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Autore: MadHatter96    28/07/2014    2 recensioni
"Non è facile per una sedicenne vivere da sola, soprattutto in un quartiere come Ikebukuro, ma in fondo a Yukiko non dispiace la sua vita; non può certo dire di avere tutto ciò che vuole, ma pian piano ce la farà, ne è certa."
Alcuni personaggi saranno leggermente OOC ma solamente in alcuni capitoli.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Celty Sturluson, Izaya Orihara, Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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True Love?
 

Capitolo 21

Non c’è mai pace.
 

“Bene… Yukiko è andata via. Siamo noi due, da soli.”
La voce dell’informatore spezza il silenzio presente nell’appartamento.
Due orecchi lo ascoltano attenti mentre gli occhioni luminosi lo fissano curiosi.
Izaya deve ammetterlo. Portare fuori Yukiko la sera prima al ristorante italiano non è stata una delle sue migliori uscite per aggirare il problema “cucinare”. D’altro canto, non si aspettava certo che lei avesse preso la cosa così seriamente, e che avesse già preparato un piano di riserva.
Piano che lui non aveva saputo evitare.
Certo, Izaya si era già informato sulla famiglia di Yukiko, ma non aveva mai pensato seriamente a come interagire con essa, e non sapeva se era una fortuna o una sfortuna iniziare da quel marmocchio.
Sì, perché accoccolato sul divano dello studio dell’informatore, se ne sta un bambino piccino, che ancora non sa nemmeno parlare.
Ryu è di fatto il cugino più giovane di Yukiko, e Izaya sa bene quanto lei lo adori. E proprio per questo non si capacita del fatto che lei lo abbia affidato a lui.
Ho un impegno improvviso” Aveva detto “Farò il più veloce possibile.” E se n’era andata, lasciandogli quel pargolo tra le mani (e Izaya è sicuro che non ci fosse nessun impegno così urgente).
Il primo pensiero dell’informatore è stato: “lo mollo sul ciglio della strada.”
Ma siccome, per quanto cattivo possa essere, persino a lui una cosa del genere verso quel piccolo umano sembrava troppo crudele, ha scartato l’idea, optando per rifilarlo a Shinra e Celty.
Ma anche in questo caso, avrebbe praticamente dichiarato la propria sconfitta davanti a Yukiko.
Per cui… eccolo lì.
Fissa i grandi occhi del bambino che a loro volta sono piantati nei suoi.
Silenzio.
Il ragazzo si sente stranamente a disagio. Quel moccioso lo sta osservando.
Si gratta la nuca interrogativo: “Se ti accendo la tv credi che smetterai di guardarmi?”
Come se non avesse parlato.
Sospira decidendo di passare all’azione, e preme il tasto di accensione del televisore. Finalmente Ryu sembra aver trovato un nuovo oggetto d’attenzione, ma persino Izaya riesce ad intendere che quelle sparatorie che stanno trasmettendo non sono adatte alla situazione, quindi si appresta a cambiare canale.
Li prova tutti, ma sembra quasi che i canali televisivi abbiano deciso di allearsi contro di lui, persino quelli dedicati ai bambini trasmettono programmi inadatti per l’età del piccolo, o forse è lui che non è esperto?
“Al diavolo!” Esclama spegnendo lo schermo e lanciando il telecomando sul divano.
Sospira, poi sbuffa, cammina avanti e indietro grattandosi la testa. E il bimbo lo fissa. Fissa ogni suo movimento con la classica curiosità di chi sta scoprendo il mondo, e questo irrita Izaya.
“Senti…” Gli dice alla fine puntandolo con lo sguardo “ Io devo lavorare. Tu non muoverti da lì. Chiaro?”
Il visino non cambia espressione e Izaya si trattiene dal gridare. Come fa ad essere così indifferente?
Brontola parole incomprensibili mentre si dirige alla scrivania dietro il divano cercando di ignorare la situazione in cui si trova.
