmeno, per infilarsi sotto le coperte. I suoi vestiti odoravano di Frank e voleva addormentarsi nel suo profumo.
Scosse la testa fissando il buio della sua cameretta. Realizzò che tutte le volte in cui si era ubriacato, o drogato, lo aveva fatto nella speranza di trovare quella sensazione, quella che provava ora. Quel senso di felicità, di pura gioia, la consapevolezza di essere accettato, sapere che c'era qualcuno lì per lui.
Pensò a quanto fosse stato stupido, perché quella era la prima volta in cui si sentiva così, e non c'era paragone. Nessuna droga lo aveva mai fatto sentire in quel modo. 
Solo Frank ci era riuscito. Ed era bellissimo.
Si era quasi addormentato quando sentì la porta della sua camera aprirsi, e suo fratello entrare dentro.
«Mikey...» sussurró accendendo la luce sul comodino.
Suo fratello accennò un mezzo sorriso, imbarazzato, e si fece spazio nel letto.
Di colpo, Gerard si sentì in colpa, e lo abbracciò.
«Sono innamorato di Frank...» spiegò, come se ce ne fosse il bisogno.
Mikey sorrise ancora, stavolta in modo più sincero.
«Gia... ero anche io alla festa, sai? Credo che se ne parlerà per un bel po, a scuola» mormorò «...comunque tu sembri davvero felice, ed è solo questo che mi importa».
Anche Gerard sorrise ora, scompigliando i capelli del suo fratellino. Aveva paura che Mikey non accettasse la cosa, invece era contento per lui, allora poteva dormire sereno.
Si addormentarono uno di fianco all'altro, come quando erano bambini.
 
Frank avrebbe volentieri evitato la scuola quel giorno.
Aveva dormito benissimo, aveva chiuso gli occhi ripensando a quello che era successo con Gerard ed aveva fatto un sogno bellissimo. Ma poi la sveglia aveva suonato, e lui era dovuto uscire dal letto e prepararsi per una giornata che, lo sapeva  sarebbe stata infernale.
Per prima cosa avrebbe incontrato Jamia, era inevitabile, e cristo quante cose aveva da chiarire con lei.
Gli tornò in mente lo sguardo della ragazza, e sentì una morsa allo stomaco. 
Per tutto il tragitto cercò di elaborare qualche valido discorso di scuse da farle. Pensò di spiegarle tutta la situazione, confidando nel fatto che Jamia fosse una ragazza matura ed intelligente, abbastanza da comprendere e perdonarlo.
Fece un respiro profondo quando arrivò davanti alla scuola.
Gli occhi di tutti erano puntati su di lui. Quella era un'altra cosa con cui avrebbe dovuto fare i conti.
Sentiva lo sguardo dei suoi compagni puntato addosso, li sentiva mormorare alle sue spalle, ed era davvero una situazione frustrante.
Era così nervoso che quasi saltò dallo spavento quando Mikey gli mise una mano sulla spalla mentre lui era intento a prendere i libri dal suo armadietto.
Anche quella era una cosa con cui doveva fare i conti: Mikey era il suo migliore amico ed era così fragile...
«Scusami» fu la prima cosa che riuscì a dire. 
Notò un sorriso sulle labbra di Mikey, un sorriso lieve, ma pur sempre un sorriso.
«Avrei dovuto raccontarti tutto, dirti quello che stava succedendo tra me e tuo fratello, ma giuro che nemmeno io, fino a ieri sera, avevo le idee chiare...» continuò.
Mikey scrollò le spalle, sorridendo ancora «Tranquillo, Frank. Deve essere stato parecchio complicato...» disse, e Frank ringraziò il cielo perché almeno con Mikey le cose erano a posto.
Si diressero insieme in classe, continuando a chiacchierare, nonostante non riuscissero a fingere di non sentire i vari commenti offensivi che rimbombavano nei corridoi in direzione di Frank.
 
