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Autore: RandomWriter    29/07/2014    6 recensioni
Si era trasferita con il corpo, ma la sua mente tornava sempre là. Cambiare aria le avrebbe fatto bene, era quello che sentiva ripetere da mesi. E forse avevano ragione. Perchè anche se il dolore a volte tornava, Erin poteva far finta che fosse tutto un sogno, dove lei non esisteva più. Le bastava essere qualcun altro.
"In her shoes" è la storia dai toni rosa e vivaci, che però cela una vena di mistero dietro il passato dei suoi personaggi. Ognuno di essi ha una caratterizzazione compiuta, un suo ruolo ben definito all'interno dell storia che si svilupperà nel corso di numerosi capitoli. Lascio a voi la l'incarico di trovare la pazienza per leggerli. Nel caso decidiate di inoltrarvi in questa attività, non mi rimane che augurarvi: BUONA LETTURA
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'In her shoes'
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CAPITOLO 18: LA LITE
 
“sei una fifona Erin! Ti spaventa tutto!” esclamò una bambina con i capelli raccolti in un codino.
“non è vero!” piagnucolò la sorella “sei tu che sei troppo spericolata!”
Sophia scoppiò a ridere, eccitata per quell’attributo che interpretò come complimento e, a conferma delle parole usate dalla sorella, si lanciò dall’altalena.
“attenta!” le gridò la sorellina che si stava dondolando dolcemente.
Sophia volò per un paio di metri per poi rotolare a terra sulla sabbia morbida. Erin preoccupata le corse incontro, scendendo cautamente dall’altalena.
“Sophia! Sophia! Rispondimi!” la supplicò con la tenera vocina di una bambina di otto anni.
Scosse la sorella per le spalle e quando la voltò, vide che stava trattenendo le risate.
“non prendermi in giro! Sei stupida!” borbottò Erin offesa, allontanandosi da quella piccola burlona.
“eddai Erin! Come sei permalosa” minimizzò la gemella, scrollandosi la sabbia di dosso. Rincorse la sorella, che, ferita per essere stata presa in giro, si dirigeva verso la madre.
Era una persona minuta, con occhi vispi e scuri che scrutavano apprensivamente le due bambine.
“che state combinando voi due?” chiese la donna, sollevando lo sguardo dalla rivista che stava leggendo.
“Sophia fa gli scherzi cattivi” mugolò Erin additando la sorella. La mamma spostò l’attenzione verso la sua figlia più scapestrata e sorrise:
“tesoro, lascia in pace tua sorella. Non vedi che la fai stare male?”
Sophia si avvicinò in silenzio, tenendo lo sguardo fisso sulla gemella. Per quanto vivace e peperina, aveva un animo buono ed evitava di prolungare i suoi scherzi, per non urtare troppo la fragile sensibilità di Erin.
Sophia abbassò il capo e la voce e biascicò:
“mi dispiace”
Sua madre la guardò amorevolmente ma poi si soffermò sui vestiti della figlia:
“come hai fatto a sporcarti così?”
Avvicinò a sé la bambina e cominciò a strofinarle i vestiti per scrollarle via la sabbia.
“è rotolata per terra!” esclamò Erin sedendosi accanto alla madre. La bambina aveva un sorriso dolce, di puro affetto e adorazione verso la sorella.
“invece tu Erin sei bella pulita” si complimentò la madre.
“perché sono una signorina per bene io!” scherzò la bimba, mostrando la lingua alla sorella che rispose allo stesso modo:
“una signorina non fa la linguaccia, specie se vuole diventare ballerina” la rimproverò amorevolmente la madre.
 
Erin scosse il capo e sorrise.
Da lontano una figura alta e slanciata la stava aspettando in piedi, accanto al distributore di bibite.
Era prevedibile che Nathaniel fosse già arrivato. Lui era diverso da Castiel che era un ritardatario cronico.
La ragazza gli si avvicinò raggiante. Da quando, appena il giorno precedente, aveva raccontato a Castiel di Sophia, si sentiva molto più leggera e di buon umore. Aveva chiesto all’amico di tenere per sé quel segreto e lui non aveva battuto ciglio. Poteva contare sulla sua discrezione.
“buongiorno. Mi sembri pronta per una maratona” la accolse Nathaniel.
“in effetti non vedevo l’ora. Sento proprio il bisogno di fare un po’ di jogging” ammise Erin.
 
Partirono con un buon ritmo, dirigendosi verso la pista pedonale che costeggiava il fiume Golden Fish. L’aria era fredda ma più i loro muscoli di scaldavano sotto l’esercizio fisico, più diventava piacevole e frizzante.  Nonostante la sua attività di segretario delegato lo obbligasse a restare dietro una scrivania, Nathaniel teneva un buon passo, calibrando la respirazione. Erin all’inizio riusciva a stargli dietro, ma dopo un po’ cominciò a sentire un dolore addominale e fu costretta a fermarsi:
“mi fai sentire una vecchietta Nath. Non riesco a starti dietro” ansimò la ragazza. Il biondo arretrò di qualche passo, per azzerare la distanza che aveva creato tra di loro.
