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Autore: Deadpool175    27/07/2014    0 recensioni
''Si diresse davanti alla matrigna, prese il suo volto tra le mani e le alzò la testa in modo da poterla guardare fissa negli occhi. –Volevano giustiziarti non appena fosti catturata. Ma io l’ho impedito. Io ho cercato sempre del buono in te. Sapevo che eri tu quella vecchietta che mi portò la mela, ma ho lasciato che tu mi facessi del male. Ora sei indebito con me. Esigo delle risposte!-
Non aveva mai pronunciato delle parole con tanto odio e disprezzo, per questo motivo le mani Biancaneve lasciarono il volto della matrigna e andarono a posizionarsi sulle sue labbra.
Dalla bocca della matrigna fuoriuscì una forte e gelida risata. –Hai cercato il bene dove non avresti mai potuto trovarlo!- le sue parole piene di rabbia risuonavano in tutta la cella. La pietra a forma di cuore umano che teneva tra le mani girava velocemente. –Io non ho mai posseduto un cuore. Il mio petto è vuoto!-
Terrorizzata dalla rabbia nella voce della matrigna, Biancaneve arretrò leggermente, andando a sbattere con la schiena contro la porta d’entrata.
-Vuoi delle risposte? Bene. Siediti, cara Biancaneve, perché la storia è veramente molto lunga.-''
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Biancaneve, Grimilde, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Prologo.

Verità.

 
La mezzanotte era passata ormai da tempo, la popolazione del villaggio si era rintanata tutta nel calore delle proprie case e il rumore dei passi di una donna, completamente ricoperta da un lungo mantello nero, spezzava quel gelido ed inquietante silenzio che sovrastava il minuscolo villaggio situato al centro tra due immense montagne.
La donna era diretta con passo veloce verso il manicomio del paese.
Con l’arrivo del nuovo detenuto, il manicomio era stato trasferito dalla lontana villa sulla vetta della montagna sinistra fiancheggiante il villaggio, nel vecchissimo ed abbandonato convento nella periferia di questo, in modo da poter essere sempre sotto l’occhio vigile e autoritario della famiglia reale.
La donna arrivò nei pressi della maestosa entrata dell’edificio. Una porta completamente di legno, con sulla cima due maschere di pietra che osservavano inquietantemente ogni singolo visitatore del luogo.
 La figura ricoperta di nero bussò tre volte. Il cancello, facendo un sinistro cigolio inquietante, si aprì, rivelando una minuscola vecchietta vestita di banco.
-La stavamo aspettando- disse, con voce rauca e bassa.
Scortò la donna lungo un lunghissimo corridoio di pietra, dove, lungo le pareti, erano disposte, una dopo l’altra, le buie e sporche celle degli ospiti del manicomio, che osservavano da dietro le proprie celle il cammino delle due donne, senza mai perderle d’occhio.
Arrivati al cospetto della novantanovesima cella, situata esattamente alla fine del corridoio, la vecchietta tese una mano rugosa ed esile verso la figura nera. Questa, dopo aver slegato un sottilissimo nastro verde smeraldo che le teneva legato il mantello, se lo tolse rivelando la figura di una donna dalla bellezza straordinaria con pelle candida come la neve e capelli neri come il carbone.
-È sicura, mia regina?- Disse l’anziana donna, accogliendo tra le sue mani il mantello nero che fino a poco prima aveva coperto la figura della donna che aveva di fronte.
-Sicurissima.- Rispose la regina, con voce dolce, ma allo stesso tempo decisa.
La porta della cella si aprì, mostrando la figura di una donna che molto tempo prima era stata la donna più bella del suo tempo, ma che si era tramutata in un’anziana dalla pelle rugosa, quasi sul punto di sgretolarsi, con il capo quasi del tutto calvo, se non per un paio di capelli bianchi che le scendevano sul volto.
L’unica cosa che non le era affatto cambiato: era il suo sguardo. Quello sguardo che aveva sempre infuso terrore in chiunque l’avesse incrociato.
La regina oltrepassò la porta d’entrata, avvicinandosi alla figura al centro della stanza.
Quest’ultima alzò lo sguardo da una pietra a forma di cuore umano che stringeva tra le mani e guardò fisso il volto della donna che aveva davanti a se, accennando un leggero sorriso.
-Salve, Biancaneve.-
-Madre … - Disse Biancaneve, raggelando per lo sguardo della matrigna. –Spero che tu stia bene.-
La donna abbassò nuovamente il volto verso la pietra che stringeva tra le mani ed iniziò a farla roteare tra di esse.  –Sei venuta per vedere quanto la mia bellezza sia sfiorita?-
-Affatto. Sono venuta per cercare risposte.- Le rispose Biancaneve, iniziando a girovagare per la cella.
Era un’enorme stanza, tutta dipinta di bianco, senza qualsiasi tipo di utensile capace di uccidere o ferire. L’unica cosa pericolosa in quella stanza era la donna che ospitava, o la pietra che aveva tra le mani. Quella pietra da cui non si era mai separata e che, di conseguenza, non avrebbe mai distrutto per ferire qualcuno.
-Risposte? Quali risposte?- chiese severa la matrigna.
-Perché … - Biancaneve esitò  -Perché mi hai fatto tutto quello che hai fatto.-
Dopo aver pronunciato queste parole, Biancaneve si sentì molto più leggera. Aveva eliminato il peso che la tormentava da quando la matrigna era finita in manicomio. Quel peso che non l’aveva fatta né dormire né mangiare per mesi interi. Quel peso che non le aveva fatto donare un erede a suo marito.
-Ci sono cose, cara mia, che nessuno è in grado di comprendere. – Disse la matrigna sempre con voce severa e gelida.
Biancaneve arrestò il suo girovagare per la cella. –Cercherò di comprendere.- La sua pazienza stava iniziando a scomparire.
Si diresse davanti alla matrigna, prese il suo volto tra le mani e le alzò la testa in modo da poterla guardare fissa negli occhi. –Volevano giustiziarti non appena fosti catturata. Ma io l’ho impedito. Io ho cercato sempre del buono in te. Sapevo che eri tu quella vecchietta che mi portò la mela, ma ho lasciato che tu mi facessi del male. Ora sei indebito con me. Esigo delle risposte!-
Non aveva mai pronunciato delle parole con tanto odio e disprezzo, per questo motivo le mani Biancaneve lasciarono il volto della matrigna e andarono a posizionarsi sulle sue labbra.
Dalla bocca della matrigna fuoriuscì una forte e gelida risata. –Hai cercato il bene dove non avresti mai potuto trovarlo!- le sue parole piene di rabbia risuonavano in tutta la cella. La pietra a forma di cuore umano che teneva tra le mani girava velocemente. –Io non ho mai posseduto un cuore. Il mio petto è vuoto!-
Terrorizzata dalla rabbia nella voce della matrigna, Biancaneve arretrò leggermente, andando a sbattere con la schiena contro la porta d’entrata.
-Vuoi delle risposte? Bene. Siediti, cara Biancaneve, perché la storia è veramente molto lunga.-

 
  
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