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Autore: _Marika98    28/07/2014    0 recensioni
Ora era davvero senza fiato, perché senza volerlo aveva realizzato l'irrealizzabile, aveva visto l'impossibile, aveva sentito l'inesistente. Era assurdo e lei lo sapeva, ma lui era li e tutto quello che sentiva era grazie a lui, ai suoi occhi di una tonalità impossibile, al suo odore, che quando lo sentivi entravi in estasi, al suo tocco, leggero come una piuma e potente come un tuono che fa tremare la terra.
Julian. Il suo Julian.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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3. He's back

 

La chiesa era nera, di un nero indicibile, volgare. Era quel nero che vedi quando chiudi gli occhi e cadi nelle braccia di Morfeo, quello che vuoi scacciare dai tuoi sogni, quello del Mondo delle Ombre. Ne era certa.

Rasentava la blasfemia, ora che ci pensava, era tutto troppo inquietante e tetro, aggettivi che non si addicevano per niente a quel luogo religioso. Ora le colombe sarebbero state del tutto incoerenti e potevano benissimo essere sostituite da croci al contrario o simboli bizzarri.

Sembrava che la notte avesse usurpato il posto del giorno e che l'orologio si fosse ribaltato, era una strana sensazione.

Ogni cosa lì era velata di quel colore scuro, faceva male agli occhi, se la fissavi a lungo.

Ma ancora le sfuggiva il motivo per cui si trovasse lì, non capiva...

Forse stava sognando, un incubo...no. Era vero, era la realtà, anche se non riusciva a crederci.

Il bianco e la luce che prima riempivano completamente la sala erano spariti, insieme agli oggetti di cristallo e le persone intorno a loro.

Un'altra cosa di cui era sicura era che soltanto i capelli del giovane, bianchi come la neve, spiccavano in quelle tenebre, nient'altro.

Ora erano soli, in mezzo al buio. Solo Jenny e Julian.

Poi l'ennesimo punto interrogativo sorse spontaneo: come facevano a vedersi se erano immersi nell'oscurità? Probabilmente neanche lui lo sapeva.

Il prete aveva smesso di guardarli, ma anche in lui c'era qualcosa di diverso: la tunica bianca e candida che prima indossava, ora era logora, sembrava quasi sporca, e sul suo volto, che fino a pochi minuti prima era calmo e pacato, si era formata una smorfia maligna, cattiva.

Ma la ragazza era stanca di farsi domande senza risposta, così cercò di ricordare qualcosa, ma inutilmente.

Poi non resistette più: lo guardò di nuovo, per assicurarsi di aver visto bene e di non aver avuto un'allucinazione o un miraggio: quei lineamenti sottili, da accarezzare giorno e notte, quelle mani fredde da scaldare ogni secondo, quelle labbra da baciare sempre... oh, sì, era proprio lui.

Ecco, ora si ricordò dei vecchi baci, i loro baci, quelli inaspettati ed eterni, così dolci e freddi da perdere il fiato, che quando le labbra si toccavano riusciva a sentire la terra sgretolarsi e il cielo rompersi in mille pezzi di cristallo.

Si sentiva protetta con lui, rispettata, amata, anche se la sensazione di pericolo e rabbia non la lasciavano mai...

Ma a cosa stava pensando? Che stare con lui, il Principe delle Tenebre, l'Erlking, il Cacciatore, l'Uomo Ombra, fosse la soluzione?

Forse stava impazzendo, era prossima a passare la sua vita intera in manicomio, o magari era morta e non se n'era accorta. Sapeva solo che doveva alzarsi, scappare, correre lontano da quel luogo malato, e in fretta anche, prima che lui potesse di nuovo parla...

“Sei bellissima”. Troppo tardi.

“Anche tu non sei male”. Rispose lei, con tono più deciso del solito.

