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Autore: black_eagle    27/07/2014    0 recensioni
"Non so con quali armi si combatterà la Terza guerra mondiale, ma la Quarta sì: con bastoni e pietre" Albert Einstein.
E se Einstein si fosse sbagliato?
Sono passati secoli dalla Guerra e l'umanità ha ricostruito il suo mondo dalle macerie in cui lo aveva lasciato, con nuovi stati e società. Ma ora non è più l'unica razza intelligente presente sul pianeta e la Terra non è più il luogo pacifico di secoli fa.
Mentre le tensioni tra i nuovi stati crescono, i Mutanti minacciano le terre umane e altri pericoli, più oscuri e sinistri, si celano nelle ombre di un passato quasi del tutto dimenticato.
E Alberto, Marek e tanti altri dovranno dar prova di ogni loro singola abilità per riuscire a sopravvivere e tentare di realizzare i loro sogni in questo nuovo e spietato mondo.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2_La Starda Per Casa
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LA STRADA PER CASA

Marek si svegliò d'istinto quando i primi raggi di sole attraversarono la finestra. Si tirò su e usò un po' dell'acqua della borraccia per darsi una sciacquata al viso e svegliarsi del tutto. Il fuoco si era spento durante la notte e ora rimanevano solo ceneri e qualche brace.
Diede un colpetto col piede a Kolin; il mercante si sveglio con grugnito indistinto. Aveva i vestiti stropicciati e si massaggiava la schiena. Una notte di sonno su un pavimento duro non era piacevole ma era di certo preferibile a essere la cena di quattro lupi affamati. Guardò nello zaino e trovò ancora mezza pagnotta, risparmiata dal giorno prima. La spezzo e ne diede metà a Kolin che la mangiò con avidità. Marek non mangiò con così tanta voracità ma lo fece comunque in fretta; avevano tanta strada da fare oggi e poco tempo da perdere.
Finita la colazione si diressero verso dove la notte prima Kolin era sbucato correndo come un dannato. Li la strada era stata distrutta dai secoli e la foresta iniziava a infittirsi; dentro la vegetazione si scorgevano altre rovine, quasi del tutto consumate.
-Riuscirai davvero a ritrovare la radura dov'ero accampato?- domandò il mercante -Ieri notte non sapevo neppure dove stavo correndo-
-Se sei riuscito a fuggire da quei lupi non dovrebbe essere distante da qui. Anche correndo in mezzo alle rovine quei lupi ti avrebbero preso presto se non avessi trovato me- mentre parlava Marek ispezionava il terreno con fare attento; quelle bestie avevano certamente lasciato qualche traccia e lui l'avrebbe trovata.
Dopo qualche minuto trovò finalmente le tracce che stava cercando. Erano leggere e molto consumate ma non sarebbe stato troppo difficile seguirle a ritroso, portavano dritte dentro la foresta. Iniziò a seguirle.
-Le hai trovare?- domandò ansioso il mercante -Le hai trovate sul serio?-
-Si. Ora seguimi e stai zitto. Se fai troppo rumore mi distraggo e rischio di perdere la traccia.-
A quelle parole Kolin si zittì e trotterellò dietro Marek mentre questo si inoltrava nel fitto della foresta. Poco meno di dieci minuti dopo gli alberi iniziarono a diradarsi e sbucarono su una piccola radura. Un carro era ribaltato su un lato dello spiazzo e varie casse e pacchetti erano sparsi qua e la, alcuni erano rotti, ma la maggior parte pareva in buono stato. Da un albero al limitare della radura pendeva un pezzo di corda; lì doveva esserci stato il cavallo di Kolin.
-Incredibile. Hai ritrovato davvero il posto- la voce del mercante era carica di emozione, stupore.
-Ne dubitavi?- domandò scherzoso Marek.
-Si. Cioè volevo dire no no no. Mai dubitato. Nemmeno un istante-
Kolin si zittì e guardò negli occhi il cacciatore. Scoppiarono entrambi a ridere.
-Alla fine è tutta intera direi- disse Marek quando lo scoppio di risa fu cessato.
