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Autore: Scrittrice_incompresa98    28/07/2014    0 recensioni
Non so è normale, se è normale stare così bene con un ragazzo tanto da sentirsi terribilmente male, da morire dentro dalla paura di perderlo, essere nervosa a tal punto che mancano fiato e parole, forse…non sono io normale, forse è solo l’amore che fa quest’effetto…ma poi, cos’è l’amore?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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PROLOGO:
 
Non so è normale, se è normale stare così bene con un ragazzo tanto da sentirsi terribilmente male, da morire dentro dalla paura di perderlo, essere nervosa a tal punto che mancano fiato e parole, forse…non sono io normale, forse è solo l’amore che fa quest’effetto…ma poi, cos’è l’amore?
Mi chiamo Allie, ho 15 anni e come avrete capito ho le idee piuttosto confuse, a volte mi sento veramente stupida a farmi questi problemi, ma boh…non riesco a smettere di farmi domande, perché da quando ho incontrato lui, tutto è cambiato.
Ma ritorniamo un po’ indietro nel tempo, quando tutto è iniziato, quando ho conosciuto due sentimenti: odio profondo e sconfinato, e una sorta di amore strano, diverso, implacabile.
Ero sempre stata invisibile agli occhi di tutti, sempre considerata la sfigata di turno, quella su cui si poteva fare affidamento, quella a cui si potevano chiedere favori senza dare nulla in cambio, la tipica secchiona timida, impacciata, incapace di reagire o di tenere testa agli altri.
Forse per questo tutti quelli che avevano a che fare con me erano degli enormi opportunisti; ma a me non importava, mi bastava avere un paio di cuffie e la mia musica per dimenticare il mondo.
Vivevo a New York, con mio fratello Simon, il cui unico talento era suonare la chitarra. Ci eravamo trasferiti nella grande mela perché aveva promesso a papà di riuscire a sfondare nel mondo della musica entro un anno, i nostri genitori non apprezzavano la sua scelta, odiavano quel mondo e per questo gli avevano affibbiato la sottoscritta, l’unica capace di tenergli testa e evitargli sbandate. Così eccoci, pronti ad affrontare una nuova vita, ricca di sorprese.

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CAPITOLO 1:

Ero a New York, sia chiaro per mio fratello, non per me.
I miei non si fidavano di lui, aveva preso troppe sbandate, ragazze, alcol, party con gli amici…era una testa calda e tutti nel nostro paesino lo sapevano e lo controllavano. Purtroppo il suo sogno era di fuggire dalla monotonia della campagna e di sbarcare nel mondo della musica. Già perché tra le varie cose lui era un chitarrista, era un grande…sapeva suonare sia la chitarra classica che l’elettrica, riusciva ad improvvisare, a comporre, ad accompagnare qualsiasi pezzo.
Papà riconosceva in lui un grande talento e perciò non si era del tutto opposto alla sua scelta, anche se per loro era un grande pericolo e conoscendo mio fratello temevano che si cacciasse in qualche guaio. Perciò chi meglio della sorellina matura per la sua età, seria e attenta poteva occuparsene. Secondo gli adulti, io ero l’unica in grado di farlo ragionare, l’unica che poteva fargli capire dove e quando sbagliava, eh si…modestamente andavo d’accordo con Simon, era il mio migliore amico.
La mia vita sociale non era il massimo, l’unica amica che avevo abitava piuttosto lontana e ci vedevamo veramente poco; per il resto del tempo scrivevo su un blog. Adoravo anche io la musica, mi sentivo veramente a casa con un paio di cuffie e riuscivo a dimenticare il mondo, tutte le persone che mi circondavano, luoghi, situazioni…insomma era un’altra vita. Dimenticavo anche la vera Allie…io odiavo me stessa con tutto il mio cuore, soprattutto perché non riuscivo a parlare davanti agli altri, non riuscivo ad esprimermi, a dire ciò che pensavo, a rispondere alle provocazioni. Ecco, quello era l’elemento determinante del mio stupido carattere, la conseguenza? Tutti se ne approfittavano di me, per questo il mio unico amico era mio fratello. Avevo provato a conoscere gente, ad essere simpatica, ma non ci riuscivo…non riuscivo ad interagire o farmi valere, perciò rimanevo in disparte, sottomessa agli altri.
New York non mi faceva impazzire, era troppo grigia per i miei gusti, io amavo il sole, il caldo avvolgente, il verde delle piante, l’azzurro intenso del cielo di campagna, senza quei nuvoloni grigi e quella cappa di afa e di inquinamento da città; troppo smog, troppi grattacieli, insomma…troppo grigia. Ma per Simon avrei fatto questo e altro, e poi era solo un anno.
Avrei frequentato una scuola, abbastanza vicina al nostro appartamento. L’idea un po’ mi terrorizzava, chissà come mi avrebbero accolto i newyorkesi, mi avrebbero puntato il dito contro e avrebbero urlato: “Eccola là la campagnola!”
Odiavo quel termine…mi faceva sentire diversa, e forse era vero…ero diversa.
Il primo giorno era sempre un’esperienza traumatica, figurarsi poi in luogo dove tutti i volti erano nuovi. Mi guardavo in giro confusa, persa nella fiumana di gente che attraversava i corridoi, ragazzi che ridevano, che parlavano tra loro, sembravano tutti amici. Cercando di non farmi notare…chiesi alla bidella dove si trovasse la mia aula e svelta mi diressi in classe.
Ero la prima, ma poco importava…subito dopo arrivò una ragazza, era abbastanza piccoletta, capelli rossi, viso tempestato di lentiggini…aveva un’aria simpatica, ma il suo sguardo davvero triste.
Io: “Ehi! Piacere, io sono Allie.”
X: “Ciao. Megan”
Io: “Sono nuova, mi aiuteresti ad ambientarmi?”
Megan: “Si, lo so…non ti conviene essere aiutata da me, anzi ti conviene rivolgerti altrove.”
Ero piuttosto sconcertata, ok forse ero stata un po’ azzardata, ma non mi sembrava di essere stata così invadente.
Io: “Va bene, grazie.”
Al suono della campana arrivarono una ventina di ragazzi e ragazze tutti ridendo e scherzando, sfoderai uno dei miei migliori sorrisi e mi avvicinai.
Io: “Piacere, Allie!”
Loro sorrisero, ma mi ignorarono.
Perfetto, nella nuova scuola da 10 minuti e già esclusa da tutto…
 
