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Autore: Viviane Danglars    07/09/2008    5 recensioni
A warrior
does not beg for his life.

Un tributo a Kira Izuru.
[spoiler per Bleach 323]
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: Spoiler!
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Fic scritta di getto, in omaggio a un personaggio che sto amando sempre di più.
La fic può essere letta sia come yaoi, sia non. In entrambi i casi la cosa più importante è che vorrei fosse un omaggio a Izuru per quello che lui è, a prescindere da come lo si vede. Questa fic è così sintetica e scarna proprio perchè Izuru non è un personaggio da fronzoli, e così ho cercato di renderlo.
(Amo Wabisuke.)
Spoiler per Bleach 323!





Aπολογία [I am despair]
Apologia: discorso in difesa di qualcuno o qualcosa.




The third division’s flower is a marigold. Its meaning is despair. That is our pride.
War is not heroic. War is not exhilarating.
War is full of despair.
It is dark. It is dreadful. It is a thing of sorrow and gloom.
That is why people fear war. That is why people choose to avoid it.

I believe that out of all the zanpakutous, mine is the one that most closely adheres to this philosophy.
It increases the weight of whatever it hits, until my opponent can no longer bear the weight
and falls to the ground. And then, they bow their head.
As if in apology.



La gente non capisce perché avrei dovuto farlo.
E siccome non lo capiscono, sono restii ad accettarlo.
Io invece li comprendo. Quello che vedo sui loro visi è qualcosa che conosco bene, e proprio per questo non mi fa più paura. Avevo paura di molte cose, prima – ma ora non più.
Non è strano che si debba avere paura quando speriamo, quando sogniamo, quando amiamo – quando la felicità è a portata di mano, e poi perdere ogni paura quando tutto quello che abbiamo intorno è confusione e dolore?
Forse per gli altri non è così. Ma per me sì.
Molte cose per gli altri sono diverse da come sono per me. E’ evidente.
In fondo loro sono seduti in alto, dietro alle loro maschere numerate, mentre io sono quaggiù. Solo, disarmato e ammanettato.



- Dopo l’esposizione dei fatti, hai qualcosa da dire in tua difesa? -
- Non ho una difesa. -
- C’è qualche ultima cosa che desideri dire? -
- No. -



Una delle cose che li confonde è che non c’è eroismo in questa storia.
Persino dal punto di vista del folle che io sono, qui, di fronte a loro: nessun eroismo, nessuna frase definitiva, nessuna giustizia, neppure sommaria. Forse si aspettavano che facessi qualche dichiarazione, o che alzassi la voce.
Ma non è nel mio carattere. Non mi piace alzare la voce.
E poi non ho niente da dire.
E’ soltanto una storia triste, dolorosa e infima.



- Izuru – dice la voce del capitano Hitsugaya mentre mi riportano alle celle della terza divisione.
Mi giro, lo guardo. Penso che mi ucciderebbe, se potesse.
- Che cosa pensavi di fare? -
Non capisce; non fa le domande giuste.
Perciò non rispondo.
- Non capisci che così sarà solo un circolo vizioso che non finirà mai?! -
Lui alza la voce. Una delle mie guardie cerca di calmarlo. - Capitano, non possiamo rimanere qui. Vi chiedo scusa… -



Solo, nella mia cella, non sono neppure tenuto a pensare. Se potessi non lo farei.
Non ho nulla da ricordare e non mi piace perdere tempo.
Se avessi potuto, avrei preferito morire subito dopo aver ucciso Momo. Sarebbe stato meglio.
Questa attesa è inutile; anzi, è dannosa.
Perché sono il vice capitano della terza divisione, perché sono Kira Izuru orfano e fedele dalla spada che giudica. Perché voglio arrivare integro al patibolo, e l’attesa rischia di scalfirmi.



Che cosa si chiedono, loro? Perché l’ho fatto?
E’ una domanda sciocca.
Non capiscono.
E’ stato ovvio, e naturale, e le cose naturali non sono eroiche, perciò non è stato eroico. Ho ucciso Momo perché Momo aveva ucciso il mio capitano, e lei ha ucciso il mio capitano perché lui aveva ucciso il suo.
Non è una cosa della quale essere orgogliosi, da rivendicare o da giustificare.
E’ ridicolo, come può esserlo soltanto il circolo del dolore.
Non è strano? Un momento prima esistono molti legami, legami d’amore che uniscono le persone le une con le altre. Sono un po’ come fili rossi che ci aiutano a trovarci gli uni con gli altri. Un momento dopo quegli stessi legami sono vincoli d’odio, altrettanto forti, e non sono più di alcuna guida: c’è soltanto il buio.
Cambiano colore come le facce di un domino spaventoso.
E noi ci limitiamo ad andare loro dietro. Non è una questione di dignità o di scelte. Non è per nulla bello e non è ordinato.
E’ soltanto disperazione, e la disperazione è sorella del disordine.
Per questo adesso sono qui. E non ho intenzione di chiedere scusa né per me, né per lui.
Non ci sarà nulla di eroico in questa faccenda. Perché l’odio e l’amore non sono eroici.
Ma non è così importante che loro capiscano e non ci tengo a spiegare la mia opinione. Solo su una cosa, devo dirlo, il capitano Hitsugaya si sbaglia.
Il circolo finisce qui.



A warrior
does not beg for his life.



Note: Non me lo vedo Gin che si fa uccidere da Momo, no. XD
Datemela come una licenza artistica oppure semplicemente provate ad immaginare che sia accaduto in qualche modo durante la Grande Battaglia ventura (d'altronde anche sul perchè Gin dovrebbe uccidere Aizen c'è un bel velo di mistero. XD)
Ringraziate e osannate Stateira e andate a leggere Swords.
   
 
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