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Autore: Gubling    28/07/2014    0 recensioni
Quando un cantante riesce a salvarti la vita...
Genere: Angst, Demenziale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con
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Sola.
Stesa in mezzo ad una strada bagnata.
Questo è questo che Dide era.
Una ragazza sola e indesiderata.
Sentiva il mondo intero contro di lei. Ma non è che lo sentiva. Lo era davvero.



*13 hour before*

"Dideeeeeeeeeeeee" urlò la madre dalla cucina "sono le 11, ma perché devi arrivare sempre così tardi a scuola??".

"Arrivo subito mamma" disse Dide ubbidiente. Scese in cucina e mangiò una scatoletta di Friskies, perché lei ama il suo gatto.
"Hai studiato per l'interrogazione di matematica?" chiese la madre, "si mammina, ma non ce la faccio, la tabellina del 10 mi confonde troppo", "che ottusa" mormorò tra sé e sé la madre stanca di avere una figlia con un quoziente intellettivo di 10--.
Dide salì le scale e andò a prepararsi per un'altra giornata di scuola. Dide aveva voglia di sentirsi grande e bella, così prese i vestiti più carini che aveva e li indossò: una felpa larga grigia, con una croce nera in mezzo e con le maniche lunghe che coprivano i suoi polsi tagliati, un leggins con la fantasia della galassia, le sue amate converse gialle, e il suo cappellino "New Era" da rapper fallito. Prese lo zainetto delle winx e si avviò sulla strada verso la scuola.


"Bambini, oggi interrogo... vediamo chi è che non ha ancora imparato le tabelline" disse la maestra severa. Dide iniziò a sudare freddo, le tabelline erano la cosa che odiava di più dopo la grammatica.
"Interroghiamo... Dide!"
"Babbo Natale perché a me!" esclamò la bambina ormai stanca della sua solita sfigataggine. Si avviò verso la cattedra.
"Dimmi quanto fa 2x1"
"... 21?" mormorò incerta.
"No Dide, riprovaci" sospirò l'insegnante.
"Maestra non lo so però alla Conad lo fanno sempre... prendo due scatolette di friskies e ne pago solo una... perciò secondo la logica dovrebbe fare 1".
La maestra la mandò al suo posto, ormai rassegnata.
Proprio mentre Dide si incamminava verso il suo banco, un bambino ancora più ritardato di lei, Ivan, le fece lo sgambetto.
"Infame!" gridò una vocina obesa dall'altra parte della classe. Una bambina di nome Grazia intervenì ed aiutò la povera Dide che si era fatta male. "Maestra, possiamo andare in bagno? Dide si è fatta male, andiamo a prendere un cerotto" disse la bimba gentile.
La maestra diede loro il consenso, così ci andarono. Grazia trascinò la piccola e ferita Dide sul wc e chiuse la porta.
"Bene Dide, ora togliti i pantaloni" ordinò severa. Dide lo fece senza troppe domande.


Aveva il viso pieno di lacrime di dolore la piccola Dide, quando uscita dal bagno, realizzò che Grazia l'aveva appena stuprata.
Ci arrivò solo dopo un'ora e quando lo realizzò per lei fu sconvolgente.
Tornò in classe, prese al volo il suo zainetto e corse verso casa, noncurante dei bidelli che la rincorrevano per strada.
Non le importava.
Non le importava più di niente.
Era distrutta.
Non aveva amici.
Non aveva un ragazzo.
E adesso nemmeno la sua verginità anale.
Arrivata a casa la madre la guardò. "Come cazzo ti sei vestita" esclamò.
"Ti odio mamma!!" urlò lei in risposta mentre saliva le scale per andare in camera sua.
Prese il suo computer e iniziò a raccontare la sua triste sventura su un gruppo di 1500 persone chiedendo di non raccontarlo a nessuno.
Era troppo umiliante per lei.
All'improvviso vide un commento. Una sua amica, Martina, le aveva dato un ottimo consiglio per sfogare il suo dolore.
"Tagliati" le aveva scritto, "le persone ci muoiono, però altre riescono a farsi anche le foto e metterle su tumblr".
"Ottima idea" disse Dide tra sé e sé. Così si incamminò verso il bagno e prese una lametta.
20 tagli. 20 quante le volte che Grazia le aveva infilato le sue due grassocce dita nel deterano.
Dopo aver finito, fece una foto e la mise su tumblr. 2890 note in soli 3 minuti. "Dovrei farlo più spesso" pensò.

