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Autore: seasonsoflove    28/07/2014    13 recensioni
"Era quasi ora di pranzo alla Storybrooke High School, e Belle era seduta in classe insieme ai suoi compagni.
Belle era la tipica ragazza...atipica.
Graziosa ma di una bellezza antica, di classe. I lunghi capelli rosso scuro leggermente mossi, la carnagione pallida, le guance rosee, gli occhi di un azzurro irreale, il viso tondo, e il corpo minuto."
AU!Highschool - Young!Storybrooke.
Pairing (Rumbelle/SwanQueen e altri possibili)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Belle, Emma Swan, Regina Mills, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Take me to your best friend's house 
Normally we're making out 
Oh yeah 
Take me to your best friend's house 
I loved you then and I love you now 



“Sono…”
Innamorato di te.
Innamorato di te.
Belle, ancora stretta a lui, strofinò il naso contro il suo collo.
Sono innamorato di te.
Non riusciva a dirlo.
Non aveva mai detto una cosa simile a nessun’altra, soprattutto a nessuna ragazza che significasse tanto quanto significava Belle per lui.
I fuochi d’artificio e i petardi andarono esaurendosi.
Belle biascicò qualcosa sul freddo.
“Hai freddo?”
“Un po’.”
Robert si tolse la giacca e gliela appoggiò sulle spalle mentre lei sorrideva e chiudeva gli occhi, appoggiandosi di nuovo a lui.
“Belle?”
“Dimmi Bobby.”
“Non chiamarmi Bobby!”
“E’ un soprannome carino!”
“E’ orrendo, sembra il nome di un cane.”
La ragazza ridacchiò e lo guardò con aspettativa.
“Devi ancora finire la frase di prima. Avanti!”
“Io…volevo dirti che…sono molto felice di stare con te. Io…ti voglio davvero tanto bene e te ne voglio…sempre di più, ecco.”
Fu la frase migliore che riuscì a partorire. La disse tutta d’un fiato con espressione estremamente concentrata e la voce gli si incrinò.
Lei scoppiò a ridere.
“Cosa c’è adesso!?” esclamò il ragazzo sentendosi estremamente offeso.
“Niente, è che hai una faccia ridicola. Sembra che tu abbia mal di pancia e sembri sul punto di esplodere!”
“Non c’è niente da ridere! Ti ho detto una cosa carina!”
“Me l’hai detto in modo estremamente ridicolo però!”
“Va bene! Allora me ne torno alla macchina! Buona serata.” disse piccato Robert.
Già era difficile esprimersi, in più lei gli scoppiava a ridere in faccia.
“Torna quaaa! Dai!” urlò lei ridendo forte.
Gold camminò spedito verso la strada. Ne aveva abbastanza. Tanto l’indomani lei avrebbe avuto un mal di testa terribile e l’avrebbe chiamato per delucidazioni sul da farsi e allora lui avrebbe avuto la sua vendetta e le avrebbe rinfacciato tutte le angherie subite.
Sentì una mano afferrargli il braccio e si voltò, piazzandosi di fronte alla ragazza.
“Lasciami andare.”
“Ma smettila!”
“Smettila tu!”
“Sei una piaga questa sera!”
“E tu sei una piccola merda!”
Belle rise, mentre lui la guardava corrucciato.
Sentendosi straordinariamente coraggiosa, prese possesso delle sue labbra senza troppi complimenti.
Era l’alcool, era l’allegria della serata e ne aveva voglia: lui era così carino con la sua camicia nera e la sua giacca marrone che le aveva subito prestato, e i suoi pantaloni neri e le scarpe scamosciate. Era proprio carino.
Lo baciò a lungo, passandogli una mano intorno al collo e infilandola nei suoi morbidi capelli, mentre lui le cingeva i fianchi, attirandola a sé ed appoggiandosi ad un muretto lì accanto per non perdere l’equilibrio.