Riprende a lavorare, facendo finta di nulla.
Per un po’ sembra tutto tranquillo, tanto che l’informatore si dimentica del piccolo ospite inopportuno.
Ma il piccolo Ryu invece non si è fatto dimenticato di quello sconosciuto così grande rispetto a lui. Sconosciuto che però è l’unica persona di riferimento in questo momento, e quando improvvisamente sparisce dalla sua visuale si ritrova confuso. Si volta cercando inutilmente di vedere oltre il divano, cerca di arrampicarsi allo schienale per vederne lo sfondo, ma per lui è un ostacolo insuperabile.
E dopo svariati tentativi sempre più disperati si rassegna alla solitudine, e allora non c’è reazione più normale per un piccino che scoppiare in lacrime.
Izaya sobbalza nel sentire quel suono stridulo, quasi come se si fosse risvegliato da un sonno.
Gli ci vogliono un paio di secondi per realizzare quel che succede e quando ci arriva si lascia sfuggire un lamento prendendosi la testa tra le mani.
Era troppo bello. Gli sembrava un moccioso troppo calmo.
“Cos’hai? Fame? Sete? Sonno?” Gli chiede senza muoversi dalla sua posizione.
Gli urli non accennano a smettere. È difficile anche credere che l’abbia sentito, con tutto il baccano che fa.
“Smettila!” Prova ad intimarlo con voce severa “Qualunque cosa tu abbia, sarai accontentato quando Yukiko passerà a riprenderti, quindi sii forte e resisti!”
Ci arriva da solo che conversare in quel modo è assolutamente inutile quanto stupido.
Si alza violentemente dalla sedia per dirigersi a passo svelto dal piccolo e inginocchiarsi lì davanti: “Allora? Che hai?”
Ma ancor prima che lui possa finire la frase il pianto disperato si placa, lasciando spazio a qualche piccolo singhiozzo.
L’informatore guarda perplesso il bimbo, per poi liquidare la situazione con una scrollata di spalle. Meglio così.
Fa per ritornare al suo lavoro quando di nuovo quel rumore fastidioso si propaga nella stanza.
“Si può sapere che hai?!” Grida portandosi di nuovo davanti a lui stando ritto con le mani sui fianchi.
Ryu si rannicchia contro l’angolo, visibilmente spaventato, ma in silenzio.
Improvvisamente, quei grandi occhioni così impauriti gli ricordano incredibilmente quelli che Yukiko ha avuto innumerevoli volte in sua presenza.
Un velo di tristezza vela il volto dell’informatore mentre si siede accanto al batuffolo rannicchiato senza sapere che fare. Fissa la parete davanti a sé cercando di ricordare qualcosa di come la gente si comportava quando le sue sorelle erano piccole.
È ancora perso nei suoi pensieri quando sente un delicato movimento dietro la schiena.
Si volta per poter vedere Ryu, che giochicchia timidamente con il bordo della sua maglia.
Lo osserva per un po’. Deve ammettere che il marmocchio ha il suo… fascino?
“Fammi indovinare… se me ne vado scoppi a piangere ah?” Sospira “Ma io non ho tempo di starti dietro.”
Lo guarda pensieroso per un po’ quando finalmente decide di alzarsi e mettersi all’opera.
Pone una sedia davanti alla scrivania, e con una certa goffaggine ci poggia il bambino seduto.
Inizialmente Ryu si aggrappa ai poggioli, reggendosi in una posizione quasi retta; ma per un bimbo di appena meno di un anno, è uno sforzo decisamente immenso, e ci manca poco che non finisca a ruzzoloni al suolo, se non fosse per la repentinità di Izaya nell’afferrarlo. In fin dei conti tutto quel fuggi-fuggi con Shizu-chan è servito a qualcosa.
Così l’informatore, non senza lamentele, si premura di imbottire la sedia con dei cuscini, in modo che il bimbo si possa adagiare senza pericolo.