Le lezioni sembravano più lunghe del solito, e durante l'ora di storia qualche idiota aveva lanciato a Frank un aeroplanino di carta con su scritto "FROCIO", così, a caratteri cubitali, nel caso non fosse abbastanza chiaro.
Un idiota gli aveva anche dato una spallata, mentre usciva dalla classe. E poi un'altra nei corridoi.
E poi qualcuno lo aveva spinto a terra in mensa, e tutti avevano riso di gusto, e lui si era ritrovato con i vestiti sporchi di succo d'arancia e spaghetti al sugo.
Mikey lo aiutò a tirarsi su, imprecando su quanto fossero idioti i suoi compagni di scuola.
Quando Frank si sollevò, notò Jamia seduta al suo solito tavolo con le sue amiche. Lei non rideva, e forse quella era una cosa positiva.
Lo guardava con aria dispiaciuta.
Frank non riuscì a sostenere il suo sguardo per più di qualche secondo. Tutta quella situazione era ridicola e decisamente imbarazzante.
Avrebbe voluto urlare e - anche se farlo avrebbe solo peggiorato le cose - piangere.
Gli tremavano le mani dal nervoso.
Raccolse le sue cose ed andò a sedersi ai tavolini nell'area all'aperto con Mikey.
«Sono davvero degli stronzi» borbottò strofinando un tovagliolo sulla maglietta nella speranza di riuscire a togliere almeno qualche macchia.
Mikey scosse la testa «Mi dispiace» fu l'unica cosa che riuscì a dire.
Andò così per tutto il giorno: battutine volgari, nomignoli offensivi, risate alle sue spalle.
Frank non aveva mai pensato di tovarsi in una situazione simile. Era uno a cui davvero non importava nulla delle stupide opinioni degli altri, camminava sempre a testa alta, ma non quel giorno.
Quel giorno avrebbe voluto sotterrarsi da qualche parte. Avrebbe voluto essere lasciato in pace.
Invece a quanto pareva era diventato l'attrazione principale dells scuola.
E così anche il giorno seguente, e quello dopo ancora.
Sperava che presto tutti avrebbero trovato qualcos'altro di cui sparlare, qualche altro bersaglio, ma al momento lo scoop principale era che Frank, lo storico fidanzato di Jamia, era una checca.
Non riusciva nemmeno a capire perché comunque agli altri importasse tanto.
Non è che era un pervertito o cose del genere, e quelli erano unicamente affari suoi.
Ma i suoi compagni erano troppo stupidi per lasciarlo in pace.
Anzi, le cose peggiorarono decisamente qualche giorno dopo.
 
Se c'era una cosa che Frank avrebbe evitato volentieri era la lezione di Educazione Fisica.
Negli spogliatoi lo guardavano tutti con disgusto, o con paura, sembrava che aspettassero che da un momento all'altro Frank avesse un'erezione alla vista di tutti quei compagni intenti a cambiarsi.
Era una cosa davvero ridicola, ma quando Frank per sbaglio sfiorò la spalla di un tizio dell'ultimo anno, ecco che questo gli aveva mollato un pugno in pieno viso.
Così, senza motivo.
Frank sentì il labbro dolorante e il sapore del sangue nelle guance. 
In meno di un millesimo di secondo una folla si era formata intorno a lui e Bradley, l'idiota che lo aveva colpito.
Volavano una marea di insulti, o di urla di incitamento a continuare a picchiarsi.
Frank fece un respiro profondo. Non era un esperto di boxe o arti marziali, ma era così nervoso e arrabbiato e stanco di quella situazione che con tutta la forza che aveva in corpo cominciò a prendere a cazzotti Bradley. Alcuni colpi andarono a segno, altri furono inutili.
Ma mentre Frank doveva combattere la sua lotta da solo, Bradley aveva un esercito di stupide scimmie ammaestrate che non persero tempo e si unirono alla lotta.
Era davvero scorretto, erano almeno tre contro di lui, e lo colpivano con forza e violenza. 
Frank sentiva il sapore metallico del sangue in bocca, e ad ogni colpo la vista si annebbiava, e quando non riuscì più a sostenere la lotta si lasciò cadere a terra, prendendo ancora qualche calcio sulle gambe, e poi sulla schiena, e sullo stomaco. Si chiuse in sé stesso, coprendosi il petto con le braccia, era il massimo che riuscì a fare per proteggersi.
Finalmente un professore sentendo tutto quel casino entrò nello spogliatoio, e Frank sentì solo le urla spegnersi, qualcuno giustificarsi e poi tutti uscire dalla stanza.
E in quel momento, sentì una lacrima scorrergli sul volto. 
E un'altra, e un'altra ancora.
 
