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Autore: NyxNyx    28/07/2014    4 recensioni
Melissa è una ragazza di quasi diciotto anni che si trasferisce in una nuova città.
Sta crescendo, con l'aiuto di suo padre, la piccola Emma.
Ce la farà questa giovane donna a conquistare un po' di felicità, in mezzo a tutte le novità che l'ultimo anno di liceo le sta riservando?
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Nathaniel

Stiamo insieme” - sentii a malapena bisbigliare Castiel.

Stanno insieme...

Stanno...

Insieme...

Lo sapevo.

Inconsciamente l'ho sempre saputo ma... Ora era decisamente tutto più reale.

Guardai i miei amici e l'unico su cui trovai un'espressione sorpresa, era Armin. Troppo preso dalla vita nei suoi videogiochi, per accorgersi veramente di cosa lo circonda.

Beato lui.

Le ragazze si guardavano con un sorrisino complice e Alexy... Alexy invece, guardava Castiel con fare molto compiaciuto. Evidentemente ne era già al corrente, e finalmente non doveva più farsi riguardi, nel parlare apertamente della cosa.

Per quanto mi riguarda, ero tranquillo.

Incredibile a dirsi, ma è così. Avevo già il sospetto, e quello che aveva appena detto il rosso, ne era solo la conferma.

 

Nath...” - esclamò Cas alzando appena gli occhi.

Sì?” - chiesi atono.

Io... Non voglio che ci siano problemi tra noi” - disse avvicinandosi - “Non dopo quello che è successo”.

 

Ingenuo.

 

Non ci sono, ne ci saranno problemi” - risposi tranquillo.

Lo vidi tentennare per un attimo. Era confuso. Probabilmente si aspettava chissà quale scenata da parte mia. Forse una sfida. Una sfuriata. Persino una lite che magari sarebbe finita a cazzotti.

Ma no. Non avrebbe ottenuto niente di tutto questo.

Dopo la chiacchierata in paninoteca, avevo capito molte cose.

È tutto ok” - continuai - “Tu sei felice, lei è felice, e noi lo siamo per voi” - esclamai evocando degli assensi, da parte dei nostri amici.

Sicuro? Io non...” - provò ancora a dire.

Cassy” - dissi sorridendo, e prendendolo un po' in giro, usando quel nomignolo che odiava - “Ha scelto te. Lo ha sempre fatto. Ti ha capito più di quanto abbiamo mai fatto noi. Più di quanto sia mai riuscito a fare io” - celiai, con una vena di amarezza - “Ho parlato con Ambra... E anche se non lo ha ancora ammesso, so, che è andata come ha detto Melissa. Non ho più alcun dubbio su di te. So che hai agito a fin di bene, per quanto sciocco fosse. Ti sei preso colpe che non avevi, e mi dispiace per questo. Vorrei essere stato meno stupido. Meno cieco. Non posso cambiare il passato ma... Posso decidere come far andare il futuro. Ti ho portato rancore per così tanti anni che, sinceramente sono stufo” - spiegai, sapendo di espormi forse fin troppo - “Immagino che sai tutto, riguardo a me e Mel. Ti avrà già detto quello che è successo”.

 

Lo vidi annuire piano, mentre i miei amici si guardarono perplessi. Loro di certo non potevano capire. Sapevo, che la ragazza, non ne avrebbe parlato con nessuno all'infuori di lui.

Non è arrabbiata con te” - mi rassicurò - “L'ha solo usato come pretesto per...”.

Chiuse gli occhi, maledicendosi probabilmente. Mi aveva praticamente confessato, che la loro relazione era antecedente alla nostra riappacificazione.

Per farci fare pace” - conclusi per lui sorridendo - “Già... Dovremmo ringraziarla come si deve per questo. Non credi?” - chiesi piegando leggermente la testa di lato.

Pensavo ti piacesse...” - disse esitando appena - “Sei sicuro che sia tutto a posto?”.

Mi piace ancora” - precisai - “Ma dopo la vicenda del libro, anche se non ci fossi stato tu di mezzo, non credo avrei avuto molte possibilità” - constatai - “Anzi, se non fosse stato per il nostro pranzo, probabilmente mi avrebbe scuoiato direttamente davanti a casa. No Castiel. Non ho più voglia di essere arrabbiato con te” - conclusi ancora più tranquillo.