Ok, i compagni non erano il massimo…ma avrei fatto del mio meglio per inserirmi.
Stavo per tornare a casa, ma prima mi fermai un attimo a leggere gli orari delle lezioni; un ragazzo mi venne addosso e mi scaraventò a terra prepotentemente.
X: “Oh scusami, scusami davvero non l’ho fatto apposta!”
Io: “Ok, fa niente.”
X: “No davvero, aspetta un attimo.”
Il ragazzo entrò in un aula lì vicino e consegnò un modulo all’insegnante che stava per uscire, poi mi raggiunse.
X: “Scusa per prima, andavo di fretta, dovevo consegnare questo modulo prima del termine della lezione ed ero gia in ritardo. Comunque piacere, mi chiamo Jake.”
Io: “Non importa davvero! Io sono Allie…sono nuova.”
Jake: “Ho notato! Beh spero ti troverai bene qui…è un po’ difficile sopravvivere. In che classe sei?”
Io: “2^B, tu?”
Jake: “3^B…beh ci si vede in giro! Se hai bisogno cercami..ciaoo!”
Io: “Ciao Jake”
Era strano, per un momento mi era sembrato di conoscerlo. L’avevo già visto da qualche parte…ed era stato l’unico gentile con me, forse una mano da lui l’avrei anche potuta accettare.
 
Tornai a casa e trovai Simon intento a comporre una nuova canzone.
Simon: “Ehi sorellina, ascolta un po’ qui!”
Strimpellò un po’ di note che formavano una melodia stupenda, mi ricordava casa, i prati immensi, l’albero dove giocavamo sempre.
Io: “Simon, ma è…è bellissima!
Simon: “Grazie, mi dai una mano? Me la canti?”
Io: “Ok, dammi il testo.”
Cantare forse era la vera via d’uscita a tutto, quando cantavo, l’unica cosa che contava era la musica, potevo immergermi dentro, sentirmi me stessa, vedevo tutto il resto svanire piano piano ad ogni singola nota, il respiro sempre più leggero, la voce più forte e sicura, sempre più alta, e quando riuscivo ad intonare una canzone difficile, beh quella era la più grande soddisfazione che potessi desiderare. Sai quando desideri davvero tanto qualcosa da cercare qualunque mezzo per ottenerla e poi una volta raggiunta l’assapori pezzo per pezzo, gustandone ogni singola parte. Ecco, questo per me era la musica.
 
 
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Spazio autrice:
Ciao a tutti, spero che il prologo e il primo capitolo vi piacciano, a breve metterò il prossimo capitolo in cui la storia inizierà a prendere piede.
Recensite e fatemi sapere ciò che pensate, ci tengo tanto ai vostri pareri...è la mia prima storia, siate buoni
Baci

 
   
 
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