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Autore: parolecomemarchi    28/07/2014    1 recensioni
Prende e unisce, acciuffa e separa, fa soffrire e gioire, si è un bastardo, ma un buon bastardo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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One Shot
    A M O R E


Quello che ci serve è dolcezza e affetto, ci serve la speranza, la felicità e quella cosa a cui non possiamo dare un nome.

Per ognuno è diverso, speciale a modo suo, è incredibile e grandioso, è talmente forte che ne sei assuefatto non appena cominci a provarlo.

Diventi dipendente ed esso è la tua dipendenza,  poi quella cosa magnifica e pericolosa coinvolge un’altra persona che non puoi controllare, lui prende a caso due persone e le unisce.

Beh, diciamo che non prende proprio a caso, è più una scelta, lui sente che è così che deve andare e allora fa in modo che succeda, un po’ di casualità, qualche coincidenza, interessi comuni e tanta fortuna nel mezzo.
Non puoi accorgertene, non puoi misurarlo, non provare neanche a controllarlo perché devi sapere che è impossibile, nessuno sa come accade, chi lo ha creato, semplicemente lui è lì da sempre e ormai passa quasi per scontato.

Gioca con te, con me, con tutti quelli che passano sotto il suo sguardo.

Fa il cattivo, gioca e si diverte, fa soffrire, ma alla fine è troppo buono per far davvero del male, sono solo prove, per mettere alla prova te e chi lui ti ha affidato.

Superi gli ostacoli e lui ti premia, te e l’anima dannata che ti ha appioppato, quello lì gioca brutti scherzi alle volte e non sempre si comporta gentilmente.

Magari capita qualche luna storta e si, fa accadere la magia, ma lo fa svogliatamente e quasi riluttante, ma deve perché si deve distribuire bene, guai a chi non né ha.

Una volta mi scontrai con questa giovane fanciulla, era distratta e confusa, disordinata e saccente, talmente stravagante ed eccentrica da infastidirti, balbettava, era insicura ma forte come un tornado ed era talmente testarda che quando mi fece cadere a terra con una testata mi sentì quasi il cranio fracassato.

È colpa sua se quel giorno ho rimediato quel bel bernoccolo viola che mi doleva come non mai, lo portai per giorni come un marchio, colpa sua se poi tutto ciò che successe, successe.

Ecco, io ve lo presento come si è presentato a me, probabilmente vorrà prendere lui la parola, tanto è egocentrico ma ahimè, è così che è fatto.

Prende e unisce, acciuffa e separa, fa soffrire e gioire, si è un bastardo, ma un buon bastardo.

Penso che anche tu lo conosca, si chiama Amore.
***

Bel preambolo amico, ma ora sta a me raccontare perché ne ho il pieno diritto, io ho fatto accadere ciò che è accaduto, sono io il responsabile e colui che devi ringraziare per questo e per tante altre cose, beh a volte ho fatto del male,  ma non posso scusarmi di questo perché dopo ne siete usciti più forti e felici, o mi sbaglio?

Tu sei così egocentrico, altro che me, stavi per raccontare tutta questa storia dal tuo punto di vista e non potevo permetterlo perché altrimenti avresti tralasciato troppe cose importanti e avresti lasciato da parte ogni buon giudizio su quella ragazzina antipatica e saccente, tanto ne eri abbagliato.

Invece io sono un perfetto narratore esterno ed imparziale, e poi..chi vi conosce meglio di me che vi ho messi insieme?

Nora era la classica ragazza so tutto io, si metteva avanti a tutti in ogni situazione possibile ed in ogni modo disponibile, sapeva tutto di tutti, ma non per questo era pettegola, no lei era intelligente, fin troppo, e tutte quelle belle e succose informazioni sul mondo e le persone che lo abitano se le teneva tutte per sé.

