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Autore: SaraRocker    28/07/2014    4 recensioni
Dopo la seconda guerra magica, il trio dei miracoli tornerà ad Hogwarts. Sembra improvvisamente giunto il tempo per potere finalmente sguazzare nella pace creatasi, ma Hermione non ci riesce. C'è qualcosa che la segue, una luce misteriosa, una persona che le manca come l'aria.
Estratto cap.3
"Fred, cosa è successo?" gli domandò infine Hermione, squadrandolo con attenzione. Indossava gli abiti dell'ultima volta, quando era morto. Eppure, era completamente diverso dal corpo privo di vita che aveva visto: il suo volto era pulito, quasi brillante. Non vi era più alcuna ruga di espressione, per quanto piccole ed appena accennate fossero state.
Lui deglutì a vuoto, sedendosi di fronte a lei e ragionando su quale fosse il modo migliore per rispondere. Infine, accennando un sorriso amaro, parlò.
"Sono morto, suppongo."
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Fred Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Love Until We Bleed.



 
capitolo 9.














Osservava le ultime fiamme provenienti dal camino con il volto dipinto di improvvisa consapevolezza. Stentava a trattenere quel sorriso vittorioso che rischiava costantemente di incresparle le labbra. I suoi pensieri si erano arrestati per qualche istante per fare spazio a quella sola, fondamentale certezza.
Improvvisamente Hermione si era dimenticata di ciò che era accaduto solo qualche minuto prima. Le parole di Harry ed il volto allarmato e confuso di Fred si erano ovattati, fattisi distanti in un mare di nebbia che aleggiava all'interno della sua mente stanca, ma sveglia. Aveva improvvisamente capito, grazie ad un paio di deduzioni ed un pugno di indizi, per quale ragione,nessuno a parte lei, potesse vedere, toccare o sentire Fred Weasley. La risposta a quella domanda le era stata di fronte così a lungo che, probabilmente, l'aveva ritenuta semplicemente troppo ovvia per considerarla giusta.
Beh, si era sbagliata.

Avvertì l'istantaneo bisogno di avere Fred al proprio fianco e, inconsapevolmente -sempre avvolta nella solitudine di quella piccola stanza-, si guardò qualche secondo intorno, voltandosi prima a destra e poi a sinistra. Infine, in un barlume di lucidità, ricordò ciò che era accaduto prima, mentre era con Harry. Serrò le proprie mani, costringendole in due pugni tesi e frustrati, per poi sospirare amaramente. Abbassò lo sguardo sul pavimento in pietra. Lentamente la vista le si appannò, chiaro segno delle lacrime che, stanche di venire represse, spingevano con il volere di essere liberate. Eppure, poco prima che una delle tante le solcasse inevitabilmente una  guancia, la ragazza alzò nuovamente il volto, puntando i propri occhi bruni contro la parete in pietra di fronte a lei. Sfoderò un'espressione determinata, per poi tornare a sedersi sul piccolo letto opposto al camino. Si portò le mani in grembo e chiuse gli occhi.

Fred le aveva fatto una promessa, e sperava vivamente che l'avrebbe mantenuta.

"Ogni volta che chiamerai il mio nome, io arriverò... Te lo prometto, Herm."