“scusa. Avevo capito che volevi correre, non camminare” la prese in giro.
“ma sentilo!” ansimò Erin divertita “vedi di non montarti la testa! Appena mi sarò scaldata dovrai mangiare la mia polvere” si pavoneggiò, strappando un sorriso scettico al suo compagno.
Tra i due si era creato un clima scherzoso e rilassato, complice anche una bella giornata autunnale. La compagnia di Nathaniel le risultava sempre più piacevole e appagante.
Ripresero la loro corsa, puntando ai giardinetti alla periferia della città. Ogni tanto, per riprendere fiato erano costretti a fermarsi e quella era l’occasione per scambiare due chiacchiere.
“allora come è andato l’allenamento di ieri?” le chiese d’un tratto Nathaniel. Nel porre quella domanda, il suo tono si era fatto più serio e freddo, ma Erin sembrò non badarci.
“mah, distruttivo direi” sbuffò la ragazza, ripensando alla rovinosa caduta che le aveva scorticato le ginocchia.
Nathaniel non aggiunse altro, sorprendendola per quel silenzio di cui approfittò per inginocchiarsi e allacciarsi la scarpa. Il contatto del ginocchio contro l’asfalto le ricordò quanto spiacevole fosse quell’escoriazione che si era procurata il giorno prima ma cercò di non palesare il suo dolore.
Quando tornò in piedi, Nathaniel commentò:
“spero solo che Castiel non esageri con te”
“no affatto” mentì la mora, distogliendo lo sguardo. Per non offrire a Nathaniel un ulteriore pretesto per denigrare il rosso, preferì omettere il piccolo incidente e cambiò argomento “parlando d’altro: per la gita… quante ore di pullman sono?”
“tre ore e mezzo. Dovremo arrivare in hotel per ora di pranzo”
“non vedo l’ora!” esclamò Erin con entusiasmo “comunque Castiel mi ha detto di aver consegnato il modulo che mi avevi chiesto”
“sì ho visto” replicò laconico il ragazzo.
A questo punto la ragazza non poteva continuare ad ignorare il cambio d’umore del biondo. Evitò così di nominare ulteriormente Castiel e gli propose di riprendere la loro corsa.
Si trovarono a passare davanti ad un campo sportivo dove l’attenzione dei due ragazzi venne calamitata da delle figure in movimento: Dajan aveva appena superato Kim e aveva mandato la palla a canestro.
“giuro che il prossimo canestro sarà mio” proclamò Kim con gli occhi che le brillavano dall’eccitazione.
Erin inizialmente si sorprese nel vederla così di buon umore poi considerò la presenza di Dajan e l’atteggiamento della mora venne più che giustificato. Sin da quando aveva intuito l’interesse della sua compagna di classe per il cestista, aveva approvato quella coppia e sperava sinceramente che per loro ci fosse un lieto fine.
Erin stava per dire a Nathaniel di allontanarsi per lasciare i due giocatori da soli, ma il suo piano andò in fumo: Dajan si era voltato e li aveva notati.
Il giocatore sfoderò un sorriso smagliante e corse incontro ai due spettatori, con Kim si limitò a fare altrettanto, senza però emulare lo stesso entusiasmo:
“ciao ragazzi! Come mai da queste parti?” esortò Dajan, che aveva il fiato corto per via dell’azione che aveva appena concluso. Si passò il lembo inferiore della maglia sulla fronte, permettendo ad Erin di intravedere gli addominali scolpiti. Anche se da quando era entrata al club di basket quel genere di scene erano di ordinaria ricorrenza, per la ragazza rappresentavano sempre una piacevole vista.
“stiamo facendo un po’ di jogging” spiegò Erin, allungandosi oltre le spalle del compagno di squadra per intercettare il viso di Kim.
“ciao Kim” esclamò cordiale. La ragazza rispose con un cenno educato e si portò accanto a Dajan.
“hai cominciato l’allenamento con Castiel?” le chiese la cestista.
“sì, ieri. E il vostro allenamento come procede?” tagliò corto la ragazza.
“Kim è bravissima! Pensavo che al club avesse dato prova del meglio che sa fare, invece mi stupisce sempre di più!” sostenne Dajan soddisfatto. Erin sorrise, osservando i due ragazzi: erano perfettamente complementari dal punto di vista caratteriale. Dajan era estroverso, espansivo e solare mentre Kim che faceva tanto la sostenuta, era in realtà una brava ragazza.
