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Autore: Etta_ADP    28/07/2014    2 recensioni
- Felicity.
Mi richiama Oliver. Credo di amare il modo in cui pronuncia il mio nome. Credo di amare il suo modo di guardarmi quando pronuncia il mio nome. Credo di amare i muscoli tesi del suo collo quando pronuncia il mio nome. Credo di amare il modo in cui i suoi denti toccano il labbro inferiore quando pronuncia il mio nome.
Credo di amarlo e basta. Anzi, s o di amarlo.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Felicity.
Mi richiama Oliver. Credo di amare il modo in cui pronuncia il mio nome. Credo di amare il suo modo di guardarmi quando pronuncia il mio nome. Credo di amare i muscoli tesi del suo collo quando pronuncia il mio nome. Credo di amare il modo in cui i suoi denti toccano il labbro inferiore quando pronuncia il mio nome.
Credo di amarlo e basta. Anzi, s o di amarlo.
L’ho sempre saputo, da quando ha infilato tre frecce nel petto del Conte per salvarmi; da quando l’ho beccato in compagnia della Rochev e la gelosia mi ha divorato l'anima;  da quando… da quando mi ha detto che posso fidarmi di lui.
E per un attimo, un brevissimo attimo, ho creduto che anche lui provasse lo stesso; ma poi non si è rivelato altro che un piano per sconfiggere Slade.

- Felicity.
Mi dice nuovamente il mio ex capo.
Siamo nel nuovo covo, da quando il precedente – alla fonderia – è andato distrutto. Sto osservando spersa gli schermi dei miei computer, ma in realtà la mia mente viaggia a ricordi più o meno lontani.
- Dimmi. – riesco finalmente a rispondergli. Ruoto il collo, torco appena il busto e riesco a inchiodare con il mio sguardo la sua figura. È vestito da arciere, regge l’arco in un braccio e l’altro è ferito. Ero così presa dai miei pensieri da non essermi neanche accorta del profondo taglio che segna il suo braccio destro!
- Oddio, Oliver! – accorro al suo fianco, non prima d’aver preso il kit di pronto soccorso. Sfilo la sua felpa e mi prendo solo qualche secondo per studiare il suo fisico nudo: scolpito, tatuato, pieno di cicatrici. Mi sento avvampare. Inizio a disinfettare la ferita e lo sento lamentarsi ogni volta in cui il cotone bagnato di disinfettante gli tocca la pelle. – avanti, hai resistito ad un coltello nella carne e adesso ti lamenti per un po’ di bruciore?
- Vuoi fare cambio? – ringhia lui dolorante. Sbuffo e continuo nel mio compito. – Dov’è Dig? – mi domanda poi. Ah, Dig. Ero talmente presa dalla situazione da essermi dimenticata di avvertirlo.
- È andato a casa da Lyla. Da quando è incinta, lui deve correre qua e là per soddisfare le sue voglie. Oliver annuisce e resta in silenzio fino a quando non ho terminato il mio compito, applicando qualche punto e mettendo una garza sopra la ferita.
- Voilà. Ho fatto. – lo avverto. Annuisce e si alza.
- Vado a cambiarmi. Dovrei già essere ad un appuntamento. – mi avverte, avviandosi verso il retro del covo. Ed è in questo momento che sento il mio cuore spezzarsi in mille pezzi. Sono passati tre mesi da quando Slade è stato sconfitto; in questo lasso di tempo non ha frequentato quasi nessuna donna ed io mi sono illusa che fosse perché, magari – e dico m a g a r i – volesse fare chiarezza sui suoi sentimenti per me. Ma a quanto pare non è così. Stava semplicemente aspettando la persona giusta. E Felicity Smoak NON è la persona giusta. Non lo è mai stata né lo sarà mai. Torno ai miei computer e li fisso con insistenza, cercando in tutti i modi di non mettermi a piangere proprio qui, proprio adesso.
Sento il suo movimento alle mie spalle, ma resto saldamente concentrata su qualche finto dato al computer.
- Ehi, Felicity? Io vado.
- Va bene. – riesco a dire, la voce più dura di quanto volessi.
- Tutto ok? Tu resti qui?
- Sì, ho del lavoro da finire.
- Buonanotte allora.
- Buonanotte. E divertiti. – mi accorgo troppo tardi di essere stata più dura di quanto volessi. Lo sento avvicinarsi alla mia postazione e piegarsi al mio fianco sulle ginocchia, così da essere appena poco più basso di me.
- Mi dici cos’hai? – è duro anche lui. Si rimette in piedi. Mi alzo anche io, lo fronteggio. So di essere in procinto di combinare un disastro, eppure non so trattenermi.
- Cos’ho?! Me l’hai chiesto davvero, Oliver?
- Sì, Felicity. – non dovrebbe piacermi così tanto il modo in cui ha pronunciato il mio nome; non in questa situazione almeno. – Sei così strana ultimamente. Sei fredda, sei distante. Se hai qualcun… qualcosa che ti distrae, basta dirlo! - E a questo punto non ci vedo più. Sono troppo arrabbiata. Mi pongo di fronte a lui, il mio indice sul suo petto: batte ripetutamente lì contro, con fare accusatore.
- Oh, CERTO CHE HO QUALCOSA CHE MI DISTRAE! Un certo ex capo così impegnato a salvare la città, così impegnato a uscire con altre persone da non rendersi conto di me, proprio qui di fronte a lui! Sono qui, pronta a morire ogni volta in cui ho il dubbio che tu possa uscire con un’altra, che tu possa andarci a letto! Che tu possa a m a r l a come invece non riesci a fare con me! Hai capito cos’è che mi distrae? Il fatto che io sia innamorata di qualcuno che mi dice ‘ ti amo ‘ solo per sconfiggere un nemico! - Allontano il mio dito da lui; lo vedo basito, osservo le sue labbra appena aperte in un’espressione perplessa.
- Felicity, io…
- No, non dire una parola, va bene? – lo ammonisco, indietreggiando di qualche passo. – Stai zitto e basta. Per stasera credo di aver avuto già la mia buona dose di rimpianti e umiliazione. - Mi sto avviando alle scale quando lo sento bloccarmi il polso con la sua mano. Mi gira verso di lui ed io lo guardo; lui mi guarda. Per un attimo ho l’insana aspettativa che mi bacerà. E invece lui parla.
- Felicity, vorrei poterti dare ciò che meriti. Ma ho paura. Ho paura di perderti, che qualcuno ti porti via da me. Ho paura che tu andrai via da me dopo avermi conosciuto per chi sono in realtà. - Non dico nulla. Sento il suo lieve bacio, casto, leggero, all’angolo della mia bocca e lo studio allontanarsi da me. Indietreggia di qualche passo.
- Per la cronaca, l’appuntamento di stasera è con un possibile investitore per l’azienda. - Annuisco e faccio per andarmene. Sono sulle scale, ormai pronta ad uscire dal covo, eppure mi giro ancora una volta verso di lui.
- Ti aspetterò. Lo sai, vero?
- Lo so. - Mi sorride ed io vado via.
Le lacrime pizzicano i miei occhi.
Perché dev’essere tanto difficile amare Oliver Queen? 
  
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