Non so che dire...” - esclamò contento.

Ci sono parecchie cose che potresti dirci” - celiai - “Come fa a sopportarti per esempio”.

Scoppiarono tutti a ridere, e Castiel mi guardò sorpreso.

Accidenti” - rise - “Non mi ricordavo fossi anche divertente, Nate”.

Touché” - risposi - “Ma non credere... Sappiamo tutti che c'è qualcos'altro” - dissi tornando serio - “Qualcosa che non volete o non potete dirci. Non siamo stupidi”.

Cas sembrò congelarsi per un attimo. Mi guardò seriamente preoccupato, e poi fece scorrere il suo sguardo su tutti i presenti.

Era indeciso, ma dopo qualche secondo si convinse.

Lei vuole dirvelo” - iniziò - “Se non l'ha fatto fino ad ora è perché... Beh, non è facile”.

Sta male?” - chiese Armin preoccupato.

” - disse il rosso - “No. Sì, cioè... Diciamo che, sta male per via dell'influenza, e stava male, per quello che non vi ha ancora detto. Ma non posso farlo io. Non è niente di grave, non preoccupatevi. Ma è una questione delicata. Riguarda il suo passato, la sua famiglia, la sua vita e io non ho il diritto di dirvi niente. Lo deve fare lei” - ci spiegò - “E lo farà” - precisò - “Lo avrebbe già fatto in questi giorni, se non fosse stata a casa malata, perciò... Lasciatele un po' di tempo”.

Deve volerti davvero bene, se a te ha già raccontato tutto” - esclamò Rosalya, guardandolo con dolcezza.

Non che avesse molta scelta” - sospirò il rosso.

In che senso?” - chiese Iris.

Dalla faccia, si diede nuovamente dell'idiota.

Nel senso, che ho scoperto parte della cosa per caso, e ne ho approfittato per conoscerla meglio” - spiegò - “Non si è confidata con me, perché lo volesse fare, o perché sia più importante di voi. L'ho costretta” - disse giocherellando con un sassolino per terra - “Non ne vado fiero... Ma parlare le ha fatto bene, e so che concorderete con me, quando vi spiegherà tutto. Ma fino ad allora, questa conversazione non è avvenuta”.

Sei cambiato” - bisbigliai mentre mi avviavo.

Tu no” - sibilò sorridendo in risposta.
 


 

Castiel

Mi aveva stupito il discorso di Nathaniel. Pensavo davvero che mi avrebbe preso a schiaffi, quando avevo confessato di stare con Melissa.

E invece...

Mi aveva piacevolmente stupito.

Pensavo che fosse cambiato. Che non fosse più il mio amico, il mio compagno di giochi. Ma, alla fine era sempre lo stesso. Non ero il solo ad anteporre il bene degli altri al mio. Solo che Nath, a differenza mia, ne era sempre stato consapevole. Io avevo avuto il bisogno di incontrare Mel ed Emma, per rendermene conto.

 

Bene, quindi ora possiamo andare tutti a trovare Melissa?” - chiese Rosalya contenta.

Sarebbe meglio di no” - risposi cercando di risultare tranquillo - “Sta ancora male e suo padre non lascia avvicinare nemmeno me”.

Non ti lascia avvicinare per ben altri motivi” - scherzò Alexy maliziosamente.

Davvero spiritoso” - esclamai alzando un sopracciglio - “Comunque no, dico davvero. Provate a chiamarla se volete, ma dubito vi risponderà”.

Accidenti, deve essere proprio una brutta influenza” - rispose Iris.

Già” - asserii incupendomi un po'. Ero piuttosto preoccupato, e rimanere qui con loro, non mi aiutava a tranquillizzarmi.

Insomma, l'ultima volta che le ho chiesto come stava, e mi aveva risposto che andava un po' meglio, Emilio mi aveva detto che era rimasta tutta la mattina chiusa in bagno, con la nausea e a dare di stomaco.

No, decisamente non mi sarei rilassato, fino a quando non l'avessi vista di persona.

Ok, ragazzi” - esclamò Alexy attirando la mia attenzione - “Ora andiamo a pranzo e dopo chiamiamo Mel, per vedere cosa fare” - continuò.

Ci fu un assenso generale, e ognuno andò per la sua strada. Io diritto a casa della mia ragazza.