Era il mese di maggio, la scuola giungeva al termine e lei come ogni anno rischiava di uscire con una media superiore al nove, frequentava uno dei licei più impegnativi di Toronto, ma per lei non era affatto un problema.
A differenza della massa amava imparare, amava sapere e avere su questo un appiglio sicuro a cui aggrapparsi saldamente nei momenti di tempesta.

A scuola era vista bene dalla maggioranza, studiosa, bella, intelligente e per niente pettegola, amica di tutti e di nessuno, disponibile e gentile ma non ingenua.

Molte la invidiavano, non era popolare in quella scuola, non era nessuno di importante per il corpo studentesco, ma di sicuro era la salvezza per l’aula 124 quando i compiti in classe a sorpresa si facevano avanti.

Odiava dover provvedere alla riuscita di un’intera classe, ma sapere che era importante, addirittura fondamentale per loro la realizzava, le dava la forza di ingoiare tutto il risentimento di fare  la bonacciona, spifferare i suoi saperi, limitatamente, a tutti e garantire una piena sufficienza.

Non era però sempre così socievole con tutti, bisognava conoscerla per avere di lei un buon giudizio, per i primi arrivati era quella scorbutica, la saccente della classe 124 del terzo piano.

Nora Hudson era una ragazza di soli sedici anni, ma in se teneva giudizio e giustizia, sapeva scegliere tra tante alternative con razionalità e riconoscere il bene dal  male senza cadere in troppi tranelli, ma era pur sempre un’adolescente e come tale non poté sfuggire dalle braccia dell’amore.

Era stato il primo e in quel momento le era sembrato l’unico che avrebbe mai potuto amare in vita, si conoscevano da una vita lei e Jake, sempre vicini ma distanti l’uno dall’altra.

Il caso li aveva fatti conoscere bene per poi incollarli fin troppo vicini in un grande puzzle deciso da questo sentimento benevolo e malevolo allo stesso tempo.

Avevano trascorso mesi fantastici, e ad entrambi sembrava di vivere in una favola.

Pensava solo a lui, quel ragazzo della sua classe alto e magro dai corti capelli corvini e gli occhi scuri, troppo scuri per non contrastare con le sue luminose iridi verdi.

Aveva lasciato da parte lo studio per quei sei mesi, la sua media del nove e mezzo era stata abbassata con rimorso dagli insegnanti ad una soddisfacente ma comunissima media dell’otto, ma in quei mesi a Nora era importato solo di lui, del loro amore e della loro fantastica storia.

Si erano fidanzati, nel senso più infantile del termine, alla fine di Agosto, la scuola non era ancora cominciata e la loro coesistenza in classe era solo un altro dei tanti modi che avevano trovato per rendere ancora più facile la loro relazione.

Jake la faceva sentire bella, importante, speciale anche senza aver bisogno dei suoi libri e il suo cervello, la faceva sentire fondamentale anche senza la sua intelligenza, aveva capito grazie a lui che non sempre il sapere a cui tanto teneva poteva recarle del bene.

Amava baciare Jake, amava toccare le sue labbra morbide, forse un po’ sottili, ma dannatamente invitanti, amava farlo alla follia perché dopo il gentile tocco era solito lasciarle complimenti a destra e manca.

Tesseva le sue lodi appena gli era concesso e Nora adorava questo, amava forse più  sentirsi apprezzata verbalmente che quando la abbracciava o la baciava o qualunque altra cosa che un ragazzo ed una ragazza innamorati fanno, ma non ci aveva badato.

Era stato il primo e credeva che quel suo amare l’importanza che Jake le dava fosse del tutto normale, ed era andata avanti, stretta a lui per i rimanenti mesi, fino a capire di essere innamorata irrimediabilmente di ogni sua parte.

Era come vivere tra le nuvole, tutto le sembrava semplice e colorato, sembrava che  la loro vicinanza poteva produrre solo del bene, ma questo era tempo fa.

