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Autore: xsheeranslegos    27/07/2014    1 recensioni
< 'Annabeth, è il tuo turno. Racconta una storia sugli Dei' Mi disse Percy
Sospirai, e iniziai a raccontare una storia, la storia di un mondo senza mortali, dove l'amore rende impotenti e porta a compiere azioni irreparabili >
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Afrodite, Annabeth Chase, Artemide
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Vorrei dedicare questa storia a mio padre, che mi ha insegnato tutto quello che so sulle divinità, sui miti e sulle stelle. Grazie Papà



'Annabeth, è il tuo turno. Racconta una storia sugli dei' Mi disse Percy
Sospirai, e iniziai a raccontare una storia, la storia di un mondo senza mortali, dove l'amore rende impotenti  e porta a compiere azioni irreparabili:
"Gli dei tendono a dimenticare. Generano figli e li dimenticano, amano mortali e li dimenticano, combinano guai e li dimenticano. Il tempo dei mortali è finito, la guerra sull'Olimpo li ha ingiustamente annientati, e gli dei li hanno già dimenticati. Ora esistono solo loro, tornati sul monte Olimpo come ai tempi dell'antica Grecia. Solo una dea non ha dimenticato gli uomini: Artemide, dea della caccia e della luna. Lei osserva i resti fumanti di quello che una volta era il mondo dei mortali, ammassi di macerie sparpagliati ovunque, tutti gli edifici distrutti, niente più vegetazione, niente più fiumi, nè mari, nè acqua. Tutto il paesaggio appare di un grigio smorto, senza vita. La dea volge lo sguardo verso ovest, dove del sole rimane soltanto una sbavatura rosa pompelmo che il fumo delle macerie fa apparire color rosa polvere. Artemide sente qualcuno avvicinarsi a lei, e con la coda dell'occhio scorge Apollo. "Ti preoccupa qualcosa, sorella?" le chiede il dio della musica. La dea della luna si limita a scuotere la testa: è inutile preoccupare Apollo e gli altri dei per qualcosa che neanche ricordano, pensa, osservando le stelle che iniziano a farsi spazio nel cielo che diventa sempre più scuro. Artemide si alza di scatto in piedi, vedendo la luna che lentamente si leva nel cielo. "Luna piena, eh, Artemide?" le chiede Apollo. Artemide annuisce, senza staccare gli occhi dall'astro splendente. "Atena ti stava cercando - continua il fratello - la avvertirò che ti trovi qui." Artemide segue con gli occhi il dio del sole mentre si allontana verso l'estremità nord dell'Olimpo, dove soleva stare Atena. Artemide osserva le costellazioni, ne ripete la storia, le sa tutte a memoria, e molte sono state inventate proprio da lei. Guarda la costellazione del cigno, una delle sue preferite, conta le stelle che la compongono, soffermandosi su Deneb, sposta lo sguardo più in basso, e osserva la sua stella preferita, Altair che forma, assieme a Deneb e a Vega, il triangolo estivo. Artemide sente avvicinarsi Atena e decide di andarle incontro. Le due dee si guardarono per un lunghissimo istante, dopodiché la divina Atena prende la parola e "Ricreeremo i mortali" dichiara. Artemide sgrana gli occhi, stupita dal fatto che Atena se ne ricordi ancora. "Andremo dal Titano Kronos e riporteremo indietro il tempo, a prima dell’inizio della guerra tra Zeus, Ade e Poseidone" continua la dea della saggezza. "Andare da Kronos? Ma sei impazzita per caso? Non credo che funzionerà" risponde Artemide, portandosi la mano destra sul petto. "Sono sono la dea della strategia militare, mi sembra" ribatte Atena, seccata, facendo comparire due perle di Persefone. "Queste ci consentiranno di uscire dall'Ade, una volta entrate." "Perché vuoi far tornate i