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Autore: Ice Star    27/07/2014    2 recensioni
-Non sono....veramente qui...- disse affannosamente il verde
-Cosa significa che non sei qui? Perchè dovrei salvarti?- chise agitata la rossa
-Non lo so....non so perché solo tu puoi salvarmi, così....così come non so dove mi trovo...so solo che..-fece una lunga pausa, prendendo fiato -.. sono morto, in un certo senso- sorrise amaro.
-M-Morto?-chiese incredula.
-Ma non per sempre!- cercò di correggersi -Dovete aiutarmi....sono tutti in pericolo....siamo in pericolo-
Genere: Avventura, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Mugiwara, Nico Robin, Nuovo personaggio | Coppie: Nami/Zoro
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Dedicato a tutti voi che continuate a leggere ciò che scrivo.
Grazie....




CAPITOLO 17

 

Doveva allontanarsi il più possibile da loro, era solo questo che gli ronzava in quella piccola testa da gatto.

Aveva agito d'istinto, scappando velocemente nella foresta al calar delle tenebre, ma in quel momento, alla luce del sole che albeggiava e verso quella che sapeva essere la sua fine, si pentì di aver seguito il proprio istinto.

Continuavano a dire che lo avrebbero salvato, ma sapeva di non avere più speranza. Al contrario, se la sua anima fosse stata ancora nel corpo, Robin sarebbe potuta tornare indietro, al sicuro, ma c'era bisogno di sbrigarsi ed era per quel motivo che si era avventurato di notte tra gli alberi bui e su per quella rovinosa montagna: assicurarsi dell'esistenza di una scappatoia per la compagna.

Si fermò per un paio di secondi e, voltando la testa indietro, vide solo una tortuosa discesa che, ruotando tutt'attorno alla montagna, era l'unica strada per tornare sui propri passi.

Zampettò verso il bordo del dirupo e, guardando in basso, si rese conto di aver percorso già molta strada. Si stupì per non aver perso l'orientamento ma, se qualcosa ti attira come un'ape al miele, è difficile perdere la bussola.

Così si sentiva Zoro: un'ape richiamata al miele, uno stupidissimo insetto finito nella tela del ragno e col destino già segnato.

Mosse la coda con fare arrabbiato ed i suoi occhi smeraldini, si puntarono sull'haramaki verde in miniatura che spiccava sul suo pelo nero. In quell'istante si ricordò di Nami, la sua mocciosa; era anche per lei che aveva deciso di tornare nella tana del lupo, per dimostrarle che non c'erano più speranze e per dirle che sarebbe potuta vivere benissimo anche senza la sua presenza.

In fondo....uno spadaccino non è vitale a bordo di una nave pirata......sono sempre stato un peso per loro e la mocciosa aveva ragione a definirmi uno stupido arrotacoltelli senza cuore......non riusciranno a salvarmi, però....” osservò la strada che aveva ancora da percorrere e, nonostante la stanchezza della notte passata a zompettare unita alla fame e alla sete, riprese il cammino con un'unica idea in testa:

Per Robin c'è ancora speranza.....”.

 

 

 

 

Con un movimento lento delle gambe e delle braccia Nami si stiracchiò, muovendosi piano sul giaciglio di foglie improvvisato. Aprì gli occhi ancora assonnati e, sedendosi e continuando a distendere gli arti, si lasciò sfuggire un sonoro sbadiglio.

Si passò una mano tra i lunghi capelli, cercando di sistemarli alla meglio e si guardò attorno abituandosi presto alla luce del sole già alto.