Dopo il salvataggio in piscina, Kim aveva mutato il proprio atteggiamento verso Erin. Anche se c’erano state delle occasioni in cui la cestista sembrava mal tollerare la presenza della compagna di squadra, Kim sembrava nutrire un certo interesse per Erin, che rappresentava una delle poche ragazze con cui la mora parlava. Erin giustificò le iniziali ostilità come gelosia verso Dajan e si autoimpose di affrontare in futuro l’argomento per chiarire la sua posizione.
“senti Nath, sei sicuro che non controlleranno gli zaini?” chiese Dajan.
Erin guardò i due ragazzi interrogativa.
“non preoccuparti. Però per evitare ogni problema, non fate portare gli alcolici a Trevor o a Liam. Non escluderei che a loro facciano qualche controllo prima di salire in bus” gli consigliò il segretario.
“aspetta un attimo! Tu Dajan vieni in gita?” calcolò Erin con vivo interesse.
“non posso?” scherzò il ragazzo.
“sei in 5^C allora?”
“sì, sono in classe con Nathaniel”
Sentendo quella notizia, un sorrisetto furbo si dipinse sulle labbra di Erin che spostò lo sguardo alternativamente tra Dajan e Kim. Quest’ultima le rispose con un’occhiata perplessa.
“comunque, verrà anche Rosalya, anche se è in A” la informò Nathaniel, arrotolandosi le maniche.
Kim e Dajan non mostrano particolare interesse per quella comunicazione che in Erin invece aveva sortito tutt’altro effetto.
Rosalya era un tassello prezioso di quel puzzle di amicizie che lei voleva ricostruire. Il venerdì precedente era riuscita a convincere Alexy a intrattenersi con i vecchi amici, ora doveva pensare alla regina delle nevi. Negli ultimi giorni non aveva avuto occasioni per parlarle, ma la gita avrebbe rappresentato l’occasione ideale. Ora che Castiel e Alexy le avevano rivelato cosa fosse successo l’anno prima, Erin aveva un’idea più chiara di come muoversi in quell’intricata rete di rapporti personali. Una volta conquistata Rosalya, il percorso sarebbe stato tutto in discesa: Leigh non era più uno studente del Dolce Amoris ma si sarebbe adattato alle scelte della sua fidanzata e Armin a quelle del fratello.  
L’inserimento di Nathaniel nel gruppo rappresentava ancora un’incognita: Erin aveva bisogno di sentire la versione del ragazzo sugli eventi dell’anno precedente prima di tentare di riappacificarlo con Castiel.
I due cestisti tornarono al loro allenamento mentre Nathaniel ed Erin proseguirono con la loro sessione di corsa.
Dopo la chiacchierata con i due compagni di scuola, il biondo era di buon umore e cominciò a conversare allegramente:
“vedo che non stavi bluffando prima” ansimò, tenendo il passo della ragazza.
“posso fare anche di meglio!” replicò spavalda Erin accelerando.
Davanti a lei c’era uno steccato e presa dalla foga del momento, puntò contro di esso, con l’intento di scavalcarlo in corsa. In realtà l’ultima volta che si era cimentata nella corsa con ostacoli aveva finito per buttarne giù la metà ma, sentendo lo sguardo di Nathaniel puntato su d lei, pensava solo a far bella figura grazie al suo passato da ballerina e da ginnasta.
Sentiva la voce del biondo dietro di lei che le chiedeva cosa volesse fare e la invitava a rallentare.
“adesso vedi!” replicò lei, voltandosi per un attimo. Più si avvicinava allo steccato però, più questo sembrava crescere in altezza. Per un secondo riconsiderò che l’impresa non era alla portata delle sue capacità ma l’orgoglio le impediva di decelerare.
Spiccò un balzo, divaricando le gambe a spaccata. Vide lo steccato sotto di lei che stava planando sempre più rapidamente. Con la gamba posteriore urtò l’asse orizzontale e ciò la destabilizzò. Cercò di cadere in piedi ma la sua instabilità aerea le fece poggiare male il piede destro sul suolo erboso.
“ahi!” mugolò, ma Nathaniel era ancora troppo lontano per sentirla. Il ragazzo le corse incontro e, con agilità, oltrepassò lo steccato e si avvicinò ridendo alla ragazza:
“ahahah Erin, sei troppo buffa!”
La ragazza sorrise debolmente e cercò di mettersi in piedi. Si sentiva ferita nell’orgoglio e nel fisico. Al ragazzo non sfuggì la smorfia di sofferenza della ragazza e cominciò a preoccuparsi:
“ti sei fatta male?”
In tutta risposta, la ragazza provò a fare qualche passo che risultò un po’incerto.