"Fred." lo chiamò lei, spezzando bruscamente il silenzio che l'avvolgeva. Attese qualche attimo. Le sembrò quasi di potere sentire l'eco della propria voce rimbombare fastidiosamente contro le pareti spoglie della camera. Pochi istanti dopo dischiuse le palpebre, ma constatò con delusione di trovarsi ancora sola nella piccola stanza magica. Sarebbe stato vaneggiare, dire che Hermione non avvertì un'istantanea delusione invaderla. Eppure, nonostante quella fastidiosa sensazione, la ragazza non demorse.
"Fred." ripetè, questa volta alzando leggermente il tono di voce e portandosi le ginocchia al petto. Se le strinse maggiormente a se con le braccia.
"Fred!" esclamò nuovamente, stringendo le palpebre e mordendosi l'interno guancia come una bambina. I capelli le ricadevano sul viso, e la paura che la promessa del fantasma fosse stata solo una frase dettata dalla menzogna la stava lentamente iniziando a divorare.
"Fred!" tornò a ripetere per la quarta volta, avvertendo dei primi singhiozzi farla sussultare leggermente. Raggomitolata sopra quel piccolo letto, la strega più brillante della propria generazione si era ridotta ad un mucchio di carne stanca e spaventata. Non sembrava la forte grifona che i quotidiani descrivevano, ma piuttosto una semplice adolescente in preda ad una delle tante crisi.
"Me lo avevi promesso, stupidissimo Weasley!" lo rimproverò vanamente, riferendosi a quella promessa che sembrava non essere mai esistita "Fred! Fred! Fred! Fred!" gridò infine a squarciagola, sfoderando un tono di voce acuto e graffiante. Quando decise di alzare lo sguardo, aveva il fiatone. Il petto le si alzava ed abbassava in modo frenetico, ma non le interessava. La sola cosa che le importava era verificare se il fantasma avesse deciso nuovamente di mostrarsi a lei. 
Osservò prima in direzione del camino, trovando quella parte della stanza desolata. Si voltò in direzione della porta, ma non vi era nulla. Guardò persino alle sue spalle, ma neppure lì vi era traccia di eventuali presenze.
Poi, un suono simile ad una sorta di veloce sibilio, le fece puntare lo sguardo in direzione della porta. Quest'ultima non si mosse affatto, ma di fronte ad essa andò lentamente a formarsi la figura del ragazzo che la giovane aveva a lungo chiamato a sé. Si era come smaterializzato -avvolto da un'intrigante nuvola tendente all'azzurro-, a Hermione non interessava da dove. La sua mente si era improvvisamente svuotata. Un sollievo incredibilmente gratificante l'aveva completamente ammutolita. Non riusciva più a parlare -e pensare che aveva così tanto da dire!-; il timore di potere non rivedere più il rosso era improvvisamente svanito.
Si era bloccata lì, raggomitolata su quel piccolissimo letto, le labbra semichiuse e gli occhi lucidi. Si stava ancora abbracciando le gambe nude, ricoperte solo dalla gonna corta della divisa e dalle calze troppo leggere, e non accennava affatto a volersi muovere. Studiava insicura l'espressione del ragazzo di fronte a lei, timorosa di fronte la sua possibile reazione.

"Perchè mi hai chiamato?" le domandò con freddezza, stanco di quel silenzio che stava andando avanti da troppo -a parere del fantasma-. La ragazza avvertì quel tono come una lama tagliente, letale. Un dolore acuto le si propagò istantaneamente all'altezza del petto, per poi irradiarsi in tutto il corpo. Sentiva delle fitte sino alle dita dei piedi e, per l'ennesima volta in quella giornata,  desiderò non avere mai incontrato Harry in corridoio quella mattina.
"Sei arrabbiato?" gli domandò Hermione, non riuscendo a trattenersi, accantonando per qualche istante quella questione che, impellente, richiedeva di essere chiarita. Il ragazzo, di fronte quella domanda tanto schietta, sussultò leggermente, per poi puntare il proprio sguardo a terra.
"Io..." il ragazzo deglutì a vuoto, un sorriso mesto ad adornargli il viso pallido "No."
La riccia scosse la testa, non capendo "Lasciami spiegare! Io n-" "Sono deluso, Hermione." la interruppe, alzando lo sguardo e puntando i propri occhi in quelli di lei. Quest'ultima incassò silenziosamente quel colpo, trovandolo incredibilmente violento. Quella parola, delusione, le stava riempendo la mente in pochi istanti. Lei lo aveva... Deluso? E come?
Corrugò la fronte, per poi portarsi in piedi e fare qualche passo in direzione del ragazzo "Deluso? Io non capisco, Fred."
"Sei così tanto..." il rosso arrestò le proprie parole, preferendo riflettere attentamente su ciò che si apprestava a dire. Non era certo di potere spiegare quell'ammasso di emozioni che si facevano largo in lui, ma doveva tentare.
"Non ho mai conosciuto una ragazza più intelligente di te." esordì infine, continuando a mantenere una certa distanza dalla ragazza "A dire il vero, non ho mai conosciuto una persona più intelligente di te."
Il rosso stava mormorando, mentre la giovane lo osservava incerta. Improvvisamente quella frase -che normalmente le sarebbe parsa come un legittimo complimento- le sembrava un'accusa decisamente velata, ma pur sempre un'accusa.
"Io sono morto. I-Io non dovrei esistere. Io non esisto." tornò a parlare il rosso, facendo immediatamente capire alla ragazza quale fosse il punto della situazione "Avanti, Herm, non sei una sprovveduta. Sai che non potrà mai esserci nulla tra noi." la ragazza ascoltò infastidita, sempre più decisa ad intervenire. La voce di lui era calma, il tutto nonostante stesse parlando di una cosa dannatamente importante "Che io lo voglia, o no."
Hermione arretrò istintivamente, come scottata dalle parole di lui.
"Puoi avere chi vuoi! Sei carina e, insomma, credevo che Ron-" "Oh, sì." lo interruppe la ragazza, stanca di sentire tante belle parole alle quali lei non credeva affatto "Tutti credevano che Ron..." lasciò al frase in sospeso "Ma non è così. Non è mai stato così." disse la riccia, scuotendo la testa e mordendosi il labbro inferiore frustrata "Tutti pensavano che sarebbe successo chissà-cosa, ma a me Ronald non è mai piaciuto. Non in quel modo." prese una pausa per puntare il proprio sguardo in quello di Fred, proprio come aveva fatto lui poco prima "Ma con tutti che credevano che mi piacesse lui, non potevo semplicemente alzarmi e dire 'Ehi, no. Quello è il fratello sbagliato. Io ho una cotta per Fred dal quarto anno'..." la voce le si ridusse ad un flebile sussurro, mentre gli occhi del fantasma si allargavano sconvolti.
"D-Dal quarto?"
La ragazza abbassò lo sguardo, ammettendo silenziosamente quell'enorme verità.

