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Autore: Encha    28/07/2014    6 recensioni
[Ade/Persefone con la fedele partecipazione del piccolo e coccoloso Cerbero]
Nel palazzo d’ossidiana, Ade ticchettava annoiato con le dita affusolate contro il bracciolo del suo trono; la furia Aletto, inginocchiata avanti a lui, stava riferendo il rapporto di fine stagione sull’andazzo generale del Regno dei Morti.
Il dio annuiva senza alcun vero interesse mentre la Benevola, da brava segretaria infernale, esponeva i soliti problemi che da un’eternità a quella parte erano rimasti irrisolti.
"I padiglioni della Prateria sono pieni? Bah, sai che novità.
Sisifo spinge il suo masso? Tantalo tenta di sfamarsi ma non può? Wow, più o meno la stessa identica cosa che fanno da tremila anni.
Caronte vuole un aumento? Già, e crede anche che glielo concederò.
Un lattaio si è ritrovato chissà come a fare un bagnetto nello Stige? Ma non mi dire…"

Terza classificata con i bonus "Angst" e "Fluff" al contest: Un'offerta per gli dei (no, mi dispiace, niente pizza carbonizzata) indetto da Fantasiiana sul forum di EFP
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ade, Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nome autore (sia su EFP sia sul Forum): Encha
Titolo della storia: Chi è il mio cucciolotto?
Genere:  Sentimentale; Comico; Slice of Life
Rating: Verde
Coppia scelta: Ade/Persefone
Tema: Stagioni
Note dell'autore: La storia è ambientata in un momento imprecisato da dopo il ratto di Persefone a... Be', all'eternità. Ho pensato di scrivere un slice of life su Ade nei mesi estivi, la parte dell'anno in cui la suo sposa è "nel mondo di sopra" assieme alla cara Demetra, cercando di descriverne i pensieri e... I passatempi. Spero che i vostri ortaggi da lancio siano quantomeno di stagione ç_ç"
Ho sole poche altre cosette piccine-picciò da precisare, ma preferisco farlo alla fine per non svelare i miei assi nella manica. Buona lettura!
 





 

Chi è il mio cucciolotto?

 

 


 
 
 
La primavera non aveva portato la sua euforia e la sua aria di cambiamenti negli Inferi, dove il tempo era  fermo ed infinito come la Morte stessa, anzi.
 
Nella prateria degli Asfodeli, le ombre dei morti continuavano a vagare senza meta, confuse dalle grida terribili dei dannati dei Campi della Pena che si fondevano alle risa gioiose degli eroi dell’Elisio, dove invece i fiori sbocciavano perenni e i campi di grano ed i frutteti offrivano spontaneamente i loro prodotti.
 
Nel palazzo d’ossidiana, Ade ticchettava annoiato con le dita affusolate contro il bracciolo del suo trono; la furia Aletto, inginocchiata avanti a lui, stava riferendo il rapporto di fine stagione sull’andazzo generale del Regno dei Morti.
 
Il dio annuiva senza alcun vero interesse mentre la Benevola, da brava segretaria infernale, esponeva i soliti problemi che da un’eternità a quella parte erano rimasti irrisolti.
 
I padiglioni della Prateria sono pieni? Bah, sai che novità.
Sisifo spinge il suo masso? Tantalo tenta di sfamarsi ma non può? Wow, più o meno la stessa identica cosa che fanno da tremila anni.
Caronte vuole un aumento? Già, e crede anche che glielo concederò.
Un lattaio si è ritrovato chissà come a fare un bagnetto nello Stige? Ma non mi dire…
 
“Va bene, basta così” la fermò esasperato il dio “Perché non vai a torturare un po’ di gente?”
 
Aletto ghignò e, dopo essersi congedata con un inchino, volò via lasciandolo da solo.
 
Ade sospirò e lasciò scivolare la schiena contro il freddo schienale, poi lanciò un’occhiata al grazioso trono accanto al suo e nel vederlo così maledettamente vuoto fu invaso da un’ondata di malinconia e di solitudine.
 
Come gli mancava la sua splendida sposa, se solo avesse…
 
Cercò di scacciare via quelle emozioni concentrandosi piuttosto su ciò che più detestava e, fortunatamente, trovò un’ampia scelta di individui irritanti da maledire.
Aveva deciso di prendersi un po’ di riposo, dopotutto lui era un dio, non ne aveva forse il diritto?
Così, si mise più comodo e accavallò le gambe, dopodiché chiuse gli occhi, ma, mentre stava pensando ad i modi più crudeli per torturare sua sorella, suocera, nonché acerrima nemica Demetra, l’ampia sala cominciò a tremare con un ritmo cadenzato, accompagnato da ringhi e latrati sempre più forti.
 