“credo sia una piccola storta. Ce la faccio a camminare ma di correre non se ne parla”
Nathaniel la osservò zoppicare e sorrise teneramente:
“non fare l’orgogliosa. Dai forza, sali” e si accucciò all’altezza del suolo, dandole la schiena.
Erin osservò quelle spalle larghe e avvampò; il ragazzo non sembrava intenzionato ad accettare un rifiuto così l’amica cominciò a farfugliare:
“n-no posso, sono pesante! Ce la faccio a camminare”
“casa tua non è lontana da qui. Facciamo prima se ti porto io” insistette lui, senza schiodarsi dalla sua posizione.
Ogni minimo spostamento si traduceva in una fitta intensa che dalla caviglia si propagava al polpaccio. La sensazione di avere dei coltelli conficcati nella carne la costrinsero a mettere da parte l’orgoglio e accettare la cavalleresca offerta.
Sentì le braccia del ragazzo che passavano sotto le sue gambe e il contatto tra i loro corpi. Appena ventiquattr’ore prima era stata soccorsa da Castiel e ora toccava a Nathaniel. Alzò gli occhi al cielo maledicendo se stessa per il suo essere così imbranata.
“queste sono le classiche stupidate che farebbe Sophia” pensò tra sé e sé e quel pensiero bastò a farla sorridere un po’.
Da quando si era separata dalla sorella, le veniva istintivo non solo cercare di vestirsi come lei ma anche adottare i suoi comportamenti. La vecchia Erin non avrebbe mai tentato l’iscrizione al club di basket sfidando Castiel, non si sarebbe mai vendicata di Ambra,  non avrebbe lottato per l’ammissione di Alexy nel gruppo e non avrebbe certo saltato uno steccato troppo alto... eppure non rimpiangeva nulla. Comportandosi come Sophia, aveva finito per vedere le cose da un’altra prospettiva: aveva capito che nella vita vale la pena rischiare, mettersi in gioco. Un tempo la sua indole docile e fragile la rendeva vulnerabile ma da quando si era separata dalla gemella, Erin aveva scoperto che anche lei poteva essere forte e determinata. Aveva deciso di tornare pian piano ad essere sé stessa, tornando a vestirsi secondo i propri gusti, ma non poteva tornare ad essere remissiva e insicura; nelle ultime settimane aveva realizzato uno dei suoi sogni di bambina: diventare forte come Sophia.
 “a che pensi?” le chiese Nathaniel distogliendola dai suoi pensieri.
“nulla di particolare” mentì la ragazza. Per l’ennesima volta fu costretta a riconsiderare se parlargli della gemella ma decise di rimanere fedele a quanto aveva detto a Castiel: non voleva che qualcun altro le facesse delle domande a cui non voleva rispondere. Ci aveva pensato tutta la notte ed era giunta alla conclusione che quel segreto doveva restare tra lei e il rosso.
 
Per tutta il tragitto, Nathaniel non si lamentò mai dell’incarico che si era assunto. Erin fissava quelle spalle così forti su cui, con un certo imbarazzo, teneva posate le sue mani. Non si azzardava ad avvinghiare le braccia attorno al collo del ragazzo anche se era consapevole che in questo modo avrebbe stabilizzato la sua posizione.
Era rimasta sorpresa dalla prestanza del ragazzo che, nonostante non praticasse alcuno sport, aveva un fisico tonico e forte. Riusciva a sorreggerla senza dare il minimo segno di cedimento:
“sei sicuro che non ti sono di peso?” chiese Erin, sentendosi in colpa.

 

“macchè. Anzi sei fin troppo leggera. Dovresti mangiare di più”
“ma se mangio come un maiale!” protestò Erin.
“faccio fatica a crederti. Peserai come una ballerina di danza classica”
“beh, in effetti ho fatto danza da piccola”
“ah davvero?” esclamò Nathaniel. Nella mente del ragazzo si figurò l’immagine di Erin quando camminava: aveva notato in lei un’eleganza nei movimenti che l’aveva sin da subito affascinato. Aveva un passo molto leggero, che quasi sembrava sfiorare il suolo. Tutta quella grazia trovava ora un suo perché nel passato da ballerina della ragazza.
“sì, e poi sono passata alla ginnastica artistica”
A quell’affermazione, Nathaniel non rispose così Erin soggiunse:
“perché non dici niente?”
“stavo pensando che è strano che tu abbia fatto ginnastica artistica. Per quella ci vogliono muscoli” la punzecchiò il ragazzo divertito.
“stai dicendo che sono flaccida?” ribattè Erin con un misto di stizza e derisione.
Nathaniel cominciò a ridere ed Erin seguì a ruota.