“Bene… dovrebbe andare no?” Chiede Izaya, leggermente soddisfatto di aver fatto una buona cosa. Così, in tutta tranquillità, si risiede al suo posto, davanti all’infantile sguardo curioso.
Finalmente può lavorare in pace… o forse no.
Ormai il bimbo, che si sente abbastanza in confidenza con il ragazzo, accenna a qualche versetto, che pian piano si trasforma in veri e propri discorsi tipici dei bambini che hanno appena iniziato a sentire la propria voce, che ad Izaya sinceramente non dispiace nemmeno tanto ascoltare, se non fosse che quei suoni sono accompagnati da certi movimenti.
Come rovesciare il portapenne per afferrare quell’evidenziatore dal colore per lui così particolare, che Izaya si premura con una certa delicatezza di togliergli dalle mani, o il buttare ripetutamente giù la matita incantato del rumore che fa questa quando tocca a terra. Per non parlare delle forbici che il povero informatore getta rapidamente nel cassetto prima che il bimbo possa raggiungerle, o le graffette che si avvicinano pericolosamente alle piccole labbra… quest’ultima cosa a dire il vero spaventa parecchio lo sciagurato Izaya, che subito dopo avergliele levate velocemente prende in braccio il piccolo allontanandolo da quel campo minato.
“Mi dici che diavolo devo fare con te?” Gli chiede esasperato osservando il visetto tranquillo.
Sospira ancora voltandosi verso la finestra, con l’intenzione di guardare fuori, tanto per cambiare un attimo visuale… invece il suo sguardo si sofferma su un’altra cosa.
Sul vetro, vede disegnata la figura di lui con in braccio Ryu, e con un certo compiacimento, si rende conto che lo sta tenendo esattamente come va tenuto un bambino.
Gli scappa un sorrisetto nel constatare anche come il piccino si aggrappi a lui senza timore, mentre si concentra su qualcosa di indefinito al di sopra della sua spalla.
“Così te ne stai buono eh?” Mormora il moro lanciando un’occhiata alla scrivania “ E come facciamo allora?”.
Decide di sedersi buttando il peso sullo schienale della poltrona, tenendo quel batuffolo adagiato sul suo torace, mentre allunga le braccia per arrivare alla tastiera del computer; certo, non è la posizione più comoda per lavorare, ma per lo meno gli concede un po’ di pace.
Il piccolo se ne sta accoccolato, ogni tanto sollevandogli la maglietta per giocare con il tessuto e ogni tanto metterlo in bocca. Sebbene la cosa inizialmente infastidisca Izaya, non ha voglia di ostacolarlo con il rischio di creare altri problemi.
In fin dei conti non sta andando così male, se non fosse che di nuovo il pianto stridulo prende possesso dell’atmosfera.
Izaya sussulta quasi lanciando la tastiera e abbassa lo sguardo per osservare il cucciolo d’uomo. “Che ti prende?” Gli chiede cercando di mantenere la calma.
Non riesce a capire. Prima era tutto tranquillo, che è successo?
Storce il naso “Non è che hai fatto la cacca vero?”
Ma non gli pare di sentire nulla di strano sulle ginocchia… spera.
Si alza camminando avanti e indietro nel tentativo di intuire almeno quale sia il suo bisogno. Con gli adulti è tutto più facile.
Ormai i secondi di pianto stanno diventando minuti, e Izaya inizia davvero a preoccuparsi finché non sente un brontolio venire dal proprio stomaco.
Ecco l’illuminazione.
“Aaaah… hai fame!” Ridacchia dirigendosi verso la cucina “ Ecco ecco, ora zio Orihara ti da la… pappa…”
Un nuovo dubbio si fa strada nella mente di Izaya, un dubbio madornale.
Cosa diamine mangiano i bambini a quell’età?
Probabilmente è il momento degli omogenizzati o di cose simili… ma di certo non ha pappette in casa!