 

 

Arrivai da Mel e suonai il campanello. Evento raro.

Suo padre arrivò ad aprirmi poco dopo, accogliendomi con un sorriso, ma si vedeva che era decisamente stanco.

Ciao figliolo, entra pure” - esclamò l'uomo battendomi piano su una spalla.

Emilio” - lo salutai - “Come stai? Tutto bene?”.

Un po' stanco effettivamente” - ammise - “Ma sto bene. Melissa sta dormendo, Em è all'asilo... Ti va un caffè?”.

Certo molto volentieri” - risposi mentre andavamo in cucina.

Tu ragazzo? Stai bene?” - mi chiese, pulendo il filtro della moca.

Oh sì” - esclamai sollevato - “Sono... Molto più tranquillo a dire il vero. Volevo aspettare Mel, ma i nostri amici, hanno capito che ci stiamo frequentando”.

Si voltò di scatto, guardandomi.

Un brivido mi percorse la spina dorsale, e per un attimo, avrei voluto tornare indietro e mordermi la lingua.

Ma è meraviglioso!” - esclamò dopo qualche minuto di silenzio.

Accidenti” - dissi tornando a respirare - “Pensavo ti fossi arrabbiato”.

No, no...” - ridacchiò - “È la vostra vita. Io non intendo intromettermi. So quanto la presenza di terzi possa rovinare le cose. È già tutto abbastanza complicato, non avete bisogno di qualcun altro a rompervi le scatole. Fin tanto che amerai e soprattutto rispetterai mia figlia, non ho assolutamente niente da rimproverarti” - disse tranquillo - “Naturalmente se avessi bisogno di un consiglio, sono qui. Non farti problemi”.

 

Lo ringraziai sinceramente.

Pochi, mi avrebbero parlato in quel modo.

Sembra stupido, ma mi stava trattando da uomo, non da ragazzino. Non mi ha mai messo in soggezione, e non ha mai provato a impormi un'idea.

Era un rapporto alla pari, ed ero fiero di questo.

Parlammo per un po' e gli raccontai di come fosse andata la chiacchierata all'uscita di scuola.

Mentre stavamo ridendo, il suo telefono iniziò a suonare e dall'espressione che fece poco dopo, capii che qualcosa non andava.

Che succede?” - chiesi allarmato.

È Melissa” - esclamò.

Ci volle meno di un secondo. Scattammo in piedi e corremmo verso il piano superiore.

Arrivai per primo in camera sua, e guardandomi intorno restai sorpreso di non trovarla. Mi diressi immediatamente dentro il bagno, e la trovai raggomitolata in un angolo, mentre si teneva una borsa con del ghiaccio sulla testa.

Non ce la faccio più” - piagnucolò mentre la prendevo in braccio.

Shhh” - la zittii dandole un bacio sulla fronte - “Sta buona”.

La porto al pronto soccorso” - esclamò Emilio precedendomi alla macchina.

Annuii, mentre la sentivo tremare contro il mio petto. Era davvero destabilizzante vederla così. Avrei preferito cento volte, essere al suo posto, piuttosto che vederla star male a quelle condizioni.

Castiel pensi tu ad Emma? Non voglio che la veda così” - disse suo padre, mentre le allacciava la cintura di sicurezza.

Avrei voluto andare con loro. Assicurarmi che stesse bene, ma capivo la sua preoccupazione, e di certo non volevo angosciare Em.

Sì tranquillo” - risposi chiudendo la portiera - “Ci penso io”.

Castiel” - mi fermò, prima che rientrassi in casa.

Lo guardai in attesa, e mi lanciò un mazzo di chiavi.

Chiudi la porta quando esci” - sorrise, mal celando la preoccupazione per Melissa.

 

 

Tornai in casa e presi la giacca, poi chiudendo la porta con le chiavi che mi aveva dato Emilio, mi diressi verso l'asilo.

Ero agitato, e avevo bisogno di calmarmi, di parlare.

Presi il telefono e premetti verde in corrispondenza del numero di Lysandre.

Ciao Cas” - rispose con la sua solita calma.

Hey” - esclamai - “Ti disturbo?

No, figurati” - mi rassicurò - “Tutto bene? Mi sembri strano”.

Ti... Ti dispiacerebbe venire con me all'asilo, a prendere Emma?” - gli chiesi.