Dalla sua prospettiva, la ragazza non poteva vedere l’espressione dolce del ragazzo quando le risate erano scemate. Le palpebre di Nathaniel erano socchiuse, conferendogli un’espressione incantevole.
Quando era in sua compagnia, Erin si sentiva in pace con se stessa, come se il suo umore fosse determinato da quello del suo biondo principe azzurro.
Mentre la sua mente era deliziata da fantasticherie ad indirizzo di Nathaniel udì alle sue spalle una specie di ruggito.
Si voltò di scatto, terrorizzata.
L’aveva riconosciuto.
Solo un animale poteva abbaiare in quel modo.
Presa dal panico cominciò ad urlare:
 “ODDIO! CORRI! CORRI!”
Nel dimenarsi, agitava le gambe, tanto che Nathaniel, dopo aver visto che il cane che stava giungendo nella loro direzione, scoppiò a ridere:
“mi hai preso per un cavallo?!”
“CORRI, TI PREGO! QUEL CANE MI ODIA!”  continuò ad urlare Erin terrificata.
La sagoma di Demon diventava sempre più grande e minacciosa. Correva acquistando sempre più velocità, mentre il destriero umano di Erin rimaneva immobile. Il terrore della ragazza cresceva secondo dopo secondo finchè Nathaniel fece qualcosa che la spiazzò: andò incontro alla belva.
“M-MA SEI MATTO! NATH QUEL BESTIONE CI SBRANA!” sbraitò sempre più incapace di contenersi.
“non preoccuparti” la tranquillizzò Nathaniel.
Erin si aggrappò ancor più saldamente alla maglia del ragazzo e cercò di nascondersi dietro di lui.
“mi preoccupo eccome! È un cerbero!” sibilò, affossando la testa dietro le spalle del biondo.
“esagerata” rise Nathaniel, mandando Erin su tutte le furie.
Ora più che mai aveva bisogno di “Nathaniel modalità principe azzurro” e invece lui si metteva a familiarizzare con il nemico.
Demon accorreva sempre più frettolosamente, con la lingua che penzolava fuori di lato.
“Demon! Vieni qui bello” lo accolse Nathaniel sorridendo.
Le proteste di Erin si spensero all’istante.
Il cane balzò su due zampe, facendo festa a Nathaniel che avendo le mani impegnate non poteva ricambiare le attenzioni che l’animale pretendeva. Quasi l’avesse capito, Demon tornò alla sua posizione naturale e cominciò a ringhiare contro la responsabile delle sue mancate carezze.
“lo vedi?” ribadì Erin puntandogli il dito contro “mi odia”
In tutta risposta Demon abbaiò ancora più forte ed Erin tornò a nascondersi dietro la schiena di Nathaniel che cercava di tranquillizzare l’animale.
“non ci posso credere!”
I due ragazzi sollevarono lo sguardo e videro il padrone dell’animale che si avvicinava. Castiel camminava tenendo una mano in tasca e nell’altra un guinzaglio.
Il rosso, dopo aver dato qualche carezza affettuosa al suo cane, fissò Erin.
“ti sembra il comportamento di una persona adulta? Salire sulla schiena della gente per difenderti da un cagnolino?” la derise stizzito.
“c-cagnolino? Ma se… lasciamo perdere… comunque non è come sembra… e poi proprio tu parli! Ti sembra il comportamento di una persona adulta lasciare in libertà quell’orso grizzly? Mettigli il collare!”
Castiel socchiuse gli occhi e la osservò seccato dalla critica mossa al suo cane, che in risposta, abbaiò contro la sua nemica giurata. Posò poi lo sguardo su Nathaniel e lo squadrò impassibile.
Senza dire altro, Castiel oltrepassò i due ragazzi e chiamò a sé Demon che era rimasto indietro:
“forza Demon andiamo”
Mentre lo guardava allontanarsi, Erin gli urlò:
“imparerai mai a salutare la gente prima di andartene? Comunque buona domenica” aggiunse cercando di risultare conciliante. Quello spiacevole scambio di battute tra di loro aveva rovinato l’atmosfera amichevole che si era creata appena il giorno precedente tra di loro. Del resto era stato Castiel a lanciare la provocazione e lei non aveva avuto modo per intrattenerlo e rimediare a quella conversazione.
Non capiva perché il rosso l’avesse accolta così male, pur essendo uno specialista nelle battutine acide e canzonatorie; quando l’aveva vista, si era arrabbiato e questo proprio Erin non riusciva a spiegarselo.
Nonostante il tentativo della ragazza di salutarlo, Castiel la ignorò e non si voltò nemmeno, proseguendo per la sua strada.
“uff, non capisco perché sia sempre così… grr… mi fa venire una rabbia!” borbottò la ragazza mentre Nathaniel tornava a camminare. Svoltò in corrispondenza della via in cui abitava Erin e rimase in silenzio per un paio di minuti poi sbottò seccato:
“non ti riesce proprio di non parlare di lui eh?”