-E con queste parole decisamente troppo inadeguate e infantili, posso sotterrarmi sotto dieci metri di terra. Fine. Potevo dirgli anche un 'ehi, ti sei accorto che siamo al buio e che è praticamente impossibile il fatto che io riesca a vederti?' già che c'ero.-

Così la sposa si alzò, racimolando le poche forse che aveva e il suo abito bian... oh, era diventato nero pure quello, le sembrava giusto, dopo tutto. Si disse, alzando un sopracciglio. Se avesse aperto bocca le sarebbe uscita sicuramente una risatina isterica. Così tacque e scosse la testa in segno di rifiuto.

Solo dopo aver visto il candido abito assumere quel colore orrendo, ricordò: il matrimonio. Oh, dannazione! Era svenuta!

Come aveva potuto rovinare il giorno più bello della sua vita?

Era rabbia quella che provava, e non poca. Ma era tutta rivolta a se stessa.

Una volta tornata in sé lasciò che la sua mano scivolasse via da quella di lui con un movimento inaspettato. Il ragazzo la guardò in cerca di una spiegazione, ma lei non ricadde nell'inganno in cui quegli occhi zaffiro liquido l'attiravano, e disse, con una calma a dir poco preoccupante:

“Julian...io pensavo che fossi morto”

“Bé lo pensavo anch'io, ma ora sono qui, sono tornato Jenny, per te. Non potevo arrendermi all'idea di perderti per sempre”.

Subito la ragazza ammutolì, ma poi venne investita da un turbinare di idee e pensieri che suo malgrado non riuscì a contenere:

“Uh... sono felice di vederti”. Voleva piangere dall'entusiasmo, dalla gioia, ma anche dalla rabbia e dall'orrore, ma le lacrime si erano fossilizzate in fondo agli occhi.

“Anche io, non immagini quanto...”.

Poi le si strinse lo stomaco e presa alla sprovvista da mille immagini e ricordi di lui, gli scappò una verità, l'unica che riusciva a farla ragionare.

“Senti...io dopo quella notte mi sono ripromessa di continuare con la mia vita, andare al college, crescere. Tutto con...”.

Si dovette fermare perché stranamente non ricordava più il nome di quella persona. Ne aveva un ricordo molto vago, ma sapeva che rivestiva un ruolo importante per lei, ma proprio non...oh! Tom! Come aveva potuto di nuovo dimenticarlo così velocemente? Le era bastato vedere Julian, Dio. Ora era davvero avvilita e in pena per se stessa. Quel pensiero devastante sì che l'avrebbe fatta deconcentrare del tutto.

Era pessima, pensò tra se e se, anzi, un mostro. Ma si impose di non dar importanza alle considerazioni personali. Doveva terminare il discorso.

“Tom”.

Nonostante il grande sforzo di memoria di Jenny, la parola che ruppe il silenzio venne pronunciata da Julian, e questo suscitò un altro grande sconforto in lei.

“Sì. Lo so, Jenny. Lui è tutto per te, tu lo ami , l'ho sempre saputo. Ma ora voglio dimostrarti che non è così”

“Cosa vuoi dire?”

“Dammi la mano. Te lo mostro”.

Jenny decise di dargli la mano, tanto, peggio di quello che era successo non poteva più accadere, pensò tra un esitazione e l'altra.

“Ora chiudi gli occhi”.

Lei li chiuse, fidandosi anche se ancora titubante.

Poi un bagliore accecante li riportò alla luce.

 

Luce. La luce vince le tenebre, fa nascere la vita e uccide le ombre.

Luce. La luce risana i cuori afflitti e combatte il male.

Luce. La luce vive dentro tutti, ma muore col buio.

 

Jenny aprì gli occhi.

Ora l'esitazione era sparita, insieme alle tenebre della chiesa. Rimaneva solo la meraviglia che le si parava di fronte. Ed era fantastico.

Il cielo.

Nulla di più. Era una distesa immensa di nuvole di ogni forma e azzurro. Quel colore era intenso come quello degli occhi di Julian.

Non sentiva nulla di concreto che interagiva con lei se non che l'aria fresca che accarezzava i morbidi capelli ormai sciolti e la mano del ragazzo nella sua.