Lo so, Fred. E' un sacco di tempo.

L'aria divenne tesa quanto una corda di violino. Nessuno dei due accennava a voler dire altro ed Hermione, in particolare, stava compiendo un enorme sforzo per trattenere le lacrime che spingevano con prepotenza per essere liberate.
Infine, stanco di quella situazione, il rosso, voltandosi,  parlò "Se mi hai chiamato solo per questo, allor-" "No." lo interruppe la ragazza, timorosa di poterlo vedere sparire da un momento all'altro "Ti ho chiamato per un motivo molto, molto importante."
Udendo quelle parole, Fred tornò a prestare attenzione alla ragazza. Si girò verso di lei e la osservò in silenzio, in attesa che parlasse. Non aveva neppure voglia di immaginare a cosa la giovane si riferisse. Era stanco e quella giornata sembrava non volere più finire. Si sentiva orribilmente turbato e tentava con tutto se stesso di non darlo a vedere.
Si sentiva soprattutto male: non voleva che Hermione si allontanasse da lui. Non voleva rinunciare per sempre alla sua compagnia, tornando così ad essere solo che un'essenza vaga ed invisibile. Questo pensiero, in particolare, lo terrorizzava.
"Ti rivelerò una cosa," esordì la giovane dopo quale istante "ma in cambio, devi promettermi che farai finta di non sapere nulla. Faremo finta che tutta questa storia..." la ragazza agitò una mano "...Le parole di Harry ed i miei sentimenti, non esistano."
Il fantasma corrugò la fronte. Non si sarebbe mai aspettato una simile richiesta da parte della riccia. In tutta sincerità, aveva creduto sino all'ultimo istante che la giovane lo avrebbe costretto ad accettare i suoi sentimenti, che gli sarebbe scoppiata a piangere in faccia e che lo avrebbe evitato in ogni modo possibile. Invece, gli stava solo domandando di dimenticare. Ed ovviamente, visto l'impellente bisogno che lui aveva di sentire Hermione al proprio fianco, avrebbe accettato.
"D'accordo."
La ragazza osservò confusa Fred. Aveva risposto con una tale determinazione -e senza neppure riflettere-, da rimanerne spiazzata. Quest'ultimo, vedendo l'espressione della giovane, sorrise divertito, per poi prendere parola.
"Allora, cosa devi dirmi di tanto importante?"
"So per quale ragione riesco a vederti!" esclamò in risposta lei, sgombrando istantaneamente la testa del giovane. Ogni più vago pensiero si era trasformato in nulla di fronte quella scoperta che avrebbe potuto portargli tanta gioia. Le parole della giovane gli erano sembrate un meritato paradiso, ed i suoi occhi si erano improvvisamente illuminati di speranza. Quel qualcosa che credeva di avere perduto per sempre.

