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Autore: Naxi_4ever    29/07/2014    9 recensioni
PARINGS:JORTINI-LODOGGERO-FALBA-MECHIANI-accenni DIELARI
Cinque ragazzi vivono in un mondo parallelo,loro sono i paladini di Eraclyon,un altrove senza spazio e senza tempo,un grande nulla al centro dell'infinito.
La loro missione é riuscire a salvare questo mondo dai Guerrieri del Buio,residenti del Regno di Phobos,situato nell'esatto contrario di Eraklyon: al centro dell'entroterra.
Ma questi guerrieri non solo sono imperterriti nel voler compiere la loro missione e dominare su Eraklyon,loro vogliono conquistare la Terra.
Proprio per questo Caleb,Cedric,Ralph,Lumien e Orube intraprendono una delle missioni piú importanti per il loro popolo: andranno sulla Terra con un'identitá completamente diversa,per catturare i Guerrieri. Unica regola: nessuno lo dovrá scoprire.
Per di piú saranno costretti a frequentare un college a Chicago,convivendo in una casetta insieme ad altre ragazze.
Riusciranno ad abituarsi alla nuova vita?
Le coinquiline scopriranno il loro segreto?
Riusciranno a catturare i cavalieri?
E infine,sulla terra saranno davvero gli unici appartenenti a quel mondo?
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1

Come tutte le mattine Caleb si sveglió nel suo letto argentato,spostó a lato la coperta bianca che lo copriva e appoggió i piedi sul pavimento in vetro trasparente,che lasciava intravedere le nuvoletta rosea sulla quale si trovava la sua casa. 
Camminó fino alla piccola finestrella che dava sul regno e scostó un pó la tendina in raso bianca con i bordi argentati. Era una tranquilla mattinata di Agosto e la piazza era praticamente vuota. La gente preferiva rinchiudersi in casa e assistere al reality show incredibilmente noioso presentato dall'assistente del Grande Capo,piuttosto che uscire ed essere abbrustoliti dal sole come carne alla griglia. 
Caleb aprí un'anta della finestra e richiuse la tenda,poi sistemó la coperta sul letto,assicurandosi di non lasciare neanche una pieghetta sottile. 
Era cosí,a Eraklyon. Non c'era una distinzione di giorni,si manteneva sempre la stessa routine. Tranne alla domenica: in quel giorno era obbligatorio assistere al discorso del Grande Capo,importantissimo a detta del popolo. 
Ma Caleb era semplicemente un diciassettenne,come poteva capirci qualcosa? 
Tolse il pigiama in raso blu e indossó un paio di pantaloni bianchi molto larghi,accompagnati da una semplice maglietta verde. Ovviamente,tutto in raso.
Secondo i vecchi Capi di Eraklyon,il raso era il simbolo della purezza e della leggerezza. Qualsiasi colore,trasportato sul raso,veniva pulito da ogni impurezza, e ormai questa cultura si trasmetteva da centinaia di anni,forse migliaia. Non era strano per nessuno. 
Per Caleb sí. Era sempre stato curioso; sin da quando era bambino si chiedeva il perché delle cose,e non si fermava finché non trovava una risposta alle sue domande,anche se questo significava esasperare tutte le persone che gli stavano intorno.
A volte si chiedeva se non avessero sbagliato a farlo nascere lí. Non riusciva a trovarsi d'accordo con nessuno; nessuno aveva la sua stessa sete per la sapienza,per i particolari. Nessuno si chiedeva mai il perché dei poteri che appartenevano a ognuna delle persone che nascevano nel regno di Eraklyon. 
Per loro,erano normali e basta. Ma per Caleb no. 
Insomma,ci doveva pur essere un motivo nell'avere dei poteri magici,no? 
C'era forse qualche Divinitá che li osservava dall'alto dell'Infinito? 
Perché,seppur non sembrava reale,loro non erano poi cosí in alto. Loro erano solo al centro. 
Eraklyon,un altrove senza spazio e senza tempo,un grande nulla al centro dell'infinito.
Scosse questi pensieri dalla mente e oltrepassó il corridoio che portava alla cucina. 
Non c'erano scale nella sua casa,né nelle altre. Né in tutto il resto del regno. 
Secondo il Grande Capo e i suoi precedenti,si doveva essere tutti allo stesso livello,che senso aveva costruire edifici a piú piani? 
