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Autore: Lullaby1992    28/07/2014    6 recensioni
Bene... nel Nothing#2 i nostri personaggi si sono sistemati e tutto era finito per il meglio... ma è proprio così? è davvero tutto finito? tutti i guai?
Ovviamente no, perchè è proprio nel momento in cui ci si sente più al sicuro che succedono le cose peggiori...
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Itachi, Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Obito Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Asuma/Kurenai, Minato/Kushina, Obito/Rin
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Prima dell'inizio, Più contesti
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- Questa storia fa parte della serie 'Nothing#2'
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Raccolsi la borsa della spesa, dirigendomi verso casa.

La mia vita sembrava aver finalmente preso una piega giusta.

Io e Kakashi eravamo sposati, Raimaru cresceva forte e sano, e riuscivo a parlare con tranquillità assieme a Hiashi.

Devo dire che era soprattutto quest'ultima cosa a sorprendermi di più. Prima d'ora non ero mai andata d'accordo con l'austero capo famiglia.

Raimaru, aveva ormai compiuto 4 anni, ed iniziava già a correre dietro a Naruto, combinando marachelle. Anche se di ciò mi preoccupavo assai poco. In fin dei conti erano entrambi giovani e vivaci, era normale che sfogassero le loro energie in qualche modo. Al momento preferivo che andasse in giro a combinare danni piuttosto che cercasse di diventare ninja troppo giovane, come me e suo padre. Noi avevamo conosciuto la durezza della guerra sin troppo presto.

Amavo la mia vita così com'era ora. Tranquilla e felice. Avevo ripreso servizio, ma prendevo incarichi brevi, così da passare quanto piú tempo possibile con mio figlio.

Kakashi invece aveva proseguito il suo incarico da ANBU per tanto si trovava spesso fuori di casa, ma passava con noi tutto il tempo che poteva.

Genma invece stava ancora facendo il solito tira e molla con Anko, si lasciavano e si riprendevano a sprazzi. Ma dato che i due si divertivano così la cosa andava bene ad entrami, per cui non c'era nessun problema. Era il loro modo per 'non prendere troppo sul serio la cosa'.

Kurenai ed Asuma stavano finalmente pensando di andare a vivere insieme, dato che lui dopo un periodo di servizio prestato sotto il diretto comando del Daymo del paese del fuoco, era rientrato a Konoha e sembrava intenzionato a restarci.

Obito, era da poco diventato papà e avevo idea che chiedesse consiglio a Kakashi più di quanto io stessa immaginassi.

Per quanto riguarda Rin invece, anche se di quando in quando la vedevo, non la frequentavo molto. Non era molto... Come dire.. Nelle mie corde. Preferivo di molto la compagnia di Kushina.

Quest'ultima assieme a Minato, stavano guidando Konoha in una delle sue epoche migliori. Il Villaggio fioriva, brulicante di commercianti che riempivano le tasche dei ninja in cambio di protezione contro il brigantaggio, e si stava profilando quello che prometteva di essere uno dei periodi di pace più lunghi e floridi della storia ninja.

Hiashi guidava ancora il clan Hyuga con il pugno di ferro, e sparito l'iniziale dolore della perdita del fratello riprese i suoi modi bruschi, scostanti e alteri. Ma io sembravo l'eccezione al caso. Forse perché non poteva nulla contro di me dato che ormai ero maggiorenne e indipendente dal Clan. Forse perché mi ero guadagnata il suo rispetto. Mi trattava come una sua pari, e di quando in quando mi esortava a far allenare Raimaru con i suoi consanguinei.

Ma io preferivo attendere ancora. Avrebbe avuto sin troppo tempo in futuro per diventare un ninja e dover affrontare le dure scelte che ne sarebbero conseguite. Finché era piccolo volevo lasciare che si godesse la spensieratezza della sua età.

E Kakashi era d'accordo con me.

Nulla di quei giorni tranquilli lasciava presagire che altre oscure nuvole s'addensavano all'orizzonte.

Ma d'altra parte un ninja é sempre pronto a tutto. Deve esserlo.