Va bene. Dove sei?” - domandò.

A cinque minuti da casa tua, ti aspetto davanti al solito negozio di dischi” - risposi cercando di mantenere sotto controllo i nervi.

Arrivo” - esclamò, chiudendo la conversazione.

 

Mi sedetti sulla panchina di fronte al negozio. E feci scivolare il telefono da una mano all'altra, per passare il tempo. Quando arrivò, Lys, si sedette affianco a me.

Hai una faccia orribile” - disse senza tanti giri di parole - “Penserei ad un litigio con Melissa, ma non ti permetterebbe mai di andare a prendere sua figlia, se fosse così”.

Emilio l'ha portata in ospedale” - cercai di dire, ma la mia voce si era ridotta ad un sussurro.

Che cosa?” - chiese stupito - “Sta male e non mi dici niente?”.

Niente di grave” - risposi continuando a stringere il telefono - “Almeno spero... Sto aspettando notizie”.

Posso fare qualcosa?” - chiese il mio amico.

Tienimi calmo” - sorrisi sghembo - “Tienimi calmo”.


 

Melissa

La testa mi stava scoppiando.

Non bastava solo l'influenza, la nausea e le vertigini. Mi sono svegliata dovendo correre in bagno, per dare di stomaco. Oddio... Correre, era una parola grossa. Ho praticamente gattonato, per quanto mi era possibile.

Dopo una decina di minuti, erano apparse le prime auree*. Era da tanto che non mi accadeva di avere allucinazioni visive e uditive, prima di un emicrania.

E non lo auguro davvero a nessuno.

Non solo perché mi destabilizzavano, ma perché sapevo benissimo, cosa ne sarebbe venuto dopo. Non era la prima volta, che battevo la testa contro il muro, per la disperazione.

Fortunatamente, avevo infilato il telefono nella tasca della tuta. Così mi decisi a chiamare mio padre, visto che di urlare, non se ne parlava proprio.

Non riuscii nemmeno a stupirmi, quando vidi entrare Castiel, al posto di papà. Stavo male, davvero male. E se chiedevo aiuto, orgogliosa come sono, voleva proprio dire che ero al limite della sopportazione.

Quando siamo arrivati al pronto soccorso, mi hanno dato la priorità. Un po' perché fortunatamente non c'era gente, e un po' perché pensavano avessi una meningite.

Almeno questo è quello che capii, quando finalmente mi svegliai verso sera. Non ricordo nemmeno di essermi addormentata, dovevo proprio essere distrutta.

Cercai di capire dove fossi, leggermente spaesata dall'ambiente, che però riconobbi praticamente subito.

Pareti bianche, odore di disinfettante, una flebo infilata nel braccio destro... Dove altro potevo essere?

Una flebo poi... A me, che non sopporto gli aghi.

Avrebbero avuto vita davvero dura, a bucarmi, se fossi stata cosciente. Questo è certo.

Non so che ora fosse, ma dall'assenza di luce, credo fosse ormai notte inoltrata.

Cercai di tirarmi a sedere, ma un capogiro, mi convinse a restare sdraiata.

Così cercai il pulsante per chiamare l'infermiera. Avevo passato così tanto tempo in ospedale dopo l'incidente, che qualcosa me lo ricordavo ancora.

Certo, essere di nuovo in questi orribili ambienti asettici, non migliorava il mio umore.

Dopo massimo due minuti, da quanto avevo chiamato, una donna sulla quarantina entrò nella mia stanza.

Ciao Melissa, sono la dottoressa Borgo. Come ti senti?” - disse piano, regalandomi uno splendido sorriso.

Spaesata, confusa, stanca e... stanca” - sorrisi di rimando - “Piacere mio”.

La vidi ridacchiare appena, cercando di mantenere un tono professionale.

Ti abbiamo somministrato Plasil per la nausea, Paracetamolo per la febbre e il mal di testa e sei davvero fortunata, perché pensavamo fosse meningite, e invece è solo... Influenza e stress”.

Fortunata certo” - dissi sarcastica.

Come ti senti ora?” - chiese sedendosi affianco al mio letto - “I valori delle tue analisi, sono quasi tutti fuori parametro. Niente di grave, per lo più è colpa dell'influenza, ma le tracce di nicotina, mi fanno pensare che ci sia qualche problema” - disse spiazzandomi un po'.