Una noia mortale,pensava Caleb. 
Fece scaldare una tazza di té verde e la bevve in un sorso,prima di uscire di casa saltellando allegramente. Tutti facevano cosí,ad Eraklyon. 
A Caleb sembrava infantile,ma si divertiva a farlo,prendendo un pó in giro la monotona vita che tutti erano costretti a condurre lí. 
A volte voleva essere nato in un mondo dove potesse vivere una vita piú spericolata,piena di avventure e guai,rischi e risate.
Alcuni la vivevano anche nati ad Eraklyon: una volta all'anno,venivano prescelti cinque ragazzi con i poteri piú forti e venivano spediti sulla Terra per catturare i Guerrieri del Buio,i residenti del Mondo di Phobos. Il loro obiettivo era conquistare la terra e di conseguenza uccidere tutti gli Eraklyoniani che ci vivevano,per arrivare lí,nel centro esatto dell'infinito,e rubare la Sfera del Potere. 
Nessuno pronunciava mai quel nome. La Sfera del Potere era il potere piú potente,l'unico invincibile che esisteva nell'Universo. 
Caleb non sapeva il perché dell'enorme importanza dell'oggetto,ancora non lo poteva sapere. Dicevano che avrebbe dovuto capirlo da solo,ma lui ancora non aveva inteso il motivo. Ma da una parte,non lo voleva neanche sapere. 
Sentiva che scoprendolo avrebbe dovuto trascinarsi addosso un peso enorme tratto dalla consapevolezza di dover proteggere Il Potere. 
Per ora voleva semplicemente godersi la sua adolescenza,per quanto fosse possibile in quel regno. 

A Chicago erano ormai ufficialmente aperte le iscrizoni al college piú prestigioso della cittá,famoso per i titoli di studio ottenuti da gran parte degli studenti usciti da questo,per le innumerevoli aule completamente restaurate e per la grande quantitá di professori eccellenti in grado di trasformare anche il caso piú disperato in un perfetto genio. 
O almeno,questo era quello che il college inseriva nei depliant sparsi ovunque nella cittá,per pubblicizzarsi. 
Fuori dall'edificio grigio c'era una massa di gente in attesa del proprio turno; genitori e alunni,nonni e nipoti,fratelli e sorelle. 
In fila davanti alla reception si trovava l'unica ragazza apparentemente felice di trovarsi lí.
Accompagnata dalla madre,continuava a saltellare da un piede all'altro facendo ondeggiare i lunghi capelli rossi che superavano di gran lunga l'altezza delle spalle,per controllare quanto mancasse al suo turno. 
Sua madre,una quarantenne alta e snella,cercava di calmarla trattenendola per un braccio,mentre con una mano sistemava il tailleur nero con fare nervoso. 
-Potresti stare calma,Candelaria?- chiese per l'ennesima volta alla figlia,che non dava segno di volersi tranquillizzare almeno fino ad essersi iscritta. 
Entrare in quell'istituto era il suo sogno da tanto tempo ormai,e ora era ad un passo dal compierlo. 
-Mamma. Mi trovo nel college piú prestigioso della cittá,sto per iscrivermi,verró a vivere qui,studieró con i migliori professori di sempre. Come vuoi che faccia a stare calma?- disse la ragazza alzando notevolmente la voce e di conseguenza attirando gli sguardi delle persone dietro di lei. 
-Lo so,ma questo non significa che tu debba dare spettacolo,questo lo sai perfettamente- rispose la donna lanciandole uno sguardo di disapprovazione. 
Ma ormai Candelaria ne era abituata. Sua madre l'aveva fatta crescere con una quantitá di regole quasi sovrannaturale,sperando che un giorno la figlia sarebbe diventata un'eccellente donna d'affari,proprio come lei. 
Ma non era questo che Candelaria voleva. Lei era curiosa,la incantavano la scienza e qualsiasi altra cosa che avesse a che fare con esperimenti e formule. 
Non avrebbe mai potuto immaginare una vita rinchiusa in uno stupido ufficietto a stampare fatture e a rispondere gentilmente al telefono. 
-Certo che lo so mamma- rispose annoiata sistemandosi gli occhiali dalla montatura nera. -Tra poco tocca a noi!- esclamó vedendo che un ragazzo,scortato da entrambi i genitori,abbandonava il suo posto davanti alla segretaria sbuffando. 
