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Autore: brixal    28/07/2014    1 recensioni
"Direzione: la parte o il punto verso cui è diretta una persona o si muove una cosa.”
| Kyouten   -  Raccolta  -  4 + 1 One-shots |
1)  In alto :  Istintivamente, come in risposta ad un richiamo, il ragazzo spostò il suo sguardo dal piede a terra e lo puntò in alto nel cielo.
Genere: Comico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Matsukaze Tenma, Tsurugi Kyousuke
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- In alto.

 

“Buonanotte Kyousuke. Non rincasare troppo tardi mi raccomando, credo che stia arrivando un brutto temporale.”

Mentre iniziava a scendere le scale dell’ospedale, le mani affondate nei pantaloni viola, Kyousuke riuscì a sentire la voce dell’infermiera di turno rivolgersi a suo fratello, nella stanza che aveva appena lasciato. Lo stava sicuramente aiutando a prepararsi per la notte, dopo una giornata piuttosto faticosa: quando era arrivato in ospedale quel pomeriggio aveva trovato suo fratello già impegnato con gli esercizi per la riabilitazione. Era semplicemente stato con lui, spinto dal bisogno di avere le mani di Yuiichi sulle braccia come appoggio quando le gambe cedevano un poco, di sentire la sua voce pronta a fargli mille domande sul Grand Celesta Galaxy, di vedere i suoi occhi brillare di gioia per i progressi fatti e perché finalmente il suo fratellino era di nuovo lì con lui.

Il vento freddo lo colpì non appena uscì dall’edificio. Una piccola traccia di umidità gli punzecchiò il naso, al ragazzo tremarono leggermente le gambe e quasi in contemporanea un boato sordo gli inondò le orecchie. Rise ironicamente della situazione: di suo fratello gli era mancato tutto, eccetto la sua capacità di avere troppo spesso ragione, a discapito del fratello minore.

Non avendo con sé un ombrello Kyousuke si sarebbe dovuto affrettare, scartando così la sua idea di fare una passeggiata tranquilla. Sospirò muovendo un passo, ma in quello stesso istante le nubi minacciose si diradarono come un sipario, lasciando che dallo spazio creatosi facesse capolino la luna. Istintivamente, come in risposta ad un richiamo, il ragazzo spostò il suo sguardo dal piede a terra e lo puntò in alto nel cielo. Lì l’astro della notte sembrava anche più bello, accerchiato da masse scure pronte a far cadere la pioggia, ma per niente disposto a farsi rubare la scena. Con lui, qualche vaga stella tentava allo stesso modo di farsi vedere. Kyousuke osservò tutto con la bocca socchiusa appena dalla sorpresa perché, anche se quello poteva sembrare uno spettacolo anonimo agli occhi di tutti, per lui, la prima punta della Raimon che aveva affrontato una avventura nello spazio con i suoi compagni di squadra, non lo era affatto. Quelle stesse stelle lui le aveva viste da vicino, aveva visitato i pianeti che occupano la galassia Faramdite, quelli che di norma sarebbero stati alieni per lui erano ormai amici e compagni. Adesso tutti gli astri della volta celeste sembravano intenti a salutarlo.

 

Quella storia aveva dell’incredibile, lo sapeva bene, ma non aveva bisogno che qualche estraneo gli credesse e non gli serviva neanche vagare troppo indietro con i ricordi, per sapere che era stato tutto vero. A poco più di due settimane dall’evento, infatti, gli bastava guardare Shinsuke massaggiarsi le mani con aria persa o notare i lividi sfumati sulle gambe di Shindou perché tutto tornasse alla mente. Più di ogni altra cosa, però, era sufficiente osservare una persona rallentare in campo per sfiorarsi la testa , come se fosse stato un gesto casuale, e subito dopo vederla incoraggiare la squadra mostrando uno dei suoi più brillanti sorrisi, perché si sentisse immediatamente mancare la terra da sotto i piedi. Esattamente come nel momento in cui Matsukaze Tenma era caduto sbattendo violentemente la testa sul terreno e Kyousuke non aveva potuto fare niente se non osservare il ragazzo perdere i sensi.