Dovrei smettere lo so” - esclamai appena più docile - “È un periodo intenso”.

Tuo padre è qui fuori” - mi informò - “Vuoi vederlo?”.

Certo” - risposi annuendo.

 

La dottoressa uscì e rientrò subito accompagnata da papà.

Mel, piccola mia” - disse procurandomi una stretta allo stomaco - “Come stai?”.

Si sedette sul bordo del mio letto, passandomi una mano tra i capelli.

Lo vidi stanco. Distrutto. Anche per lui, il ricordo degli ospedali, non doveva essere semplice da affrontare.

Sto bene” - lo rassicurai - “Molto meglio grazie”.

Posò un bacio sulla mia fronte e mi sorrise più sereno.

Emma?” - chiesi preoccupata vedendo che non era con lui.

Tranquilla è con Castiel” - disse stringendomi al mano - “Credimi, ha fatto un ottimo lavoro con Em, oggi. È riuscito a tenerla calma, anche se non c'eri. A quest'ora la starà mettendo a dormire”.

Scusate” - ci interruppe la donna - “Non vorrei disturbare, ma Melissa ha bisogno di riposo”.

Posso tornare a casa?” - domandai speranzosa.

No” - mi rispose comprensiva - “Preferisco tenerti in osservazione uno o due giorni”.

Ma io sto bene” - replicai.

Fino a quando la febbre non sarà scesa del tutto, sei una mia paziente” - disse sicura - “Perciò ti conviene stare tranquilla e riposare. Così guarirai prima”.

Ok” - esclamai rassegnata - “Papà torna a casa. Anche tu hai bisogno di riposare”.

Ma...” - provò a dire.

Sua figlia ha ragione” - lo zittì la dottoressa Borgo - “Queste occhiaie non sono rassicuranti. Mi prenderò cura io di Melissa, può stare tranquillo”.

Con un po' di titubanza, Emilio mi lasciò andare la mano. Mi diede un altro bacio sulla fronte e raggiunse la porta.

Una cosa ho imparato negli anni...” - sospirò - “Mai discutere con una donna... Con due poi” - alzò gli occhi al cielo - “Chiamami se hai bisogno” - disse rivolto a me.

Annuii e lo salutai, guardando la sua ombra, allontanarsi lungo il corridoio.

Ti vuole bene” - sorrise la dottoressa.

Anch'io” - affermai orgogliosa - “Tanto”.

 

Quando mi risvegliai era mattino presto, e stavo urlando.

Toccai le guance, con i polpastrelli, e le trovai bagnate dalle lacrime.

L'ho detto che eri stressata” - pronunciò una voce dolcemente, mentre mi passava un panno sul viso, per asciugarlo.

Cercai di riprendere il controllo sul respiro, socchiudendo gli occhi e concentrandomi.

Incubi?” - chiese la dottoressa, guardandomi quasi materna.

Scrollai il capo, cercando di non farmi bloccare dal nodo alla gola - “Ricordi” - sussurrai appena.

Vuoi parlarne?” - domandò gentilmente.

Dirà tutto a mio padre” - constatai.

Può darsi...” - confermò muovendo appena la testa verso destra, guardando verso l'alto.

Apprezzo la sincerità” - risposi. Poi feci un profondo respiro e iniziai a parlare.


* auree
Il 15-20% circa di coloro che soffrono di emicrania presenta l’aura, cioè un insieme di sintomi neurologici che si verifica prima dell’attacco di mal di testa. Durante l’aura è possibile: vedere linee ondulate o frastagliate, puntini o luci che lampeggiano, oppure avere una visione a tunnel o punti ciechi in uno o in entrambi gli occhi. L’aura può provocare allucinazioni visive o uditive, oppure disturbi dell’odorato, del gusto o del tatto (è possibile avvertire strani odori). Tra gli altri sintomi ricordiamo l’intorpidimento, la sensazione di formicolio oppure la difficoltà a ricordare o a pronunciare le parole giuste. Questi eventi neurologici possono durare fino a un’ora e si affievoliscono quando l’attacco di mal di testa ha inizio.


 

Emilio

Quando ero arrivato a casa, Castiel aveva già messo a dormire Emma.

Siete già a casa?” - mi chiese speranzoso, cercando Melissa alle mie spalle.