Quando si staccarono Belle si rese conto che il cuore le stava battendo più forte del normale. Per dissimulare la cosa rise ancora un po’.
“Questa sera sei proprio molesta e fastidiosa.” Dichiarò lui.
Ma anche il suo cuore batteva leggermente più forte del normale.
Belle si limitò a guardarlo a lungo.
Da casa di Tink continuava a provenire la musica a volume sempre più alto.
“Belle?”
“Posso baciarti ancora o sei troppo arrabbiato?”
Robert chiuse gli occhi e i due annullarono nuovamente le distanze.
Si staccarono e si osservarono di nuovo un momento.
Belle aprì la bocca a vuoto per dire qualcosa.
“Sì?” le chiese lui amabilmente.
“Niente. Stai zitto adesso. Hai parlato anche troppo.”
Poi Belle si abbandonò letteralmente all’istinto e premendo sulle sue spalle, lo fece sedere per terra, baciandolo e perdendosi nelle sue labbra.
Si godettero ogni istante, abbandonandosi a terra, nell’erba profumata di aprile.
Belle si issò lentamente su di lui, facendo combaciare alla perfezione i loro corpi.
“Non mi hai mai baciato così” disse Gold, separandosi un momento per riprendere fiato, accarezzandole la schiena.
“Ma sì che l’ho fatto,”
“No.”
“Beh, allora sarà la prima volta!” rispose lei sorridendo beata.
Le loro labbra si incontrarono di nuovo, impossibili da dividere.
Mentre Belle si lasciava completamente andare contro la sua bocca, mordendogli leggermente le labbra, allentandogli poi la cravatta, slacciando i primi bottoni del colletto e aggrappandosi alle sue spalle e alla camicia, assaporando ogni secondo del loro bacio, si sentì viva come non mai. I loro respiri si fecero più affannati.
Entrambi erano talmente presi da non accorgersi del fatto di essere ancora all’aperto, vicini ad una strada e a molte case.
Senza pensarci, sentendo le labbra di Belle sul collo, Robert chiuse gli occhi e infilò la mano sotto il vestito della ragazza, accarezzandole le gambe, gemendo mentre lei gli baciava il collo e scendeva con la bocca verso il petto.
Belle si bloccò.
“Scusami, è stato inappropriato.” disse lui velocemente, ritirando la mano e arrossendo.
 La ragazza lo fissò intensamente, poi avvicinò le labbra al suo orecchio e sussurrò, facendolo rabbrividire “Continua pure.”
 “Ti…piace?”
“Sì” mormorò lei mordendogli leggermente l’orecchio.
Robert sentì la bocca arida e lentamente, fece risalire la mano, lungo le cosce. 
“Hai le mani fredde.” Osservò Belle.
“Sai com’è, qualcuno mi ha rubato la giacca.”
Rimasero immobili per qualche istante, guardandosi, mentre entrambi sorridevano leggermente.
“Andiamo dentro?” disse Robert improvvisamente.
“Mi piace stare qui fuori.”
“Fa un po’ freddino…”
“E’ primavera.”
“Sì ma…”
Faceva freddo per fare le cose che avrebbe voluto fare.
Ad esempio toglierle il vestito e togliersi la camicia. E altro magari.
Questo però non lo disse ad alta voce, decise saggiamente che era meglio tenerselo per sè.
“Cosa vuoi fare in casa?” chiese Belle improvvisamente.
Era ancora sdraiata sopra di lui e lo guardava quasi con curiosità, mentre Robert rifletteva, sentendo il vento accarezzare i loro visi.
Le sue mani iniziarono a spostarsi verso l’interno della coscia, quasi inconsapevolmente.
“Non…non saprei... Puoi…tu puoi ballare se ti va.”
“Balli con me?" Mormorò lei, avvicinandosi alle sue labbra e sfiorandole.
“Non sono un grande ballerino ma va bene.”
“Andiamo allora.”
Si rialzarono mentre Robert si guardava intorno stordito e accaldato. 
Non faceva davvero freddo.
Belle lo prese per mano e, camminando traballante, lo condusse dentro casa.
 
