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Autore: bluecoffee    27/07/2014    0 recensioni
Will, Heidi, Austria, Karina ed Ivie si conoscono da quando hanno dodici anni, vivono in città diverse e si sentono solamente tramite lettere scritte a penna su carta, perché il loro è un rapporto che vivere grazie alle parole delle altre, si raccontano tutto e non tralasciano particolari. Quando si ha la possibilità riescono a vedersi su Skype, ma alla fine nessuna delle cinque vede l'altra di persona da sei anni, anche se Ivie abita in Florida e Heidi a Vancouver, anche se Will sopravvive in Francia e Karina stretta ad Oxford.
Cinque vite che hanno il loro marchio e che vivono di calligrafie e lettere, un'amicizia che va oltre il vedersi tutti i giorni e che riesce a saziarsi di parole e racconti, riuscendo a non dimagrire e restando stabile anche se il mare è una distesa così grande ed infinita.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(prologhi inconclusi)




 
Nessuno è migliore solamente perché non è incinta a solamente diciassette anni, nessuno è migliore solamente perché va a scuola tutti i giorni e prende bei voti, nessuno è migliore solamente perché ha una relazione stabile, nessuno è migliore solamente perché non fa foto in costume o intimo, nessuno è migliore solamente perché ha una famiglia perfetta alle spalle. Ognuno ha la propria storia, la propria vita ed i propri problemi, nessuno è migliore di qualcun altro perché non si riduce a lavorare per aiutare i genitori, perché alla fine tutti hanno le proprie situazioni e le proprie avventure da vivere. In qualsiasi stagione, in qualsiasi continente, in qualsiasi città, su qualsiasi oceano, in qualsiasi via ed in qualsiasi casa, ognuno ha la propria vita da raccontare e da vivere, non importa niente, solo i propri istinti e le proprie voglie da soddisfarre. Se una cosa ti sembra giusta la fai, se ti sembra sbagliata non la fai.
Will, Heidi, Austria, Karina ed Ivie si conoscono da quando hanno dodici anni, vivono in città diverse e si sentono solamente tramite lettere scritte a penna su carta, perché il loro è un rapporto che vivere grazie alle parole delle altre, si raccontano tutto e non tralasciano particolari. Quando si ha la possibilità riescono a vedersi su Skype, ma alla fine nessuna delle cinque vede l'altra di persona da sei anni, anche se Ivie abita in Florida e Heidi a Vancouver, anche se Will sopravvive in Francia e Karina stretta ad Oxford.
Non si vedono da sei anni, sanno tutto di tutte e trascrivono su carta segreti, pensieri, canzoni, frasi e discorsi. Sono solamente loro cinque, nessuno al di fuori di loro legge le loro lettere e nessuno al di fuori di loro le scrive, perché quando Austria ha dovuto mettere il gesso al braccio sinistro sono riuscite ad avere sue notizie grazie alle sue lettere stampate e spedite. A loro cinque non importa se esiste la posta elettronica, se esistono i computer, se hanno facebook o se hanno twitter, le lettere restano, perché le grafie sono diverse, talvolta illeggibili, ma va bene lo stesso, perché sono loro che scrivono, che raccontano e che non tralasciano particolari.





