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Autore: topoleone    28/07/2014    0 recensioni
Questa raccolta nasce con me che torno a casa in bici da lavoro e ripenso a mio padre che qualche anno fa fece un incidente proprio in bici, a causa di una siepe che oscurava la visuale, a lui ed all’altro ciclista che procedeva contromano. Niente feriti e bici illese. Passa il tempo, ma questo ricordo non svanisce; così ho cominciato a ricamarci su, senza però avere un input per farne una long, che non fosse scontata, e così eccoci qui.
Questa raccolta di OS non è composta da storielle su felini ed altri animali, ma da una serie di incontri più o meno improbabili, una sorta di primi appuntamenti voluti dal caso.
La OS che ha dato vita a questo delirio è ovviamente la n. 1 ed ogni capitolo è a se stante. Spero comunque che le leggiate tutte e che vogliate farmi sapere se avete passato o meno, qualche decina di minuti piacevoli. Pe ora il mio capitolo prefertito è l'ultimo aggiornato : )
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prologo

A volte mi faccio paura da sola; e per questo aspetto, purtroppo, ho preso molto da mio padre. Ci sono dei momenti in cui, io e il mio vecchio, crediamo di aver elaborato quasi delle barzellette che in realtà sono delle freddure micidiali e spesso senza senso, che capiamo solo noi. Questione di DNA?
Comunque sia…Questa raccolta di OS non è composta da storielle su felini ed altri animali; semplicemente mi andava di mettere un titolo “non sense” per una serie di incontri improbabili, una sorta di primi appuntamenti voluti dal caso.
Questa raccolta nasce con me che torno a casa in bici da lavoro e ripenso a mio padre che qualche anno fa fece un incidente proprio in bici, a causa di una siepe che oscurava la visuale, a lui ed all’altro ciclista che procedeva contromano. Niente feriti e bici illese. Passa il tempo, ma questo ricordo non svanisce; così ho cominciato a ricamarci su, senza però avere un input per farne una long, che non fosse scontata, e così eccoci qui.
La OS che ha dato vita a questo delirio è ovviamente la n. 1, anche se non è la mia preferita. Spero quindi che questo insieme di parole vi faccia passare qualche minuto spensierato, come ha accompagnato me nei miei ritorni a casa in bicicletta. E spero che questa lettura possa invogliarvi a scrivere qualche recensione e, magari a continuare a leggere le altre ff che mi diverto e diletto a concepire nei momenti più strani della mia vita. Grazie in anticipo, a chi, anche solo di striscio si imbatterà in questo scritto.
P.S: per comodità ho scelto un rating giallo perché in alcune OS che comporranno la serie potrebbero svilupparsi situazioni particolari, come ad esempio nella n. 2 “addio al nubilato con sorpresa”. Forse più avanti ci sarà qualcosa di più “disinibito”, ma in caso vi avviso per tempo ; )
T.

