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Autore: Ben_hellis    27/07/2014    1 recensioni
Lui, comparso all'improvviso dal buio, aveva sussurrato nel suo orecchio che l'avrebbe uccisa; lei cercò di scappare ma l'uomo, ridendo, le aveva afferrato un piede facendola cadere a terra.
Comincia sempre così l'incubo di Sarah ed è l'unica cosa che ricorda della notte in cui i suoi genitori sono morti. Per scoprire il mistero che c'è dietro la loro morte dovrà tornare a quella notte, l'unico modo per contrastarlo e salvare le sue vittime.
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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3. La strega di ghiaccio
Incubi, realtà, somiglianza

 

 

Sarah non riuscì a concentrarsi per tutta la durata della lezione mattutina.
L'incubo di quella notte l'aveva scossa a tal punto da avere delle visioni? Più cercava di allontanare quel pensiero più i ricordi affioravano taglienti. Stava sudando e le mani le tremavano, smise di prendere appunti.
«Signorina Frost va tutto bene?» Chiese l'insegnate un po' scocciata.
«Sì, mi scusi.» Disse riprendendo la penna in mano.
Facendo finta di scrivere si chiese se Elly stava meglio, lei non voleva essere toccata da nessuno né aveva mai toccato qualcuno, era un suo limite. Sarah le voleva bene come se fosse una sorella, era l'unica persona che non l'aveva mai presa in giro per i suoi capelli e le sue passioni. La sua unica amica lì dentro.
Sbuffando guardò fuori dalla finestra il sole di settembre entrava timido dalle finestre. In quel momento sarebbe voluta essere da tutt'altra parte.
Finalmente il dolce suono della salvezza. L'orologio segnava l'una in punto e Sarah sentì il suo stomaco brontolare, voleva mettere qualcosa sotto i denti ma prima doveva passare a vedere come stava Elly.
Senza dire una parola uscì dalla sua classe e si diresse verso quella della sua amica. Parlando con l'insegnate seppe che Elly era già scesa in foresteria. Sollevata si recò anche lei nella sala da pranzo, di malavoglia evitò le scale secondarie e scese con gli altri studenti.
La coda per il pranzo era già lunga, eppure le ultime classi avevano lezione sino alle due del pomeriggio; rassegnata aspettò il suo turno, prese un piatto di riso e la frutta. Con lo sguardo cercò la sua amica ma non la vide, evitò di passare vicino al tavolo di Jasper e i suoi amici; si sedette vicino alla finestra e guardò fuori, nel cortile le macchine dei genitori delle nuove matricole erano già sparite, gli alberi vicino al muro si muovevano tutti insieme mossi dal vento; la campagna inglese si prolungava sino a delle piccole colline.
«Altri tre anni e poi dove sarò?» Pensò mentre finiva il suo piatto.
In quel momento le mancava Elly, ma sapeva che l'avrebbe trovata alla redazione, oggi ci sarebbe stata la prima riunione ed era eccitata dal cominciare un nuovo anno al giornale. Scrivere era l'unico sfogo che le veniva permesso, per fortuna andava bene a scuola e con i professori non aveva problemi, ma mai nessuno le aveva fatto i complimenti per qualche suo articolo.
«Chissà se qualcuno li legge.»
Finito il pasto prese il vassoio con i piatti e li lasciò negli appositi spazi. Si guardava intorno cercando quel ragazzo con la tracolla, le aveva sorriso, nessuno lo faceva mai.
Si diede un colpetto sulla testa e scacciò quel pensiero.
«Adesso ti picchi anche strega di ghiaccio?» Chiese una voce, risate si levarono da un tavolo.
Sarah sovrappensiero era passata vicino al tavolo che aveva evitato per tutto il pranzo, ignorando la domanda e guardando basso li oltrepassò.
«Che maleducata, non risponde neppure alle domande.»
Stringendo i pugni uscì velocemente dalla foresteria, andò verso le scale secondarie, ma arrivata all'arco di ingresso sì fermò di colpo, non vedeva le scale al suo interno; sembrava che qualcuno avesse tirato una tenda nera all'ingresso. Sarah allungò la mano, non voleva toccarla, ma qualcosa muoveva il braccio verso quell'ammasso di oscurità.