"Hermione, mi stai-" La ragazza non gli fece neppure finire di porre la domanda, che immediatamente sfoderò un'epressione fortemente offesa. Aveva capito cosa si apprestava a chiederle il fantasma, e non era intenzionata neppure a discuterne. Il discorso che stava per  fare sarebbe stato molto delicato. Non era neppure certa di poterglielo spiegare con chiarezza! Non voleva che degli stupidi dubbi da parte di lui, la costringessero a temporeggiare.
"No, Fred, non ti sto prendendo in giro! So davvero cosa sta accadendo.. O almeno, penso. Si tratta di deduzioni."
Il ragazzo annuì zittito. Forse, era meglio farla parlare. E poi, solitamente, le deduzioni di Hermione Jean Granger portavano sempre ad una risposta veritiera.
"Non ho mai accettato la tua morte." esordì quindi la strega, abbassando il volto e mormorando appena. Quello, non solo era un discorso parecchio complicato, ma anche altrettanto imbarazzante "Insomma, non mi sono neppure presentata al funerale. E' questa la chiave."
Il ragazzo finse distacco, mentre quelle parole lo trafiggevano in realtà con una furia ed una potenza tali da uccidere.
"Gli altri, a differenza di me, si sono presentati e... Ed in particolare, la tua famiglia, era presente quando sei morto. Ronald no, ma lui si è letteralmente buttato ad abbracciare il tuo corpo. Insomma, loro..." Hermione esitò "Loro hanno concretamente toccato la tua morte. Per loro che hanno visto il tuo cadavere più volte, è impossibile dire 'non accetto che Fred sia morto'. Per me è un'altra storia." la giovane sorrise leggermente "Io ho fatto il possibile per non doverlo mai dire; il possibile per avere almeno una speranza. Ho persino lasciato la tua stanza come l'avevi lasciata tu. Io non ho mai neppure creduto che eri morto. Per gli altri era inevitabile farlo."
Il giovane ascoltò quelle parole con attenzione, turbato ed incantato al medesimo istante. Per quanto complicato fosse il concetto, capiva ciò di cui stava parlando Hermione. Per i suoi fratelli, che avevano pianto per mesi, abbracciando il suo corpo privo di vita e che erano stati costretti ad affrontare quel lutto, era stato d'obbligo andare avanti. Era stato il solo modo per farcela.
Hermione, però, non lo aveva mai fatto. Lei, semplicemente, aveva rinchiuso in sé quella piccola speranza. Un'opaca scintilla che non poteva accettare, che una cosa come la sua morte fosse accaduta. Aveva fatto il possibile per non pensare a Fred -alla sua morte-, ed aveva finto distacco. O almeno lo aveva fatto sino a che una luce misteriosa non era apparsa nella sua vita. Poi, qualcosa era cambiato.
E così, quella sua piccola speranza, una scintilla infinitesimale, era divampata.

"Perchè lo hai fatto?" domandò in un soffio il rosso, grato come non mai alla riccia. Restava distante, ma dentro di sé non poteva evitare di comparare Hermione ad un suo angelo custode.
La giovane gli sorrise mesta. La risposta era così mortificante da farle tremare le gambe. Dicendola, avrebbe detto addio ad ogni orgoglio rimastole. Ma infondo, non le importava granchè ormai.
"Una ragazza che ha perso anche i genitori, doveva pur riporre la fede rimastole da qualche parte, no?"















































 
Angolo dell'autrice!

Eccomi! Spero tantissimo che il capitolo vi sia piaciuto!
Hermione ha capito il motivo per cui vede Fred, e con esso ha anche compreso il fatto che la maggiore difficoltà a vederlo l'hanno -per l'appunto- i fratelli.
Spero tanto che vi sia piaciuto e... Beh, spero di leggere qualche vostra recensione ^^ Io non sono particolarmente sicura del capitolo :(
  
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