 
 
 
 
“DOVE DIAVOLO ERAVATE FINITI!” Urlò Tink afferrando Gold per il colletto della camicia e strattonandolo. Erano appena rientrati in soggiorno.
“CALMATI!” Esclamò Belle.
“Vi ho cercati per mezz’ora. Non rientravate più. Belle mi hai abbandonata! E tu stupido ammasso di merda di un uomo!” Tink indicò Robert che la fissava sconcertato. Proseguì strillando istericamente “Qui è tutto fuori controllo. Dov’eravate!? Eh!?”
La folla in casa si era lasciata andare agli istinti più selvaggi.
“Siamo andati a prendere una boccata d’aria!” disse Gold cercando di allontanarsi dalla sua furia omicida.
“Ecco. Mentre voi SCOPAVATE chissà dove qualcuno nel frattempo ha fatto esplodere una cassa di petardi sul tetto!”
“Sì, l’abbiamo sentito” mormorò confusa Belle.
“E NON SIETE RIENTRATI!?”
“Eravamo occupat-“
“STAVATE FACENDO SESSO! DITELO!” Ululò. “VOI VI DAVATE ALLA PAZZA GIOIA E QUALCUNO HA VOMITATO NEL MIO GIARDINO E CI SONO BOTTIGLIE ROTTE OVUNQUE! E REGINA E’ SPARITA!”
Poi si scaricò completamente e si lasciò cadere sul divano mentre intorno a lei regnava il caos più totale.
Belle scosse la testa mentre il mondo girava vorticosamente.
Come avrebbe voluto stare sola con Robert e continuare a fare le cose che stavano facendo prima…
“Cerca di calmarti. Domani metteremo tutto a posto! Ci stiamo divertendo ricordi!?” disse poi, cercando di mantenere la calma.
Tink iniziò a piagnucolare.
“Killian è sparito con Ariel e tu sei sparita con quello lì e…Regina è sparita e basta!”
“Siamo qua ora!” disse Belle.
Robert fissava la scena perplesso.
“Regina…” disse Tink “E’ sparita. Non mi piace questa cosa.”
In quel momento arrivò un’Ariel piuttosto scarmigliata, accompagnata ovviamente da Killian Jones.
Tink li fulminò con lo sguardo ma Ariel non si accorse di nulla.
“Pensavamo di far esplodere un altro di quei mortaretti” disse Killian felice, tenendo in mano una bottiglia di spumante aperta e pericolosamente inclinata.
Tink vide le gocce cadere sul parquet e sentì la vena sul collo pulsare. Si riempì di odio.
Una goccia, due gocce, tre gocce.
“Ti spacco quella bottiglia in testa se non la chiudi immediatamente” sibilò poi con astio infinito.
Killian fece una faccia sconcertata, guardò Robert che scosse la testa e alzò le spalle.
Appoggiò la bottiglia su un tavolino.
“E i mortaretti te li ficchi nel-“
“Bene, credo che abbiamo bevuto abbastanza per questa sera eh? Che ne dite? Potremmo concludere la festa. Oppure facciamo qualcosa di calmo, una partita a scarabeo ad esempio!” Esclamò a quel punto Gold battendo le mani con finto entusiasmo.
“Io penso che andrò in bagno” disse Jones guardando ancora Tink con stupore.
Non l’aveva mai vista così arrabbiata.
Mentre tutto il mondo festeggiava e Killian se ne andava, loro quattro si guardarono imbarazzati.
Belle si appoggiò discretamente a Robert mentre Tink evitava lo sguardo di Ariel.
“Vado a cercare Regina” disse poi, alzandosi in piedi e cercando la giacca.
“Io l’ho vista prima!” esclamò Ariel improvvisamente, fissandola con tanto d’occhi.
“E perché non l’hai detto subito?” ribatté acidamente la bionda.
“Perché non me l’hai chiesto!”
“E dov’era?”
“E’ uscita dal giardino. Aveva in mano il cellulare, è uscita in strada e non l’ho più vista tornare. Aveva una faccia strana…”
Tink si girò verso Robert.
“Dov’è?”
“Perché dovrei saperlo?”
“Perché eri il suo ragazzo e dovresti conoscerla.”
“Sarà andata a casa no!?”
“Beh allora vai a prenderla!”
Robert scoppiò a ridere.
“Sicuramente. Scusami ma se ha voluto lasciare la festa sono affari suoi.”
“Se ha voluto lasciare la festa è perché qualcosa gliel’ha fatta lasciare! Si stava divertendo, mi ha detto che si stava veramente divertendo per la prima volta in vita sua! Non se ne sarebbe mai andata di sua spontanea volontà!” esclamò Tink adirata.
“Sono comunque affari suoi!”
“Quanto cazzo sei egoista!”
“Ma perché non vi calmate.” si lamentò Belle. Le girava la testa e voleva bere ancora. Acqua però. O forse spumante.
“Dì al tuo ragazzo di alzare quel culo molle che si ritrova e di andare a vedere se Regina sta bene.”
Belle la guardò.
“Scusa Tink, ma non credo siano affari nostri se Regina se n’è andata dalla festa perché qualcuno l’ha chiamata o che altro.”
“Potrebbe essersi sentita male. E’ così difficile fare una cosa per…fare del bene a qualcuno!?”
“E’ la ragazza che ha reso la mia vita un inferno per quattro anni, torturandomi psicologicamente e pestandomi!”
“Anche lui l’ha fatto! Però a lui glielo hai perdonato perché ci vai a letto no!? Beh, forse potresti essere meno stronza e provare a perdonare anche lei!”
“Tink!” esclamò Ariel indignata.
Belle si alzò di scatto dal divano.
“Alzati” Disse a Gold.
“Cosa?” esclamò lui disorientato.
“Ho detto alzati. Hai il numero di Regina?”
“Io…sì ma che-”
“Dammi il cellulare.”
Belle compose il numero velocemente e diede il telefono a Tink.
Nessuno rispose.
Il telefono squillò a vuoto e Tink fissò Belle.
Le restituì il cellulare.
“Bene. Cosa pensi di fare ora?” le disse con tono di sfida.
“Dove abita Regina?” chiese lentamente Belle, rivolta verso Robert, senza però staccare gli occhi dall’amica.
“Non molto lontano da qua.”
“Ci si arriva in macchina?”
“Belle…”
“Ti ho fatto una domanda.”
Sentiva ancora gli effetti dell’alcool ma era proprio questo a renderla così determinata. Se doveva fare la cosa giusta, allora l’avrebbe fatta.
Tink le aveva detto una cosa cattiva e l'aveva fatta davvero arrabbiare.
Soprattutto perchè era una cosa vera.
Robert l'aveva torturata come Regina, se non di più. L'aveva umiliata fino a farla sentire malissimo, eppure ora lei era lì con lui.
“Sì, ci si arriva in macchina.”
“Prendi la giacca.” Disse semplicemente.
Tink sorrise e stava per dire qualcosa, quando si udì un botto tremendo provenire dal tetto.
“CAZZO!” Urlò.
Dopodiché si precipitò al piano di sopra. A quanto pare Killian non era andato in bagno.
 