Il mercante si diresse a verso i pacchi a terrà e li ispezionò con cura. -Direi che c'è quasi tutto. I lupi non hanno fatto gravi danni alla fine- mentre diceva queste parole continuava a ispezionare gli oggetti a terra -Si si, nessuna grave perdita...Ma che cazzo?!?!?-
L'urlo di Kolin fu improvviso. Marek si alzò di scatto con una freccia già incoccata sull'arco e semitesa. Poi si accorse che il mercante stavo fissando con orrore, immobile, qualcosa dietro il carro ribaltato. Quando lo raggiunse un tanfo terribile gli penetro le narici. Davanti a lui c'era un cadavere di un uomo o perlomeno i suoi resti; i vestiti erano quasi tutti a brandelli intorno a lui e molte parti del corpo, testa, braccia e gambe, mancavano all'appello. Su quel che rimaneva si potevano scorgere un sacco di ferite da morso e pezzi di carne lacerata. I lupi avevano fatto della guida un lauto banchetto.
-Pover uomo. Deve essere stata una fine atroce- Kolin aveva una faccia ancora pallida mentre parlava -Dovremo dargli una sepoltura adeguata-
-Dubito che servirebbe a molto. Qualche bestia lo dissotterrerebbe per finire di mangiarselo- Marek non era impallidito a quella vista, per quanto non gli facesse piacere. Aveva già visto cadaveri simili, di cacciatori sopraffatti dalle loro prede, una cosa più comune di quanto non ci si aspettasse.
Osservando il campo e i resti della guida però gli faceva una strana impressione, come se qualcosa fosse al posto sbagliato, come se qualcosa nell'aria fosse sbagliato. Il cadavere, aveva qualcosa di strano. Si chinò per esaminarlo meglio e una grossa nuvola di moscerini volo via. Il tanfo pestilenziale della decomposizione lo colpì come un pugno allo stomaco. Puzzava davvero tanto per essere morto solo la sera prima. Le ferite erano strane, un po' troppo vecchie per i suoi gusti.
-Cosa stai facendo Marek?-
-Questo cadavere non mi convince. Ha qualcosa di strano, è strano- un pensiero gli folgorò la testa -Perché vi siete accampati qua ieri sera???-
-Non lo so bene. Aveva detto che questa era una scorciatoia per Tulsa o qualcosa di simile-
-Dobbiamo andarcene via di qui Kolin. Subito!- Cazzo. Se le cose erano come le aveva immaginate potevano trovarsi in un mare di guai.
-Ma cosa stai...-
La frase gli morì in gola quando Marek lo travolse buttandolo a terra dietro al carro ribaltato. Un'istante dopo due frecce passarono sibilando dove fino a poco fa c'erano le loro teste e andarono a conficcarsi a poca distanza sul terreno.
-Cos'è stato?- se prima Kolin era impallidito per il cadavere ora il volto era completamente bianco dalla paura.
-Predoni. Solo due o tre se siamo fortunati. In combutta con la tua "guida" credo- rispose con calma controllata Marek -Ora devi darmi una mano se vuoi uscirne vivo. Corri veloce, giusto?-
-Ma la mia guida è morta. Abbiamo il cadavere qua affianco- disse isterico il mercante
-Stai zitto e calmati. Ti spiegherò tutto dopo se ne usciamo vivi cazzo. Ora vuoi darmi una mano o preferisci crepare?-
-Hai un piano?-
-Una specie- Marek iniziò a spiegarglielo a grandi linee.
-Ma è completamente folle!-
-E' l'unica soluzione che mi viene in  mente, quindi a meno che tu non abbia un'idea migliore muovi quel culo e fidati di me-
Marek incoccò una freccia e si tenne pronto. Fece un breve respiro, domandandosi se sarebbe stato in grado di uccidere due uomini. La freccia che si impianto sul lato opposto del carro a meno di 10 cm da lui gli tolse qualsiasi dubbio. O lui e Kolin o i due predoni. Non c'erano altre scelte e i suoi avversari non avrebbero avuto pietà.