“Che faccio? Devo andare a comprarteli? Ma non posso lasciarti qui solo!” Esclama ben cosciente che se qualcuno lo vedesse morirebbe dal ridere.
E intanto il pianto continua, interrotto ogni tanto da qualche singhiozzo che mozza il suono.
Con pazienza, il ragazzo siede il bimbo sul ripiano in modo che si appoggi al suo ventre, e attento a non mettere in pericolo il piccolo, inizia a tagliuzzare una banana, considerandolo un frutto con una consistenza adeguata alla bocca delicata di Ryu.
Quando il risultato gli sembra abbastanza soddisfacente, armato di cucchiaino e piattino, ritorna in salotto e si mette comodo sul divano tenendo il cucciolo sulle ginocchia.
Non sa quanto dura potrà essere l’impresa, ma si sente sollevato nel vedere che il bambino si sia già calmato alla sola vista del cibo.
Così, con una buona dose di pazienza e coraggio, e con un po’ di incapacità, inizia ad imboccare il piccolo affamato.
Di certo non si aspettava un lavoro perfetto e pulito, ma deve ammettere che tre sputacchi sulla maglia, cinque chiazze sul divano e due sui pantaloni non gli sembrano un risultato così pessimo.
Ridacchia osservando la boccuccia sporca di Ryu mentre cerca di pulirgliela.
Ora finalmente si può concentrare sulla sua di fame.
“Riesci ad aspettarmi qui da solo per un secondo?” Chiede rivolgendosi a Ryu “ Ecco… guarda, gioca con questa.” Gli dice passandogli tra le manine la sua giacca dal pelo morbido. E con quel diversivo si affretta ad andare in cucina e prendere la prima cosa che capita di commestibile, giusto quel che basta per riempire un po’ la pancia.
Quando ritorna nella sala il piccolo è ancora tutto intento ad esaminare il nuovo oggetto che si trova tra le mani, strofinando il nasino contro il pelo come un gattino.
Izaya sta ad osservarlo un po’ quasi incantato.
A dire il vero non si è mai preoccupato di osservare da vicino un cucciolo d’essere umano, è la prima volta che davvero ci si mette, e deve ammettere che in fondo si sta rivelando non poco interessante.
“Ti piacciono i gatti Ryu-chan? Qui ce n’è uno…ma non so dove sia andato a cacciarsi.”
Il bambino lo guarda rimanendo col viso per metà coperto dalla giacca.
L’informatore storce il naso: “Certo che se lo trattassi come tratti la mia giacca… ti lascerebbe sicuramente dei brutti segni sul viso, e poi Yuki-chan se la prenderebbe con me sai?”
Si avvicina prendendolo in braccio: “Dimmi, Yuki-chan ti ha mai parlato di me? Io sono il suo ragazzo sai? Sai cosa vuol dire? Vuol dire che mi vuole tanto bene.” Ridacchia lievemente “Anche tu me ne vuoi? Devi volermene se la vuoi rendere felice.”
Gli occhioni innocenti di Ryu lo fissano senza intendere cosa stia dicendo.
Izaya ride, ride di quell’ingenuità accompagnerà il bambino ancora per molto.
“Tanta gente mi odia sai? Anzi… se capissi qualcosa di questo maledetto mondo probabilmente lo faresti anche tu.” Continua a ridere “Credi di essere fortunato ad essere venuto al mondo vero? Non lo so se è così. Questo mondo è dannato. È orribilmente dannato.” Le risate si affievoliscono “E…Yuki-chan ti ha anche parlato della Moto Nera?... Lei è una fata… ma non una fata bella come quella di Cenerentola, è una fata che mostrano nei film horror. Eppure piace, tua cugina la adora sai? E anche a te piacerebbe. Sì, ti piacerebbe.”
Il piccolo sbadiglia strofinandosi il visino con le manine.
“Hai sonno?” Gli chiede Izaya, e lui in tutta risposta si accoccola contro di lui.