Anche gli altri, chi più chi meno, erano già in piedi e si stavano preparando a quella che si prospettava essere una delle più dure giornate di quel periodo: Sanji cucinava qualcosa su di un fornello fatto di mattoni e una pentola di terracotta che aveva costruito il carpentiere che, usando le sue enormi mani, sventolava sul fuoco con un ventaglio di carta tirato fuori da chissà dove; accanto a loro Kiku osservava la sorellina che, in preda alle risate, si contorceva a terra, facendo sfuggire anche alla rossa un sorriso; la causa di quelle risate fu presto trovata perché, in piedi davanti a loro e con dei buffissimi baffi disegnati sotto il lungo naso, Usopp stava evidentemente raccontando qualche buffa storiella causando anche le risate di Chopper e di Brook, seduti poco lontano; voltando lo sguardo alla sua sinistra, la navigatrice vide il capitano intento a ronfare a pancia in giù sulla terra umida e fredda, molto probabilmente era stato buttato a terra per essere svegliato con evidente insuccesso.

Rise, con una mano davanti alla bocca, osservando la buffa espressione di Rufy che sbavava domandando del cibo.

-Nami-swaaaaaan! Ben svegliata, mia dea!- come ogni mattina, il biondo le piroettò attorno immergendola di cuoricini rosa.

-Buongiorno a te, Sanji-kun- rispose sorridente.

-Vedo che oggi ti senti meglio, rossa!- affermò Kiku osservandola.

-Sì, lo vedo anch'io! Non è che oggi avresti voglia di mostrarmi le tue mutand...-

Neanche il tempo di terminare la sua solita e sconcia richiesta, che lo scheletro si ritrovò con la faccia infossata nel terreno ed un bernoccolo in bella vista tra i capelli afro.

-NON FARMI CERTE DOMANDE DI PRIMA MATTINA, RAZZA DI MANIACO!!- con sguardo omicida e denti a squalino la rossa spaventò tutti ma, tornata normale, decise di svegliare il moro.

-È inutile che ci provi, nemmeno le cannonate sveglierebbero il nostro suuuuuper-dormiente capitano- cercò di fermarla il cyborg, continuando a tenere acceso il fuoco.

-Non preoccuparti, Franky, ho i miei metodi io...- con un ghigno poco rassicurante la rossa si fermò esattamente accanto al ragazzo e, con estrema lentezza, caricò il pugno all'indietro.

-Credo che Rufy si sveglierà presto....- rise isterico il cecchino, osservando gli occhi spiritati della ramata.

-Ahio!!- detto fatto.

Con un balzo degno del miglior saltatore del mondo, Rufy si svegliò con un bernoccolo fumante in testa.

-Che succede?- si passò un pugno chiuso sopra un occhio, ancora mezzo addormentato.

-Buongiorno, Rufy- gli sorrise eterea la rossa, riportando il pugno lungo il fianco.

-Buongiorno, Nami!!- rispose con un sorriso a trentadue denti, mettendosi in piedi con un balzo.

-Ma non gli fa male?- chiese Riku con tono infantile alla sorella, indicandosi il capo.

-Non preoccuparti, lui è fatto di gomma e non sente dolore- le poggiò una mano tra i capelli accarezzandola piano.

-Okay!- le labbra rosee della bimba si piegarono all'insù, mentre Usopp e Chopper, con due bacchette nel naso che tenevano loro la bocca aperta, ballavano in modo imbarazzante e privo di ritmo, scandito dalla chitarra del musicista che strimpellava alle loro spalle.

Nami sorrise di nuovo, sorrise come non faceva da qualche giorno, preda di pensieri tristi e dolorosi riguardanti il suo buzzurro e, in quel momento, anche Nico Robin.

Sollevando gli occhi dal terreno ricoperto di foglie in cui aveva perso lo sguardo, si osservò attorno, alla ricerca della felina figura del nakama. Accanto al giaciglio su cui aveva dormito, ce n'era uno più piccolo fatto apposta per lui, ma era vuoto.

-Ehi, ragazzi! Sapete dov'è Zoro?- aveva una strana sensazione, come il presentimento di qualche disgrazia imminente.

-No, da quando mi sono alzato non l'ho visto. E tu, Chopper-san?- lo scheletro fermò la musica e tutti i pirati puntarono gli occhi sulla rossa.