 
 
 
 
Il cellulare di Regina squillò.
“Ma chi…”
 
Robert
 
Fissò due volte il nome sul display.
Cosa diavolo voleva Robert da lei? Non era alla festa con quella cretina della sua ragazza? La sua ragazza che aveva preferito a lei?
Non rispose.
Si sedette confusa su un muretto, mentre le parole di sua madre rimbombavano nella sua testa; la voce di sua madre al telefono.
 
“Dov’eri”
“Ad una festa. Perché diavolo mi hai chiamata! Sei volte!”
“Torna a casa e smettila di fare la stupida in giro.”
“Faccio quello che mi pare!”
“Smettila di perdere tempo con queste cose, non ti abbiamo educata in questo modo. Non ho fatto tutti questi sacrifici per allevare una ragazzina viziata che se ne va alle feste con gentaglia a caso.”
“Lasciami in pace.”
“Se non torni immediatamente ti avviso di trovarti un posto dove dormire. Per il resto della settimana.”
"Perchè non puoi lasciarmi semplicemente essere felice almeno per questa sera!? E' così difficile!?"
"La felicità momentanea non porta altro che dolori, credimi.  Ci sono altre cose a cui devi badare.
Torna a casa Regina, e forse ti spiegherò come va il mondo."

 
 
Regina chiuse gli occhi, poi gli riaprì.
E adesso? Dove poteva andare? Se n’era andata da casa sua.
Non riusciva a capire sua madre, sembrava che semplicemente chiudesse il suo cuore a qualsiasi tipo di divertimendo e di emozione positiva.
Sembrava che chiudesse il suo cuore a qualsiasi cosa e basta, sembrava quasi che non avesse un cuore.
E ora? Poteva richiamare Robert. O poteva chiamare Emma Swan.
Sospirò.
Sì, doveva chiamare Emma Swan. Lei avrebbe saputo cosa fare e come reagire.
 
 
 
 
“Robert, per favore.”
“Non ci penso nemmeno.”
“Ascolta, io non posso guidare in queste condizioni ma tu non hai bevuto niente.”
“Non mi importa nulla!”
“DEVE IMPORTARTI!”
Robert si fermò e si voltò verso Belle, fronteggiandola. Erano in strada, solo loro due.
“Ascoltami bene: questa serata ha fatto schifo. Volevo che fosse una bella serata per noi due ma non lo è stata, pazienza. Ora voglio andarmene a casa. Sono stanco, ho mal di testa,  non ho voglia di girare con la macchina e cercare la mia ex-fidanzata pazza perché la mia nuova fidanzata pazza improvvisam-“
Belle gli tirò uno spintone che per poco non lo mandò a sbattere contro la portiera dell’auto.
“Non sono la tua nuova fidanzata pazza.”
“Non sei neanche la mia fidanzata a quanto pare!” ribatté Gold adirato.
Belle si bloccò spaventata.
“Cosa vuol dire?”
“Niente. Che…che non lo so…Non volevo dire questo…” Robert parve a disagio.
“Mi stai lasciando?”
“Non stiamo insieme! Come faccio a lasciarti?!”
“Stiamo insieme.”
“Allora perché non possiamo semplicemente…fare le cose che fanno normalmente due fidanzati?” chiese lui
Belle deglutì e gli si avvicinò.
“Le facciamo le cose che fanno i fidanzati.”
“Lo so” Sospirò lui triste “Ascolta…mi sento male questa sera, tutto qua. Non è colpa tua, è che vorrei dirti una cosa e non ci riesco e…e reagisco male perché sono un codardo. E continuo a reagire male. Ma non voglio andare da Regina. Vorrei stare con te e dirti una cosa importante.”
La ragazza gli afferrò la mano. 
“Lo so cosa vuoi dirmi. Sono un po’ ubriaca…magari un po’ tanto ecco, ma non sono stupida…” disse guardandolo negli occhi. “Ed è lo stesso per me. Anche io ti voglio…tanto bene, ed è una cosa che diventa sempre più forte di giorno in giorno. Non serve che cerchi un modo per dirmelo, va bene? Certe cose…si sanno e basta. Va bene così.”
Robert rimase immobile per un minuto buono, guardando il cemento sotto le sue scarpe.
“Vuoi andare a cercare Regina?” chiese infine a bassa voce.
“No, non voglio. Ma Tink ha ragione. Non saremmo qui insieme se non ti avessi perdonato e non ti avessi dato una seconda opportunità.”
“Allora…andiamo.” Rispose lui.
Poi improvvisamente le accarezzò il viso e la baciò dolcemente.
“Grazie di aver capito. E' un po' difficile per me, ecco tutto.”  Le disse sorridendo tristemente.
Belle lo strinse forte.
Poco i dopo i due salirono in macchina.
Stavano per uscire dallo spiazzo quando Ariel venne loro incontro correndo e agitando le braccia.
Gold abbassò il finestrino.
“Vengo anche io! E’ successo un disastro coi petardi e Tink sta strillando  e mi sembra che mi odi. Non voglio stare lì. Posso venire con voi, vero?”
Belle sorrise.
“Sali!” rispose Robert.
 