-Mi chiedo perché la gente si iscriva a questo college,se poi non è felice di venirci!- sbottó la ragazza osservando l'andatura cascante del tipo,che stava aprendo la porta per uscire. 
-Perché non tutti i genitori sono cosí aperti come me,e decidono di far frequentare una scuola ai figli nonostante loro non vogliano. Dovresti essermi grata per questo- le rispose sua madre scuotendole un braccio. 
-O semplicemente per vivere fuori di casa una volta per tutte- sbuffó Candelaria spostandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. 

Piú indietro,vicino alla porta d'entrata,una ragazza non troppo alta dai boccoli neri batteva un piede a terra facendo rumoreggiare le catene argentate dello stivaletto,innervosita da tutta quell'attesa.
Neanche ci voleva andare,in quella scuola. Perché doveva essere obbligata a fare qualcosa che non voleva? 
Ma ci era abituata,quella era la sua vita. La sua orribile vita,a detta sua. 
L'aveva accompagnata la sua matrigna,che si comportava sempre cosí amorevolmente con lei che quasi le veniva il voltastomaco. 
Ma la veritá era che voleva liberarsi di lei quanto prima,ne era sicura. 
Considerando questo punto di vista era contenta di dover frequentare quest'istituto,cosí avrebbe potuto allontanarsi da quella donna che odiava fino al midollo. 
Non vedeva l'ora di andarsene di casa,tanto,con la sua famiglia non c'entrava nulla. Quella non era la sua vera famiglia,e lei non voleva averci a che fare. 
Ma il pensiero di dover vivere insieme ad altri nove ragazzi per quattro anni le faceva venire voglia di vomitare. Non voleva legare con nessuno,né voleva partecipare a quegli stupidi giochetti da coinquilini. Voleva semplicemente lasciare la sua casa. 
-Sta tranquilla Alba,tra poco tocca a noi- squilló la voce acuta della sua matrigna,che aveva pronunciato quella frase con un tono decisamente troppo sdolcinato. Cattiva mossa per poter nascondere la sua falsitá,ottima per rivelarla.
-Mettiamo subito in chiaro le cose,ok? Sono venuta quí solo perché tu e papá mi ci avete costretta,perció una volta fuori di casa non avró piú niente a che fare con te,né con la tua famiglia,intesi? Puoi benissimo risparmiarti il tuo tono mieloso- disse secca la ragazza guardandola fissa negli occhi. 
-Ma Alba,perché dici cosí? Io ti voglio bene,lo sai!- disse la trentenne con fare ancora piú sdolcinato.
-Ma per piacere! Questa é una frase troppo grande per te! E smettila di usare quel tono perché giuro che vomito,non mi importa se siamo dentro questo fottutissimo istituto- ribatté alzandosi in punta di piedi per vedere a che punto fosse la fila. -Ah e comunque,non mi interessa che tu abbia assicurato a papá che non l'avrei fatto,i miei stivali,sai,quelli con i tacchi a spillo che tu odi tanto? Ecco,li porteró. Loro mi vogliono piú bene di te- aggiunse ironica.
-Alba,io ancora non capisco questa tua ostinenza nei miei confronti! Ti ho sempre fatto avere tutto!- 
-Se per tutto intendi stupide sedute da un estetista o borse e cappottini firmati che non indosserebbe neanche il mio cane,allora grazie mille,te ne sono grata- disse sbuffando sonoramente. 
La donna si arrese,ormai aveva capito che la figlia del suo fidanzato non sarebbe mai entrata nelle sue grazie. Ma tanto se ne sarebbe andata,non glie ne importava poi piú di tanto.

A Eraklyon,Caleb era riuscito a sfuggire alla tentazione di fermarsi nella yogurteria per rinfrescarsi un pó sotto l'unico condizionatore del Regno e aveva raggiunto il Pozzo,dove avrebbe dovuto vedersi con i suoi amici.
Non era un pozzo normale,di quelli che si usano per raccogliere l'acqua. Quello era Il Pozzo. 
Era il passaggio che portava sulla Terra,custodito attentamente da due guardiani. 
Ma ormai la combriccola di Caleb si era fatta amica le guardie,che gli permettevano di rimanere lí,a patto di non combinare guai. 
