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Autore: spiritoselvaggio    28/07/2014    2 recensioni
Se Jonathan non fosse morto? Se tutto avesse preso una piega diversa? Se, però, Simon fosse scomparso e l’unico in grado di riportarlo in vita fosse colui che non avrebbe mai pensato di esserne capace?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alec e Magnus sono davanti all’armeria. Fissano le armi, soppesandone la manovrabilità, la lunghezza, la bellezza. E’ il passatempo preferito di Alec, Magnus lo sa bene. Ora, in quel momento, per la forse prima vera volta, lo stregone è imbarazzato. Dopo quello che era successo, quando aveva creduto di aver potuto perdere Alec per sempre, non avevano più avuto un momento da soli, loro due, erano sempre circondati dagli altri e Magnus avrebbe tanto voluto l’intimità. Solo che, ora che sono soli, Magnus se ne rende conto, che è Alec a non cercarla, a evitarla, in qualsiasi modo. << …penso che questa sia la migliore. Guarda com’è leggera però resistente. Penso che sceglierò questa. Il cristallo nero mi è sempre piaciuto >> stava dicendo Alec. Ma Magnus non lo ascolta, è altrove, quando gli fa cadere l’arma dalle mani prendendolo per le spalle e costringendolo a guardarlo negli occhi. << Magnus… che fai?! Sei impazzito?! >> gli dice, sbigottito, Alec. << Ora tu mi ascolterai bene, Alexander Lightwood. Mi eviti da un po’ troppo tempo a questa parte. E io non mi spiego il perché! Quindi se vuoi farmi la cortesia di dirmelo, altrimenti il libro di Ragnor Fell avrà un futuro! >> fa Magnus, gli occhi fiammeggianti. Alec violentemente si stacca da lui. << Non ti sto evitando. Solo che ho bisogno di tempo per pensare. Questa relazione deve avere un fine, Magnus. Pensavo a come è stato facile per te evocare tuo padre e quasi concedergli la tua vita. Vuol dire che per te non sono importante, se mi avresti lasciato in quel modo. Forse…forse Simon non doveva andarsene così. Forse sarebbe stato meglio che saresti “morto” tu in quel modo! >>  grida Alec, poi corre via, lasciando lo stregone con il cuore a pezzi.
Jonathan non sapeva cosa voleva dire vivere. Non aveva mai saggiato cose talmente belle come l’amore, la vera amicizia, né brutte come il dolore e la sofferenza. Si rende conto, seduto su quel letto, mentre fissa il soffitto bianco latte, di averne paura. Insomma, se non era stato all’altezza di un’esistenza da assassino, come può essere all’altezza di vivere appieno la vita? In quelle poche ore che aveva passato da solo, si era fatto 300.000 domande a cui aveva trovato 0 risposte. La verità, pensa, è che non conosce nulla del mondo, nulla della vera vita,e ora, si chiede, come farà a trovarsi un posto nel mondo. Sta giusto cercando una risposa quando entra Clary. Jonathan non ha mai visto sua sorella in abiti che non siano la tenuta da Cacciatrice e le pare più bella che mai. Ha sempre negli occhi quello sguardo altero e fiero che fa di lei una Morgenstern, ma i lineamenti sono dolci, sinuosi, da Fairchild, come la loro madre. << Clary… >> accenna lui, timido. << Jonathan >> fa Clary, sbrigativa. << So che stai meglio e ne sono felice. E’ davvero bello che tu sia qui. >> dice. Lui si chiede se stia dicendo la verità. Come può dire una cosa del genere, dopo tutto quello che le aveva e che aveva fatto a tutti? << Dici sul serio? >> le chiede, infatti. << Certo. So che Jace ha già parlato con te. So cosa ti ha detto e concordo con lui, Jonathan. Quello che eri è acqua passata. Ora devi pensare al presente. Non sei più quello di prima. >> risponde