Stavano volando. Volando, non erano fermi o stavano correndo. Loro erano in perfetto equilibrio sospesi nel vuoto.

Era assurdo, impossibile. Eppure Jenny non toccava il suolo e non sentiva nulla sotto di lei.

Le scappò un urlò e si scagliò contro il suo vicino appena avvertì quella meravigliosa sensazione di paura diffondersi in tutto il corpo e inebriare i sensi.

Poi quel profumo paradisiaco invase le sue narici e rimase senza fiato, ferma con la testa nell'incavo tra la spalla e il collo del giovane, mentre una sua mano le accarezzava dolcemente la schiena e l'altra si occupava di esplorare ogni centimetro di quella massa di ambra liquida, i suoi capelli splendenti sotto la luce.

Era un sogno. Lo doveva essere per forza, non era minimamente immaginabile quello che stavano vivendo. Nessuna parola, gesto o immagine avrebbe potuto descriverlo.

Ma era così, e Jenny lo sapeva in cuor suo di stare vivendo un sogno, il più emozionante e bello di tutti.

“Va tutto bene, non ti agitare...”.

Quelle parole la calmarono, come l'effetto della camomilla di sera.

Piano piano la ragazza si scostò da lui, che intanto la stringeva come meglio poteva, e guardò giù. Non l'avesse mai fatto.

Sotto di loro c'era il mondo, letteralmente il mondo, la Terra, si potevano distinguere i prati, laghi, mari e piccoli tratti grigi: gli edifici e le case delle persone.

Ora era davvero scioccata. Non pensava più. La razionalità e l'incredulità erano diventate inutili lassù.

La ragazza non parlava, anche perché non avrebbe saputo cosa dire. Il silenzio le sembrava l'unica reazione possibile a tale spettacolo.

 

“Ti presento il paradiso, Jenny Thornton. Ti piace?”.

Addirittura l'Uomo Ombra sembrava essere impressionato.

“Io...non so...”. Fu tutto ciò che le sfuggì di bocca.

Julian sospirò e dopo tacque, lasciando che trovasse le parole giuste, o magari quelle sbagliate, non gli importava.

“Sai, anche a me fa sempre uno strano effetto venire quassù. Di solito ci venivo per pensare”

“A cosa?”. Volle sapere lei, curiosa più che mai.

“Bé, a te”.

Oh.

“Io penso spesso a te, Jenny, che tu ci voglia credere o no. Farei di tutto per vederti felice. Però non posso sopportare di vederti con nessun' altro che non sia io, capisci? Ma tu sei adulta, ora. E sei anche l 'unica padrona di te stessa, ricordi?”.

Di nuovo silenzio. Ora Julian guardava una delle tante nuvole soffici.

“Ti ho portata qui perché questo posto è come te. Tu sei speciale, Jenny, ma non lo sai”.

Lei non parlò neanche quando finì questo discorso, rimase semplicemente a fissare le sue labbra socchiuse. Allibita.

Poi riprese:

“Dopo essere rinato la prima cosa che ho fatto è stata riflettere. La conclusione è stata terribile, ma così ho deciso. Voglio ancora averti, Jenny, ma non voglio più obbligarti, mettere a repentaglio la tua vita o quella delle persone a cui tieni, perché tu mi hai fatto capire che posso ottenere le cose senza ricorrere alla forza e alla violenza: ho imparato la lezione. Dopotutto sarei un'egoista e per te io voglio il meglio, voglio che tu ti possa alzare la mattina e vedere il sole, non il buio. Voglio, ma non posso. Non posso cambiare ciò che sono...”

Stranamente fu la voce flebile di Jenny a irrompere questa volta, perché sentiva il bisogno di dire francamente come stavano le cose:

“Senti, per quanto io ti sia riconoscente e possa essere felice di vederti, sono cambiate tante cose da quando tu te ne sei andato, io sono cambiata. Julian, pensi che io sia tanto speciale? Pensi davvero che sia rimasta la ragazzina innocente e immatura di sette anni fa? No. Sono diversa, e come hai detto tu, sono una donna ora. Perciò non capisco perché tu abbia voluto portarmi qui, in questo sogno assurdo, a disseppellire un passato che io credevo morto per sempre. Non posso di nuovo vivere quell'orrore, capisci?”.