Non era un luogo cosí speciale: si trovava sulla nuvola piú rosea del Regno,l'unica che non si muoveva mai,come se fosse stata fissata con il nastro adesivo.
Nel centro esatto della nuvola si trovava il Pozzo,che portava esattamente nel centro di una cittadina poco distante da Chicago. 
Chicago. A volte Caleb pensava a quanto fosse strano quel nome. Era cosí abituato ai nomi che usavano loro,che i numerosi nomi elencati durante le lezioni di vita terrena gli sembravano quasi magici. 
Ma la Terra non aveva bisogno di magia,era gia tutto cosí complicato laggiú.
Si sedette vicino al bordo della nuvola e ne staccó un pezzo,che si dissolse subito nel palmo della mano. 
Un ragazzo dagli occhi verdi e il ciuffo castano si fermó a circa tre metri di distanza da lui,sorridendo -Quante volte dovrai essere ripreso ancora per capire che non si possono staccare pezzi di nuvola?- Caleb sentí la voce di Cedric,il suo migliore amico,richiamarlo scherzosamente. 
Si voltó e lo salutó con un cenno della mano,invitandolo a sedersi accanto a lui. 
-Sai che se strappi tutta la nuvola non potrai piú chiedermi di sedermi accanto a te?- chiese divertito osservando il cielo davanti a lui. Era cosí grande e... Infinito. 
-E poi il Pozzo che fine fará?- chiese Caleb facendo pendolare le gambe nel vuoto. 
Cedric non rispose,si limitó a sorridere senza voltarsi nella sua direzione. 
Dopo poco disse -Non lo so,ma so che cosí facendo non avremo mai l'opportunitá di arrivare sulla Terra. E io voglio andarci- 
Il ragazzo sistemó una piega della maglia blu,identica a quella di Caleb,cosí come i pantaloni. 
L'unica cosa che cambiava,tra i vestiti di tutti,erano i colori. 
-Ciao ragazzi!- esclamó un ragazzo molto alto con i capelli bruni mossi dal vento,che si trovava dietro di loro. 
-Hei Orube- lo salutó Cedric mentre il ragazzo si sedeva in mezzo ai due,lasciando le gambe penzolanti,come gli amici. 
Orube era incantato dal vuoto,dall'aria e da qualsiasi creatura che fosse in grado di combattere la gravitá per volare liberamente. 
Quanto gli sarebbe piaciuto essere come loro,andare alla scoperta del mondo con occhi nuovi,da una prospettiva diversa. 
Tra i suoi amici,era l'unico che non temeva il vuoto costantemente sotto ai loro piedi. Era l'unico che non si chiedeva cosa ci fosse sotto. Ed era l'unico a non essere incuriosito dalla Terra. Durante le lezioni di vita terrena aveva appreso che sulla Terra non era tutto cosí libero. Non si aveva il cielo sia sotto che sopra,semplicemente era coperto dalle nubi nere,quelle che da loro non si vedevano mai,dai grattacieli e dallo smog. 
Da loro non esisteva questo tipo di inquinamento tanto usato dai terrestri. Da loro la vita era cosi semplice,sfruttando in modo pulito le risorse che li circondavano. 
D'altronde,non avevano bisogno di tanto per vivere. 
-Quando arrivano gli altri?- chiese distrattamente alzando il volto verso l'alto,godendo la corrente d'aria fresca che faceva muovere i suoi capelli all'indietro,come in un flusso. 
-Guardali,sono lá- disse Cedric,che li aveva visti in lontananza quando si era voltato per non ricevere dritta in faccia l'aria fredda che il suo amico amava tanto.
Un ragazzo dai capelli corti e castani fece cenno di un saluto con la mano. Aveva gli occhi verdi,ma non cosí ipnotici come quelli di Cedric. I suoi erano piú scuri,piú profondi. 
Accanto a lui si trovava un ragazzo un pó piú basso,con i ricci bruni che si ingarbugliavano tra loro,mossi dal vento. Anziché accompagnare l'amico fino agli altri,si limitó a fermarsi accanto al Pozzo. 
Il ragazzo dagli occhi verdi si sedette accanto a Caleb,che gli diede una pacca sulla spalla per salutarlo. 