lei, fissandolo attentamente. << Ma tutte le persone che ho ucciso o a cui ho fatto del male non tornano indietro. Perché dovrei tornarci io? >> ringhia lui. << Per Raziel, Jonathan, quello non eri tu. Quello era Sebastian. TU non sei Sebastian. Sebastian era infettato dal sangue di demone per colpa di nostro padre, Valentine, era un assassino e faceva cose orribili ma non era colpa sua, capito? Tu non sei Sebastian. Tu sei Jonathan Morgenstern e sei mio fratello. Qui conoscerai molte persone che ti tratteranno per la persona nuova che sei e che diventerai, non per ciò che sei stato. >> dice Clary, poi gli sorride e gli scosta i ricci bruni dal viso. Lui ricambia il sorriso, sente un calore nel petto mai provato prima. Poi la porta si spalanca e Magnus e Jace fanno il loro ingresso. << Come ti senti, Jonathan? >> chiede Magnus. << Oh, molto meglio >> risponde lui, notando lo scambio di sguardi tra Jace e sua sorella. << Bene, allora direi che puoi levare le tende. Voi due, farete gli innamorati dopo. Portatelo a fare un giro, fategli vedere tutto e dategli una bella stanza. Ci vediamo più tardi. >> . Aveva parlato velocemente, come se gli costasse fatica. Jace articolò in silenzio a Clary “Alec”. Lei sorrise. I problemi di coppia dello stregone erano risaputi. Jonathan si alza, lentamente, si tiene per la spalla di Jace, il quale manda a chiamare un servitore per far portare gli effetti del ragazzo nella stanza 21. << Avrai la 21 >> gli dice << A me è sempre piaciuta. C’è un panorama bellissimo. E poi io sono nella 20 e tua sorella nella 22. Siamo gli unici sul piano. Ci sarà da divertirsi! >> ride. Jonathan si unisce a lui, si sente rincuorato. Clary li raggiunge un attimo dopo. << Ho sentito tutto. La discoteca sul piano te la sogni, Jace. E tu, te lo dico prima, non iniziare ad assecondarlo, o non si fermerà più. >> dice, ma ride anche lei. Jonathan si ferma. << Tutto bene? >> chiede Jace. <> dice lui. Clary soffoca una risata, Jace mette la chiave della stanza in tasca e la prende in braccio. << Scusi signorina, non ho ben capito cos’ha detto. >> scherza, facendole il solletico. Jonathan ride, mentre li vede baciarsi di sfuggita, ottenendo la risposta alla sua domanda. << Ok, ok, ho capito. >> fa, per farli staccare. Loro ridono, poi proseguono. << Ah, ecco qui. >> dice Jace. << Arrivati. >> Jonathan entra nella stanza 21. Non ha mai avuto una camera, dove dormire, vestirsi, pensare. Un posto tutto suo. C’è un grande letto matrimoniale di colore rosso e Jace vi si butta subito. << Ehi, amico, hai il materasso migliore di tutta Idris! >> dice. Jonathan sorride, poi osserva il resto. Un grande armadio marrone ricopre il lato sinistro della stanza, mentre il lato destro è occupato da una scrivania con sopra un televisore e uno scrittoio. Intravede le rune degli Shadowhunters. Poi, il pezzo forte, il grande balcone a cui corre ad affacciarsi. Mentre Jace si trastulla sul letto, Clary segue il fratello fuori. E’ il tramonto. << Non mi sembra vero tutto questo >> dice Jonathan. << Mi sembra un sogno. Ora ho degli amici, una casa, una famiglia. E’ tutto così bello. Grazie. >> . Clary lo guarda e gli circonda le spalle con un braccio. << Non sei più solo. >> gli dice.


ANGOLO AUTRICE
Siamo al quarto capitolo e abbiamo visto Jonathan ambientarsi più un problemino per i nostri Malec. Ringrazio chi legge la mia storia e chi recensisce. A quest'ultimo proposito, vi prego, qualche recensione o commento non fa mai male, accontentatemi. Al prossimo capitolo!!
  
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