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Autore: abritishaddicted    28/07/2014    2 recensioni
«Ti ho sentito urlare, [...], ho pensato il tutto fosse a causa di un incubo, e da tale deduzione, la proposta di installarti una stufa nella stanza»
Qual'è il nesso tra incubi e stufe elettriche? Apparentemente nessuno, eccetto per Sherlock, sempre in cerca di opportunità per sfoggiare la propria conoscenza, e lasciare a bocca aperta John.
Genere: Drammatico, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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L’incubo lo fece svegliare di soprassalto, un solo fremito fu in grado di fargli completamente perdere sonno, e con esso, il ricordo di che sogno avesse fatto, tale da svegliarlo in preda al fiatone e con le mani serrate a pugno. “Un altro dannato incubo di guerra, forse Iraq” pensò lui, elaborando che era da almeno tre anni che non affrontava più questi ricordi, insomma, da quando era arrivato Sherlock ad occupare la sua mente, prendendo il posto di esplosioni, urla, e feriti insanguinati. Si mise a sedere sul letto, prendendo aria, scostando il piumone dal suo corpo.
«Domani chiederò alla signora Hudson di portare su una stufa elettrica, non temere» la voce proveniva dal lato opposto alla stanza, vicino la finestra. Era la voce di Sherlock.
«Sherlock, per l’amor di Dio che cosa ci fai sveglio a quest’ora? E soprattutto cosa ci fai nella mia stanza?», chiese John, decisamente troppo stordito per rendersi conto che il suo era più un borbottio che una frase meritevole di definirsi tale.
«Sei tu che mi hai fatto correre qui, John. Hai urlato il mio nome, ho pensato stessi subendo un arresto cardiaco, o ti fossi accidentalmente fratturato un osso cadendo dal letto», queste parole uscivano dalla bocca di Sherlock Holmes con estrema chiarezza accompagnate ad un tono vocale deciso, che smentiva come fosse stato John a svegliarlo. Scrollò le spalle e si spostò dalla finestra all’interruttore della luce, un click dopo, la stanza si illuminava interamente, fornendo a John un senso di stordimento ancor maggiore, di quello provato alcuni minuti prima.
«Cristo! Sherlock ma che diavolo fai? Chi ti ha chiesto di accendere la luce?», questa volta John era sufficientemente cosciente nel rendersi conto che stava urlando, ammise a se stesso che forse questa era una reazione un po’ eccessiva, e fece per scusarsi, ma quando vide Sherlock con il suo solito fare pensieroso, decise di andare oltre, queste reazioni non lo turbano mai. «Aspetta Sherlock, perché hai detto che domani porterai una stufa elettrica?», era questa la domanda alla quale cercava maggiormente una risposta, e sia il sonno, che il mal di testa la richiedevano semplice e breve, ma quella che provenne da Sherlock non fu nessuna della due.
«Ti ho sentito urlare, isolando le ipotesi nelle quali tu stessi eventualmente per morire, ho pensato il tutto fosse a causa di un incubo, e da tale deduzione, la proposta di installarti una stufa nella stanza» la sua risposta fu immediata, ma John sapeva non fosse quella la vera soluzione all’enigma che attanagliava la sua mente confusa. E sapeva anche che Sherlock moriva dalla voglia di districare tutta la sua conoscenza.
«E quale sarebbe il nesso tra incubo e stufa elettrica Sherlock? Spiegamelo» era questa la frase magica che Sherlock aspettava, la miccia che avrebbe provocato l’esplosione di cultura, che avrebbe lasciato John a bocca aperta. Un’altra possibilità per stupire John, per mostrargli quel che il suo cervello ben sopra la media poteva memorizzare.
«Ok John, se proprio insisti. Beh, devi sapere che gli incubi hanno radici antichissime, si hanno tracce di questi fenomeni fin da prima che l’uomo inventasse la scrittura, e la utilizzasse per scrivere sciocchezze, ma affronteremo questo discorso in un’altra seduta, non temere. Stavo dicendo: probabilmente gli incubi attanagliano l’uomo da sempre, ma cosa c’entra il freddo con gli incubi? Semplice. Il freddo è nemico dell’uomo, il freddo arriva quando manca calore, quando il fuoco si spegne, un fuoco spento è una protezione inesistente contro belve e predatori, che per natura temono il fuoco. Cosa rimane allora al nostro cervello per farci rendere conto che siamo in pericolo? La paura. Utilizza le nostre paure più profonde come arma per svegliarci. Per farci rendere conto che la nostra temperatura corporea si sta abbassando, che dobbiamo ravvivare il fuoco, o nel caso di una società moderna, dobbiamo coprirci meglio. Quindi John, poco fa, non eri in mezzo ad una battaglia, stavi utilizzando la tua paura per tornare alla realtà. Questo rende ognuno di noi un soldato, pronto a tutto per tenere testa ai nostri bisogni vitali. Pronto ad usare le proprie paure come arma. Detto questo, domani ti porterò una stufa, non voglio che il mio partner abbia gli incubi. Notte John»
“Notte Sherlock, grazie per avermi dimostrato a tuo modo che ci tieni a me, e soprattutto che ti importa di come io viva”, non era decisamente una frase da dire ad un uomo come Sherlock, non ne avrebbe colto il significato. Ma non era corretto, era esattamente quello che Sherlock sperava di sentire, ma anche questa notte sarebbe andato a letto deluso, entrambi sarebbero andati a letto delusi.
Per scaldarsi in fondo, basta il corpo di qualcuno affianco, nessuno dei due però, ebbe il coraggio di condividere quell’acuta osservazione.
   
 
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