-No, nemmeno io. Ma Sanji si è svegliato prima di tutti- allungò lo zoccolo indicando il cuoco.

-Sì, mi sono alzato prima degli altri, ma non ho notato se il posto accanto al tuo fosse vuoto, Nami-san- sbuffò una nuvola di fumo, sbucciando le castagne che, nel frattempo, si erano ben cotte.

-Forse si è perso...-

-Sì, credo che il fratello naso-lungo abbia ragione- asserì il cyborg, spegnendo il fuoco.

-E che facciamo? Come ritroviamo il micetto?- si preoccupò la piccola Riku.

-Non c'è bisogno di preoccuparsi, seguiremo il filo e lo ritroveremo- Kiku abbassò gli occhi alla tazza che le aveva servito il cuoco: si trattava di un infuso di spezie selvatiche e, un po' di calore, non le avrebbe fatto male con il fresco di quella mattina.

-Cosa intendi con “seguire il filo”?- chiese Rufy spostando l'attenzione dal cibo alla giovane.

-Io vedo le anime e, osservandole, posso vedere il filo rosso del destino che lega fra loro le anime gemelle. Per chi non conoscesse la leggenda, si tratta di un filo rosso che collega i mignoli sinistri di un uomo ed una donna. Coloro che sono uniti da questo filo sono anime gemelle- non aveva alzato gli occhi dalla sua tazza nemmeno per un momento, certa di avere gli occhi di tutti a scandagliarla come se fosse una rarità.

-E seguendo il filo che Nami ha legato al dito, troveremo Zoro! Capito!!- il capitano riassunse la storia e sorrise a trentadue denti, fissando la compagna che si era mimetizzata con i capelli.

-Che vi succede? Sanji! Brook! Vi sentite male?- preoccupato, il piccolo Chopper si avvicino ad i nakama che, dopo aver sentito la storia, si erano seduti al limitare della radura, in una zona ombrosa.

Sanji si era definitivamente arreso all'evidenza e stava singhiozzando frasi sconnesse, mentre Brook, oltre a parlare in modo sconnesso, rideva in modo isterico.

-Non ci credo....la mia dea....non ci credo....la mia dea....-

-Yoh-oh-oh....Nami-san....non vedrò le sue mutandine....non potrò più importunarla....Yoh-oh-oh...-

-Non ti preoccupare, Chopper! Sono solo tristi del fatto che Nami e Zoro siano anime gemelle!- alzando la voce, il cecchino girò abilmente il dito nella piaga, osservando i due compagni piangere silenziosamente.

-Ma come faremo a trovare Nico Robin?- incrociando le enormi braccia al petto, Franky alzò il volto al cielo, pensando ad alta voce.

-Sì, sì! Seguiremo il filo legato alla mia mano, guarda!!- con un balzo, il cuoco era già di fronte alla corvina che, scettica, si era ritrovata la mano sinistra del ragazzo vicino al volto.

Come se nulla fosse, la ragazza allontanò la mano dal suo viso e, dopo aver soffiato sul liquido nella tazza, ne bevve un paio di sorsi.

-Io so già come trovarla e non sei tu ad essere la sua anima gemella. Essere l'anima gemella di qualcuno non vuol dire per forza doversi amare e vivere insieme, questo sta alle persone interessate deciderlo, tutto qui...- bevve di nuovo e, in un solo sorso, svuotò la tazza.

-Aspetta, hai detto che non è lui ad essere legato a Robin. Allora tu sai chi è legato a lei...- il nasone si mise una mano sotto il mento, osservandola curioso.

-Hai un ottimo spirito d'osservazione, nasone- ghignò verso di lui, poggiando la tazza di fronte a sé -C'è qualcuno che è legato a quella donna, e credo che molti di voi abbiano capito di chi si tratti- osservò di nuovo il cecchino che, sentendosi chiamato in causa, mosse la testa in segno negativo.