 
 
 
Regina era ancora seduta sul vialetto con la testa immersa tra le mani quando una luce forte la abbagliò.
Fanali di un auto.
Si coprì il volto con una mano.
“Oddio, è lei!” sentì una voce.
“Io non la tiro su. Quella mi vomita in macchina.”
“Guarda che non mi sembra messa malaccio…”
“Non ti pare messa malaccio? E’ accasciata a terra con la testa tra le mani!”
Voci.
Due voci femminili ed una di un ragazzo.
Le conosceva…erano…
“Gold!” esclamò.
“Ecco, vedete, ci riconosce sta benone!” esclamò l’unica voce che conosceva poco.
“Dai, vieni.”
Udì il rumore di una portiera che sbatte, dei passi e qualcuno si accucciò di fronte a lei.
“Stai bene? Riesci ad alzarti?”
“Ma chi sei?” mormorò confusa.
“Belle. Belle French.”
“Oh no!” gemette.
Era venuta l’ora della resa dei conti.
Il suo contrappasso.
Avrebbe pagato per tutte le cattiverie che aveva fatto, era arrivato il momento.
“Dai prendila e portala dentro.”
Sentì due mani afferrarle le braccia e cercare di alzarla.
“Fai piano!” mugugnò.
“Se collabori magari…”
“Aspetta, ti aiuto.”
Regina vide che l’altra ragazza era Ariel Andersen, una delle amiche di Tink.
“Ce la faccio…” Disse poi.
“Sicura?”
“Sì io…non sono tanto ubriaca, credo. Sono solo stanca e...stanca.”
Le due ragazze aprirono la portiera e la fecero entrare.
“Bene. Torniamo da Tink.”
“Da…sì, da Tink…No, no a casa!”
Si accorse di essere nella macchina di Robert. Vicino a lei sedeva Ariel che la guardava con un misto di curiosità ed ansia, mentre davanti Belle fissava il finestrino e Gold guardava davanti a sè.
“A casa o da Tink?” le chiese quindi poi, senza realmente rivolgersi a lei.
“Io…non so.”
Belle si girò.
“E’ successo qualcosa?”
“Non so…non credo. Forse mi hanno cacciata di casa.” Mormorò confusa.
“Quindi?” chiese Belle.
“Non so…non so.” Ripeté Regina.
“Cosa faccio?” chiese Robert sottovoce a Belle.
“Regina, ci devi dire dove dobbiamo andare. Vuoi tornare a casa tua?” 
“No! Non voglio vedere mia madre! Me ne sono andata, ho chiuso! Ho chiuso!”
“Riportiamola da Tink.” Suggerì Ariel.
“In quel casino?”
“Avrà sbaraccato tutto dopo i petardi…”
“Petardi?” chiese Regina.
“Andiamo da Tink okay? Una volta lì vedremo cosa fare.” decise Belle.
Gold mise in moto l’auto e partì.
“Vedrai che andrà tutto bene” disse Ariel guardando Regina e sorridendole incoraggiante.
“Certo…come no.”
“Sono convinta di sì! Anche mia madre una volta ha minacciato di cacciarmi di casa. Avevo dieci anni e continuavo ad entrare nelle pozzanghere e a sporcarle il pavimento. Lei dice che ho sempre avuto una fissa per l'acqua!"
"E' una cosa un po' diversa dalla mia"
Belle ascoltava la conversazione a disagio.
Non sapeva cosa fare. Da una parte voleva chiedere a Regina se aveva bisogno di sfogarsi, dall’altra…ripensava a tutte le cattiverie che la ragazza le aveva rifilato fin da quando avevano quattordici anni.
Qualcosa le impediva di parlare. Non riusciva a non essere arrabbiata.
“Cos’è successo dopo che me ne sono andata?” chiese la mora ad Ariel.
“Oh niente di che. L’unica cosa carina sono stati i fuochi d’artificio sul tetto.”
“Carina si fa per dire” disse Gold a bassa voce.
“Perché? A me sono piaciuti moltissimo!” ribatté Ariel entusiasta.
“A me no. Eravamo fuori e sono esplosi all’improvviso, tutto il vicinato li ha visti e qualcuno avrà chiamato la polizia.”
“Eravate fuori dove?”
“Circa in campagna, poco lontano dalla strada.”
Si interruppe e calò il silenzio.
“Cosa ci facevate in campagna?” chiese Ariel curiosa.
“Niente, una boccata d’aria fresca.” Concluse velocemente Belle.
“Una scopata all’aria fresca vorrai dire…” disse Regina molto piano.
“Come scusa?” ribattè l’altra piccata.
“Ho solo detto la verità!”
“Ma che ne sai!”
“Come se fossi stupida. Vuoi dirmi che stando con quello lì” e indicò Robert “tu sei ancora una timida verginella?”
Belle arrossì e ringraziò che fosse buio.
Ariel seguiva il battibecco come una partita di ping-pong.
“Cosa intendi con ‘quello lì’?” chiese Robert rabbioso, guidando e controllando la strada.
“Intendo che non sei certo uno che perde tempo!”
“Beh comunque sia non sono affari tuoi!” esclamò Belle punta sul vivo.
Regina ridacchiò. Improvvisamente si sentì più allegra. Aveva ancora voglia di divertirsi e la notte era giovane.
“Lo sai cos’ha fatto durante la nostra prima volta?” disse poi rivolta a Belle. 
“NON CI INTERESSA, GRAZIE” Ringhiò Robert.
Belle fissò lui, poi guardò Regina.
Da una parte non voleva stare al suo gioco.
Dall’altra…
“Cos’ha fatto?” chiese Ariel curiosa, che a quanto pare non era minimamente imbarazzata dall’assurda situazione.
Regina sorrise e poi si strofinò le mani, come una che si pregusta una storia succosa.
“Era il nostro terzo mesiversario e-“
“Regina non ti azzardare.” Sibilò Gold.
“Ma stai zitto tu. Lei ha il diritto di sapere a cosa va incontro. Soprattutto se è ancora vergine, come mi pare di capire dal suo sguardo ebete.”
Belle inarcò le sopracciglia e guardò Robert.
Fissava la strada davanti a lui con sguardo omicida, le labbra ridotte ad una fessura.
“Praticamente l’abbiamo fatto a casa mia…” biascicò felice.
“Chiudi quella bocca di merda o ti faccio uscire immediatamente!” La voce di Gold era una lama.
“…ed era la sua prima volta. E sembrava un coniglietto impaurito, tremava tutto.“
“Vaffanculo!” sbraitò il ragazzo.
A Belle scappò una mezza risata.
“Belle!” esclamò Robert esterrefatto.
“Scusa. E’ l’alcool.”
“E poi?” Ariel continuava ad incalzare.
“Quando si è tolto i boxer, anzi, quando io glieli ho tolti perché lui si vergognava…“
“Regina ancora una parola e giuro che-“
“Si è coperto con le mani, si è messo le mani lì davanti, poverino!”
La macchina frenò bruscamente in mezzo alla strada.
“ROBERT!” Urlò Belle terrorizzata aggrappandosi al sedile.
Gold si girò furioso verso Regina.
“Sì, mi sono coperto, brutta stronza che non sei altro. Avevo sedici anni e mezzo, ero un ragazzino e non sapevo cosa fare e…insomma, ero molto pudico. Ma ti ricordo che tu mi hai fatto chiudere le persiane perché ti vergognavi di farlo alla luce del giorno. Perciò smettila di fare tanto la vanesia!” finì la frase rabbioso. Dopodiché tirò una pacca al volante, suonò il clacson con rabbia e ripartì.
Belle non si trattenne più e scoppiò a ridere mentre Regina ed Ariel si univano a lei.
 