“Mh…” Mormora il moro osservando la creaturina “Sai… mi è passata la voglia di lavorare.”
Il ragazzo si stende sul divano tenendo il piccolo su di sé, giusto per evitare  che si faccia male in qualche modo.
“Secondo te ci metterà tanto Yuki-chan ad arrivare? Ho voglia di vederla… anche tu non è vero?”
Ma il piccino non reagisce. Respira leggero, addormentato sul petto di Izaya.
L’informatore gli da un’ultima occhiata prima di chiudere anche lui gli occhi.
Beh, alla fine ha vinto lui no? Non è stato così male come baby-sitter.
I piccoli umani sono decisamente meglio di quelli grandi, sì. Loro non sanno, e accettano chiunque si prenda cura di loro.
In fondo gli ha fatto davvero piacere passare un po’ di tempo con quel cuccioletto. Ammettiamolo, non sarebbe così male come padre no?
Gli viene da ridere.
No, ma scherziamo. Lui non è fatto per quelle cose.
Eppure l’idea di un piccolo essere umano tutto suo lo aveva in qualche modo elettrizzato per un nanosecondo. Ribadiamo, un nanosecondo.
Quando sente il campanello suonare capisce che il suo lavoro è finito.
Si alza attento a non svegliare la bestiolina che oggi lo ha fatto tanto dannare e si avvicina alla porta tenendola in braccio.
“Yuki-chan, sai che me la devi pagare questa vero?” Annuncia con un sorriso smagliante l’informatore aprendo la porta.
“Ma guardalo! Dorme come un angioletto!” Lo liquida la ragazza entrando e sfiorando delicatamente la tenera guancia del bimbo, che sogna appoggiato alla spalla del ragazzo.
Ora dorme come un angioletto.” Precisa lui passandole piano il fagottino.
Yukiko ride: “Allora? Come te la sei cavata?”
Lui sbuffa scrollando le spalle: “Bene, cosa ti aspettavi?”
“Oooh… non so, il venditore di informazioni Izaya Orihara alle prese con un batuffolino simile… mi sono dimenticata di dirti di fare delle riprese con la videocamera.”
“Sai benissimo che non le avrei fatte.”
Lei corruccia le labbra in un’ infantile smorfia offesa: “ Lo so, lo so.”
Entrambe le coppie d’occhi si posano sul bambino.
“Sembra felice…” mormora piano Yukiko per non svegliarlo.
“Felice? Come fai a saperlo? Dorme!” La incalza Izaya avvicinandosi alla scrivania.
“Ma si vede… guarda come dorme tranquillo… devi essere stato davvero bravo. Alla fine osservare tanto gli umani ha portato a qualcosa di buono.”
“Pff…” Izaya distoglie lo sguardo.
Yukiko ridacchia, osservando quella reazione tanto normale, per poi accarezzare la testina di Ryu.
“Grazie Izaya.”
“Per questa stupidaggine?” Ride il ragazzo.
“No… per essere così.”
“Uhm…” Ed ecco che l’informatore si sente di nuovo vittima dell’imbarazzo.
Ma come sempre, lui è sempre pronto alla vendetta.
“Yuki-chan, tu come ti vedresti come mamma?”

Eccomi qui :)
Beh... che dire, dopo quello che è successo ad Izaya e Yukiko ho pensato che fosse carino creare una "tregua". A dire il vero avevo due idee in testa, questa e un Izaya malato. Sarebbe stato interessante no?
Ma alla fine ho optato per il piccolo Ryu. Chissà, magari in futuro potrei svolgere anche l'altra, ho già qualche appunto scritto a matita un po' di tempo fa.
Beh... questo temo anche che sia il penultimo capitolo, mi sembra così strano dirlo c.c
Dunque, ringrazio ancora, ringrazio all'infinito tuuuutti quelli che hanno seguito questa storia, siete più di quanto mi aspettassi e per questo sono tremendamente felice, grazie!
  
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