Anche Chopper, Sanji, Brook e Franky lo imitarono.

-Seriamente? Davvero nessuno di voi ha capito nulla?- Kiku si spiaccicò una mano in faccia, sospirando sconfitta.

Ma c'è qualcuno qui con un po' di cervello oppure....”

-Rufy- la ramata bloccò i suoi pensieri, fermando anche il tenue vociare dei compagni -Robin e Rufy sono anime gemelle, vero?-

La corvina alzò lo sguardo su di lei che, nel frattempo, era rimasta in piedi al centro della radura.

-Non dire sciocchezze, Nami-swan! La bellissima Nico Robin e quel pozzo senza fondo privo di educazione di Rufy?!- indicò il capitano che, sentendosi chiamato in causa, si voltò verso di loro con le guance gonfie e piene di castagne, mentre un rivolo di bava gli scendeva dalle labbra.

-B-Beh....in effetti.....-

Sembra più un criceto che un essere umano....”

-E invece è come ha detto lei. Loro due sono anime gemelle, esattamente come lei e lo spadaccino-

Alzò lo sguardo, ghignando apertamente alle espressioni dei presenti: Sanji si era pietrificato con un paio di lacrimoni sotto gli occhi; Brook era steso a terra come morto; Chopper, Usopp e Franky piangevano di felicità per gli amori sbocciati; Rufy si guardava intorno completamente rosso in viso, avendo capito la storia delle anime gemelle e Riku rideva a crepapelle assieme a Nami.

Certo che sono proprio dei personaggi buffi questi pirati....”

-Comunque..- riprese la ramata asciugandosi le lacrime dovute alle troppe risate -...non abbiamo ancora capito dove si trovi Zoro...- il sorriso le era completamente sparito dal volto, lasciando spazio al dubbio e alla preoccupazione.

-Potrebbe essersi perso come ha detto Usopp-san- propose Brook.

-Forse il mucchietto d'ossa e naso lungo hanno ragione- asserì il cyborg beccandosi delle occhiatacce dai due interpellati.

-Forse avete ragione....ma perché si sarebbe dovuto allontanare?-

-Non preoccuparti, Nami-swan!- le poggiò una mano sulla spalla il cuoco -Se, come ha detto la bellissima Kiku, grazie a te possiamo trovare il marimo, non dobbiamo avere paura, no?-

-Sì, hai ragione Sanji- rispose al sorriso dell'amico, distendendo il volto rassicurata.

-Bene, credo che potremmo anche andare...- interruppe la corvina, alzandosi in piedi e scuotendosi il kimono dalla terra.

Tutti annuirono, stranamente fiduciosi e meno tesi del giorno precedente e, con cuor di leone, si diressero verso i piedi della montagna.

 

 

 

 

 

-Ora che facciamo?-

-Non iniziare a lamentarti, Rufy!-

-Che posso farci se mi annoio, Usopp?-

-Stai zitto, babbeo!-

-Concordo con Sanji!-

-Uffi- sconsolato si gettò a terra a peso morto, osservando con ben poca curiosità le mosse della corvina.

Kiku si era tolta al benda dal viso e, con quell'occhio che metteva i brividi, si guardò tutt'attorno.

-Dobbiamo seguire il sentiero che ruota attorno alla montagna- disse sicura di sé, osservando una piccola stradina che, girando attorno alla montagna, portava alla cima di essa.

-Ne sei certa?- volle essere sicura la rossa.

-Entrambi i fili legati alle vostre mani vanno in quella direzione. Non so che cos'abbia in mente lo spadaccino ma......ho uno strano presentimento- deglutì rumorosamente, mentre una manina le tirava un lembo del vestito.

Abbassò lo sguardo, incontrando gli occhi colmi di lacrime di sua sorella e, inginocchiandosi di fronte a lei, le chiese cosa fosse successo.