Dal momento in cui Jake aveva cominciato ad uscire con un paio dei ragazzi più popolari, solita storia del ragazzo che vuole entrare a tutti i costi nella squadra di basket della scuola, aveva cominciato a trascurarla.
Si vedevano solo e solamente a scuola, durante le lezioni si sedevano comunque vicini e in quei momenti, con i bigliettini e i baci a stampo rubati all’improvviso, a Nora pareva di essere tornata alla normalità, con il suo fantastico ragazzo che la faceva sentire al di sopra delle stelle.

Poi, quando la sera Nora si trovava da sola a casa tutto tornava a sprofondare nell’abisso, aveva tanti amici ma nessuno vicino a se tanto da chiamarlo in serate di noia e solitudine, solo Jake era in grado di risollevarle il morale, ma continuava ormai da qualche settimana ad uscire con i giocatori e alle volte, a mensa, la ignorava spudoratamente sedendosi con cheerleader e quant'altro.

Nora però era felice per lui, se era arrivato a sedersi ed uscire quotidianamente con loro allora significava che l’ammissione in squadra era vicina, lui amava il basket e Nora amava lui, la sua felicità dipendeva da quella del ragazzo, ma non fino al punto di riuscire ad ignorare la solitudine.

Il giorno in cui era arrivata alla rottura definitiva decise di prendere da parte quello che sentiva ormai solo come ex ragazzo e di parlagli chiaro e tondo di tutto, del modo in cui a causa sua e della sua spudorata assenza la faceva sentire.

In quel periodo, per la gioia di professori e dei suoi genitori era tornata alla conoscenza del sapere, ora che Jake non c’era solo i suoi libri riuscivano a farla sentire importante per qualcuno.

Quando lo mise al muro, dicendogli chiaro e tondo cosa voleva, cioè che lui smettesse di uscire con quei ragazzi e che si concentrasse di più su di lei, lui le fece una sfuriata che Nora sognò e ricordò per giorni e notte intere, mentre stretta nelle coperte affogava nelle sue lacrime e saggiava il lato duro e arduo dell’amore.

Fu così che verso la fine di marzo i due si lasciarono definitivamente di comune accordo, Nora ancora provava quell’amore insano verso di lui, ma Jake sembrava aver rimosso tutto con uno schiocco di dita, quando la mattina a scuola lo vedeva sorridente e spensierato, lo mise a confronto con se stessa,  distrutta e debole e desiderò con tutta se stessa di riuscire a diventare come lui.

Jake le aveva dimostrato di essere sensibile e dolce, ma in realtà era freddo e distaccato, legato a tutti e in fondo a nessuno, e Nora prese esempio.


Bastarono due mesi a malapena e la vecchia Nora saccente e scorbutica era tornata, non come prima, magari con qualche pezzo in meno, ma comunque era sempre lei.

Cominciò a disprezzare l’amore, perché le aveva rifilato la felicità per sei mesi, l’aveva illusa e manipolata tanto da lasciare ciò che la faceva sentire bene per poi abbandonarla in mezzo alla strada con una bufera sopra la sua testa.

La sua vita continuava monotona, compì i diciassette anni il 6 Maggio, festeggiò a casa con sua madre e sua sorella e un cupcake come torta, fece una video chiamata al padre in Afganistan e quando lo vide ancora vivo e vegeto si sentì rifocillata di tutto il buono che l’amore le aveva tolto con Jake.

A sua insaputa però, l’amore continuava a macchinare qualcosa in segreto, senza dire niente a nessuno, vagando per la città e oltre, confrontando lei agli altri, e poi, dopo quasi una buona settimana di ricerca ininterrotta, percepì un ragazzo completamente compatibile con la Nora a cui non aveva ancora spezzato il cuore.

Era però lontano da lei fisicamente, Stratford era una piccola cittadina a tre ore dalla grande Toronto e allora ci mise il suo zampino, scavò nella mente dei famigliari e trovò l’occasione che cercava.