Dopo una manciata di secondi, un gigantesco mastino a tre teste irruppe nella sala del trono scodinzolando e abbaiando festoso.
 
“Cerbero!” esclamò il dio, alzandosi in piedi e spalancando le braccia. Quando però si rese conto della forza con cui il guardiano degl’Inferi si sarebbe impattato contro di lui, si dileguò nell’ombra prima di essere investito.
 
L’enorme cane rimase confuso dalla repentina scomparsa del suo padrone e cominciò a raschiare con una grossa zampa il punto del pavimento dove lui si trovava, ma Ade riapparve poco dopo alle sue spalle.
 
“Quante volte ti ho detto che non devi travolgere gli dei?” lo rimproverò, puntandogli un dito contro e facendolo sussultare.
 
Nella sua forma divina, Ade era abbastanza alto, grosso e spaventoso  da imporre reverenza al segugio Infernale, che chinò le teste e cominciò ad uggiolare intimidito dalle fiamme nere che gli ardevano negli occhi.
 
Solo due esseri in tutto il cosmo erano in grado di fare breccia nel cuore di ferro nero del dio degli Inferi: il suo animaletto Cerbero e… la sua dolce sposa.
 
“Oh su, non fare così, non è successo nulla!” lo tranquillizzò Ade.
 
 “Chi è il mio cucciolotto?” domandò enfatico, con la voce più alta del normale di una buona ottava.
 
Il mastino infernale riprese a scodinzolare allegro e tutte e tre le teste si protesero verso il loro padrone. Qualche secondo dopo però si bloccarono contemporaneamente come se fossero state colte da un dubbio, dopodiché cominciarono ad abbaiare e ad azzuffarsi tra di loro.
 
Il dio portò un mano pallida alla fronte e sospirò.
 
Ci risiamo.
 
 “Siete tutti e tre il mio cucciolotto” ricordò loro seccato e Cerbero, che sembrava aver accettato il compromesso, gli si accostò per farsi viziare un po’.
 
Vieni qui Rep… anche tu Fes… Da bravo Eno” appellò le teste con i nomignoli che aveva dato loro, intanto con le mani distribuiva carezze e grattini; mentre i capi del Guardiano degli Inferi cercavano le attenzioni del dio, le anime intrappolate sulla veste di quest’ultimo tentavano di allontanarsi sempre di più dalla grossa massa sbavante di pelo nero.
 
“Che ne dici di giocare un po’?” propose Ade.
 
Cerbero annuì con un coro di latrati, così il dio batte due volte le mani producendo un suono cupo.
 
Subito un manipolo di scheletri entrò nella sala portando sulle spalle un lungo cofanetto d’argento e si inginocchiò ai sui piedi.
 
Ade afferrò la preziosa custodia, poi, dopo che i suoi servi se ne furono andati, la aprì e ne estrasse una candida e lucida zanna di mammut.
 
Il segugio infernale prese a saltellare impaziente quando vide il suo giocattolo preferito, ma, quando il dio si preparò a lanciarlo, si bloccò e si mise in posizione, i possenti muscoli delle zampe tesi e pronti a scattare come un corridore prima dello sparo della partenza.
 
Il Signore degli Inferi scagliò la zanna come una lancia, che disegnò sibilando un arco nella notte eterna dell’Erebo e si andò a conficcare in un punto lontano della prateria degli Asfodeli; Cerbero partì immediatamente alla carica a grandi balzi e dopo una manciata di minuti era già di ritorno trionfante con l’insolito giocattolo tra le fauci di una delle teste.
 
Il cane tricefalo lasciò cadere il giocattolo ormai viscido di bava ai piedi del dio e si preparò ad andare a recuperarlo di nuovo.
 
Così, il gioco si ripeté per circa un’ora, finché il segugio infernale, preso dalla frenesia e dall’eccitazione, sbagliò una frenata e urtò contro una grossa anfora greca decorata con motivi floreali, uno dei pochi oggetti d’arredamento che ornavano la spoglia sala del trono.
 
Le orbite di Ade ripresero ad ardere pericolosamente del tetro fuoco nero. “Cattivo Cerbero!” lo sgridò puntandogli un dito contro “Quello era uno dei vasi preferiti di…”
 
Le fiamme si estinsero di colpo, così come la sua ira.
 