Erin non seppe cosa dire, e rimase con la bocca socchiusa come un’ebete. Prima Castiel e ora Nathaniel. Erano stati punti tutti dalla zanzara dell’incazzatura istantanea?
Provò a dire qualcosa, confusa sul senso di quella conversazione:
“non l’ho chiamato io… è stato un caso se l’abbiamo incontrato”
“in due ore l’avrai nominato… diciamo… quattro volte” precisò Nathaniel fermandosi davanti all’edificio in cui abitava la ragazza. Quest’ultima lo liberò dal suo peso e potè finalmente guardarlo in faccia.
“credo di averlo nominato solo un paio di volte oggi… di mia iniziativa intendo. Tra l’altro sei stato proprio tu a tirarlo in ballo stamattina quando mi hai chiesto dell’allenamento di ieri!” obiettò Erin ”e poi scusa… stiamo solo parlando di Castiel, non ti ho mica detto che devi tornare ad essere suo amico”
Disorientata. Questa era la definizione più adatta a descrivere Erin in quel momento. Nonostante le parole le uscissero automaticamente, non capiva perché il biondo si fosse tanto accanito contro Castiel. Che non fossero più amici e che non si sopportassero non era certo un mistero, ma quella reazione era a dir poco esagerata. Non che Erin avesse una qualche responsabilità. Eppure Nathaniel aveva un’aria offesa e contrariata, quasi a voler colpevolizzare la ragazza per quella situazione.
“senti, lasciamo perdere” sospirò frustrato il biondo, ficcandosi le mani in tasca.
“e invece ne parliamo!” insisté Erin afferrandogli il braccio. Sorprese se stessa per quel gesto impulsivo ma ormai la sua confusione si stava tramutando in nervosismo che canalizzò trasformandolo in determinazione.
 “se ti riferisci a quello che è successo l’anno scorso so già tutto” lo avvertì guardandolo dritto negli occhi.
Vide la bocca di Nathaniel socchiudersi e le pupille restringersi.
Con quell’ammissione l’aveva letteralmente spiazzato. Il biondo provò a dire qualcosa ma non ci riuscì.
Ogni frase che gli passava per la mente gli sembrava inadeguata.
Quando infine si chiarì le idee, sibilò:
“e così sai già tutto? Perfetto! Immagino che tu non abbia bisogno di sentire altro allora. Castiel sarà stato molto bravo a raccontarti nel dettaglio come ho tradito la sua fiducia no?”
Aveva usato un tono sprezzante e sarcastico.
Non era Nathaniel.
Era un’altra persona.
Erin deglutì a fatica. La gola era terribilmente secca e il cervello a corto di frasi da suggerirle.
 L’irritazione di Nathaniel si era trasformata in autentica rabbia che non solo l’aveva spiazzata: l’aveva spaventata.
In quegli occhi ambrati, in cui lei aveva sempre letto dolcezza e tenerezza, ora esplodevano risentimento e delusione. E questi sentimenti erano diretti a lei.
“io non…” blaterò Erin disorientata ma il ragazzo non le lasciò spazio per ulteriori repliche.
“non capisco perché continui a volerti immischiare in questa storia. Non ti riguarda” ruggì il ragazzo.
Erin continuava a fissarlo incapace di obiettare:
“sai già tutto” ripetè Nathaniel “con che presunzione puoi dire una cosa del genere? Tu non c’eri!”
Nonostante l’espressione indifesa di Erin, il ragazzo non riusciva a controllare le frasi che gli vorticavano in testa:
“è una storia chiusa. Se proprio deve tornare a galla, non devi essere certo tu a fartene carico” le disse cercando di controllare la voce.
La diplomazia per cui era famoso cominciò a rimpossessarsi di lui e lentamente il biondo cominciò a calmarsi “e comunque” aggiunse “ormai il passato è passato”
Erin sentiva il corpo pervaso di brividi ma non riusciva a capirne la natura. Rabbia? Paura? Nervosismo?
Sentendo che il tono di Nathaniel si era abbassato e stava tornando ala normalità, trovò l’audacia per replicare:
“da come reagisci devo cominciare a pensare che ti vergogni di quello che hai fatto!”
A quel punto i tentativi di Nathaniel di riacquisire padronanza di sé vennero spazzati via con la violenza di un uragano.
Si avvicinò alla ragazza e inchiodandola con lo sguardo, urlò:
“TU NON SAI NIENTE ERIN!”
Erin rimase pietrificata.
Nathaniel distolse lo sguardo e dopo un disagevole silenzio disse con tono freddo e distaccato:
“meglio se vai a stenderti. Metti del ghiaccio su quella caviglia” e, dopo quella raccomandazione, il biondo voltò le spalle e se ne andò.