“Smettila di fare quella faccia, ti verranno le rughe!”
“Sta tranquillo, è tutto a posto.”
“Tsurugi, non è colpa tua!”

Allora perché non riusciva a convincersene? Perché provava delle fitte allo stomaco quando il castano sembrava, ai suoi occhi, barcollare mentre correva in campo? Sensi di colpa, gli avrebbe poi spiegato Yuuichi. Per avergli temporaneamente abbandonati, traditi, anche se per una buona causa. Forse quello che lo faceva stare peggio era sapere che Tenma, nonostante tutto, nonostante poco tempo prima fosse rimasto ad osservare ferito la schiena dell’attaccante domandosi ‘perché Tsurugi?’ , lo aveva invitato a tornare.
Perché è questo quello che fanno i migliori amici. Perdonano. Ti vogliono bene.

 

Quando Kyousuke focalizzò di nuovo l’attenzione nella realtà, fu perché una nuova folata di vento lo colpì, questa volta facendogli sentire il freddo fin dentro le ossa. Non si era preoccupato di controllare l’ora, così cercò il cellulare nelle tasche e, nel tirarlo fuori, portò con sé un ciondolo che ancora non aveva allacciato agli altri: una semplice lettera argentata, la T, rifinita di nero ai bordi. L’aveva ricevuta appena tre giorni prima ma, per l’ennesima volta, si lasciò trasportare dalla memoria ai fatti legati a quell’oggetto.

 

Dopo uno stancante allenamento, in cui Kyousuke non aveva mai perso di vista il capitano della squadra, adesso si trovavano tutti nello spogliatoio della Raimon, ma il ragazzo si rese conto di essere rimasto con le braccia a mezz’aria, la maglietta mezza tolta incastrata tra di esse, solo quando ormai non percepì più nessun movimento attorno a lui. Udì vagamente qualcuno salutare, andarsene, poi solo il silenzio. Scosse la testa più volte, concentrandosi sulle azioni da compiere e rapidamente continuò a cambiarsi, indossando i suoi vestiti quotidiani. Nel raccogliere la sacca da terra ne trovò un’altra, identica alla sua, proprio lì vicino e avrebbe pensato di aver cominciato a vedere male se una voce non lo avesse risvegliato, per la seconda volta, da quel suo stato di torpore.

“Eccomi! Ora possiamo andare.”

Tenma ritornò nello spogliatoio, dopo essere stato evidentemente in bagno, puntando i  suoi profondi occhi grigi in quelli gialli di Kyousuke. Raccolse la sacca da terra e approfittò del momento di confusione del più alto per voltarsi un’ultima volta, aprire il suo armadietto e frugarci dentro. Kyousuke, nell’osservare le spalle del castano, si diede mentalmente dello stupido per essersi dimenticato che ormai Tenma lo accompagnava sempre per un pezzo di strada, e che quindi era perfettamente normale trovarlo lì con lui. Il sorriso che stava per fare fu però scacciato dalla, purtroppo, familiare stretta allo stomaco che provò non appena il ragazzo toccò un punto preciso della testa con la mano, mentre gli dava ancora le spalle.

Forse Kyousuke si era fatto prendere troppo dalle emozioni, molto probabilmente non ne poteva più di quel martellante ricordo nella testa, sicuramente avrebbe dovuto riflettere in quel momento, come faceva di solito. Non pensò a nessuna di quelle cose però, non quando aveva ormai eliminato le distanze tra se stesso e Tenma e si era chinato per lasciare un bacio su quel punto preciso del capo, lì dove i capelli si piegavano come guidati dal vento. In altre circostanze quello sarebbe stato considerato come uno di quei baci che i bambini piccoli si danno sulle ferite, recitando qualche formula magica, perché la mamma ha loro insegnato che così ‘la bua passa’.

Loro però non erano bambini piccoli. Non c’era nessuna mamma lì a supportarli. Per quanto poteva saperne Kyousuke forse sulla testa di Tenma non c’era neanche un livido da cacciare via. Adesso sapeva solo che il ragazzo si era voltato, lo stava guardando con aria confusa e che il suo corpo non aveva intenzione di collaborare, né per lasciarlo correre lontano né per fargli dire una qualsiasi cosa. A pensarci bene, era meglio così: se avesse detto che lo aveva fatto perché gli dispiaceva così tanto, per tutto, perché era il migliore amico rivale che avesse mai potuto incontrare, perché semplicemente gli voleva bene e forse anche di più, sarebbe poi stato meglio?