Will è sdraiata sul letto matrimoniale della madre, Andrèanne che sta facendo la valigia vicino alla figlia ed un sorriso in viso, perché non vede l'ora di andare a vivere a Los Angeles con Todd, Rick e Will, anche se la figlia non ha voglia di lasciare Parigi e rifarsi una vita da zero. 
Will, gli occhi scuri chiusi ed i capelli lunghi sparsi sul materasso, vorrebbe vicino Austria, perché è lei quella forte, che non ha paura di nulla, che ha la forza necessaria per poter dire di no a tutto, vorrebbe Ivie perché con un sorriso la persuaderebbe con poco, vorrebbe Heidi perché è lei che trova il lato positivo in tutte le situazioni e vorrebbe anche Karina, perché è come la mamma responsabile che non ha e che vorrebbe.
Andrèanne sospira, mette in valigia la camicia che tiene in mano e si siede vicino alle gambe magre e lunghe della figlia, accarezzandogliele dolcemente, - Perché non vuoi andare a Los Angeles? - domanda, ingenua, come sempre, perché lei, Will, la conosce veramente poco.
La ragazza sospira pesantemente, si mette a sedere e cerca conforto in un abbraccio materno che non tarda ad arrivare. - Perché ormai la mia vita è qui, e anche se non sempre tutto è rose e fiori, a me piace. - 
Andrèanne si stacca appena dalla figlia, le accarezza i capelli lisci che ha preso da lei e ne è fiera, e le lascia l'impronta del rossetto rosso sulla fronte, mentre le sorride e la rassicura con le mani calde sulle guance fredde.
- Andrà tutto bene. -
Bene.
Will oramai non ci crede più al bene, perché doveva andare bene anche quando suo padre non è rientrato in casa per una settimana, quando ha lasciato le sue amiche in vacanza studio nel college a Dublino che le ospitava e quando Etienne le ha detto "ti amo" prima di fare l'amore per la prima volta. 
Bene.
Dopo la parola bene niente va bene, Will ne è sicura, però si stringe nelle spalle, sorride lievemente a sua madre, si alza dal letto e va in camera sua, si stringe nella camicia scozzese comprata a Dublino quando aveva solamente dodici anni, quella che hanno uguale anche Heidi e Karina, perché Ivie e Austria l'hanno voluta comprare rossa e non blu. Fuori dal balcone fa un po' freddo, ma non è importante, Will si siede sulla sedia di ferro leggero e si china sul foglio poggiato sul tavolo, perché ha da raccontare troppe cose, perché deve sfogarsi e le uniche persone che sanno veramente ascoltare sono sparse per altri paesi.

 
giovedì, agosto 22, 2013
La settimana è stata noiosa come sempre, perché non è bello uscire con Etienne che continua a provarci, con Christine che parla troppo velocemente e Jiuliette che ripete sempre gli stessi discorsi frivoli ed inutili.
Mamma continua ad insistere che cambiare aria mi farà bene, ma a me farà bene se quell'aria sarà la stessa che respirate anche voi, l'aria che circonda noi cinque mentre cerchiamo di dare un senso alle costellazioni e moriamo di freddo tra l'erba umida delle campagne irlandesi. 
Ed ho voglia di piangere, perché vorrei voi vicino a me, ora, per far vedere a mia madre che sono distrutta, che non posso lasciare la Francia, perché da qualche parte c'è sicuramente, ancora, mio padre.
Qua è abbastanza fresco, indosso la camicia che abbiamo comprato insieme e mi viene da ridere al ricordo dei capricci di Austria perché non voleva quella blu, così Ivie si è messa vicino a lei ed ha iniziato a parlare di quanto poco gusto avesse questa camicia blu tra i vestiti del suo armadio. Ricordo anche il broncio di Karina, perché aveva ragione Heidi, era meglio se l'avevamo uguale, ma secondo me tutte e cinque abbiamo una cosa uguale, in fondo c'è la moda degli anfibi, quindi alla fine, quelli li abbiamo, no?
Lunedì ho declinato un invito che mi avrebbe portata in Italia, e per quanto mi piaccia quella nazione non ci vado, perché quella in Italia è la nostra vacanza a vent'anni ed io non posso andarci prima, senza di noi.
La valigia è già pesante, come le scatole con dentro la mia vita francese, ma niente è pesante al pensiero di una nuova vita. Che alla fine nuova non è, perché mi porto dietro, dalla vecchia, voi, le nostre lettere ed i nostri ricordi.
Sapete una cosa? Ho dovuto prendere un intero scatolone per le nostre lettere, nascoste poi nelle varie valige ed altre scatole che sono già in viaggio, perché domenica partiamo, io non ho voglia ed ho paura di ritrovarmi catapultata in una vita che non sentirò più mia.
con affetto immenso,
Will xx