 
Erin era rimasta impalata, ferma immobile davanti al cancello del complesso condominiale. Si sentiva in uno stato catartico, come se avesse vissuto un’esperienza extracorporea.
Era confusa. Non era possibile che Nathaniel l’avesse aggredita verbalmente in quel modo.
Doveva trattarsi per forza di un incubo.
Quella conversazione tra di loro sarebbe dovuta avvenire in modo completamente diverso: avrebbe dovuto precisare che nella versione dei fatti di Castiel secondo lei c’erano delle falle che solo la sincerità di Nathaniel potevano colmare. Il biondo allora le avrebbe raccontato cosa era realmente accaduto e lei l’avrebbe spiegato a Castiel, mediando così la riappacificazione tra i due.
Invece Nathaniel non solo si era chiuso a riccio, ma le aveva sferzato contro dei velenosi aculei.
Riconosceva di essere stata invadente, di aver sempre cercato di toccare dei tasti dolenti che nessuno voleva più sfiorare, ma l’aveva fatto a fin di bene, non per assecondare un’infantile curiosità.
La figura di Nathaniel diventava sempre più piccola.
Chiamarlo sarebbe stato inutile.
Ma doveva raggiungerlo in quel momento. Se avesse atteso, stato troppo tardi e sarebbe subentrato l’imbarazzo.
Fece un passo per corrergli incontro ma sentì una fitta alla caviglia e si accasciò a terra. Le ginocchia, già martoriate dal giorno precedente, cominciarono a dolerle e sentì delle lacrime di frustrazione e commiserazione salirle in viso. Tornava a comportarsi come la vecchia Erin, che a quanto pare, esisteva ancora in un angolo della sua personalità. Non riusciva a fare altro che piangere.
Non si muoveva, giaceva lì per terra, immobile mentre lasciava andare il ragazzo più gentile che avesse mai incontrato.
 
“sei presa peggio di quello che pensavo!” commentò Iris entrando nella stanza dell’amica.
Si trovò di fronte Erin, stesa sul letto con la schiena appoggiata contro la testiera. Una borsa del ghiaccio color pistacchio era adagiata sul piede infortunato, adattandosi a quella forma.
“no, non è nulla di grave” minimizzò l’altra “e quella che cos’è?” le chiese, alludendo ad una borsetta che Iris teneva in mano.
“argilla verde. Ti aiuterà a ridurre il gonfiore. Vedrai che massimo entro mercoledì potrai tornare ad allenarti al club”
“oh, grazie. Non l’avevo mai sentita nominare prima” ammise Erin mentre l’amica l’aiutava a sistemare un asciugamano sotto la gamba.
“tende a macchiare, quindi meglio se proteggiamo la trapunta… te la metto io, non preoccuparti” le spiegò l’amica.
Erin lasciò che le mani amorevoli di Iris si prendessero cura della sua caviglia.
“hai mai pensato a fare l’infermiera Iris?”
“io? ahah no, non è la mia strada. Però sono abituata a prendermi cura di mio fratello che si fa male di continuo”
“e cosa vorresti fare?”
“aprire un negozio tutto mio”
“e di che?”
“di fiori no?” esclamò Iris distribuendo il composto sulla caviglia.
“direi che sarebbe il lavoro perfetto per te” commentò Erin mentre l’amica tirò fuori una lunga garza che aveva portato con sé e la avvolse stretta attorno alla caviglia.
“già, anche se risaputo il tuo odio per i fiori, mi sa che non ti vedrei mai” rise la rossa.
“no, non è vero che li odio, è solo che detesto prendermene cura… piantare, annaffiare e cose così. Ma se me ne regalano di già fatti, li adoro. Il mio fiore preferito è l’orchidea”
“sei di gusti raffinati” sorrise Iris pulendosi le mani su una salviettina umida.
“e tu?” si incuriosì Erin.
“secondo te sono venuta qui per parlare di fiori?” ribattè Iris lanciando un’occhiata d’intesa all’amica.
Erin ammirò la fasciatura eseguita ad arte dalla sua personale infermiera e, alzando le spalle borbottò sulla difensiva:
“dobbiamo proprio parlare di Nathaniel?”
“al telefono mi hai detto che avete litigato… ma non mi hai detto il perchè” continuò imperterrita la rossa.
Erin sospirò e, dopo aver fatto promettere all’amica di non rivelare nulla di quanto le avrebbe raccontato, le riportò la storia che Castiel le aveva raccontato il giorno precedente.