Sono” - risposi appoggiando una mano sulla sua spalla - “Hanno preferito tenerla in osservazione, fino a quando non le passerà la febbre. Ha bisogno di riposo, e io purtroppo non posso fare niente” - spiegai - “Ed ho assolutamente bisogno di dormire, se voglio andare da lei domani”.

Certo” - annuì comprensivo - “Naturale. Sta un po' meglio?”.

Si non ti preoccupare” - lo rassicurai - “Vai a dormire anche tu ora, deve essere stata dura tenere Emma senza Melissa ad aiutarti”.

Ammetto che non sono abituato” - sorrise - “Ma è una bambina fantastica. Mel l'ha cresciuta davvero bene. Certo, ha piagnucolato un po' prima di andare a dormire, ma è stata davvero un angioletto per tutto il resto”.

Sorrisi a mia volta, di fronte alle sue parole - “Al piano di sopra, la seconda stanza a destra”.

Prego?” - chiese confuso.

La stanza degli ospiti” - risposi - “È tardi... E non vorrai lasciarmi da solo, con una bambina piccola spero?” - celiai divertito - “Ho una certa età... Non sono più abituato a certe cose. Ci pensa Melissa solitamente a coccolarla, quando si intrufola nel suo letto. E poi...” - lo guardai appena più serio - “Un po' di allenamento non ti farà male, prima che vi decidiate a farmi un'altro nipotino”.

Restò in silenzio. Senza parole.

Fece per aprire bocca, ma poi scrollò la testa a metà tra il divertito e l'imbarazzato, e si diresse al piano di sopra.

La colazione è alle sette e mezzo” - dissi trattenendo una risata.

Buona notte Emilio” - rispose in cima alle scale.

Buona notte Castiel” - dissi a mia volta.

Sì, era decisamente divertente metterlo in imbarazzo, e per lo meno gli avevo allentato un po' la tensione, dandogli ben altro a cui pensare prima di addormentarsi. Si era già preoccupato fin troppo oggi.

 

Quando mi svegliai al mattino, trovai Emma in camera di Castiel.

Era seduta sulla sua pancia, appoggiata con la schiena alle gambe del ragazzo, mentre rideva e raccontava al rosso, chissà quale mirabolante storia.

Erano davvero teneri insieme.

Buongiorno principessa” - esclamai bussando appena sulla porta.

Nonno!!!” - strillò la piccola, scendendo di corsa, e venendo ad aggrapparsi alla mia gamba.

Hai svegliato Castiel?” - le chiesi prendendola in braccio e lasciandole un bacio tra i capelli.

Nuuu” - esclamò furbamente, scrollando la testolina.

Ma davvero?” - domandai guardandola serio, alzando un sopracciglio.

Solo un pochino” - ammise ridendo.

Il giovane scoppiò a ridere alzandosi.

Sei proprio una piccola peste” - esclamò facendole il solletico.

Forza” - esclamai mettendola a terra - “Corri a preparati, i tuoi amichetti all'asilo ti aspettano”.

Non voglio andare all'asilo” - disse imbronciandosi - “Voglio andare dalla mamma”.

Scambiai uno sguardo veloce con Castiel, e mi piegai sulle ginocchia.

Se fai la brava, quando torni ti preparo la crostata alle fragole” - provai a convincerla con il cibo.

No” - esclamò testarda.

Em...” - disse il rosso prendendola in braccio e guardandola negli occhi - “Come sarebbe la mamma, se sapesse che fai i capricci?”.

Triste” - pigolò.

E noi non vogliamo che la mamma sia triste giusto?” - chiese scrollando la testa, e facendole fare lo stesso movimento - “Brava la mia piccolina” - sorrise - “Adesso ci prepariamo e poi ti accompagno all'asilo”.

La bambina annuì e corse verso la sua cameretta.

Grazie” - sospirai - “Hai scongiurato una crisi”.

Nessun problema. Emma ha la priorità” - rispose raggiante.

Come posso ringraziarti?” - domandai.

Pancake?” - chiese speranzoso.

Nutella e pistacchi?” - ridacchiai.

Oh sì!” - affermò soddisfatto.

 

Mentre preparavo la colazione, il telefono di Castiel iniziò a suonare.

Non sono una persona curiosa, ma era li, in cucina. Solo e abbandonato. Mi venne spontaneo dare una rapida sbirciata al display, e vi lessi - “Mamma”.