Paradise dei Coldplay nelle orecchie, un paio di Dr Martens pesanti ai piedi, un macigno al petto ed una borsa che non pesa più molto, perché tutti i libri sono stati tolti e disposti ordinatamente sul letto della camera. Heidi non ha voglia di camminare, perché non le è mai piaciuto fare della strada a piedi, tutto sempre andare troppo lento ed il tempo non passa mai e tu corri troppo, rispetto alla lentezza del mondo che ti circonda e ti fa sentire la mancanza di cose e persone. 
E' martedì, la signora Campbell ha già avuto la notizia di un nuovo vicinato in quartiere, proprio vicino casa loro, Terry è corsa per le scale rischiando di cadere per arrivare prima a colazione ed Heidi, ora, dopo un'ora e mezza, sta facendo la strada a piedi, per poter raggiungere le poste, per poter leggere le lettere di Will, Ivie, Karina e, questa volta, anche di Austria.
Il tragitto sembra non terminare mai, l'ansia sale ad ogni metro percorso, i leggings che sembrano all'improvviso troppo stretti per poter lasciar circolare il sangue tra le vene delle gambe, la paura è tanta, perché non tutto può essere facilmente risolvibile con una lettera.
La fila alle poste è veloce, il turno di Heidi è vicino, la sua mano stretta attorno alle quattro lettere che deve spedire lei e la mano che non smette di tremare, perché ha paura che tutto possa andare storto, che Austria non abbia scritto e che le altre non hanno ancora inviato nulla.
La signora dietro il bancone liscio e bianco ha gli occhiali bassi sul naso, gli occhi piccoli e circondati dalla montatura nera e spessa degli occhiali, lo sguardo annoiato, tipico delle poste di tutto il mondo, e la mano sporta in avanti. Heidi si fa un po' di coraggio e porge le lettere alla signora, cercando di non tremare più: - Dovrei spedire queste lettere e vedere se ne sono arrivate alcune. -
La donna prende le lettere in mano, le lancia in un cesto dietro di lei, pieno di altri fogli bianchi avvolti da altra carta, Heidi trattiene il respiro, la donna controlla sul computer che ha al suo fianco, alza la testa ed accenna un sorriso ad Heidi, che ricambia appena e con le gambe che continuano a tremare. - Sono arrivate due buste ieri ed una oggi. Le stanno smistando, per domani mattina saranno tutte recapitate, arrivederci. - 
Heidi allarga il sorriso, spera che una di quelle sai da parte di Austria ed è più tranquilla e rilassata, perché è certa che la sua lettera sia tra quelle due arrivate ieri. Sospira, esce dall'edificio e rimette le cuffiette alle orecchie, mentre parte una canzone che le ha suggerito Karina e che, stranamente, le piace da morire.

 
martedì, agosto 20, 2013
Ma lo sapete che la vita è una cosa bellissima? E dico anche a te, Austria, perché di cose belle ne succedono a milioni, solo che noi non ce ne accorgiamo. Semplice.
La mensa dove faccio i turni ha riaperto, i signori sono sempre i soliti, nessun viso nuovo, ma è bello lo stesso, perché i loro sorrisi mi erano mancati.
In città abbiamo un nuovo vicinato, stesso quartiere, ma non proprio vicinissimo a me, è abbastanza carino, si può dire che sia anche bello, ma quel bello vero.
Le notizie belle, per davvero, un po' come questo ragazzo, esistono sul serio, basta cercare bene e le si trova!
Mi mancate da morire, tutte e quattro. 
(Austria scrivi, manchi a tutte!)
amore immenso,
Heidi Hace <3





Il mare è troppo calmo, la tavola da surf piantata sulla spiaggia apparentemente perfetta del Queensland, l'aria ancora calda, le urla dei bambini passano in sottofondo ed Austria sta seduta tra la sabbia del colore simile a quello dei suoi capelli, mentre sta leggendo per la terza volta la lettera di Karina, che continua a lamentarsi di come le è mancato Joseph ed il suo profumo nei suoi mesi di vacanza.
Ripiega la lettera, la mette dentro la borsa morbida e piena e sa che non scrive una lettera da ben due settimane, che tutte le chiedono come va, che durante le videochiamate su Skype lei non appare più e che le mancano tutte e quattro come l'aria, la stessa che le manca quando ha paura. Perché Austria, fondalmente, non ha paura di nulla, di una cosa soltanto, una cosa troppo grande, forse, ma se è grande è normale.
Il piccolo e vecchio stereo che tiene in camera, sulla mensola sopra il letto, canta ad un volume troppo alto le note e le parole di Hold on till way, Avalanna, in cucina, riesce a sentire la canzone e scuote la testa, mentre riprende a lavare i piatto con gli occhi lucidi, perché Austria reprime sempre tutto dentro, ed Avalanna ha paura che possa scoppiare troppo presto, che possa scoppiare da sola e che nessuno possa aiutarla, perché troppo tardi, ma lei non può farci niente, perché Austria è come suo padre. L'ha sentita rientrare in casa, correre fino in camera, sbattere la porta ed accendere lo stereo, ora non riesce a sentire i suoi singhiozzi, perché Austria è rannicchiata su sé stessa, le ginocchia al petto e la porta della camera chiusa a chiave.
I Pierce the Veil continuano a cantare la sua canzone preferita a ripetizione, mentre le lacrime bagnano la canotta bianca e le guance arrossate, i capelli e la pelle che profumano di acqua salata e salsedine, Travis che è poggiato alla porta della camera e che vorrebbe sfondare quel piccolo ostacolo per stringere Austria a sé ed asciugarle le lacrime con le labbra, ma sa come è fatta e quindi trattiene ogni istinto e scende le scale con la testa che pulsa e Austria rannicchiata sotto le coperte del proprio letto, lui vicino che le accarezza i capelli ed i loro baci nascosti.

