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Autore: MadLucy    27/07/2014    1 recensioni
{Peter Pan!centric | angst | introspective | spoiler!season 3 | peter pan never fails}
Perchè le radici tornano sempre.
Perchè se i sogni sono la magia più costosa, quelli pieni di niente hanno un prezzo che nessuno può pagare.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Pan
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Neverland

La formula.



Lei te l'aveva chiesto.
-Rumpelstiltskin? È un nome strano...-
Ma non è quello il motivo per cui l'hai scelto.


Disdegni la colpa, ma in fondo non pretendi nemmeno la redenzione. Il potere non ha bisogno di radici, dici di tanto in tanto, meditabondo, strappando un rampicante avvolto ad un albero. Ti ricorda qualcosa, e ciò che fa ricordare è bandito da Neverland. Il potere non ha bisogno di niente, tranne che di continuare ad essere potere.
Il dovere ti è sempre andato scomodo, come un capo d'abbigliamento della taglia sbagliata, eppure tutti erano convinti che prima o poi ti sarebbe caduto a pennello. Non era così. Hai dovuto strappartelo di dosso. L'aspettativa era degli altri, non tua. L'hai solo restituita, non m'interessa, grazie. Ti sgridavano, ti guardavano con occhi pieni di paura e riluttanza. Chiedevano di ricordare le radici. Perchè le radici ti dicono sempre quello che devi fare, dove devi andare. Fra tutti, nessuno capiva. Non avrebbero mai capito. Parlavano una lingua diversa, incongrua.
La tua è una storia insipida ed asciutta, senza tragedia, ti piace ricordarla così. Come le forbici. Un taglio pulito, breve e circoscritto. Hai smesso di restituire, così prima hai strappato, poi hai tagliato. Una cosa per volta. La radice malata cede sotto la lama. È un pianto che non ti va di piangere, un lutto che non senti davvero: il cuore pulsa. La vita continua. Se non si è bravi a sopravvivere, non si può essere bravi in nient'altro. Taglia, taglia. 
E non c'è spazio per la clemenza, per la pazienza, per la condiscendenza. Non c'è tempo per la resa, l'attesa, la discesa. Non c'è spazio per tutti. Non c'è tempo per nessuno. Non c'è spazio per respirare. Non c'è tempo per inventarsi il rimorso. Non c'è, non dev'esserci niente -la formula. Il minimo comune denominatore. Taglia, taglia. Sei libero, adesso: puoi disegnare il mondo, adesso. 
C'era questa sgradevole abitudine di attaccarsi, una volta. Tutto cercava di mantenere la presa, di farsi mantenere. Di non andare via. Di conficcare i denti nella carne e succhiare. Ladri che chiedono il permesso di rubare, che pretendono di rubare. Che vogliono il permesso, e si aspettano con un sorriso tranquillo che tu lo fornisca, con lo stesso sorriso tranquillo. Che strattonano dalle radici, e tracciano lo spazio dentro il quale devi confinarti. Ti danno un nome. Ti danno un ruolo. Ti danno un ordine. Papà. Lo percepivi come un dolore, come dita ad artigliare la gola. Perchè chi esiste vuole esistere imperiosamente, perchè chi esiste vuole anteporre la propria esistenza davanti a qualsiasi altra, perchè quell'adorabile sconosciuto credeva di meritarsi un sogno più di te. E perchè avresti dovuto essere persino punito, liberandotene. Ma questa è cattiveria. Potresti tentare di spiegarlo, anche se nessuno capirebbe. Loro parlano un'altra lingua. Diversa. Incongrua. La lingua di chi non dice le stesse cose. I genitori sanno sempre cos'è meglio per i figli. Tu eri un padre al contrario, e sapevi alla perfezione cosa non era meglio per Rumpelstiltskin. Tu. Tu non eri il meglio per lui. Una vera fortuna, perchè lui non era il meglio per te. Ragionevole, no? Così ragionevole che, se quella bestiolina con gli occhi lacrimosi fosse rimasta un momento in più, avresti tentato di chiarire. Ma sarebbe stato uno spreco di tempo: nemmeno lui parlava la tua lingua. Tutti così rinchiusi nel cerchio del binocolo attraverso il quale il mondo chiede di essere guardato, tutti così impegnati nel loro furto. Uno spreco di spazio.
E poi viene Neverland. Da dove è nata, Neverland? Dal nulla. Non ha radici, la tua terra. E questo la rende casa.
Neverland conosce la violenza dei bambini, cieca e colorata, felice ed inarrestabile; l'innocenza della morte e il capriccio dell'insolenza. C'era ostilità nella tua infanzia ostinata e ce n'è fra gli alberi di Neverland -sopravvive solo chi sa giocare. È una bocca d'oblio -e non c'è posto per chi vuole ricordare. Se tu non lo vuoi fare, nemmeno Neverland vuole che alcuno lo faccia. Scherniscono il cuore dei visitatori la minaccia della sua bellezza e il vanto della sua disonestà; non c'è sincerità nello specchio dell'acqua nè nella melodia delle fiamme, è tutta una menzogna, tutta una menzogna, perchè solo le menzogne sanno essere così belle. La scenografia di un sogno incarnito sotto la pelle che ormai fa parte del sangue, il disegno ad acquerelli in cui speri finalmente di trasparire e marchiarti a fuoco. Neverland è veleno che non agisce, a meno che tu non ti accorga che qualcosa non va -devi crederci, no? Il pericolo è acquattato dietro ad ogni foglia, così come la luce di un sole instancabile. La proiezione di bizze grottesche, singolari e tentatrici, di un estro volubile e rabbia incontrollata, ecco cos'è Neverland: però darle un nome le toglie la magia. Neverland è in ogni istante ciò che vuoi che sia, per cui non è mai nulla. È il progetto senza determinazione del tuo tutto sul palmo della mano. Il tuo cuore è troppo innamorato dell'aria per accettare qualcosa che abbia davvero una sostanza -che abbia davvero un valore. Che sia. Che voglia essere. Tutto ciò che c'è è ingombrante -infestante. E tu volevi essere libero, ricordi? Non riesci a smettere di volerlo. Non riesci a smettere di scegliere te -di volere te. E perchè dovresti smettere? La dignità ontologica è qualcosa che solo chi sa sopravvivere può permettersi. Il resto -taglia, taglia, taglia. Residui. Superfluo. Appendici scarsamente interessanti. Ami solo ciò che non c'è, ricordi? A ricordare non ti ha mai insegnato nessuno. I bambini odiano imparare.
Hai popolato Neverland di tutti coloro che non appartengono a nessun posto -a nessun altro posto. Bambini sperduti, bambini ritrovati nella perdizione. Loro parlano la tua lingua, ogni tanto. Loro vogliono volare e ballare fino a rompersi le ginocchia, fino a dimenticare come si chiamano -dove devono stare. Vogliono scappare, a volte vogliono tornare. Altre volte diventi il loro eroe. Tu non affidi ruoli, suoni il flauto, accendi il fuoco, ridi con loro, bocca d'oblio. Ormai hai accettato il fatto che la tua felicità non coincide con quella degli altri, e che quindi non avrai la possibilità di risparmiare nessuno -nessuno che non sappia difendersi: poco male. Quel tipo di persone non servono nemmeno a se stesse, figuriamoci a te.
Un bambino e il suo cuore come il tuo, pieno di necessità di credere, di volti e di vuoto; una clessidra disidratata, il tempo che ricomincia a pesare. Combattere, niente che tu non abbia già fatto. Vincere. Tagliare, anzi strappare. Per la prima volta, rubare. Ma cosa importa? Quel ragazzino ha scelta. Può lottare e sopravvivere: ma non ci riuscirà. Sarà colpa sua. La colpa non ha niente a che vedere con te. E Felix è un perfetto luogotenente. È riuscito a fare esattamente quello che volevi. È riuscito a morire. Adesso non c'è, e questo ti permette di continuare a pensare a lui con sollievo -quindi è perfetto. Lui è stato leale, tu hai raggiunto il tuo obiettivo. Poco male, no? E poi moriranno tutti. Inutili, superflui, appendici... taglia, taglia, taglia, taglia, taglia. E il mondo diventerà il tuo mondo. Ovunque sarà Neverland. Un'orbita grande come il tuo sogno, vuota come il tuo sogno. Sterile, senza radici. Solo tu e quello che vuoi tu ad occupare tutto il tempo e tutto lo spazio. Risate sporche, feste forsennate di ombre amputate e demoni evasi, fango e singhiozzi. Taglia, taglia, taglia, taglia... Bisogna ridurre al necessario, ricordi? Bisogna ridurre a te.