Quel ragazzo, di nome Justin, aveva un grande amore dentro di se per la musica, suo padre viveva proprio a Toronto e nella scuola in cui studiava Nora c’era una sezione coreutica, adatta ai suoi desideri e a quelli della ragazza.

Allora si decise, combinò ogni evento per Nora e alla fine del mese di Maggio Justin e sua madre Pattie si trasferirono nella casa del padre, Jeremy che casualmente si trovava esattamente nello stesso quartiere di Nora.

Aspettò che la scuola finisse, che i ragazzi andassero in diversi posti di vacanza, che Justin si fosse adattato alla vita frenetica di Toronto e che Nora fosse immersa nella noia della sua estate, ogni compagno svanito in diverse località e nessuno con cui uscire e divertirsi.

Il 24 giugno, fu deciso per di incontrarsi, o meglio scontrarsi accidentalmente tra loro, non avevo però calcolato i diversi temperamenti dei due e finì in un completo disastro, lei a terra sopra di lui, avevo programmato uno scontro da ‘libri a terra’ il classico dei film romantici a scuola, ma quello era fin troppo azzardato anche per me.

Justin era estremamente irascibile, nervoso e indisposto all’apparenza, io però avevo scavato abbastanza a fondo da riconoscere un ragazzo romantico, dolce e di modo, che le ragazza difficili come Nora le prendeva in sfida invece che lasciarle scappare.

Inutile dire che il bernoccolo che si stava creando a poco a poco sulla sua fronte non faceva altro che creargli fastidio e così la ragazza presuntuosa e scorbutica che glielo aveva procurato.

Litigarono per un buona mezz’ora, lei accusava lui di non guardare dove andava, lui che diceva a lei di mettersi un paio di occhiali per poter distinguere meglio le figure che la circondavano.

Poi mi stufai, all’inzio quel battibecco era stato esilarante, anche perché non avevano la minima idea di cosa sarebbe nato tra loro, ma quando Nora cominciò a dar segni di voler rovinare i miei piani andandosene, mi intromisi di nuovo.

Feci alzare bruscamente lo sguardo a Justin, gli pulì gli occhi da tutta la superficialità che si portava fintamente dentro e quando vide gli occhi limpidi, ancora un po’ sofferenti e da bambina di Nora si innamorò.

Lui non poteva saperlo, sentiva solo questa cosa strana allo stomaco, gli propose un frullato per scusarsi, ma come sempre Nora doveva fare la difficile, più di quanto la natura gli consentisse di fare.

Allora la spinsi verso di lui, feci giungere le lacrime soffocate a causa di Jake e si abbracciarono.

Passarono il pomeriggio insieme, quando sentì a distanza di un mese e più, i primi ‘ti voglio bene’ me ne andai in cerca di altre prede, il mio compito era fatto non mi restava che attendere i primi ‘ti amo’ e i primi veri sentimenti d’amore l’uno verso l’altro.

Nora credette fino al momento in cui baciò Justin che quello per Jake fosse amore, stupida bambina illusa, quando la feci soffrire me ne disse di tutti i colori, e invece ora che sono sposati neanche un ringraziamento.

Pensate che quella sofferenza che vi portate dentro sia per sempre?
Pensate che quell’amore che vedete negli occhi altrui non arriverà mai per voi?
Pensate che la persona in grado di vedervi bellissime anche senza trucco, con mille difetti, vedervi magnifiche per quello che siete dentro non arriverà mai?

Rispondimi Justin, e rispondetemi anche voi, quanto possono essere stupidi gli umani?

*Jazzy99 space*
è la prima OS a raiting verde che scrivo, diciamo che mi sono limitata alla felicità del sentimento, ma non potevo lasciarlo tutto rosa e fiori, non è da me.
sono una da drammi, lo riconosco, ma non potete di certo dire che i drammi non attirano.

spero che vi sia piaciuta perchè a me, scriverla, è piaciuto un casino.
recensite?
-sara


   
 
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