Capitolo 1: bellezza in bicicletta

A Mila piaceva passare le estati nel Paese natale dei suoi genitori, era la sua via di fuga dai canyon di grattacieli che componevano lo skyline tanto adorato da tutte le sue amiche italiane.
È proprio vero che non si è mai contenti di ciò che si ha.
A Mila i soldi non mancavano ed organizzare due viaggi all’anno per raggiungere la bisnonna Adele non era di certo un problema. Quindi perché negarsi la magia nel natale aretino e le corse in bicicletta in estate? Adorava l’Italia, anche se non aveva ancora esplorato il resto di quella singolare penisola, ma avendo solo 19 anni era certa che le occasioni non sarebbero mancate. Per ora si accontentava di imprimere nella sua mente tutti i profumi della sua meravigliosa toscana.
Era un venerdì mattina del 22 luglio e le strade erano semideserte.
Mila era un’amante delle bici ma, anche se oltreoceano seguiva le tappe dei vari tour europei, le prove di mountain bike ed un anno si era iscritta anche ad un velodromo per provare quello sport, non era di certo la sua professione. Le sue colleghe le invidiavano la capacità di non aver messo su una muscolatura spropositata con tutti i kilometri che macinava. Metabolismo? Fortuna? Sta di fatto che la sportiva Mila era una modella richiestissima, anche se non faceva parte del gotha delle “super”: fisico tonico e sano, asciutta e non magrissima, di altezza media e con rotondità apprezzabili.
Quel giorno aveva deciso di non ripercorrere la tanto adorata ciclovia dell’Arno che l’avrebbe impegnata troppo e stava invece per affrontare in tranquillità i poco meno di 50 km che da Ponte alla Nave l’avrebbero portata poco distante dal lago di Chiusi. Si accingeva a lasciare la provinciale alle spalle*, un ultimo attraversamento pedonale e poi avrebbe raggiunto l’ingresso della ciclabile. Successe tutto in pochi secondi, il suo passaggio veloce allo scattare dell’arancione che di lì a poso avrebbe impedito il transito di bici e pedoni, la macchina che le suonava a torto il clacson e che dalla fretta di proseguire la sua corsa l’aveva scansata di striscio, mentre lei sfrecciava in salvo dall’altra parte della carreggiata. Aveva rallentato istintivamente nei pressi della siepe, ma non era di certo immobile quando dovette frenare bruscamente per l’uscita improvvisa di un podista, che ignaro di tutto, ed anche lui in torto, correva spensierato con tanto di i-pod a palla e cuffiette alle orecchie. Anche se l’adrenalina in circolo doveva averle acuito i sensi, non riuscì per due volte di seguito ad evitare l’impatto. Qualche escoriazione per entrambi, molte profusissime scuse in inglese da parte del ragazzo e una valanga di insolenze in un impeccabile italiano da parte di lei (un altro vantaggio dell’esser madrelingua e di aver la doppia cittadinanza) e Mila riprese la sua corsa nonostante i graffi e stabilì il suo record personale percorrendo tutto il tragitto in poco più di quattro ore. Il ragazzo dal canto suo, la vide rimontare in sella e sfrecciare via e l’unico pensiero che in quel momento riuscì ad afferrare al volo a tempo della musica che gli ronzava nelle orecchie (you are beautiful di James Blunt) fu che quello splendore in bicicletta doveva essere per forza di cose una delle Furie. Non aveva capito nulla degli insulti che gli aveva urlato contro, ma era certo che di insulti si trattasse.
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- Ciao nonna Adele, sono arrivata proprio ora, grazie per gli auguri – cellulare incastrato tra orecchio e spalla, Mila era in netta difficoltà con la manovra di parcheggio e per di più in un posto riservato che era riuscita ad accaparrarsi per buona pace dell’altro furibondo automobilista, solo perché l’aveva superato a gran velocità.
La verità è che era già in ritardo per il servizio e non poteva perder tempo, né a rispondere a tono all’automobilista incazzato, né per preoccuparsi dell’agente che minaccioso si stava avvicinando alla sua bellissima z4 e che lei aveva visto riflesso nello specchietto lato passeggero. Scese dall’auto, già pronta a scattare verso la porta d’ingresso, elegante sui suoi tacchi a spillo e in una mise da donna in carriera (ci teneva a fare bella figura con il suo agente).
- Signorina prima che sparisca dai radar, favorisca patente e libretto –
- Scusi dice a me?! – cercava di far finta di nulla, ma lui non ci sarebbe cascato, l’aveva vista e l’avrebbe sanzionata per le tre infrazioni commesse. L’agente le si avvicinò e si tolse casco e occhiali. Accidenti era pure un bel ragazzo. Così per educazione anche Mila si tolse gli occhiali.
– Senta non so cos’ha visto, ma non andavo così veloce e poi la sposto subito di lì, mi servono solo 5 minuti.-
- E il telefonino? Non mi dica che in quella borsetta minuscola non ci stava un paio di auricolari o che non le hanno insegnato ad attivare il blue tooth? – la stava prendendo in giro? Eppure sembrava serio.
- E va bene, non ho tempo da perdere mi dica quanto le devo. 50? 200? – a spanne doveva aver commesso un peccatuccio veniale in confronto a cosa succedeva ogni 15 minuti in quella metropoli.
- In realtà dovrebbe cortesemente accompagnarmi alla centrale – la ragazza sembrava basita e lui non riuscì a trattenere un ghigno che le fece quasi perdere le staffe.
- Agente non è affatto divertente, sono di fretta e non mi sembra di aver ucciso nessuno, quindi mi faccia la cortesia di farmi pagare questa multa o di illuminarmi su quale infrazione di troppo io abbia mai commesso, come le dicevo vado di fretta. –
- Oltraggio a pubblico ufficiale. – lapidario – A questo punto dovrei leggerle i suoi diritti…. Vuole chiamare ora il suo avvocato? – la brunetta era sconvolta. Boccheggiava in cerca delle parole adatte. Ed era furente. Per il giovane agente invece quella mattina monotona si stava trasformando in una di quelle giornate divertenti. Quasi meglio di una partita a golf con suo migliore amico.
- Senta agente, vuole un autografo? Una foto ricordo? Sono su candid camera? No perché mi sono dimenticata di registrare la nostra conversazione, ma sono sicura di non averle mancato di rispetto. –
Intanto il giovane in divisa scriveva appunti sulla sua cartelletta. E terminato ciò le porse il foglio mentre lei estraeva il portafogli. 4 infrazioni. La multa era l’aspetto più ridicolo della faccenda, con tutto quello che guadagnava in un giorno avrebbe sì e no dovuto rinunciare ad un paio di scarpe, ma la sua fedina penale immacolata non poteva esser intaccata, ne avrebbe risentito anche il suo lavoro. Stava pensando a questo quando il ragazzo le suggerì di spostare immediatamente l’auto a meno che non volesse un raddoppio di sanzione e la rimozione forzata nei famosi 5 minuti di sua assenza. Ma lei era ferma sulla nota in fondo al foglio relativa alle offese a pubblico ufficiale. Era bastata una parola, una città legata ad un ricordo: Arezzo.
- Figlio di puttana, allora sei tu quel decerebrato che mi ha tagliato la strada. Cretino che non sei altro, ho rischiato di spezzarmi un braccio o lussarmi una spalla o la distorsione alla caviglia. –
- Felice di aver dato un senso alle tue parole. Ora se vuoi seguirmi in centrale. – il giovane se la rideva e lei era scioccata. Era caduta nel suo tranello ed ora aveva sul serio aggredito, anche se solo verbalmente, un agente. Era mortificata. Estrasse il cellulare.
- Ha deciso di chiamare il suo avvocato? – merda quello si stava divertendo a prenderla in giro! Ma lei l’avvocato non l’avrebbe chiamato, sperava di risolvere tutto senza ricorrere alla legge. Ma doveva chiedere al suo agente di posticipare l’incontro. Fortunatamente anche l’altra modella aveva un contrattempo e rinviarono al giorno successivo. Purché non l’avessero sbattuta al fresco…
- Devo spostare comunque la macchina? – il ragazzo non riuscì più a trattenersi e cominciò a ridere. Mila pensò per un istante che avrebbe passato volentieri una notte in cella pur di continuare a vederlo sorridere. Poi si diede mentalmente della cretina per aver solo pensato ad una cosa del genere. Lui invece pensava che quel gioco fosse durato abbastanza e che non poteva trattenere oltre quella cittadina. L’accompagnò verso l’auto come se volesse darle ad intendere di seguirlo. Ma appena la ragazza si mise al volante le fece segno di abbassare il finestrino.
- Facciamo così, se lei sposta l’auto, mi promette di non infrangere più il codice della strada e mi permette di invitarla a cena per scusarmi di averle tagliato la strada con la mia corsa mattutina, farò finta di non aver sentito nulla. – E le fece cadere sul sedile del passeggero la doppia copia della sua multa. Quel ragazzo avrebbe passato un brutto quarto d’ora col suo capo quella sera. Mila sorrise leggendo ciò che l’agente aveva scribacchiato in velocità e se ne andò.