 
lunedì, agosto 19, 2013
La vita fa schifo. L'amore anche. Le lacrime anche. I suoi baci prima di tutto. Le parole che mi sussurrava all'orecchio, insieme a tutte le sue magliette, il suo profumo, le sue mani e le sue labbra. La razza maschile è una razza a parte, perché sono solamente dei grandissimi coglioni, che non sanno far altro che rompere i coglioni e rovinare la vita delle donne! Fosse più semplice diventerei lesbica.
La pelle tra l'inguine e l'ombellico brucia, il piccolo disegno è ancora fresco e vorrei essere più ragionevole, perché ora quella
T messa lì non ha più senso, perché tutto fa schifo. 
Ho il suo profumo impigliato tra la trama delle lenzuola e mescolato con la salsedine nella pelle, sento ancora la stretta ai fianchi troppo lieve, perché non ha paura che me ne vada, il desiderio negli occhi, perché alla fine aveva ragione Ivie: siamo solamente
sesso. Ed io non sono capace di gestire la frustrazione di un torto grande come questo.
E' passata esattamente una settimana, il collo è chiaro e privo di succhiotti, la pelle brucia senza di lei ed il respiro è sempre assente, perché è sempre troppo vicino e mi sento impotente al suo fianco. 
E, sì, cazzo, ho paura! La prima volta che mi sono innamorata è stato di mio padre, è bastato poco perché lui sparisse per sempre, ed ora che mi sono innamorata si Travis, lui non c'è più per me, perché siamo stati
sesso e la T che marchia la mia pelle è stato un mio capriccio.
Vado avanti a fatica, zoppico di ragionamenti e manco in tavola, perché tutte le mie sicurezze sono cedute ed io ho paura come non mai.
Austria x





Karina è sdraiata sul letto di una stanza di dormitorio che non ha mai visto prima, il petto di Joseph sotto la testa e le mani grandi e ruvide sulla schiena morbida e non più pallida. Joseph le sta raccontando delle sue vacanze estive, di come fosse bella la Norvegia, di come lo scaldava il maglione che gli aveva regalato lei e di come le fosse mancata da morire la notte, perché non aveva nessuno da stringere forte tra le braccia e da baciare sul collo.
Karina ascolta, ma è parzialmente assente al mondo, perché ha voglia di sentire come sta Austria, di come va la situazione di Will e di come il tempo sia volato sia per Ivie che per Heidi. Ha voglia di scoprire se qualcosa turba l'equilibrio delle altre e se posso anticipare la vacanza in Italia, perché non riesce a stare ancora senza di loro, ed è come quando Joseph non c'era nel suo letto e lei non era tra le sue braccia.
Sentono bussare alla porta, Joseph si alza, infila i propri boxer ed esce dalla stanza per poter parlare con il ragazzo con cui dovrà dividere la camera, Karina sorride al bianco del soffitto e chiude gli occhi, mentre si immagina di nuovo a dodici anni, nelle campagne irlandesi con le uniche ragazze con cui veramente si apre e che la conoscono a memoria. Si alza dal letto, infila i propri vestiti ed esce, bacia Joseph a fior di labbra e sa che lo rivedrà comunque la sera stessa, scende velocemente le scale, la borsa che sbatte contro la gamba sinistra ed il jeans lungo che le fa caldo alle gambe magre, ma il sorriso in viso, perché è davanti le cassette delle poste e sa che ne troverà una per lei. Apre lo sportelletto in metallo colorato e prende in mano le quattro lettere che le sono arrivate, si siede in una panchina vicina ed inizia a leggerle una ad una, prima Heidi, poi Will, poi Ivie ed infine Austria, che la stupisce e la lascia priva di parole.