Poi lo vide, quell'uomo con i denti gialli e il coltello che scendeva verso di lei, ma una mano la prendeva spostandola, il coltello di conficcava nel pavimento, alzò lo sguardo e vide...
«Sarah!»
Si girò di scatto il braccio era ancora teso, ma fuori dall'arco.
Elly era davanti a lei, sorrise come suo solito.
«Va tutto bene? Cosa fai qui? Passiamo dall'altra parte, quelle scale non mi sono mai piaciute.»
Sarah aveva il cuore che batteva all'impazzata e annuendo cercò di darsi un contegno.
«Sono felice che tu stia meglio Elly, ho temuto che...» Non finì la frase che l'amica la interruppe.
«E' passato, quello spocchioso mi ha fatto perdere la calma, prima o poi gli darò una sistemata.»
Sarah rise.
«Vorrei dargliela pure io.»
Arrivarono al piano delle loro classi e continuarono per il corridoio sino in fondo.
Sarah guardò in alto l'insegna con il titolo del giornale. Inspirò profondamente e varcò la la porta pochi metri più avanti.
«Come al solito siete le prime ad arrivare ragazze.» Disse un ometto con gli occhiali spessi e un piccolo naso che andava in contrasto con le grosse lenti.
«Buongiorno signor Hall.» Dissero in coro.
«Lo sapete che potete chiamarmi Wally. Accomodatevi pure al tavolo, spero che gli altri arrivino presto.» Disse toccandosi i pochi capelli rimasti.
Le due amiche percorsero la sala centrale ed entrarono in una sala poco più piccola con al centro un lungo tavolo rettangolare. Sarah quando era appena entrata nella redazione si era chiesta perché non fosse rotondo, dopo la prima riunione capì come funzionavano le cose in quella scuola. A volte si stupiva di come le permettessero ancora di scrivere, forse il signor Hall non era così sprovveduto come sembrava.
Dopo pochi minuti la sala si riempì e tutti si sistemarono al proprio posto.
Il signor Hall, come direttore del giornale, incominciò con il discorso motivazionale che teneva ogni inizio anno.
Dopo aver votato i capiredattori e parlato del successo dell'anno scorso ognuno si divise nelle proprie zone di lavoro, essendo un giornale della scuola i temi non erano molti, ma ci lavoravano una ventina di persone.
Sarah e Elly erano sistemate su una piccola scrivania su un lato dell'enorme sala, il computer si accendeva lentamente. La loro rubrica riguardava i fenomeni sovrannaturali e leggende metropolitane, con particolare attenzione al collegio stesso, dove sembrava ci fossero stati diversi strani avvenimenti. Avevano collezionato diversi articoli ed erano entrambe soddisfatte del lavoro di quei due anni.
Sarah prese una cartellina da sotto una pila di fogli e la porse ad Elly.
«Avrei voluto parlartene prima, ma avevo paura anche io di rivivere il passato.»
Elly l'aprì, al suo interno diversi articoli di cronaca nera e di omicidi.
«Ma questi sono...»
«Tutto quello che riguarda la morte dei miei genitori e del loro assassino.» La interruppe Sarah a bassa voce.
«Ma questi sono omicidi di altre persone.» Elly guardò velocemente gli articoli.
Prima che Sarah potesse dire qualcosa continuò.
«Hai trovato somiglianze tra i vari casi, ma non vedo l'articolo dei tuoi genitori.»
«Non l'ho mai trovato da nessuna parte. Tutte le informazioni su quella notte sembrano essere sparite. Ma sono sicura che questi casi abbiamo delle cose in comune con quell'uomo.»
prese fiato e continuò.
«In tutti questi casi l'assassino è scomparso e le ferite riportate sui corpi sono di un coltello.»
«Qui, le date sono antecedenti a quella notte.» Disse Elly.
«Vuoi dire che...» Continuò.
«Sì, lui ha finito di uccidere la notte che i miei sono morti.»
Elly la guardò, nessuna delle due sapeva cosa dire. Il mistero su quella notte era come un gomitolo di lana, dovevano solo ritirare il filo giusto, si sarebbe disfatto e tutto si sarebbe risolto.
«Non sapevo che avessi continuato a pensare a quella notte.»