-Ho paura....sta succedendo qualcosa e....il gattino non sta bene...- scosse la testa a destra e a sinistra, facendo vorticare le treccine bionde.

-Ma di che parla?- domandò Franky con il solito tono scettico nella voce.

-Ve l'ho detto che ha una specie di sesto senso. Se dice che qualcosa non va, vuol dire che qualcosa non va- lo fulminò con lo sguardo dopo essersi rimessa in piedi.

-Ora muoviamoci e tu non avere paura, non ti accadrà nulla- sorrise dolce alla piccola Riku, prendendole la mano e cominciando a seguire il sentiero.

Le cose si mettono sempre peggio! Ma cos'è saltato in mente al buzzurro, accidenti!!”

 

 

 

 

 

Non sentiva nulla, a parte l'intenso mal di testa che le annebbiava i sensi.

Mosse di poco la testa, aprendo gli occhi ed osservando i suoi capelli ebano che le ricadevano davanti al viso.

Non smetteva di pulsare, quella tremenda emicrania che minacciava di farle esplodere il cranio ma, quando tentò di portarsi una mano alla nuca, si accorse di essere completamente bloccata.

Mosse veloce gli occhi azzurro cielo attorno a sé, accorgendosi di essere intrappolata in una posizione alquanto scomoda: i piedi non poggiavano a terra e la schiena era piegata leggermente in avanti mentre la testa pendeva dal collo, troppo esile per sopportare il peso del suo cervello; le braccia e le gambe erano bloccate da degli spuntoni di roccia che, sia dal muro alle sue spalle, sia dalla roccia sotto di lei, la inglobavano in una specie di reticolato di pietra. Anche il busto ed il bacino erano immobili ed i suoi vestiti, ormai logori, erano inzuppati dal suo stesso sangue.

Strinse gli occhi, sentendo una dolorosa fitta partirle dal fianco destro e diramarsi in tutto il corpo. Sporse il volto in avanti e vide, con non poca sorpresa, un taglio lacerarle la candida pelle all'altezza delle costole.

Digrignò i denti, mentre il suo corpo cominciava a scaldarsi sempre di più in preda alla febbre.

Ma cosa...succede?....”

-Vedo che ti sei svegliata, mia cara ospite...- una voce dolce e gelida irruppe i suoi pensieri, mentre un paio di occhi perfettamente identici a quelli di Kiku brillavano nel buio di quella piccola grotta.

Solo in quel momento Robin si guardò attorno, constatando di essere in una grotta, probabilmente sul lato di una montagna, ma non sapeva né come né quando fosse arrivata lì. Osservando la luce alla sua destra, dalla parte opposta a quella da cui giungeva la voce, vide il cielo colorarsi lentamente d'oro e capì che era appena l'alba.

Stanno arrivando....lo so....non devo mollare....”

-Ancora con questi pensieri? Devo ammetterlo, è la prima volta che non riesco ad estrapolare l'anima da un corpo....- rise, la strana voce che, per quanto dolce potesse essere, nell'archeologa non provocava altro che brividi.

-C-Chi....sei?- la voce era affannata a molto bassa.

-Indovina indovinello, chissà chi è questo demone cattivello?- cantilenò divertita nel vederla tossire e sputare sangue .

-Ti ho chiesto....chi sei....rispondi- tossì violentemente per un altro paio di volte ed un rivolo di sangue le scese lungo il mento, sporcandole la gola.

-Non dovresti stancarti così, povera piccola pecorella smarrita- una sfilza di denti bianchi come la neve brillò nel buio e Robin spalancò gli occhi in un moto di sorpresa mista a paura.

-C-Che vuoi....da me?- cercò di dimostrarsi impassibile nonostante il calore della febbre ed i brividi di freddo della paura.