Se Tenma era stato in grado di leggere i pensieri del ragazzo di fronte a lui, solamente guardandolo negli occhi, non lo diede a vedere. Sapeva cosa lo stesse tormentando da giorni, ma ancora non aveva trovato il modo di convincerlo che non aveva niente di cui preoccuparsi. Sicuramente non per la botta presa, dal momento che era ormai quasi guarita del tutto, ma ancor di più perché non era cambiato nulla tra di loro. Non era cambiato il loro rapporto, non era cambiato il modo in cui si passavano la palla in campo e come tiravano in porta assieme. Non era cambiato quello che provava.

Diversamente da Kyousuke a lui piaceva buttarsi a capofitto in tutto, un po’ incoscientemente e un po’ perché il suo animo, come un uragano, era indomabile. A lui semplicemente piaceva Kyousuke. Lo aveva preso come un dato di fatto e lo aveva accettato. Così fece la cosa più spontanea che si sentì di fare: si alzò sulle punte, avvolse le braccia attorno al suo collo e poi sussurrò un ‘Grazie’ sincero. Non durò molto, ma Tenma prolungò l’abbraccio quanto bastava perché trasmettesse calma e facesse stare meglio l’altro. Quando si allontanò sorrise, anche se le guance cominciavano a tingersi di rosso, senza guardare nella sua direzione fece in modo che Kyousuke stringesse l’oggetto preso dall’armadietto in una mano e gli strinse l’altra, guidandolo velocemente fuori dallo spogliatoio, standogli davanti ancora troppo imbarazzato per guardarlo dritto negli occhi, ma mascherò tutto iniziando a parlare del più e del meno.

Se solo avesse sbirciato dietro le sue spalle si sarebbe reso conto che probabilmente a Kyousuke non importava del suo imbarazzo, che voleva solo abbracciarlo di nuovo perché era perfetto così, dirgli che quel ciondolo a forma di T nella sua mano era proprio pacchiano ma che lo avrebbe conservato al sicuro, e che loro due facevano proprio una bella accoppiata.
Nel frattempo, però, gli bastava correre dietro a Matsukaze per non perdere l’ultimo autobus.

 

 

Il primo, forte tuono della zona fece sobbalzare il corpo e il cuore di Kyousuke. Non appena le prime fredde gocce di pioggia cominciarono a colpirgli il viso, nascose il cellulare e il ciondolo nella tasca. Poi, con un ultimo sguardo alla luna rapidamente coperta di nuovo dai nuvoloni, iniziò una corsa sfrenata per raggiungere casa e farlo, possibilmente, senza infradiciarsi e prendersi  la febbre. Altrimenti chi l’avrebbe poi sentito Matsukaze, con cui doveva incontrarsi il pomeriggio seguente?

Kyousuke rise di gusto sotto la pioggia, svegliando qualche cane nei paraggi.

 

 

Note:

No, allora, uhm, mi sono fatta prendere la mano””

Davvero, non avevo programmato di scrivere così tanto per questa… cosa. Somiglia vagamente a quello che avevo in mente, per lo più. Avevo in testa solo l’idea dello spogliatoio, il resto è stato macinato nel mentre.

Dunque, questa raccolta era nata con l’idea di essere una “ 4 + 1 Flashfics”, ma come avete potuto notare io non mi so regolare, perciò penso la trasformerò in una raccolta di one-shots. Magari non lunghe come questa, non sono più abituata a scrivere così tanto di colpo ( _ _”) . I titoli sono delle indicazioni e ogni one-shot ruoterà attorno a quel tema.

Se non si era capito io voglio molto bene a quel figliolo di Yuiichi. Penso si intrufolerà altre volte, magari non in questa raccolta ma chi lo sa.

La Kyouten è appena accennata qui, nelle altre sarà più presente; non ho mai scritto sulla coppia, devo prenderci un po' la mano ma ho il secondo capitolo già abbozzato.

S.

 

   
 
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