A un suo rapido gesto Kolin uscì dal riparo offertogli dal carro scattando verso gli alberi più vicini. L'istante dopo che il mercante ebbe iniziato a correre Marek si alzò con la freccia già tesa mirando ai rami degli alberi davanti a lui; se le frecce di prima avevano colpito il terreno poco distante da loro significava che chi le aveva lanciate doveva trovarsi in una posizione sopraelevata. Ci furono dei movimenti tra le foglie, su uno degli alberi al limitare della radura, proprio davanti a lui. Lascio andare tutte le emozioni, ogni singola emozione e pensiero scivolo via da lui, formava un tutt’uno con l'arco e la freccia, lui era l'arco e la freccia. Il tempo pareva quasi scorrere più lentamente. Sapeva dove doveva mirare, poteva vederli; no anzi, poteva percepirli. Lascio andare la corda tesa dell'arco e la freccia partì fendendo l'aria. Lui non poteva sbagliare mira e infatti subito dopo un urlo attraverso l'aria e qualcosa cadde dall'albero finendo a terra con un tonfo sordo. Si senti una mezza imprecazione ma un'altra freccia partì dall'albero, questa dritta verso Kolin, verso la preda, la distrazione. La freccia lo sfiorò di poco, lasciandoli appena un lieve graffio rosso sulla pancia strappando un debole gemito a Kolin ma quest'ultimo continuò a correre fiondandosi dritto  dietro gli alberi al limitare della radura. Marek lo ignorò, completamente concentrato sul prossimo bersaglio. Con un unico movimento fluido incoccò e tese un'altra freccia, sapeva già doveva mirare, percepiva già dove mirare. La sua seconda freccia partì, rapida e letale come la prima. E come alla prima ne segui un tonfo sordo per terra. Marek si lasciò finalmente andare, le emozioni lo travolsero come un fiume in piena e lui si lascio cadere contro il bordo del carro chiudendo un attimo gli occhi. Aveva ammazzato due uomini. Gli aveva uccisi.
-Ma che bravo i miei più vivi complimenti-
La voce fece aprire di scatto gli occhi a Marek. Stava per estrarre un'altra freccia ma lo sconosciuto gli puntò contro un oggetto di metallo, una pistola. Si blocco di colpo, con il braccio ancora sospeso a mezz'aria.
-Vedo che sai riconoscere una di queste, bravo- l'uomo sogghignava mentre parlava, un sorriso malvagio -Ora metti giù arco e frecce, non vorrei farti più male del necessario-
Mentre lo faceva Marek osservò con attenzione chi lo stava minacciando. Era alto, un metro e novanta minimo, e di corporatura robusta, le spalle larghe e i muscoli che risaltavano attraverso la stoffa dei vestiti. Barba e capelli erano lunghi, sporchi e incolti, tipici di uno che non si lavava da molti giorni. I vestiti non si trovavano in condizioni migliori, con varie macchie d'unto e sporcizia sulla maglia e le braghe. Aveva gli occhi piccoli, porcini e un perenne sorriso sul volto, uno di quei sorrisi che accompagnano spesso le persone sadiche o violente. A quell'uomo piaceva far del male. A quell'uomo piaceva uccidere.
-Ora dimmi, cosa dovrei fare con te?- chiese -Non sei certo la persona che aspettavamo io e miei amici. Miei ex amici ormai; dopo che tu gli hai impiantato una freccia in corpo a ciascuno-
Marek non rispose. Provò a pensare a un modo per uscire fuori da quella situazione ma ogni piano finiva col pensiero di una pallottola in mezzo alla fronte e la paura di quell'idea gli rendeva ancora più difficile pensare. Vedendo un uomo simile che ti puntava contro una pistola  era difficile pensare ad altro. Gli sarebbe bastato il più piccolo capriccio per premere il grilletto.
-Non sono la persona che aspettavate?- ripete Marek col cuore in gola.
-Ti piace ripetere quello che dico per caso?- ripete l'uomo con un ghigno ancora più malvagio stampato sul viso.