mortali? Eh, Atena? E come mai te ne ricordi? Tutti gli altri dei se ne sono dimenticati, a nessuno di loro interessa" chiede tristemente Artemide. Atena sospira e sussurra qualcosa in greco antico che Artemide non riesce a cogliere. "Perché anche io, come te, sono innamorata di uno di loro" risponde. Le dee si guardano negli occhi per un lungo momento, e Atena, vedendo che lo sguardo della dea della luna si sta appannando a causa delle umide lacrime, "Non piangere" le dice, e le parole vengono percepite dall’altra dea come un ordine a cui si non poteva sottrarre. "Incamminiamoci verso l'Ade, Kronos è lì. Uno degli ingressi si trova nel paese dei Cimmeri, che si trova al confine crepuscolare dell'Oceano, ed è proprio lì che dobbiamo andare. Laggiù ci sono dei calzari che ho preso in prestito da Ermes, con quelli ai piedi raggiungeremo l'ingresso all'Ade in poco tempo" continua Atena. Una volta giunte nel luogo indicato, le dee indossano quei sandali, si alzano in volo e osservano il paesaggio che scorre al di sotto: una distesa di caos e distruzione che pare non finire mai. Artemide è assorta nei suoi pensieri, e, quando Atena le urla qualcosa e le scarpe alate si fermano improvvisamente all'ingresso dell'Ade, quasi si spaventa, a causa del brusco ritorno alla realtà. "Artemide, con Cerbero ci parlo io, tu, nel frattempo, cerca alcune dracme d'oro da consegnare a Caronte" ordina Atena. La dea della caccia inizia a frugare nella sacca portata dalla compagna, e tira fuori una dozzina di dracme d'oro con inciso il volto di Zeus o quello di Atena. Artemide guarda la più saggia delle dee che le fa segno di avanzare, poi vede la barca di Caronte, in cui il traghettatore, vestito con una tunica nera come la pece e dall'aria molto annoiata, esibisce un'espressione macabra e lugubre. Osservandolo, ad Artemide si gela il sangue nelle vene. Cercando di distogliere quella fastidiosa sensazione, porge le dracme a Caronte, che le traghetta dal dio Ade. Quest’ultimo, mentre guarda le anime dei mortali bruciare nel fuoco e viene allietato da quello stesso spettacolo, solleva lo sguardo. Nel vedere le due dee avanzare verso di lui, si alza in piedi e "Posso aiutarvi?" chiede, scontroso come al solito. Atena e Artemide, osservando il fuoco eterno e riconoscendo all'istante le anime dei mortali amati, trattengono a stento le lacrime. Atena tiene lo sguardo rivolto verso il basso, per non far vedere al dio dell'oltretomba i suoi occhi lucidi, di cui lei stessa si vergogna. "Si può sapere cosa ci fate qui?" sbotta Ade. "Dobbiamo entrare nel fuoco eterno" risponde Atena. Il dio strabuzza gli occhi e "Come sarebbe a dire? Sei diventata matta?" urla, furente. "Dobbiamo entrare" ripete Atena con un tono che non ammette repliche. Ade scrolla le spalle e "Fate come volete, non siete un mio problema, sperate solo che Zeus non se la prenda con me" dice, aprendo alle due dee l'ingresso per il fuoco eterno. Le due dee entrano e sentono il cancello chiudersi alle loro spalle. Un gran calore inizia ad avvolgerle. "Non siamo venute da Kronos, vero Atena?" chiede la dea della luna. "No, hai ragione, non siamo qui per Kronos. - risponde Atena tra le lacrime - E le perle di Persefone sono semplici perle di fiume, nient'altro." "Quindi non c’è modo di uscire da qui, vero?" chiede, disperata, Artemide. "Non possiamo più uscire, è vero, ma adesso bruceremo anche noi in eterno, insieme alle anime dei nostri amati. Di certo è meglio morire ma poter stare accanto a loro, piuttosto che vivere ma essere costrette a stare lontane da loro."
 
  
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