Lui incroció le gambe anziché farle dondolare nel vuoto come gli altri. 
Se c'era una cosa che mai sarebbe stato in grado di fare era buttarsi,sentire l'adrenalina di una nuova esperienza dentro di se. Era sempre stato un ragazzo piuttosto studioso,gli interessava conoscere l'utilizzo di qualsiasi cosa,soprattutto dei poteri. Quelli lo incantavano come un bambino che vede un sacchetto ricolmo di caramelle. 
Aveva presentato una ricerca di dieci pagine sulle correnti d'aria che sfioravano costantemente il Regno,ma mai aveva voluto andargli incontro. 
Non é che ne avesse paura,semplicemente secondo lui era meglio conoscere bene il meccanismo di qualcosa e assicurarsi che non fosse pericolosa,prima di eseguirla. 
-Hei Lumien,quando proverai la sensazione di sentire le gambe in mezzo al nulla?- gli chiese Orube prendendolo in giro. Sapeva che lui odiava quella descrizione,lo metteva in soggezione. Sapeva che all'amico,solo a pensare a questo,veniva un vuoto allo stomaco che lo faceva tirare indietro dal punto dove con fatica era riuscito ad arrivare. Ma sapeva anche che era un uomo di scienza,perció avrebbe dovuto sapere che se ce l'aveva fatta una volta,ormai non correva piú rischi. 
Semplicemente,gli piaceva metterlo alla prova. 
-Mai,e lo sai benissimo Orube- rispose secco l'amico trattenendosi dall'alzarsi e correre verso il centro della nuvola,dove sicuramente sarebbe stato piú al sicuro.
-Eddai,che male c'é nel sentire il brivido del vento trasportare i tuoi arti dove gli pare? Guarda che un giorno dovrai farlo,ce l'hai promesso se non sbaglio!- lo provocó di nuovo Orube,rivolgendogli un sorriso sghembo.
-E tu hai promesso a noi che un giorno non avrai paura nell'indossare la magliettina che tua nonna ti ha regalato al compleanno. Siamo pari,Orube- ribatté Lumien sorridendo ironicamente al ragazzo. 
-Ma semplicemente trattengo quella maglia per... Le occasioni speciali! Tipo Natale,o roba varia in famiglia- tentennó cercando di trattenere il rossore.
-In famiglia eh. Ma perché,non vuoi farti vedere dai tuoi amici con la magliettina della nonna?- si aggiunse Cedric imitando una voce infantile mentre dava delle sberle sul braccio di Orube.
-Hei! Tu dovresti stare dalla mia parte!- esclamó lui facendo il finto offeso.
-Tranquillo,non sto dalla parte di nessuno. Lumien dovrá superare la sua paura,e questo lo sa perfettamente- rispose mettendo mostra della sua voce profonda. 
Ci si poteva facilmente perdere nella sua voce,e questo sarebbe stato molto utile in caso di scontri con i nemici. Sembrava quasi che ti ipnotizzasse,riuscendo a farti fare ció che lui voleva senza troppi problemi. 
Ma la cosa non era altrettanto facile per Lumien,che non avendo questa speciale caratteristica,era obbligato a vincere la sua paura. O almeno,a metterla da parte. 
Altrimenti non sarebbe mai diventato un bravo custode del suo potere,né in grado di potersi battere contro i Guerrieri del Buio. Sapersi muovere in altezza era fondamentale in caso di una battaglia ad Eraklyon. Questo Cedric lo sapeva benissimo,per questo aveva lanciato uno sguardo che a Lumien era bastato per capire cosa intendesse dire. 
-Dov'é Ralph?- chiese Caleb interrompendo il discorso dei tre amici.
-Non lo so,era arrivato con me,dev'essere rimasto al Pozzo- disse Lumien senza troppi particolari. Ralph era il suo migliore amico,sebbene fossero gli esatti opposti. 
Lui,cosí studioso e riservato.
Ralph,cosí ribelle e pieno di vita.
Ma forse era per questo che erano cosí amici; insieme si completavano. 
Insieme potevano sentirsi perfetti,un tuttuno di emozioni e di sentimenti.
Solo a lui Ralph aveva confessato che avrebbe voluto intraprendere l'avventura piú incredibile di tutti i tempi,a detta sua. 