“…Persefone” sussurrò appena.
 
Il Signore degli Inferi si riandò a sedere sul suo trono sospirando , stanco e affranto come se i suoi poteri divini fossero d’un tratto venuti meno, lasciandogli solo un grande, terribile senso di solitudine.
 
Cos’erano sei mesi per un dio, un essere immortale che non patisce la tirannia del tempo?
Nulla, un insignificante battito di ciglia, un effimero schiocco di dita.
Eppure, per quanto cercasse di convincersi di essere superiore a quelle emozioni che riteneva proprie dei mortali e non certo degli dei, sentiva la mancanza della sua sposa, soave ed incantevole come il fiore più splendido.
 
Ade posò lo sguardo sul trono affianco al suo e poté quasi vedervi la sua amata regina, seduta con le mani al grembo con il suo portamento aggraziato ma al contempo regale.
 
Allungò una mano in aria come a voler accarezzarle il volto dai lineamenti delicati e per un attimo credé percepire la pelle morbida e perfetta di lei a contatto con la sua.
 
Persefone era tutto ciò che non gli era mai stato concesso: la sua voce soave il canto degli uccelli a Primavera, il suoi morbidi capelli i fili d’erba di prati sconfinati, il suo respiro la brezza che spira dal mare, i suoi occhi lucenti il calore del sole, il suo amore puro ed eterno la libertà tanto agognata.
 
Una delle teste di Cerbero, che era rimasto fino a quel momento acquattato in attesa della collera del suo padrone, si alzò e, vedendolo così triste e sconsolato, chiamò le altre due e gli si avvicinarono con cautela; una presa a strusciarsi contro le sue gambe, un’altra tentò di chiamarlo con un uggiolato triste, l’altra ancora si azzardò a scuoterlo un po’ tirandolo per la veste, ma il dio non ebbe alcuna reazione e si limitò ad accarezzarlo distrattamente dietro le orecchie.
 
Se il Fato avesse assegnato quel luogo tetro di morte e nient’altro a Zeus o a Poseidone, forse Demetra gliel’avrebbe data in sposa di sua volontà e Ade avrebbe regnato per sempre con la sua amata sui vasti mari o sul cielo infinito...
 
Il Guardiano degli Inferi, dopo un’eternità passata al fianco del suo padrone, aveva capito qual’era la causa della sua angoscia e sapeva anche come risvegliarlo da quello stato pietoso, seppur a malincuore.
 
...Ma le Parche erano state crudeli con lui e ora conduceva un’esistenza incompleta. Il ciclo delle stagioni di Persefone dimezzava l’eterno, ma era veramente possibile infrangere l’infinito in parti distinte? Oppure era solo un paradosso, l’ennesima ingius-
 
Si avvicinò ad un’altra anfora decorata con motivi geometrici, poi, mentre con una zampa tentava di coprire tutte e tre le teste per non guardare, con l’altra la colpì con decisione mandandola in frantumi.
 
“CERBERO!”
 
 
 
 


 
 
Spelonca dell’autore: Buoooonsalve gente, qui è il vostro Encha che vi parla (?).
Questo è stato il mio primo esperimento di qualcosa di lontanamente simile all’angst, diluito ampiamente nel mio caro e vecchio genere comico (Quindi i pomodori li preferirei freschi, se possibile ç_ç). Dopo essere stata nel limbo del mio pc per molti mesi, mi si è presentata l’occasione di questo contest e - perché no! – ho voluto metterla alla prova, dopo averla rifinita. Già so che non appena avrò finito queste note me ne pentirò.
Avete capito a cosa si riferiscono i nomignoli delle teste di Cerbero, vero? Per i bacucchi come me, lo spiegherò lo stesso. Io nomi sono “Rep”, “Fes” ed “Eno”, leggendoli al contrario avremo “Per” “Sef” “One”, YAY!
Non sarà nulla di troppo originale, ma mi piaceva l’idea che Ade accostasse il suo amato cucciolo alla sua amata sposa. Ah, spero che l’espediente del  Signore degli Inferi molto affezionato a Cerbero non sia troppo forzato, ma quel cane è troppo coccolone, secondo me >.>
Urgh, non credo di avere altro da aggiungere, spero che questa storia vi sia piaciuta almeno un pochettino ^^”
 
Sono ben graditi vasi fin troppo fragili, cuccioli tricefali e ancor più recensioni! ^^
   
 
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