Si rese conto che il suo debole autocontrollo si stava sgretolando in mille pezzi, ma volle mantenere l'aria di una persona adulta e cosciente, seppur lottando contro le vertigini e il mal di testa.

Julian non sembrò affatto sorpreso di fronte a quelle parole, pareva quasi che se le aspettasse.

“Oh, Jenny, lo so che sei cambiata, ma in te quella fiamma non cesserà mai di esistere. E finché io continuerò a vederla, non credere che ti lasci andare così. E non temere, questa volta l'orrore non centra, ci siamo solo tu ed io. Null'altro”.

Ora Julian la stava guardando negli occhi, serio come mai prima d'ora.

“Io ti amo, e se questo è vero, devo farti scegliere, questa volta per davvero, senza inganni, doppi fini o obblighi: una vita qui, tra il paradiso e l'inferno, tra le ombre e il buio, in posti che tu neanche lontanamente immagini... magari le cascate Iguazu, o se preferisci la città Inca di Machu Picchu, o ancora meglio: la Costa Azzurra. Possiamo andare ovunque tu voglia, nel passato, nel futuro, nel cielo, nel fuoco, nell'aria, essere in mille luoghi contemporaneamente, raggiungere altitudini impressionanti, fino all'Everest, salire oltre la sua cima e toccare le stelle con le dita. O scendere in abissi profondi come l'Inferno, scoprire tesori e creature meravigliose. Assaporare cibi afrodisiaci e goderci l'Aurora boreale. Tutto questo in un pomeriggio o un mattino, decidi tu.

Io posso portarti ovunque, basta che tu me lo chieda e io ti farò volare, Jenny, proprio come ora. Posso farti vedere e toccare l'impossibile. Posso darti tutto ciò che desideri: gioielli, vestiti, case, cuccioli. Niente ci potrà più fermare, saremo uniti”.

Le prese la mano. Nonostante lo shock di quel tocco neppure questa volta riuscì a distogliere lo sguardo dal suo. Cosa che invece fece lui, occupato a infilarle un cerchietto d'oro al dito. Era l'anello che aveva gettato prima del matrimonio?

Sì, era l'anello con l'incisione all'interno, tanto freddo da provocarle ulteriori brividi che si aggiungevano a quelli provocati dall'altezza.

Quando il ragazzo ritornò a guardarla il suo aspetto non era più convinto e sicuro come pochi attimi prima, ma cupo e amareggiato alle parole che lasciarono la sua bocca:

“Oppure, puoi optare per una vita normale là, con quel Tom e i tuoi amici, sulla Terra. Ma poi non potrai più tornare indietro, sappilo. Oh, forza. Ti sto offrendo di vivere come meriti, Jenny, nient'altro.

A te la scelta”.

Jenny stava quasi singhiozzando e la sua voce morbida ed insistente la faceva sentire come se stesse cadendo.

Se prima si riteneva scioccata, ora era scandalizzata, addirittura le sembrava che il suo cuore avesse smesso di battere, ma forse fu proprio grazie a quelle parole che ritrovò la forza di parlare.

Poi socchiuse le palpebre e un respiro corto scappò da lei, ma nonostante la terribile voglia di piangere e abbandonarsi tra le sue braccia, cercò di divagare ed ampiare leggermente il discorso, dato che non capiva cosa provava esattamente in quel momento:

“Julian, è passato molto tempo...e poi ho visto il tuo anello in camera mia e non sapevo cosa stesse succedendo. Ho pensato a te così tante volte, ti ho sognato, ti ho immaginato vivo e vegeto, da ragazzo umano, qui sulla Terra. Anche io ti penso spesso.