-Te le devo forse scrivere perché tu lo capisca? Non sei la cazzo di persona che stavamo aspettando. Ma cosa te ne può mai fregare? Sei solo uno stupido cacciatore che è passato di qui al momento sbagliato- mentre parlava l'uomo aveva una luce folle in fondo agli occhi -Si, ho deciso cosa fare con te. Tu hai ammazzato i miei amici, è giusto che ripaghi il debito. Addio-
Un boato invase la radura e Marek chiuse gli occhi di colpo. Quando gli riaprì pochi secondi dopo si trovava ancora li, contro il fianco del carro. Era morto? Questa era la morte? Poi vide l'uomo davanti a se; la pistola gli era caduta a terra e una macchia rossa si stava formando sui vestiti, allargandosi e inzuppandoli sempre di più. Sangue. Nei suoi occhi non c'era più la pazzia e la malvagità di prima ma solo stupore. Poi con un tonfo sordo cadde a terra di colpo.
Si rialzo per vedere chi potesse aver sparato. Dietro il cadavere dell'uomo, a una decina di metri, lungo il limitare della radura c'era una sagoma con la pistola fumante ancora alzata. Kolin. Era stato il mercante a sparare al tipo. Si avvicinò barcollando lasciandosi cadere affianco a lui.
-Grazie- disse Marek dopo alcuni minuti passati in silenzio.
-O lui o te, non avevo tante scelte. E con te sono in debito- rispose Kolin.
-Avresti dovuto sparare a me allora- quella risposta suscito una risata in entrambi ma si spense in fretta.
-Non avevo mai ammazzato qualcuno prima d'ora- la mani del mercante tremavano ancora visibilmente.
-Neanch'io se ti consola. Niente di umano almeno. Come stai?-
-Non bene ma senza il tuo aiuto Marek adesso credo che starei decisamente peggio. Almeno non ho frecce impiantate in testa. Come hai fatto a capirlo?-
-Il cadavere e la tua risposta Kolin. Quando ho visto quei resti c'era qualcosa che non quadrava. In primo luogo puzzavano troppo per essere stati sbranati ieri sera e poi quelle non sono ferite da morso recenti, sono troppo vecchie. Quindi quel cadavere non poteva essere li solo da qualche ora. Probabilmente non è neanche umano ma è rovinato a tal punto che è difficile dirlo-
Kolin sembrava stupito. -E la mia risposta?-
-Nessuna buona guida prenderebbe una scorciatoia in mezzo alla foresta per andare a Tulsa, la strada è molto più agevole e veloce, soprattutto se hai anche un carro con te. Conoscendo bene la foresta credo non sia difficile portare un carro fin qua, un luogo perfetto per una trappola. Da qui fino alle rovine la strada non è difficile, e poi da li è semplice tornare sulla strada principale. Una trappola perfetta. E il carro anche, perché dei lupi farebbero cadere un carro? Non aveva molto senso-
-Ma allora perché mi hanno aspettato qua? E i lupi?-
Marek ci pensò su un attimo prima di rispondere. -Non lo so con certezza ma credo che i lupi fossero addestrati e quando ne hanno visti tornare solo due su quattro avranno capito che c'era qualcosa che non andava. Quindi ti hanno aspettato qui, di sicuro saresti tornato a cercare le merci, sperando di ammazzarti. Da morto certamente non avresti creato problemi. Pensa cosa sarebbe successo se loro fossero tornati indietro con le tue merci dicendo che eri finito vittima dei lupi e poi magari tu saresti spuntato fuori; non volevano correre rischi. Comunque, tu hai una pistola! Non potevi dirmelo prima?-
-Intendi questo ferro vecchio- disse indicando la pistola accanto a lui -Sai usarla?-
-Ehm no- rispose imbarazzato Marek -Tu si però!-
-Ma di certo non ho la mira che hai tu con arco e frecce, non avrei nemmeno saputo dove sparare. E poi nell'agitazione del momento...- anche Kolin era un po' imbarazzato.
-Amen, è andata com'è andata e siamo ancora vivi-
-Predoni del cazzo, avete avuto quel che meritavate- Kolin sputò in direzione del cadavere.