 
martedì, agosto 27, 2013
A me la vita piace, perché l'amore ne fa parte a pieno, e non mi interessa se ha i suoi alti o bassi, perché alla fine è bellissimo così com'è. Non ho voglia di fare nulla, se non stare tra le sue braccia, perché me lo sento dentro in ogni momento della giornata, anche quando siamo a due lezioni diverse. 
Il suo sorriso alimenta la vita e la serenità, abbiamo avuto momenti tristi anche noi, ma l'amore non fa schifo, la vita non fa schifo, tutto vale la pena di essere vissuto, basta non stare sempre con il broncio, (dico a te, Austria!).
Me lo sono ritrovata vicino in ogni istante, sempre più insinuato nella mia vita e mi sembra di essere stata plasmata dalle sue mani, il suo fisico, il suo respiro e le sue labbra, perché sono stata plasmata da lui, per lui. Non mi adatto a nessuno se non a lui, e mi piace da morire quest'idea, perché sono sua e si vede lontano un miglio che lo amo, che mi ama.
La vita è bellissima! Sorridete tutte, perché è così. 
mancate come l'aria,
Kar ;)





Le camere d'ospedale sono tutte uguali, nessuna cambia, l'ambiente è triste e le gambe tremano, perché lei era lì ed è salva, mentre lui rischia ogni giorno, ogni ora, ogni minuto ed ogni secondo, perché non è giusto che la vita di una persona possa essere stroncata per colpa di un'altra. Le lacrime silenziose che scendono lungo le guance magre ed il naso attaccato al vetro freddo che permette di non oltrepassare e di andare dall'altra parte della parete. 
Ivie è distrutta, perché la sua vita mondana le piace sempre meno, perché fare la modella è bello, ma non è bello quando vai ad un party, un tuo amico guida, sbanda e tu ti addormenti, e quando ti risvegli non sei nel tuo letto, abbracciata ad un ragazzo qualsiasi, ma sei su un letto d'ospedale, la caviglia slogata e qualche ammacco qua e là del corpo che si copre facilmente con il fondotinta, esattamente come quando durante i servizi fotografici le devono coprire il tatuaggio che ha sulla spalla, quello che a dodici anni le ha fatto Austria con ago e china, quello con scritto WHIKA. 
Una mano le si posa sulla spalla, una sua coinquilina le è vicina e le sorride appena: - Vedrai che si riprenderà, non è la prima volta che ha un incidente, è abituato, diciamo. - 
Ivie alza lo sguardo, lo riporta su Christian e sospira pesantemente, le spalle tese e basse, il respiro corto ed i battiti aumentati all'improvviso, perché due occhi azzurri come pochi si sono inchiodati sulla sua esile e sconvolta figura, un mazzo di fiori in mano ed un sorriso infantile e malinconico, mentre entra dentro una stanza poco lontana da quella di Christian, ed Ivie non sa se scoppiare a ridere o scoppiare a piangere.

 
mercoledì, agosto 28, 2013
Ho paura per Christian, che non si possa riprendere, che possa troncare qui e che io non possa dirgli che gli voglio bene come ad un fratello, perché è stato questo, in fondo, Christian.
Poi, però, ci sono due occhi azzurri impressi, per quei pochi secondi che sono riuscita a scovarli, ed il mondo è strano, perché questo aveva dei fiori in mano ed un sorriso in bocca ed era dentro un ospedale. 
Ed io sono indecisa se ridere per questo bizzarro sconosciuto o piangere, perché Christian forse non ce la farà, non so se ridere, perché i vent'anni sono vicini o se piangere, perché Austria ha paura e tutte le sicurezze sono cadute.
sempre vostra,
Ivie Tee (Tea)



 
ogni tanto torno dal nulla ahahaha
è una piccola one shot sconclusionata e priva di alcun senso, ritrovata tra le mille cartelle del computer e che sarebbe dovuta essere un prologo di una long. ovviamente ne ho dovuto trovare un altro e mischiarlo a questo per poterne fare una cosa un po' più passabile.
sono reduce da due giornate passate in tenda nel giardino di una mia amica, quindi se c'è qualche errore che non ho visto, anche se ho letto tre volte la cosa, chiedo scusa e provvederò il più presto a correggere il tutto.
so che Will, Heide, Austria, Karina ed Ivie vi sembreranno confuse e che sono un po' prive di descrizioni, ma come ho detto doveva essere un prologo e quindi le cose stanno così. ho aggiunto le cinque lettere per fare in modo che un po' si possano intravedere ciò che provano e tutto il resto e spero che ci sia riuscita.
ho fatto il banner in dieci minuti ed fatto l'HTML in pochissimo tempo, quindi anche quello potrebbe far abbastanza cagare.
concludendo che: domani rivedrò tutta la one shot e correggendo, probabilmente, la metà delle cose, vi saluto.
grazie a chi leggerà <3
underthemistletoe :)

 
  
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