Castiel” - dissi alzando la voce - “Tua madre. Al telefono”.

Dopo un attimo il ragazzo arrivò in cucina - “Grazie mille” - sorrise.

” - rispose - “Ciao come stai? Mmm... Papà? Bene grazie. Sono leggermente impegnato, posso chiamarti dopo? No... Sono rimasto a dormire a casa di Mel e... No! No! Che vai a pensare!” - esclamò imbarazzato, facendomi ridere - “No, Mà... Lei non c'è... L'hanno ricoverata per colpa dell'influenza e sono rimasto con Emma. No, sto finendo di preparare la piccola per l'asilo, per questo sono impegnato. Sì... È qui con me” - disse corrucciando la fronte - “Va bene...” - sospirò, poi si rivolse a me - “È mia madre... Vorrebbe... Parlarti, credo”.

Tranquillo passamela pure” - dissi strizzando l'occhio - “Qui ci penso io. La colazione è quasi pronta”.

Il ragazzo annuì e sparì velocemente al piano di spora, dalla bambina.

Pronto?” - dissi rispondendo al telefono del giovane.

Emilio giusto?” - domandò la donna dall'altra parte della cornetta - “Sono Isabella, la mamma di Castiel”.

Emilio, esatto. È un piacere Isabella” - risposi, appoggiando il telefono alla spalla, per girare il pancake.

Spero che mio figlio non le stia dando problemi” - esclamò - “È un bravo ragazzo, ma a volte è così testardo...”.

Nessun disturbo. Sono felice che esca con Melissa. Ha aiutato davvero tanto mia figlia, da quando si sono conosciuti, e in quanto a testardaggine, fanno decisamente a gara” - ridacchiai.

Sono proprio contenta di sapere che le cose stanno andando bene” - esclamò - “Ma mi ha detto Castiel che hanno ricoverato sua figlia”.

Mi dia del tu, la prego, e purtroppo sì, ieri si è sentita poco bene. Fortunatamente suo figlio, mi ha dato una mano con mia nipote. È davvero un ragazzo maturo, mi fido molto di lui”.

Tutto merito di Melissa” - sospirò contenta - “Cosa non si fa per amore”.

Risi divertito. La madre del ragazzo doveva proprio essere una donna gioviale.

 

Parlammo per un po' in attesa che tornasse Castiel, e mi rivelò che sarebbero tornati tra due settimane, e si sarebbero fermati per altrettante.

Organizzammo la cena, infondo era quello che volevano fare anche i ragazzi, e mi limitai a passarla nuovamente al figlio, quando si presentò con Emma in braccio.

Sistemai la bambina a tavola, per farle mangiare la colazione, e osservai, con quanta cura e dolcezza, le avesse intrecciato i capelli ribelli.

Il rosso salutò sua madre, con la promessa di richiamarla più tardi, e si sedette a tavola con noi.

 

Farai tardi a scuola” - dissi al giovane, quando mancavano meno di dieci minuti alle otto.

Mia madre ha acconsentito la marina” - sorrise tranquillo - “Ho promesso di portare Emma all'asilo” - disse prendendo in braccio la piccola - “E le promesse si mantengono sempre” - affermò battendo piano l'indice sul nasino della bimba.

Em rise di gusto, e gli si allacciò ancora più stretta al collo.

La porto all'asilo, mi cambio e ti raggiungo” - bisbigliò cercando di distrarre mia nipote.

Va bene ragazzo” - sospirai concedendogli un sorriso - “Hai vinto tu”.

 

 

Quando arrivai in ospedale, feci per entrare nella camera di Melissa, ma la dottoressa, che avevo visto la sera precedente mi fermò.

Signor Gualtieri” - esclamò, prima che potessi aprire la porta.

Sì?” - domandai.

Devo parlarle” - disse risoluta - “È davvero importante”.



Angolino dell'autrice

Chiedo immensamente perdono per il ritardo.
Ho decisamente troppe storie avviate e partecipare ai contest sul forum, non mi aiuta a mantenere la regolarità di pubblicazione.
Cercherò di non metterci più così tanto promesso!!!

Spero che il capitolo vi sia piaciuto ^_^

Grazie di cuore a tutti!!!
Un bacione, Nyx

   
 
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