-Già, ora faremo meglio a sistemare le cose e rimetterci in marcia, abbiamo un bel po' di strada da fare-
Rimisero dritto il carro con poco sforzo e controllarono se aveva danni alle ruote o alla struttura ma sembrava integro. Raccolsero le casse e i pacchetti sparsi per terra e gli impilarono ordinatamente; i pochi rotti cercarono di riparli come meglio potevano. In meno di venti minuti avevano sistemato tutto quanto. Marek recuperò anche la pistola usata dal predone e la sua fondina. Non se ne intendeva molto di armi da fuoco e preferiva arco e frecce ma non si poteva mai sapere.
-Il cavallo! Come facciamo a trainare il carro senza di lui?-esclamò Kolin di colpo.
-Tranquillo, puoi sempre trainarlo tu Kolin-  
-Non sei divertente Marek. E' un problema serio, non ho intenzione di lasciare qua la mia merce, specie dopo averla appena ritrovata-
-Non dovrai farlo allora. Dubito che quei predoni abbiano ammazzato il cavallo. Si possono rivendere per un sacco di soldi nei posti giusti. L'avranno solo nascosto in attesa del tuo ritorno; in fin dei conti sarebbe stato difficile per un cavallo legato sopravvivere ad un attacco da parte di lupi-
Le ricerche non durarono molto. Dopo mezzora infatti lo trovarono legato a un albero poco distante dalla radura. Vicino ma a distanza di sicurezza erano legati i due lupi sopravvissuti. Si trattava di un ottimo cavallo da tiro, robusto e con gambe resistenti, il pelo era marrone chiaro, ben strigliato. Emise uno sbuffo di gioia quando Kolin gli si avvicinò e gli accarezzò il muso anche se nei suoi occhi si vedeva l'agitazione per i due predatori che riposavano la vicino.
-Bravo Igor, bravo- mentre Kolin slegava il cavallo, Marek si avvicinò ai due lupi che stavano riposando. Appena videro che si stava avvicinando cominciarono a ringhiare e mordere l'aria verso la sua direzione ma la corda li costringeva a rimanere vicini all'albero dov'erano legati. Erano affamati, e cattivi. Pericolosi. Il cacciatore prese la pistola che aveva rubato al cadavere del loro padrone e la puntò contro uno di loro. La bestia continuò a ringhiare incurante del pericolo che incombeva su di lei. Il cacciatore prese la mira, non aveva mai sparato ma non gli sembrava difficile, bastava solo premere un grilletto in fondo. Lo  premette. Un boato invase la foresta e il lupo morì. Un silenzio inquietante calò intorno a loro. L'altro lupo aveva smesso di ringhiare e Kolin e il cavallo lo fissavano immobili.
-Perché l'hai fatto?- sbottò all'improvviso il mercante -Mi hai fatto prendere un colpo e quel povero animale non poteva di certo farti del male-
-Quel povero animale, come dici tu, ha cercato di mangiarti ieri sera- rispose Marek con voce piatta -E poi cosa dovrei fare? Ammazzarlo qui e ora è di certo più clemente che lasciarlo morire di fame-
-Si certo. Ma potresti sempre liberarlo...-
Marek ignorò le parole del mercante e mirò all'altro lupo. Quest'ultimo non ringhiava più dopo aver visto la fine che aveva fatto il suo compagno. Si limitava a fissarlo, con occhi pieni di rabbia e paura. Il cacciatore premette il grilletto un'altra volta.

* * *

Una volta tornati indietro legarono Igor al carro. Portarlo il carro via dalla radura risultò problematico, soprattutto per l'assenza di un sentiero preciso e perché Marek non conosceva molto la zona. Alla fine riuscirono a ritornare fino alle rovine da dov'erano partiti e da li raggiunsero la strada principale. Procedettero a passo costante, seduti sopra il carro. Igor non era velocissimo ma in quel che gli mancava in velocità lo compensava con un'elevata resistenza.