Ho immaginato la mia vita con te, qui. Non nel Mondo delle Ombre. Ed ero felice, perché so che puoi cambiare, se solo lo volessi. E anche se ti arrabbi e distruggi, usi la forza per i tuoi scopi e credi che sia giusto, tu resti sempre diverso dagli altri Uomini Ombra. Tu senti, hai un'anima, tu provi emozioni che non vuoi ammettere di avere e la dimostrazione di tutto ciò, ce l'hai davanti, sono io, Julian.

Ma dopo tutto Oggi è il giorno in cui mi sarei dovuta sposare con Tom...”, ora si ricordava bene quel nome, “e ho detto bene, sarei dovuta sposare, perché poi tu me l'hai impedito, non so come ma l'hai fatto. Allora sono svenuta di colpo e quando mi sono svegliata ti ho visto, proprio come quando mi avevi salvata dalla morte, in quella caverna. Ed ora sono qui, in un sogno, probabilmente, sospesa tra le nuvole chissà dove, con te, il ragazzo con gli occhi blu notte del negozio di giochi, lo stesso che ha cercato di rapire e uccidere i miei amici, quello che ci ha dato la caccia, quello sadico e spietato che voleva proteggermi e avermi a tutti i costi, quello che odiavo con tutta me stessa e che ho ingannato. L'Uomo Ombra che ho visto morire tra le mie braccia dopo averci salvato da quei mostri, il ragazzo che ora mi sta proponendo di passare la vita, o forse chissà, l'eternità con lui. Tu, Julian, bello e misterioso, attraente e forte, delicato e freddo, come un' angelo o...un diavolo”.

Quando terminò la frase non aveva ancora finito di esprimere la sua idea, quindi cercò la forza e il coraggio per tramutare ancora qualche pensiero in parola:

“Però mi stai offrendo troppo, io non posso abbandonare così la mia vita e le persone che amo, cerca di capire...”.

L'aria ora aveva smesso di danzare intorno a loro, lasciando il posto al silenzio più totale.

La ragazza era in balia di emozioni del tutto contrastanti: voleva davvero restare con lui, desiderava essere felice, sì, ma sulla Terra, con la sua famiglia e i suoi amici, non in mezzo a esseri senza anima e spaventosi in un mondo oscuro.

“Capisco. Quindi è questa la tua decisione. Bene Jenny, allora...”.

Non fece in tempo a finire la frase che subito la ragazza parlò con un tono del tutto nuovo alle orecchie del giovane:

“No, non credo che tu capisca. Credi che io ami Tom, ebbene sì, lo amo”.

Ora la sposa aveva alzato di uno o due toni la voce: “Ma ho sempre saputo che sotto sotto provavo... qualcosa per te, dico qualcosa perché non sono mai riuscita a spiegarmelo, e questo qualcosa cresceva ogni volta che ti vedevo, nei miei sogni, ricordi, immagini lontane e che forse mai vedrò se scelgo di lasciarti di nuovo.

Ma sapevo anche che tu eri morto, ormai, da molto. E questa triste consapevolezza mi faceva avvicinare a Tom. Lui mi capiva, o almeno ci provava”.

Poi abbassò lo sguardo, si morse il labbro inferiore e strappando una pellicina assaporò con ribrezzo la piccola quantità di sangue sgorgare da questo.

Sentiva il bisogno di dirgli la verità una volta per tutte, e finalmente ci stava riuscendo, ma ancora mancava qualcosa che non avrebbe mai voluto rivelare a nessuno...

Dove avrebbe trovato il coraggio per dirglielo? Come faceva a spiegare quello che sentiva se neanche lei lo sapeva? Dove, come, si continuava a chiedere.

Ma poi lo guardò e perdendosi nel blu più totale tutto le venne spontaneo, quasi naturale. Così moderò la voce come meglio poteva questa volta, mentre una fitta al cuore la fece rabbrividire:

 

Io amo Tom, ma mai quanto possa amare te, Julian”.

 

Il viso del giovane divenne pallido, molto più pallido di come di solito era, e preso alla sprovvista dalle parole, oh, quelle parole (che assimilò e capì con molta, molta lentezza rispetto al solito), si lasciò trasportare dall'istinto e velocemente si avvicinò a lei.