«Io devo sapere Elly, Devo sapere chi ha ucciso i miei genitori e cosa è successo in quella notte.»
«Io ti aiuterò a risolvere questo mistero e grazie agli articoli del BlackHorse potremmo lavorarci senza che nessuno ci disturbi.» Elly le fece un occhiolino.
Sarah sorrise, stava per ringraziarla, ma delle urla le fecero girare improvvisamente verso la porta.
Un ragazzo della redazione entrò gridando che un nuovo ragazzo della scuola era stato ferito da un coltello nei sotterranei.
Sarah si alzò di scatto e suoi pensieri andarono subito al suo incubo, poi al ragazzo con la tracolla. Il cuore le batteva forte.
«Calma, ragazzi. Manderemo qualcuno per farci un articolo, sarà stato sicuramente un incidente.» Disse il signor Hall.
«Vorrei andare io.» Sarah era così sicura di sé che tutti si ammutolirono.
Il direttore sorrise.
«Il pezzo è tuo, Elly accompagnala.»
Una ragazza con i capelli ricci stava per dire qualcosa ma si fermò di colpo, era visibilmente contrariata. Sarah prese velocemente taccuino e penna. Elly ripeteva tra se e se tutte le regole su come fare una buona intervista.
Si dirisero verso la porta, oltre la soglia un ragazzo stava per entrare. Sarah alzò leggermente la testa, incrociò occhi già visti, poi notò la tracolla. Le sfuggì un sorriso di speranza, stava per dire qualcosa, ma Elly era già oltre e doveva fare in fretta. Avrebbe voluto fermarsi, ma le sue priorità erano altre in qual momento. Raggiunse l'amica e scesero le scale in tutta fretta.
Un piccola folla si era già radunata all'ingresso del collegio, ma era formato maggiormente da professori.
Qualunque cosa dicessero non potevano avvicinarsi al ragazzo che era visibilmente sconvolto. Il medico della scuola lo portò nell'infermeria, Il rettore lo seguì.
«Seguiamoli anche noi, troveremo il mondo per parlargli.» Disse Elly con una strana luce negli occhi. Aveva avuto un'idea.
Li seguirono sino all'infermeria. Dopo diversi minuti il rettore uscì con il medico e si misero a discutere nel corridoio, erano troppo lontane per capire di cosa stessero parlando, poco dopo il rettore se ne andò, il dottore rimase con una mano sul mento pensieroso.
«Sai cosa devi fare. Ci troviamo tra mezzora al solito posto.» Disse Elly.
Prima che Sarah potesse dire qualcosa lei partì verso il medico e sfoggiando un sorriso accecante gli chiese delle informazioni per il giornale della scuola e se potevano parlarne in un luogo più tranquillo. Il medico annuì e le fece strada verso il suo studio. Elly fece il pollice in su dietro la schiena rivolto a Sarah. A volte la sua amica era proprio incredibile.
Assicurandosi che non ci fosse nessuno nel corridoio Sarah si avvicinò alla porta e l'aprì piano.
All'interno c'erano diversi letti di degenza, su uno di essi c'era il ragazzo ferito. Le braccia erano completamente coperte di bende. Sembrava dormisse.
Lei si avvicinò lentamente al letto, avvicinò la mano alla sua spalla, lui le prese il braccio di colpo spaventandola.
«Ce ne sono altri, sono scappato. Lui cerca qualcuno.» I suoi occhi erano spalancati e parlava velocemente.
«Chi? Dove?» Chiese Sarah, le faceva male.
«Il buio mi ha preso, aveva un lungo coltello argentato.»
A quelle parole le si gelò il sangue nelle vene.
«C'è qualcuno nei sotterranei? Che aspetto aveva?»
«Rideva, rideva, mi ha lasciato andare. NESSUNO GLI SCAPPA!» Urlò.
Sarah si staccò dalla sua presa era sconvolta, non sapeva più cosa dire.
Lui la guardava con gli occhi spalancati.
«E' colpa tua.» Disse con un filo di voce prima di chiudere gli occhi.
Sarah non riusciva a muovere neppure un muscolo, era come pietrificata. Doveva andarsene, che spiegazione avrebbe potuto dare se qualcuno l'avesse trovata lì?