-Ma come? Ti sei già dimenticata di me?- disse con falsa tristezza -Ti avevo promesso l'amore e la felicità senza più sofferenze! E tu cosa fai? Ti ribelli a me e non mi permetti di prenderti l'anima! MA CHI TI CREDI DI ESSERE?- gli occhi divennero totalmente rossi e la mora ebbe come l'impressione che stessero prendendo fuoco.

Non rispose né pensò a nulla, avendo ormai capito che quel demone, chiunque fosse, aveva al capacità di leggerle nel pensiero.

-Non dici nulla, eh? Sei solo una lurida puttana che non mi permette di assistere allo spettacolo!- i denti brillarono di nuovo nel buio ed un sorriso dolce accompagnato ad un paio di occhi dalla luce folle fecero impallidire la povera donna.

-Sai cosa ti faccio? Ora mi diverto un po' con te....- canticchiando una canzoncina le cui parole non erano udibili alla mora, mosse gli occhi verso la parete alle sue spalle.

Accadde tutto in un solo attimo.

Il rumore di qualcosa che rompeva la roccia, un dolore acuto all'altezza dell'addome, il freddo che l'abbracciava con somma delicatezza.

Abbassando gli occhi, Nico Robin si rese conto che un altro spuntone di pietra le aveva perforato la carne, esattamente all'altezza dell'ombelico, trapassandola da parte a parte.

Non riusciva più a sentire la carne ma riusciva ancora a vedere i brandelli della sua stessa pelle che ricadevano scomposti assieme a qualche pezzo di tessuto in un lago di sangue ai suoi piedi.

Il suo cervello, sempre freddo e calcolatore, era andato completamente in tilt e non sapeva cosa fare.

Non aveva nemmeno gridato, perché il dolore era attutito dallo stato di torpore della febbre, ma sapeva benissimo che, in condizioni talmente disperate, non sarebbe sopravvissuta a lungo.

Solo in quel momento ebbe un'illuminazione.

-Treinta Fleur- mormorò flebilmente, osservando il terreno di fronte a sé.

Non accadde nulla, nessuna mano spuntò in quel punto.

-Ma cosa....- boccheggiò, priva di aria e parole, sentendo il petto appesantirsi sempre di più.

-Pensi che non avrei provveduto ad una simile eventualità? Io osservo le mie vittime. Le studio prima di catturarle. Non pensi sia molto elegante la collana che indossi?- rise, con i denti stretti in un sorriso malefico.

Robin abbassò lo sguardo al suo petto dove, ad una piccola catenella che le circondava il collo, erano appese tre piccole pietre azzurro-grigio che, molto eleganti, si intonavano perfettamente al colore dei suoi occhi.

-Agalmatolite...- sussurrò, ormai preda dello sconforto.

Riabbassò la testa, puntando lo sguardo stranamente spento al terreno sotto i suoi piedi e, preda di una scarica di tosse, la sua bocca si riempì di nuovo del ferroso sapore del sangue.

-Povera piccola, stai male?-

Alzò gli occhi, infervorata dalla rabbia e dall'esasperazione di quell'assurda situazione e restò stupita nell'osservare un paio di iridi azzurro chiaro fissarla con fare materno.

Ma che succede?...”

-Non ti preoccupare, sono sempre io, piccola cara- una figura esile e formosa avanzò dall'ombra e Robin poté finalmente osservare colei che l'aveva ridotta in quello stato.

Era una donna alta e le sue forme erano racchiuse in un elegante kimono nero con dei ghirigori azzurri disegnati sopra; la pelle lattea era priva di imperfezione e l'ovale del viso aveva una forma regolare con un paio di labbra rosso ciliegio che esaltavano l'azzurro chiaro degli occhi che avevano un taglio leggermente a mandorla. Dei lunghissimi capelli bianchi come la neve erano lasciati sciolti sulla sua schiena e contrastavano totalmente con l'abito scuro.

Era una donna bella ed aggraziata, una splendida visione agli occhi di chiunque e non sarebbe stato strano se qualcuno l'avesse scambiata per un angelo.