 
 
 
Arrivati a casa di Tink trovarono un disastro.
Il soggiorno e il giardino erano irriconoscibili, c'era puzza di bruciato e di vino, i mobili erano rovinati e il pavimento lurido.
Molta gente se n'era andata, altra invece continuava a festeggiare imperterrita. 
Tink in persona arrivo con un'espressione sconvolta sul volto. Era rossa in viso e sembrava sul punto di scoppiare a piangere.
"Tutto bene!" disse Ariel allegramente "L'abbiamo trovata e l'abbiamo riportata qui! Sua madre l'ha cacciata di casa!"
"Sua madr- eh? Ma di chi parli?"
Regina entrò traballante.
"Oh!" esclamò Tink. 
"Stai bene?" chiese Belle.
L'amica sembrava profondamente scossa.
"Io - sì. Ho fatto andare via un po' di persone che stavano facendo troppo casino. E ho buttato via tutti i petardi."
"Anche Killian?" chiese Ariel.
Tink la guardò senza rispondere mentre Robert rientrava anche lui, con le chiavi della macchina in mano e uno sguardo abbattuto.
"Eccoti la tua amica. Sana e salva. E perfida come sempre. Stava benissimo, tanto per cambiare." disse lui indicando Regina con un gesto brusco. 
"Cos'era successo?" chiese Tink rivolta alla mora.
"Una lunga storia."
"Dai vieni, andiamo a bere qualcosa."
Prese Regina per mano e se la trascinò in cucina.