E tutto iniziò così, come un lento brivido freddo che ti coglie mentre sei sotto le coperte e credi di essere al caldo e al sicuro. Ma é solo un illusione. E sei consapevole che prima o poi ti sveglierai solo per scoprire che i tempi del dolce tepore sono finiti, ed é ora di affrontare l'inverno.

Fu infatti in una giornata fredda che iniziai ad accorgermi che qualcosa non andava. Raimaru ritornò da scuola, che aveva iniziato quell'autunno da solo e non accompagnato da Kakashi. Che si ripresentò il giorno dopo senza nessuna scusa plausibile.

Diedi la colpa al lavoro, ma giorno dopo giorno stava accumulando sempre più stranezze senza alcun motivo.

Non rientrava la notte, e di giorno era sempre più schivo e poco loquace. Non che fosse mai stato un chiacchierone, quello no, ma ora il discorso con lui era a zero.

Cupo, schivo, riluttante e freddo.

Sembrava di essere ritornati ai tempi della scuola, quando lui era o quanto meno si atteggiava da fredda macchina da guerra.

Di norma non ci pensavo mai troppo sulle cose e le affrontavo di petto. Ma avvertivo quel brivido gelido che mi impediva di affrontare la cosa.

Per la prima volta in vita mia avevo paura di chiedere, e ancor di più avevo paura della risposta che poteva giungermi. La temevo. E, da quando stavamo insieme, per la prima volta temetti che il nostro rapporto potesse davvero incrinarsi e rompersi.

Cercai di prendere tempo, chiudendo gli occhi e fingendo di non vedere.

Cercavo disperatamente quella scintilla che mi aveva tanto unito a lui, quella sottile empatia che ci aveva permesso di distinguerci, sul campo di battaglia e in amore.

Ma anche quelle rare volte che ancora riuscivamo a trovarci senza che i silenzi fossero troppo pesanti, il suo tocco, che per me era sempre stato caldo e rassicurante, era ora freddo e distante. Quasi impersonale.

Tutti i sogni che avevamo sognato insieme sembravano ormai lontani.

Ma come ogni cosa, si può fingere solo fino ad un certo punto. Prima o poi la verità va affrontata, per quanto spaventosa possa essere.

Tutto iniziò con un tocco funesto, il mattino fummo svegliati dal rintocco delle campane che suonavano a lutto.

Iniziai a preparare la colazione, e chiamai Raimaru.

Mentre il bambino mangiava entrò dalla finestra.

Era sporco di sangue quasi da capo a piedi. D'istinto mi avvicinai per curarlo, ma lui mi scostò ringhiandomi di stargli lontano.

"Me ne vado" furono le glaciali parole che pronunciò, senza inflessioni, senza emozioni.

"Ma.. Dove e ..?" Iniziai sapendo che tuttavia il brivido che mi attraversava era un monito che presagiva la catastrofe imminente.

"Via. Dalla città e dal villaggio"

Suonava molto come un addio definitivo. Raimaru lo fissava con gli occhi sgranati. Senza fiato né parole.

"Ma.. Tu... Non... Raimaru..." Ballettai confusamente.

Solo in quel momento entrò nella fascia di luce quel tanto che bastava perché si vedesse il copri fronte rigato da Nukenin.

"Io non ho più moglie o figli. Non ho più un villaggio" fece un sorriso sprezzante. "Ora sono libero. Non cercarmi. Non tornerò"

"Ma papà.."

Lui lo guardò con occhi di ghiaccio, lo Sharingan le cui tomoe giravano minacciose.

"Cresci moccioso se vuoi essere qualcuno. Tu non sarai mio figlio fino a quando non ti mostrerai degno di esserlo"

Con questo scomparve come brezza nel mattino.

Per la prima volta mi sentii davvero persa. Davvero debole. La terra mi mancò da sotto i piedi. Barcollai e caddi, mentre il mondo mi si offuscava intorno.

Angolino d'autore.

 

Lo ammetto non so da dove mi sia uscito sto parto squinternato.

E già qua avverto che NON SO se la continuerò né quanto durerà ne niente... anche perché ultimamente sto lavorando come un somaro e alla sera le forze scarseggiano e non riesco molto a scrivere... però m'intrigava st'idea e l'ho buttata giù.

Spero la seguirete comunque.. =)

  
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