-Mi spiace che tu stia soffrendo...- fece qualche passo verso di lei facendo ticchettare le suole dei geta sul terreno

-Io...- non riuscì a parlare a causa del dolore al petto che la invase improvvisamente

-Mi spiace davvero tanto...- le sue labbra si schiusero in un dolce sorriso e gli occhi, argentei con le pupille rosse e verticali, sprizzavano follia.

Le afferrò i capelli neri con una mano e la strattonò all'indietro, costringendola a guardarla in volto.

Le sorrise dolce mentre i suoi occhi le scrutavano l'anima.

-Perché non ti arrendi? Tanto non verranno mai a salvarti e tu sai che lasciarsi andare è meglio che soffrire, no? Lo sai che la morte è un dolce abbraccio che ti culla dolcemente fino a farti venire sonno?- gli occhi tornarono azzurri e continuarono a squadrarle il volto pallido.

-T-Tu...tu lo....lo sai cosa vuol....dire....morire?- domandò con sarcasmo, piegando le labbra in un leggerissimo sorriso.

-Io? Io non lo so, ma riesco a sentire le grida delle anime ed è così bello poter ascoltare le loro voci implorare aiuto. Credo che chiunque preferirebbe la morte ad un'atrocità simile, no? Eppure tu non ti arrendi, ma riuscirò a farti desistere, piccola saputella- i suoi occhi non cambiarono colore, ma si ridussero a due fessure mentre la bocca si apriva in un ghigno sadico e malefico.

-C-Che...vuoi fare?- era sempre più affannata e la febbre cominciò a peggiorare per la ferita all'addome

-Per ora starò qui a guardarti soffrire, sarai tu a chiedermi di finirti- con passo militare tornò a nascondersi nell'ombra e, nonostante Robin non riuscisse a vederla, sapeva che quella donna era lì, assieme a lei.

Riabbassò lo sguardo e nella sua mente cominciò a rivivere, proprio come in un film, gli istanti più belli della sua vita: dal suo incontro con Sauro, alla sua ufficiale nomina di archeologa, fino alle feste prive di senso a bordo della Merry e poi della Sunny; rivide uno ad uno i volti dei suoi compagni che, sorridenti ed allegri, la invitavano a ridere, ballare e divertirsi con loro.

Chissà se la stavano cercando e chissà se stavano tutti bene.

Si domandò anche se le parole di Rufy fossero sincere e, con il cuore avvolto dalla speranza, sentì uno strano torpore invaderle le membra, mentre i suoi occhi si chiudevano piano.

Si addormentò e, proprio nell'istante in cui le sue palpebre si chiusero, una figura nera sgusciò dentro la grotta, nascondendosi tra le rocce di fronte a lei.

Un paio di iridi verde chiaro la studiarono con attenzione ed una coda lunga e fine cominciò a muoversi irrequieta assieme a dei lunghi baffi.

Non si è arresa, è ancora viva.....sta male, ma non posso aiutarla....” voltò la piccola testa verso il fondo della grotta in ombra, drizzando le orecchie ed appiattendosi il più possibile a terra, all'ombra delle rocce “Lei è qui....spero solo che gli altri trovino la strada....”.

Di grotte ce n'erano molte su quel versante della montagna e lo spadaccino sapeva che era difficile capire quale fosse quella giusta perché quel demone aveva creato una sorta di barriera e, non appena le gigantesche aperture nella roccia fossero stati visibili all'orizzonte, Kiku non avrebbe più potuto vedere né sentire nulla.

Era esattamente per questo che Zoro aveva lasciato un messaggio per loro di fronte alla grotta giusta.

Ora stava ai pirati trovarlo e salvare Robin; ormai lui sapeva di essere spacciato....

 


 

Quella piccola grotta non era altro che il sipario e quella montagna sarebbe stato un palcoscenico perfetto per un'orchestra.....


 

  
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