Salvatore Ristorante Italiano – Seattle (WA) ore 20.50

Ormai aveva la certezza che non sarebbe venuta. Il ritardo era davvero troppo grande, anche per una modella. Peccato, gli sarebbe piaciuto conoscerla e vedere se quel poco che aveva intuito di lei fosse sufficiente per provarci spudoratamente. In fondo non poteva fidarsi del gossip che la voleva single e contemporaneamente legata ad almeno cinque diverse celebrità nello stesso momento. Fece cenno al cameriere che gli portasse il conto dei due calici di rosso che aveva centellinato nell’attesa e si avviò verso l’ingresso. In quel momento una mano affusolata richiamò l’attenzione del capo cameriere, mentre la padrona di quell’impeccabile manicure borbottava frasi incomprensibili in una lingua sconosciuta. Quella voce, quel cipiglio non l’avrebbe dimenticato mai.
- Signorina Mila va di fretta anche stasera? Ancora problemi con la giustizia? – i loro sguardi si incrociarono, lei arrossì senza motivo. Lui sorrise anche con gli occhi  - Perché in tal caso potrei mettere una buona parola per lei – e le strizzò l’occhio. Mila si ripromise che quando fosse riuscita a riprendere l’uso della parola e l’articolazione della mandibola gli avrebbe proposto di proseguire quella serata il più a lungo possibile. E se quell’emozione generata da quel primo sguardo non la ingannava, la prossima volta ad Arezzo avrebbe comperato un tandem oppure in valigia avrebbe aggiunto un altro paio di auricolari. Di certo l’indomani avrebbe raccontato a nonna Adele che nel suo cuore c’era spazio per un nuovo inizio.

Note finali:
* mi perdonino le lettrici aretine, non sono del posto; ho un amore viscerale per la Toscana, ma ancora non ho affrontato la ciclovia di cui parlo. Prima o poi ci andrò, dalle foto che ho intravisto in rete dev’essere un percorso bellissimo. Ovviamente ho aggiunto un paio di elementi che differiscono dalla realtà, per poter adattare il luogo alla storia. ; )

 
  
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