La giornata si trascinava lentamente e spesso i due chiacchieravano per passare il tempo. Marek scoprì che Kolin gli stava molto simpatico, era un tipo alla mano dopo un po' che ci facevi conoscenza. Kolin gli raccontò a grandi linee la sua storia: figlio di due mercanti, frequento il periodo obbligatorio all'accademia dell'Esercito di Ferro ma finito quello preferì seguire la professione di famiglia; non era tagliato per la vita da militare. Gli parlò anche della città dov'era cresciuto, New Rock. Fu costruita dall'Esercito di Ferro sopra i resti di una cittadina andata distrutta durante la Guerra e insieme ad Ashville, più a est, era una delle due grandi città di confine ovvero le due più grandi città poste sul confine con le Terre Mutanti. Nel corso degli ultimi due secoli era stata fortificata, per via dell'alto numero di guerre combattute coi mutanti ma negli ultimi cinquant'anni la situazione si era calmata e New Rock era diventata un polo commerciale tra i territori mutanti e quelli sotto l'Esercito di Ferro.
Il sole tramontò piano piano oltre l'orizzonte, la luce diurna diminuì lentamente e venne rimpiazzata da quelle più fievole della luna, delle stelle e degli sporadici alberi-luce cresciuti qua e la.
-Meglio fermarsi e trovare un posto dove accamparsi- mentre parlava Marek scorse un piccolo prato poco più avanti illuminato da un albero-luce -Possiamo andare là-
-É sicuro come posto?- chiese Kolin.
-Tranquillo, questa parte della foresta in genere è abbastanza calma- rispose Marek. Era questo il motivo principale per cui aveva deciso di venire in questa parte della foresta, per quanto la conoscesse poco. Non aveva voglia di cacce difficili o turbolente quando era partito ma a quanto pareva al destino piaceva scherzare. Gli ultimi due giorni non rientravano molto nella sua idea di caccia tranquilla, per quanto non si lamentasse di ciò che gli era capitato.
Con un colpo di redini da parte del mercante Igor li condusse rapidamente verso il prato. Una volta li tolsero il cavallo dal carro e lo legarono a un albero vicino lasciandolo pascolare liberamente. Marek accese in fretta un fuoco e si mise a curare un coniglio che aveva catturato durante la giornata, quando si erano fermati a riposare un attimo verso mezzogiorno. In poco tempo il coniglio fini a cuocere sopra uno spiedo rilasciando nell'aria un invitante profumo di carne.
-Sei bravo Marek- la voce del mercante era carica di stupore.
-Niente di che, sono cose che ti insegnano fin da bambino- a Marek tornò in mente il ricordo del suo primo arco, un regalo di suo nonno per il suo sesto inverno.
-Siete tutti cacciatori al tuo villaggio?-
-La maggior parte si. I pochi che non lo fanno hanno una bottega o un negozio-
Quando il coniglio fu pronto lo mangiarono con avidità, in quanto era dalla mattina che non mettevano qualcosa di sostanzioso sotto i denti. Alcune mosche ronzarono attorno a Kolin e lui le scaccio via con una manata. Queste tornarono alla carica subito dopo ancora più insistenti.
-Stupide e fastidiose mosche-
-Così non otterrai niente- Marek rideva vedendo gli sforzi del mercante -Lanciagli un pezzettino di carne e ti lasceranno in pace-
La cena passo tranquillamente tra battute e scherzi. Una volta finita continuarono a scambiarsi battute e storie divertente. L'atmosfera era allegra e carica di vita ma alla fine il sonno prevalse anche sul loro buonumore. Mentre il mondo reale svaniva piano piano Marek pensò che alla fine era stato fortunato a incontrare questo Kolin. Non si era mai divertito tanto in una caccia e non gli erano mai capitate così tante cose tutte insieme

* * *

Marek si svegliò presto, il cielo aveva appena iniziato a rischiararsi e si vedevano ancora delle stelle. Aveva un bisogno urgente di andare in bagno quindi si inoltrò un po' nella foresta. Trovò il posto giusto e svuoto la sua vescica con grande piacere. Quando tornò all'accampamento vide che anche Kolin si era svegliato e stava facendo qualcosa con la sua pistola. Era smontata davanti a lui e ne stava pulendo ogni singolo pezzo.
-Cosa fai?- domandò Marek incuriosito avvicinandosi.