Le medicazioni facevano davvero male, e l'infermiera della scuola non la smetteva un attimo di ricordargli che era stato fortunato, che ancora qualche minuto e si sarebbe trovato con qualche osso rotto.
Come se Frank dovesse ringraziare il cielo per i lividi sul corpo e il labbro spaccato e l'occhio nero.
L'infermiera continuava a domandare cosa fosse successo, perché lo avevano conciato in quel modo, ma lui non riusciva a pronunciare una sola parola.
Voleva solo tornarsene a casa.
Gli faceva male anche solo respirare.
 
Jamia corse in infermeria appena sentì la notizia. Nei corridoi non si parlava d'altro che di come Frank Iero era stato preso a pugni.
Arrivò, preoccupata, ed emise un flebile gemito disgustato quando vide Frank conciato in quel modo.
Era sporco di sangue, l'occhio destro era gonfio e livido.
Non riusciva a credere che gli avevano fatto questo.
Si avvicinò a lui e con cautela gli mise una mano sul braccio.
Frank era davvero sorpreso di vederla lì.
«Dio, Frank! Chi ti ha ridotto così?» chiese preoccupata.
Frank scrollò le spalle, e il dolore gli attraversò il corpo.
«Degli idioti... che ci fai qui?».
Jamia aggrottò le sopracciglia, quasi offesa «Sono venuta a vedere come stai» spiegò «Ti hanno ridotto così perché-» non riuscì a finire la frase. Come doveva dirlo, senza sembrare offensiva?
«Perché sono un "frocio schifoso", ecco perché!» disse Frank, risentito, usando le stesse parole che aveva usato Bradley.
Jamia scosse la testa, con disappunto «Mi dispiace... dico davvero» disse solo.
Per un attimo, Frank provò a sorridere, ma lo spacco che aveva sul labbro faceva troppo male.
Era contento che Jamia fosse lì.
Aveva pensato e ripensato a come affrontare il discorso con lei, non le aveva più parlato da quando lo aveva scoperto a baciare Gerard. E invece erastata lei a correre da lui, preoccupata.
Era proprio per questo che lui l'aveva scelta e l'aveva amata. Jamia era matura ed intelligente, ed era sempre disponibile. Era stata non solo la sua ragazza, ma anche la sua migliore amica.
«Mi sei mancata» mormorò Frank dopo un po.
Jamia sorrise ed annuì «Anche tu». Poi ci fu un attimo di silenzio, in cui Jamia si fece coraggio «...dunque, tu e Gerard Way, state insieme ora?» chiese con non poco imbarazzo.
Frank fece un altro, doloroso, respiro profondo «Si, credo di si» rispose.
In quel momento si ricordò che invece non vedeva Gerard da giorni, e fatta eccezione per qualche messaggio mandato sul cellulare, non si erano più sentiti dalla sera della festa.
Si sentì in colpa, perché effettivamente Gerard aveva provato a chiamarlo un paio di volte, ma Frank stava passando un periodo davvero merdoso a scuola che per il momento preferiva starsene per conto suo.
 
____
 
Ok, ho aggiornato.
Grazie a tutte le nuove lettrici che hanno apprezzato la storia. Spero che anche questo capitolo vi piaccia.
E spero di tornare presto con un aggiornamento :)
XO
 
POPst.
 
PS: scrivendo dal tablet mi risulta davvero difficile valutare la lunghezza dei capitoli, forse sono corti ma non vorrei concentrare tutto in un capitolo solo quindi spero vada bene comunque. Ogni reclamo è ben accetto, quindi comunque fatemi sapere che ne pensate :)
 
   
 
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