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Autore: abritishaddicted    28/07/2014    2 recensioni
What if, dove il Sole (ormai morente) di Rings of Akhaten risponde con un monologo al Dottore, comunicandogli quelli che sono i suoi ultimi pensieri. Giustificherà forse gli errori che lo hanno portato alla sua stessa distruzione?
"Io sono un Dio, lo fui per la mia gente, un tempo. Chiesi loro amore, e donai in cambio calore e vita."
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Doctor - 11
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Soffrivo, come se tutta quella energia mi stesse avvelenando, corrodendomi dall’interno, non ci misi molto a realizzare che quell’essere tanto minuscolo quanto distruttivo mi aveva ingannato. Il mio errore fu bramare sempre più ricordi, sempre più affetto, illudendomi che il Dottore non avrebbe fatto altro che soddisfare la mia sete. Ma mi sbagliavo. Non mi restava molto, e le sue parole mi colpivano come frecce dritte al nucleo della mia essenza, quello che potrebbe essere definito come un cuore. Però scelsi di non restare in silenzio, non sarei morto senza dirgli quel la mia mente stava urlando.

«Dottore, è così ti chiami, vero? Ti conosco, Dottore. L’universo ti conosce. Tu corri per il creato, sbandierando termini come “giustizia”, “amore”. Eppure sai molto poco di questi due termini giovane viaggiatore. Io sono un Dio, lo fui per la mia gente, un tempo. Chiesi loro amore, e donai in cambio calore e vita. Amore è proteggere, custodire, e ricordare. Io ricordo Dottore: quando questa gente mi amava, quando mi venerava non per paura, ma per pura devozione, quando riconosceva i miei sforzi e li apprezzava. Ma col tempo, la gente cominciò a dimenticare, cominciò a smettere di amarmi, si abituò alla mia presenza, al mio lavoro, ed ai miei sforzi, dandoli per scontati. Quel che chiedevo era solo amore, gratitudine, Dottore, non chiedevo altro, ma per riceverlo fui costretto da loro stessi a intimidirli, spaventarli, trasformando la loro devozione in terrore nei miei confronti. Io non smisi mai di perseverare nella mia promessa di proteggerli, custodirli e ricordare quanto loro mi resero felice in un passato ormai lontano. Prima di definirmi un parassita che vive nutrendosi di ricordi, rifletti sul come questa gente mi abbia cambiato, mi abbia reso il mostro che ora sono. Li amerò anche nella morte, e spero possano riuscire a vivere senza il mio aiuto, non ti nascondo però, che ho paura di venir dimenticato. Sono l’ultimo della mia razza, come lo sei tu: signore del tempo. Non farmi cadere nell’oblio dei dimenticati, proteggi, custodisci e ricorda le mie parole, rendimi immortale tra i tuoi ricordi, Guerriero Valoroso».
   
 
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