Voleva attraversare il Pozzo e scendere sulla Terra. Avrebbe solo dovuto studiare bene il Pozzo e convincere i guardiani che fosse per una buona causa,in questo caso una giornata e avrebbero trovato un modo per tirarlo su. 
Lumien aveva insistito dicendogli che era una cosa troppo pericolosa. Se il Grande Capo lo avesse scoperto sarebbe finito in un mare di guai. 
Ma Ralph non aveva voluto sentire ragioni,rinfacciandogli che almeno lui avrebbe sentito il brivido dell'avventura. 
I ragazzi accorsero subito a vedere cosa stesse combinando l'amico. Le risposte vaghe di Lumien non erano mai un buon segno. 
-Ralph!- lo chiamó Caleb preoccupato nel non vederlo. -Ralph!- grido piú forte avvicinandosi al Pozzo. 
Fece il giro lungo la circonferenza e lo trovó inginocchiato ad esaminare alcune delle pietre che lo formavano. 
-Ralph! Che stai facendo?- urló dandogli uno spintone che lo fece cadere all'indietro gambe all'aria.
-Hei,calmo! Sto solo esaminando le pietre del pozzo- spiegó mostrandogli la lente d'ingrandimento con il contorno argentato.
-Venite,dovete sapere una cosa- sussurró,quasi fosse un segreto troppo importante da custodire,facendogli cenno di chiamare gli altri. 
Caleb richiamó l'attenzione degli altri,dicendogli di avvicinarsi a loro. 
Si sedettero in cerchio con le gambe incrociate,aspettando l'incredibile confessione di Ralph. 
-Ragazzi,andró sulla terra!- esclamó per poi fermarsi,come se aspettasse degli applausi o alcune domande. Ma non accadde,rimasero tutti ammutoliti a fissarlo,quasi scandalizzati. 

A Chicago la fila davanti alla scuola scorreva,restringendosi poco a poco.
In mezzo alla fila,una ragazza slanciata e snella,che portava i lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle,era appoggiata con la schiena contro parete bianco latte,mentre masticava rumorosamente una big bubble. Molta gente l'aveva guardata con diffidenza al suo arrivo per via dei pantaloncini neri poco piú che inguinali,la canotta lunga che le lasciava completamente scoperta la schiena e il trucco molto marcato: una spessa striscia di eyeliner nero scorreva sulle sue palpebre,rendendo gli occhi castani quasi neri. A completare l'opera c'erano lunghe ciglia finte e un rossetto rosso fuoco,in tinta con lo smalto laccato,che contrastavano con la sua carnagione bianca.
Una donna molto simile a lei di viso e fisicamente cercava inutilmente di farle indossare una felpa bianca,ma come risultato otteneva solo dei sonori sbuffi da parte della figlia. 
-Mercedes Rodriguez Lambré! Ti sembra questo il modo di comportarsi con tua madre?- sbottó la donna dopo invani tentativi.
-Non voglio indossare quella stupida felpetta- ribadí per l'ennesima volta la ragazza,gonfiando una bolla rosa in forte contrasto con il rossetto color fuoco. -E poi é bianca,che schifo- concluse scoppiandola.
-Preferisci questo? Tienilo,indosseró io la felpa- cercó di convincerla ancora la donna,porgendole il cardigan nero che aveva indosso e infilando la felpa nella borsa,anch'essa nera.
-Mamma,non sono piú una bambina- farfuglió mentre masticava ripetutamente la gomma nella parte destra della bocca. -É gia tanto che abbia accettato di indossare queste scarpe- ribatté indicando i Dr. Martens neri che aveva ai piedi. 
-Ci mancava anche che avessi indossato quelle cose formate da striscie di pelle incrociate che ti alzano di almeno venti centimetri che tu osi chiamare scarpe!- esclamó come se fosse la cosa piú sbagliata che esistesse al mondo. -Mechi,io non ti ho cresciuta cosí. Insomma guardati! Tanto valeva che tu fossi venuta svestita!- sbottó infine squadrandola da capo a piedi. 
-Non ti ho cresciuta cosí. Vallo a dire ai rumori molesti che provengono dalla stanza tua e di papá. Non voglio un altro fratellino per essere chiari- ribatté secca la ragazza,appoggiando un piede alla parete e spostando lo sguardo verso la fila per vedere a che punto fossero. -Per fortuna tra poco me ne andró da quella casa- aggiunse ammiccando un'occhiolino ad un ragazzo alto dagli occhi azzurri che stava entrando nell'istituto in quel momento. 