 
Mentre Tink e Regina si allontanavano insieme, Robert e Belle rimasero a fissarle.
Ariel li abbandonò e camminò verso il giardino.
“Che serata di merda. Non solo il danno, ma pure la beffa.” Commentò Robert amaramente.
“Basta fare il musone.”
“Non faccio il musone. Ma...insomma, certe cose non volevo che le sapessi.”
Belle rise di nuovo, con la sua voce cristallina.
“Vieni” disse infine.
Lo prese per mano e salì le scale, trascinandoselo dietro.
“Un po’ di animo!” commentò.
“Mi sento umiliato!” ribatté lui triste.
Arrivati sul pianerottolo, Belle gli scoccò un bacio a stampo veloce.
“Smettila di fare il musone.” Ripeté poi. Aprì una porta e vi entrarono.
Era la stanza dei genitori di Tink.
“Sei arrabbiato?” chiese Belle, chiudendosi la porta alle spalle e avvicinandosi al ragazzo.
“No.” Disse lui lentamente “Sono un po’ turbato. Credo.”
Belle lo guardò e gli prese il viso tra le mani, baciandolo con dolcezza.
“Sono fiera di te.” Disse poi guardandolo “Sei stato molto carino questa sera.”
“Non mi sembra.” Ribatté lui mogio.
“Invece sei stato carino, e gentile. Sei venuto e hai aiutato Regina.”
“Non l’avrei fatto se non ci fossi stata tu…è merito tuo. Io non ho fatto nulla.”
Belle lo baciò di nuovo, brevemente.
“Sono fiera che tu sia il ragazzo di cui mi sto innamorando.”
Nessuno dei due disse nulla.
Robert sentì il battito del suo cuore aumentare a dismisura.
Non riusciva a credere a ciò che aveva appena sentito.
Fissò il pavimento sentendosi improvvisamente felice.
Poi istintivamente entrambi si avvicinarono e annullarono le distanze.
Non c’era più tempo per parlare, e nessuno dei due aveva più nulla da dire.
Belle lo afferrò per la camicia e spingerlo lentamente verso il letto. Lui cadde tra le lenzuola profumate, trascinandosi sopra la ragazza.
“Carine le lenzuola con le fatine” commentò lui guardandosi intorno, sorridendo.
“Sssh” sussurrò lei.
Non aveva voglia di perdere tempo, improvvisamente sentiva di non poterne avere abbastanza.
Poggiò le labbra sulle sue con decisione, catturandole in quello che inizialmente era un bacio dolce e lento, e che via via si fece più passionale.
Robert s’issò sui gomiti e invertì le posizioni, trovandosi così sopra la ragazza.
Sentì le mani di Belle curiosamente audaci graffiargli piano la schiena.
Lentamente si spostarono sulla camicia e proseguirono nello slacciargli i bottoni, accarezzandogli la pelle bollente.
Sospirò.
Contegno. Ci voleva contegno. Non poteva fare brutte figure e perdere il controllo, soprattutto dopo ciò che Regina aveva detto a Belle: aveva diciotto anni, non più sedici e mezzo. 
Lentamente dalla bocca passò a baciarle la mandibola, scendendo sul collo, poi più in basso, soffermandosi sulle clavicole e scendendo sul seno ancora coperto dal vestitino.
Infilò le mani sotto la gonna, posandole sulle gambe.
Che meravigliosa sensazione…il respiro di Belle,  il battito del suo cuore, il profumo dei suoi capelli…stava accadendo davvero?
Aveva quasi paura di svegliarsi e scoprire che era stato tutto solo un bellissimo sogno.
La ragazza lo interruppe, gli appoggiò le mani sulle spalle, lo fece sedere, gli sfilò la camicia e poi ridacchiò sommessamente.
“Cosa c’è!?” chiese lui contrito. Si sentiva vagamente esposto e preso in giro.
“Ti facevo più palestrato”
“Sono capitano del decathlon, non della squadra di football."
“Si vede che ti piace mangiar gelati!"
“La smetti!?” 
“Hai davvero le spalle larghe però” disse pensierosa, appoggiandoci nuovamente sopra le mani.
Ne approfittò del momento di distrazione per spingerlo di nuovo sul letto ed issarsi sopra di lui.
Robert aveva ancora in mente di protestare per le profonde offese recategli poco prima, quando Belle iniziò a muovere leggermente il bacino facendolo combaciare col suo.
Qualsiasi pensiero venne spazzato via.
Le tolse il vestito, quasi strappandolo via, lasciandola prima in reggiseno, poi levando tremante anche quello e scoprendo il fisico esile ma curiosamente soffice, non ossuto e duro come quello di Regina a cui era stato abituato.
La strinse forte a sé e le baciò la tempia chiudendo gli occhi.
La sensazione dei loro corpi così caldi e vicini, del morbido seno di Belle leggermente schiacciato contro il suo petto, rischiava di farlo impazzire.
Dal canto suo anche Belle non sembrava meno rapita dalla situazione.
Il suo respiro era irregolare, variava seconda del tocco di Robert e di dove si posava la sua bocca.
 Le mani della ragazza vagavano dalla schiena alle spalle, poi alla pancia…improvvisamente si spostarono verso il basso, e presero ad armeggiare con la cintura dei pantaloni.
“Belle…”
“S-sì?”
“Ehm…”
La ragazza si fermò.
“Ho fatto qualcosa che non va?” chiese timorosa.
“No, cioè, anzi…ma…”
“Dimmi!”
“Sei sicura?”
“Penso proprio di sì…”
“Non sei costretta a farlo.”
“Ne ho...davvero voglia. E’…da prima che ci penso. Da quando…eravamo fuori nel prato.”
“Oh!”
“Non…hai voglia anche te?”
“Sì… molta.”
“E quindi…?”
“E… quindi.”
 