Quello che avvenne dopo fu passione pura. Attrazione pura.

Amore...?

Un bacio, ma non come i precedenti. Delicato, ma per niente casto, deciso e travolgente. Il famoso apostrofo rosa dell'amore, che però più che rosa, colore sdolcinato e quasi patetico, si disse lei, era nero, nero ma molto somigliante al blu, blu come ogni cosa che riusciva a vedere Jenny nonostante tenesse gli occhi chiusi durante quel dolce incontro di labbra e bé, lingue.

Anche per questo però, non esistevano abbastanza aggettivi per dimostrare la sensazione di sollievo e benessere interiore di entrambi...forse lussuria e godimento erano le parole più azzeccate, ma quello superava ogni cosa.

Era convinta di ricordare cosa si provasse nel baciarlo, ma la memoria l'aveva ingannata, un'altra volta.

In cuor suo sapeva di stare sbagliando tutto, continuava a ripetersi che lui era malvagio, che non poteva provare nulla nei suoi confronti, che c'era Tom, c'era sempre stato per lei, sempre; ma d'altro canto anche Julian era stato vicino a lei durante la sua vita, proteggendola, osservandola, nell'ombra però.

Il suo corpo non la ascoltava più. Le sue mani si imbatterono nei capelli di lui e non resisteva all'impulso di premere il bacino al suo.

Ed era forse un lieve tepore, quello che stava avvertendo sulle labbra?

Dio, le sue labbra sono calde. Tiepide e morbide.

L'uomo Ombra capace di emanare calore? Oh, certo che no!

Però era strano, più che strano: per quanto Jenny si potesse ricordare, mai aveva sentito un tale tepore provenire dal suo corpo.

Forse ha la febbre, volle pensare lei, o sta male. Sì, magari è così, anche quelli della sua specie si ammalano, chissà...Poi ricordò quello che le aveva detto poco prima, e uno degli insegnamenti di Aba degli anni precedenti:

 

'...e l'amore fa miracoli, perché anche la fredda oscurità a contatto con l'amore cambia, così come è successo alle terre notturne di Uruguay quando il sole è sorto per la prima volta e ha portato la vita, scacciando ogni forma malvagia per sempre'.

Improvvisamente capì. Era stata lei, Jenny Thornton a provocargli quel 'sintomo' inspiegabile, perciò ora era certa che sarebbe potuto cambiare molto più di quel che pensasse.

Grazie Aba, si disse pensando a lei.

Una volta aver finito di crogiolarsi nei ricordi si concentrò pienamente in quella folle fusione di labbra e capì, capì che tutto quello che aveva sempre cercato e desiderato era proprio lì, davanti a lei, lo stava toccando, sentendo, era reale...e bellissimo.

Quel bacio sarebbe potuto durare in eterno, ed entrambi volevano restare in quella posizione per sempre, beandosi delle loro sensazioni a vicenda.

Era serena ora, perché quella sensazione opprimente che le dava il tormento da anni era evaporata, dissolta tra le nuvole, forse per sempre, sperava.

Intanto la luce che il sole irradiava dietro di loro contornava perfettamente le figure slanciate libranti nel cielo limpido, mentre un leggero vento caldo percuoteva tutti i loro sensi svegli e vivi come mai prima d'ora.

Sia che per Jenny e per Julian, non importava più di nulla ormai, perché entrambi sapevano che sarebbero stati insieme, in Paradiso, all'Inferno, sulla Terra, nel Mondo delle Ombre o in qualsiasi luogo, a loro stava bene.

Quel bacio aveva cambiato i mondi di entrambi. Ora Jenny aveva deciso, e mai prima d'ora era stata più sicura di come lo era in quel momento.

 

È fantastico. Se questo è un sogno, non voglio più svegliarmi, pensò, quando aprì le palpebre e si concesse completamente al corpo caldo e forte del giovane.

 

  
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