Per quanto si sforzasse di andarsene continuava a guardare quel ragazzo un po' paffuto e le sue ferite sul braccio, tirò su la manica della divisa. Solo occhi attenti avrebbero potuto notare il filo che percorreva il suo avambraccio. Quell'uomo aveva lasciato il segno, oltre che nella sua mente, sul suo corpo quella notte. Abbassò velocemente la manica e riguardò le ferite, erano simili? Non poteva dirlo con le garze e non aveva nessuna intenzione di toglierle.
Tutta questa storia la stava facendo impazzire, la testa cominciò a farle male.
«Devo uscire di qui o ci rimetto la mia sanità mentale.» Pensò.
Con un sforzo incredibile si diresse verso la porta, vide la maniglia girare. Presa dal panico si rifugiò dietro il separé bianco in fondo alla stanza e rimase immobile. La porta si aprì con un cigolio e venne subito richiusa. Sarah sentì dei piccoli passi, pochi secondi dopo il silenzio.
Da quella posizione non poteva vedere nulla, si chiedeva chi fosse entrato, conosceva bene Elly e non avrebbe lasciato il medico prima di venti minuti. Si era fermata così tanto?
Sentiva caldo e cominciava a sudare, la gola era secca. Deglutì con fatica
Sentì il ragazzo dire qualcosa a bassa voce, tese le orecchie per sentire, ma era troppo lontana, sentì qualcun altro parlargli, ma i volume della voce era troppo basso.
«Se gli dice che sono stata qui?» A quel pensiero Sarah cominciò a sudare ancora di più, si mise le mani in testa scompigliandosi i capelli. Sentì di nuovo dei passi, chiuse gli occhi e trattenne il respiro più che poteva. La porta si aprì e subito si chiuse.
Era passati diversi secondi ed ancora non si era mossa né aveva respirato. Prese coraggio e guardò oltre il separé, c'erano solo lei e il ragazzo. Senza perdere altro tempo uscì dall'infermeria e andò verso il cortile. Ogni volta che dovevano parlare di qualcosa lei ed Elly si ritrovavano sempre sotto il grande faggio nel cortile, così che nessuno avrebbe potuto sentire i loro discorsi. Scese in fretta le scale, la scuola era deserta, tutti erano nei club di appartenenza o nelle aule studio. Uscì e percorse il porticato, un soffio di vento le scompigliò i capelli bianchi, ma subito se li sistemò.
Si appoggiò al grande faggio al centro del piccolo cortile. Elly non si vedeva. Poco dopo l'amica arrivò e si raccontarono quello che avevano scoperto.
«Ha detto davvero quelle frasi?» Chiese Elly stupita.
«Mi si sono impresse nella mente, non posso sbagliarmi. Ha parlato di un coltello, di un uomo nel buio.» Sarah era visibilmente agitata.
«Il medico mi ha detto che era sotto shock e che probabilmente si è ferito con arnese da giardinaggio, il giardiniere l'ha trovato nel ripostiglio degli attrezzi vecchi steso a terra con le braccia ferite.» Fece una pausa.
«Lui esclude sia stato un coltello o qualche persona. Ma è un fatto grave e il rettore indagherà personalmente. Il sotterraneo è vietato agli studenti, ci sono cunicoli pericolanti e ci può perdere facilmente.»
«Ho visto i suoi occhi Elly, non mentiva. Qualcuno lo ha ferito. E ho paura di averlo già incontrato.»
«Non dire fesserie Sarah! Non può essere lui, sei in un altro stato e qui nessuno può entrare senza permesso, ci sono telecamere dappertutto.»
Sarah rimase in silenzio.
«Scusami, ho avuto una nottataccia e ancora non mi sono ripresa. Ma sono sicura che c'è più di quello che ci vogliono dire e voglio andare sino in fondo.» Sospirò.
«Ora è meglio tornare in redazione e scrivere quello che il medico ci ha riferito. Il resto lo terrei per noi.»
«Sono pienamente d'accordo, il medico non sembrava troppo sincero. Ricordo quell'anno del 1940 quando un medico...»
Elly cominciò ad elencare casi di incompetenza di medici dagli anni '40 sino ad adesso con molta precisione, Sarah l'ascoltava, ma la sua mente non poteva fare a meno di pensare all'ultime parole del ragazzo: “E' colpa tua.”

   
 
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