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Autore: CandyJuls    28/07/2014    2 recensioni
Una flashfic molto diversa dalle mie precedenti e capirete il motivo leggendola.
Parla di Sasuke Uchiha dodicenne che pensa alla sua adorata madre, Mikoto Uchiha, morta per mano di Itachi Uchiha.
Ambientato sul ponticello dove dimostrò al padre, Fugaku Uchiha, di saper utilizzare la tecnica della palla di fuoco (Katon: Gōkakyū no Jutsu).
Non mi resta che dirvi: buona lettura!
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
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Ciao mamma, scusa se è la prima volta che ti parlo ma sento di doverti dire delle cose molto importanti.
Mi sento ogni giorno più solo senza te, cerco di fare il duro, di essere forte, ma è difficile esserlo quando la donna più importante della mia vita mi ha lasciato.
A volte faccio finta che tu sia ancora qui con me.
Mi svegli con il profumo di brioche appena sfornate,mi sorridi dando il buongiorno e poi via, subito a fare la spesa perché i cibi preferiti di ogni membro della famiglia sono finiti e tu non vuoi rendere infelice nessuno.
Ti chiedo speranzoso di poter fare un salto al parco giochi e di spingermi sull'altalena, mio gioco preferito. Non te l'ho mai confessato ma ho sempre immaginato che da un momento all'altro avrei potuto spiegare le mie ali e volare libero nel cielo arpionandoii con i miei artigli e portarti con me.
In salvo.
Tutto quello che avrei voluto fare era salvarti, e non ci sono riuscito.
Ora qualcuno sta cercando di salvare me ma io non voglio il suo aiuto, sono un caso disperato che non può avere via d'uscita se non quello di andarsene con le proprie forze.
Ho bisogno di te, mamma, più di qualunque altra cosa al mondo.
Non voglio potere. Non voglio migliorare. Non voglio più fare niente.
Voglio tornare tra le tue braccia. Voglio tornare a respirare come un tempo con un tuo sorriso. Voglio raggiungerti.


Fece un passo avanti, in bilico su una trave di legno che componeva un piccolo ponticello e guardò l'orizzonte costellato di stelle luminose.
Sapeva che una di quelle era sua madre.
Prima di addormentarsi cercava la seconda più luminosa dopo la Stella Polare.
Dopo poche occhiate la trovò, fece un sorriso nostalgico, e si buttò nell'acqua gelida di Gennaio.
Nuotò fino in profondità, inghiottito sempre più dall'oscurità del piccolo lago.
La pressione saliva, le orecchie gli fischiarono forte nella testa e il respiro che stava trattenendo nel petto diminuiva sempre più.
Era il momento.
Spalancò la bocca facendo uscire tutta l'aria dei polmoni, secondo i suoi calcoli sarebbe risalito in superficie troppo tardi.
A poco a poco sentì le forze abbandonarlo, gli occhi chiudersi, e i polmoni pompare sempre più acqua.

Sto per raggiungerti, finalmente.

E con un sorriso spensierato, che da anni non vedeva più la luce, chiuse gli occhi.
Il corpo immobile del giovane Chuunin fu riportato allo scoperto dall'acqua dolce, ora macchiato di un tentativo disperato di un dodicenne stanco di vivere in una menzogna.

 
   
 
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