 
 
 
Un’ora dopo giacevano entrambi nudi, sfiniti ma felici sul letto, mentre la musica dal piano di sotto continuava a suonare a volume improponibile.
Belle respirò profondamente, poi si avvicinò a Robert, appoggiò la testa sul suo petto e lo abbracciò; lui la cinse con le braccia e la strinse forte.
“Stai bene? Sei…insomma…è andata bene?” le soffiò imbarazzato contro la fronte.
“Sì” mormorò lei.
“Sicura?”
“Decisamente sì.”
Lui sorrise e le baciò la fronte e il volto.
“Tu stai bene? E’ andata bene?” chiese Belle alzando il viso e portandolo all’altezza di quello del ragazzo.
“Direi di sì.” Disse lui.
Si fermò un momento, si guardò intorno. Vestiti ovunque, lenzuola appallottolate in fondo al letto…
“Abbiamo fatto un macello però.” Continuò pensieroso.
“Tanto le lenzuola sono quelle dei genitori di Tink”
“Povere fatine!”
Belle rise di gusto.
“Non gioire troppo presto, dovrai rispondere tu alle domande di Tink! ” le rispose severamente.
Per tutta risposta Belle si impossessò delle sue labbra, baciandolo con passione.
Poi poggiò la testa nell’incavo del collo e socchiuse gli occhi.
“Grazie” sussurrò.
“Per?”
“Per la migliore prima volta che potessi desiderare. Sotto tutti i punti di vista. E’ stato bellissimo, perciò grazie. Sei stato perfetto e…sono davvero contenta di stare con te. E scusami per come mi sono comportata prima, sono...non mi ero mai ubriacata e credo di essere un po’ esplosa."
"Esplosa è dir poco! Non sembravi neanche tu!"
"Era il mio alter ego!" rispose Belle ridacchiando.
"E qual è il nome del tuo alter ego?"
Lei ci pensò un po' su.
"Lacey." disse infine.
"Carino! Me ne ricorderò se avrò di nuovo a che fare con lei e non con te." rispose lui sorridendo.
Belle lo baciò velocemente e riprese:
"Tu mi hai resa felice questa sera, e il punto è che…mi rendi sempre felice, in ogni momento. Volevo solo che…” Si interruppe, guardandolo con i suoi occhi azzurri spalancati  “Che sapessi quanto davvero vali e quanto...tu sia diverso da come credi. Sei davvero un bravo ragazzo e hai un buon cuore, ma…mi sembra che a volte te ne dimentichi e… che ti preoccupi per nulla, e ti fai prendere dal panico e da altri sentimenti negativi. Sei meraviglioso e sei il mio ragazzo e voglio che tutti sappiano che stiamo insieme."
Gold deglutì a stento, stringendo forte Belle tra le sue braccia.
Aveva la risposta sulla punta della lingua.
Non vedeva l’ora di poterglielo dire e non c’era momento migliore.
Ora lo sapeva. Era corrisposto.
“Belle…”
“Sì?”
Ti amo
“Io-“
Io ti amo. Sei il mio lieto fine.
“Sono felice di averti resa felice. Era molto importante per me, era la cosa più importante. Vorrei che tu fossi sempre così felice con me…e…io…non ho mai provato nulla di simile per nessuno. Per quello prima ho reagito male. Perché…insomma, mi sono sentito messo da parte e ho avuto paura. Non voglio perderti...e...grazie per quello che hai detto. Ha un grande valore per me.”
Belle sorrise e gli scoccò un bacio sulla bocca, prima di accoccolarsi sul suo petto.
Ti amo








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I DID IT.
Allllora. Questo è un capitolo a cui tengo tantissimo e credo si capisca perchè, era veramente un punto focale della storia (infatti l'avevo scritto mesi e mesi fa). 
Io...non so. Ditemi voi. Non ho dimestichezza con le scene fluff-mlmlmlml perciò sono sempre un po' imbarazzata nello scriverle e non so mai come mi escono.
Aspetto le vostre opinioni. 
Il prossimo capitolo sarò l'ultimo della festa e vedremo come stanno le cose anche con gli altri personaggi, ho lasciato di proposito le loro situazioni in sospeso per dedicarmi un momento ai miei amati Rumbelle.
Insomma che dire, ringrazio come sempre tutti coloro che mi sostengono e mi seguono: senza di voi questa storia non esisterebbe. Perciò grazie davvero.
Sono in partenza e la mia beta è al mare (ABCris ti odio), spero che non ci siano agghiaccianti errori di battitura (sono famosa per scrivere cose tipo CAZO o AZZURO quando non rileggo) o incongruenze, in caso fatemele pure notare :)
Mi scuso in anticipo se non riuscirò a rispondere alle recensioni ma sarò dal cellulare e non so quanto prenda la rete su tra i monti dell'Alto Adige!
Un bacione a tutti voi, spero che l'aggiornamento vi sia piaciuto :)
:**
seasonsoflove


 
   
 
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