Sua madre preferí rimanere zitta. Non poteva piú ribattere,la figlia sarebbe andata avanti all'infinito. Mercedes non sopportava darla vinta. 
Ormai era complicato per lei e il marito tenerla a bada,ogni anno diventava sempre piú ribelle,si rifiutava di ascoltarli e stava in giro notte e giorno. Sembrava quasi fosse allergica alla sua casa,alla sua famiglia. 

All'ingresso del college,una ragazza oggettivamente molto bella,non troppo alta e dai profondi occhi verdi,stava aspettando in silenzio che sua madre finisse di parlare con un'amica trovata lí per caso. 
Guardandola da lontano poteva quasi sembrare un fantasma,non tanto per la carnagione chiara e le lentiggini poco marcate,ma per il suo sguardo perso. 
Osservava il mondo quà e la senza un particolare interesse,senza prestare attenzione a ció che le accadeva intorno. 
Ma non era sempre stata cosí. Da piccola era una bambina cosí allegra e spensierata. Ma tutto era cambiato con la morte della sorellina minore,Ilaria. 
Lodovica non era piú stata la stessa quando,all'etá di dieci anni,aveva visto con i suoi stessi occhi la sorellina venire investita da un camion che marciava decisamente troppo veloce.
Ora aveva sedici anni,ma la sua situazione non era cambiata nemmeno in uno dei giorni passati dall'incidente. 
Quella data era si tatuata nella sua testa senza che lo volesse,cosí come le immagini della tragedia e il rammarico. 
Rammarico e sensi di colpa la aggredivano ogni notte,corrodendole l'anima come se volessero farle pagare il fatto di non essersi buttata a salvare la sorellina. 
Avrebbe tanto voluto farlo,ma in quel momento il panico aveva preso il sopravvento,costringendola a rimanere con i piedi fissi sul marciapiede e i pugni serrati cosí forte da renderle le nocche bianche. 
Sua sorella aveva voluto attraversare la strada nonostante il semaforo fosse rosso,perché tanto,a detta sua,non sarebbe passata nessuna macchina. 
Lodovica,nonostante fosse poco piú di una bambina,aveva intuito che quella non era la cosa giusta da fare,anche se erano dieci minuti che aspettavano lo scatto della lucina verde davanti a loro.
Ilaria,che il mese successivo avrebbe dovuto compiere otto anni,si era messa ad urlare dicendo che era stanca di aspettare. Dopo l'ennesimo 'no' della sorella,decise di attraversare comunque la strada,ma quell'attimo fu fatale. 
Lodovica non aveva pianto,ma da quel giorno era come se fosse cresciuta di cinque anni; aveva iniziato a capire cose che prima non capiva,si era riempita di certezze e dubbi,buoni propositi e mollare tutto. 
Si era chiusa in se stessa,non voleva avere a che fare con il mondo che le aveva tolto la cosa piú importante che possedeva. 
Invano i suoi amici e la sua famiglia avevano provato a farla tornare quella di prima,lei non voleva esserlo. Non poteva essere felice quando il mondo le era crollato addosso. 
-Lodo,entriamo?- le chiese sua madre con un sorriso amorevole. Da quel giorno,aveva cercato di esserle piú vicina,di non farle mancare niente,per colmare almeno una parte di quel vuoto che era sicura non si sarebbe mai riempito. 
Questo lo sapeva benissimo,perché ogni volta che cercava di consolate Lodovica,le si formava un nodo in gola,probabilmente dettato dal non aver mai pianto per non far sentire la figlia peggio di come stesse.
-Andiamo- sussurrò Lodovica annuendo con la testa.

Dentro la scuola,invece,una ragazzina con uno shatush rosso sui lunghi capelli castani attorcigliava continuamente su se stessa una ciocca,su e giu all'infinito,mentre si alzava in punta di piedi ripetutamente per vedere tra quanto sarebbe toccato a lei.
Accanto a lei un uomo sulla quarantina controllava messaggi ed e-mail di lavoro sul suo piccolo tablet nero,senza prestare particolare attenzione all'ansia della figlia. 