Era ormai notte e Dide non aveva mangiato nulla... il dolore la lacerava.
Da un pomeriggio stava sul letto a mordersi le labbra ormai sanguinanti. Appena se ne accorse decise di fare una foto e di metterla su tumblr. Altre 3930 note.

Dide aveva avuto un'idea. Dide era stanca della sua vita. Di tutto quel dolore.
A scuola faceva schifo, le maestre non la capivano abbastanza, sua madre nemmeno. I suoi compagni la bullizzavano, i ragazzi non la volevano.
"Anoressica" la chiamavano. Ma non sapevano che Dide stava solo seguendo la dieta ABC per essere accettata.
"Asociale" le ripetevano. Ma non sapevano che lei aveva molte note su tumblr.
"Stupida" le urlavano. Ma non sapevano che lei era nata così, e che così purtroppo sarebbe morta.
Morta, già. Sarebbe morta, prima o poi.
Ma valeva la pena morire "poi" e vivere così male fino a quel momento?

Dide aprì la finestra e uscì fuori. Fuori stava piovendo. C'era così tanta acqua che le scappò la pipì, ma doveva trattenersi.
Corse fino in mezzo alla strada dove si distese.
Vide i fari di una macchina che stava per arrivare.
"BASTA" mormorò.
"BASTA" sussurrò.
"BASTA" disse.
"BASTA" urlò, con tutto il fiato che aveva nei polmoni"











L'auto si fermò giusto in tempo.
Dide iniziò a piangere, perché si era fermata?!
Dide non voleva più tornare a casa, era determinata, voleva davvero morire.
Lo sportello si aprì e una giovane donna scese dall'auto.
"Ma che cazzo fai, ma quanto sei tarda?!" esclamò Matilde.
Dide non riusciva a parlare, era troppo sconvolta, singhiozzava soltanto.
Scesero altre tre donne.
"Matilde ma sei stronza" disse con tono pacato Beatrice.
"Non bullizzatela" esclamò Maya.
"Ma questa a che ora arriva a scuola? Madonna che cogliona" disse per ultima Alessandra.

Altre persone che la bullizzavano.
Ma ci fu un attimo di silenzio.
"Dedededede SHISH" faceva la canzone che era alla radio della macchina delle quattro ragazze.


In quel momento, proprio in quel momento, la voce di un uomo l'aveva appena salvata.
Pregò le ragazze di rimanere in silenzio per un momento per riuscire ad ascoltare il resto della canzone.
Che poesia.
Quelle parole davano a Dide una forza assurda.
"Chi la canta?" chiese intimorita.
"Renzi" rispose una delle ragazze.
"Mi ha appena salvato la vita" disse sorridendo appena e tirandosi su Dide.
"Ma che cazzo dici cogliona, sono io che ho frenato" disse acida Matilde.
A Dide però non importava più di ciò che diceva la gente.
Dide era rinata.
Tornò a casa sorridente, correndo.
"Renzi". Che dolce nome.
La sua voce, quella canzone, gli rimbombavano ancora in testa.
Lo cercò su youtube e mise in riproduzione quel brano. Dide si era appena resa conto che amava quell'uomo e che gli doveva la sua vita.
Decise così di fare un grande gesto d'amore. Andò in bagno, prese la lametta e incise sul polso il suo nome con l'intento di far una foto e menzionarlo su twitter.
Qualcosa però andava storto.
Il sangue non smetteva più di sgorgare dalle sue vene.
I tagli erano troppo profondi.
Dide non sapeva come curare la ferita.
E in men che non si dica il corpo di Dide senza vita era disteso sul pavimento del bagno.
Si sentiva solo il rumore dell'acqua che usciva dal rubinetto e della canzone di Renzi ancora in riproduzione...
In quella stanza dove tutto era finito per sempre.


*il mattino seguente...*
"Dideeeeeeee sono le 12, ancora più in ritardo delle altre mattine" urlò la madre.
"Dideeeeeeeee". Nessuna risposta.
"Dide sbrigati disgraziata". Nessuna risposta.
"Dide porco diotyler scendi subito". Ancora nessuna risposta.
Ma la madre non sapeva che non avrebbe mai avuto una sua risposta.


Renzi.
Quell'uomo che gli aveva ridato la vita, gliel'aveva anche portata via.





SAD STORI
   
 
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