Il mercante prese un colpo sentendo di colpo la voce ma si tranquillizzò subito quando vide che era Marek -Sto pulendo l'arma-
Vedendo che Marek non capiva bene a cosa potesse servire una cosa simile glielo spigò meglio -Le armi da fuoco hanno bisogno di una manutenzione regolare o rischiano di rompersi o incepparsi quindi vanno pulite con cura ogni qual volta si possa-
-Quindi tu saresti un esperto di armi da fuoco?-
-No, sono solo nozioni di base che si imparano all'accademia. Mi piaceva un sacco quel corso- vedendo l'arco di Marek poi gli sorse spontanea una domanda -Ma voi non avete armi da fuoco?-
-Al villaggio solo qualche fucile ma non mi è mai interessato, sono troppo rumorosi per la caccia. Noi cacciatori preferiamo i vecchi arco e frecce, silenziose e letali. E con tutto il rumore provocato da quei cosi- indico la pistola di Kolin -Rischiamo di far scappare le prede. O di diventarlo noi stessi-
Poi gli tornò in mente la pistola recuperata dal predone morto e la tirò fuori -Non è che puoi insegnarmi a usare un po' questa?-
-Mi è sembrato che ieri sapessi come si usava una di queste- rispose guardingo il Kolin. Poi con un tono più leggero aggiunse -Non erano troppo rumorose?-
-Si. Ma essere previdenti non fa mai male. E poi non potrò certamente sparare a qualcuno in maniera decente usandola come ieri-
-Su questo non potrei essere più d'accordo. Mai visto qualcuno impugnare la pistola in modo tanto brutto. Dai da qua- Kolin prese la pistola del bandito e iniziò a esaminarla -É un vecchio modello ma è tenuta abbastanza bene. Proiettili standard, 9mm, caricatore da 24 colpi-
Mentre facevano colazione con i resti del coniglio della sera precedente Kolin gli spiegò a grandi linee i pezzi principali. Quando ripartirono aveva iniziato a capirci qualcosa nel casino di informazioni che Kolin gli aveva dato sulle pistole. Ma perché non erano semplici come arco e frecce?
La giornata trascorse lenta e tranquilla. La strada per tornare al villaggio non era molto difficile ma capitava che nel corso dei secoli fosse andata distrutta o ostruita da qualcosa quindi a volte dovevano fare delle deviazioni per aggirare gli ostacoli più grandi. La maggior parte delle chiacchierate ruotavano intorno alle armi da fuoco dato che Kolin dovette rispiegare più e più volte le varie cose. A metà pomeriggio Marek era riuscito finalmente a capire bene come sparare e ricaricare, insieme a quali erano i pezzi principali e come pulirli.
-Ehi Kolin, non è che hai anche delle munizioni la dietro?-
-Si ne ho, ma costano parecchio- guardo Marek -Ma però sono in debito con te di una vita e ti avevo promesso uno sconto. Facciamo così, io ti regalo le munizioni e il debito è saldato?- gli porse la mano.
-Mi sembra di averti salvato due volte- rispose esitante il cacciatore.
-E una l'ho ripagata uccidendo quel predone del cazzo- gli porse ancora la mano -Affare fatto allora?-
-Andata- rispose Marek afferrando la mano del mercante.
-Quando arriviamo al villaggio sistemiamo tutto allora. Quanto manca a proposito?- il sole ormai stava tramontando e il cielo che si  scorgeva tra le chiome degli alberi si tingeva di un colore rossastro.
-Ci dovremo quasi essere. Venti minuti ancora, forse meno-
Da oltre gli alberi si levò una colonna di fumo, qualcosa stava bruciando.
-Marek, per caso il tuo villaggio si trova vicino a quella colonna di fumo?-
-Si trova proprio lì- la voce del cacciatore era parecchio preoccupata -Accelera cazzo-
Il mercante diede un sonoro colpo di redini e Igor accelerò di colpo. A vederlo non si pensava potesse andare così veloce. Man mano che si avvicinavano l'odore di fumo in sottofondo cresceva. Cos'era successo al villaggio? Marek era sempre più preoccupato. Cosa aveva preso fuoco?


   
 
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