-Martina,quanto manca?- le chiese dopo un pò senza alzare lo sguardo dallo schermo che,a detta di Martina,avrebbe potuto accecarlo dalla luce che emanava. 
-Due persone e tocca a noi!- esclamò felice. 
Aveva sedici anni,ma poteva essere considerata una bambina alla scoperta del mondo. 
Aveva sempre frequentato scuole private,professori che si dedicavano soltanto a lei e al gruppetto di persone che componevano la sua classe,era stata abituata alle uscite in famiglia per visitare i clienti di suo padre. 
Ma lei,la vera lei non era quella. La vera lei era una ragazzina piena di vita,alla ricerca di nuove avventure,forse un pò ribelle quando era determinata a compiere quello che voleva. 
Era sempre stata diversa da quello che la gente si aspettava da una ragazza da scuola privata,a partire dai capelli che aveva colorato un sacco di volte,i vestiti particolari e le scarpe indiscutibilmente rialzate. 
Era piuttosto minuta,ma slanciata,il che la rendeva molto particolare. 
Aveva insistito tanto per poter entrare in quel college,anche suscitando reazioni stranite e un pò preoccupate dei genitori. 
Non avevano mai lasciato la figlia in mezzo a tanta gente,ma soprattutto non sapevano come avrebbe potuto gestirsi a vivere con altri ragazzi per quattro anni! 
Ma Martina aveva insistito tanto,era decisa ad ottenere un posto lì dentro e non si sarebbe fermata finchè non l'avesse ottenuto.
E,come al solito,i genitori acconsentirono. Forse,pensavano,erano preoccupati per niente. La scuola era una delle migliori,i professori l'avrebbero aiutata. 
E poi,non potevano deludere la figlia. La amavano più di qualsiasi cosa al mondo,non le avevano mai fatto mancare niente. Forse proprio per questo Martina aveva sviluppato questo carattere deciso. Sapeva che mettendo un pò il broncio avrebbe ottenuto tutto. 

Qualche ora dopo,le iscrizioni di quel giorno terminarono. Rimaneva ancora una settimana per iscriversi,dopo di che,le casette dietro all'edificio si sarebbero riempite di coinquilini per una nuova annata scolastica. 


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Buongiorno a todos! 
Eccomi quì con una nuova ff! Scusate se non ho ancora aggiornato con Amore da prima pagina,ma avevo in mente questa e ho preferito scriverla e lasciare indietro l'altra.
Che dire,avevo sognato una cosa simile,perciò ho deciso di rivoltare un pò le cose e inventare una storia. Spero di non aver avuto una cattiva idea :3
È la prima volta che scrivo una ff di questo genere,come avrete notato se avete letto le mie vecchie storie. 
Spero che continui come la ho in testa,ma ora iniziamo a dare un pò di spiegazioni. 
Caleb,Cedric,Lumien,Ralph e Orube... Nomi sconosciuti eh!
Ma keep calm,non sostituiranno i nostri ragazzi,anzi,come magari avrete notato dalle descrizioni,sono proprio loro,ma con un'identità da Eraklyoniani. 
A chi corrisponderanno secondo voi? 
Eraklyon,un posto senza spazio e senza tempo nell'esatto centro dell'infinito. 
Beh,ho pensato a questo posto come un luogo limpido,puro. Beh,si trova sulle nuvole,direi che è così che debba essere. 
Si parla dei Guerrieri del Buio,ma per ora di loro non si sa quasi niente... Capirete più avanti di che si tratta,anche se in questo capitolo si ha già una loro introduzione.
Ma passiamo alla vita terrena,dove vediamo le nostre protagoniste alle prese con le loro famiglie durante la fila per l'iscrizione al college. 
Come avrete notato,ognuna ha una situazione un pò particolare. 
Questo è un capitolo introduttivo,perciò non si hanno molte azioni,ma spero sia bastato per entrare un pò nell'ottica dei personaggi,che sono completamente diversi dalla realtà. 
Ditemi che ne pensate,spero che vi sia piaciuto almeno un pò,e che mi abbiate trovata migliorata rispetto al solito. 
Ah,dimenticavo,tra una settimana parto per il mare,perciò temo che dovrete aspettare fine Agosto o Settembre per un aggiornamento sia in questa ff che nell'altra.
Besoos <33
  
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