Lei te l'aveva chiesto.
-Rumpelstiltskin? È un nome strano...-
-No, ancora meglio. È un nome difficile da ricordare.-
Lei te l'aveva chiesto, e poi... bah, che importanza ha. Forse era morta. Forse è viva. C'era. Adesso non c'è. E perciò è perfetta.





Perchè un giorno Rumpelstiltskin tornerà e ricorderà al posto tuo, ricorderà che tu non sei come Neverland -tu hai radici, radici che non hai avuto la possibilità -il desiderio? l'ardire?- di restituire nè di strappare nè di tagliare, e le radici tireranno.
Perchè un giorno Rumpelstiltskin tornerà con quel suo nome così facile da dimenticare, tornerà e dirà che nemmeno lui ha bisogno di radici. Non che tu glie l'abbia chiesto. Però lui te lo dirà. Parlerà la tua lingua, per qualche istante. E poi ti ucciderà.
Il diritto di realizzare i sogni può rivendicarlo solo chi sopravvive, no? Quindi, poco male.



































Note dell'Autrice: New teenage crush per Peter Pan... mea culpa, uccidetemi. u.u Che dire? Gli incompresi sono le mie cause perse. C'è qualcosa nella sua logica impietosa che riesco a capire, e forse è per questo che provo una strana tenerezza per lui. Ad ogni modo, non giudicatemi per questo XD Henry è il mio primo personaggio preferito, quindi anch'io ero molto in pena per la sua sorte, tenendo conto che ero certa che non gli sarebbe accaduto niente di male.
Grazie per avere letto, spero vorrete dirmi che ne pensate. ^-^
Lucy
ps: non disperate, lost girls. #'cause we believe
  
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