Iris ascoltò in silenzio e dopo un po’ commentò:
“mi dispiace interromperti Erin, ma io questa storia l’avevo già sentita”
L’amica strabuzzò gli occhi. Iris la guardava tranquilla, con i suoi occhioni chiari:
“lo sapevi già?” ripetè sconvolta, ripensando alla fatica che aveva fatto per scoprire la verità.
“sì, anche se nessuno dei diretti interessati ne parla volentieri, credo che tutta la scuola sappia la verità” ammise la rossa, mentre Erin era sempre più basita.
“E PERCHÉ NON ME L’HAI DETTO PRIMA?” sbottò la mora, lasciandosi sfuggire una nota acuta spazientita.
“non mi era mai parso di capire che ti interessasse…” si giustificò Iris, osservandola con curiosità.
Erin sospirò. Le sembrava assurdo aver atteso due settimane per scoprire una verità che era alla portata di tutti.
“beh, comunque sia… Nath è ancora molto suscettibile sull’argomento e io credo di averlo affrontato nel modo sbagliato..” ed Erin proseguì nel raccontare all’amica i dettagli della discussione che avevano avuto.
“tu comunque Iris confermi la versione che mi ha raccontato Castiel? Non sai niente altro?”
“no, tra l’altro conoscevo sommariamente la storia. I dettagli me li hai forniti tu” ammise la ragazza “sai, le classiche voci di corridoio. Del resto lo scioglimento di quel gruppo ha attirato l’attenzione dell’intera scuola”
Erin si rabbuiò. In lei cominciava ad insidiarsi il dubbio che non ci fossero altre versioni diverse da quella riportata dal rosso: il suo migliore amico era andato a letto con Debrah e aveva stipulato un contratto con la casa discografica all’insaputa del suo gruppo. Forse doveva cominciare ad accettare quella realtà, per quanto potesse essere incompatibile con l’immagine utopica di Nathaniel che albergava nel suo cuore.
 
Il giorno successivo, su consiglio di Iris, Erin si diresse verso la classe del segretario. Una volta arrivata a destinazione, si trovò davanti Melody che scoprì essere anch’essa una studentessa della 5 ^C.
 
Erin tornò nella propria aula, appena qualche secondo prima dell’arrivo del professor Condor.
Tra lei ed Iris ci fu uno scambio di gesti rapidi, fatti di cenni di diniego da parte della prima, seguiti da smorfie di solidarietà della seconda. La missione era fallita e del segretario delegato non c’era traccia.
“siamo di cattivo umore oggi Rapunzel” commentò Castiel, scrutando l’espressione scura della sua compagna di banco.
Erin lo ignorò e si perse nei suoi pensieri. Pensò a quello che avrebbe detto al biondo non appena lo avesse incontrato. Si sarebbe innanzitutto scusata e avrebbe chiarito la sua posizione: lei era dalla sua parte. Si era tormentata tutta la notte al pensiero che Nathaniel potesse non essere il ragazzo perfetto che lei credeva e alla fine aveva deciso di restare fedele alla sua iniziale posizione: aveva fiducia in lui, più di quanta ne avesse avuta Castiel, ma aveva bisogno di ascoltare il punto di vista del biondo per sincerarsi dei fatti.
Con la coda dell’occhio Erin scrutò il vicino di banco, chiedendosi cosa stesse pensando lui in quel momento.  Il musicista era impegnato ad abbozzare una melodia su un pentagramma. Scriveva qualche nota, mugolava sommessamente una melodia e apportava modifiche. Dopo due settimane di convivenza scolastica, Erin era ormai avvezza alle abitudini del ragazzo. Quando cercava di comporre musica in classe, Castiel si isolava da tutto tanto che spesso toccava a lei dargli una gomitata per rispondere alle domande degli insegnanti.
 
Al cambio dell’ora, prima che Erin si cimentasse nel secondo tentativo di trovare Nathaniel, Castiel la bloccò:
“dove vai?”
“devo parlare con Nathaniel”
Castiel accolse quella notizia con aria impassibile. Mollò la presa e replicò:
“ci andrai dopo. Dobbiamo andare dalla Robinson a consegnarle il disegno ricordi?”
“non potresti darle anche il mio? Ora ho da fare” lo liquidò la ragazza, fissando nervosamente l’uscita. Voleva intercettare Nathaniel appena finite le lezioni ma quel diversivo permetteva al biondo di sgattaiolare in qualunque angolo del liceo, vanificando le sue ricerche.
“non sono il tuo fattorino” ribattè il rosso stizzito e, afferrato malamente il proprio lavoro, uscì dall’aula.
Erin dimenticò istantaneamente la consegna del proprio disegno e sfrecciò fuori anche lei, sperando di essere più fortunata nella ricerca del segretario.
 
Durante l’ora di pranzo, Erin, Iris e Castiel raggiunsero Violet e Lysandre al loro solito ritrovo.
L’artista del gruppo questa volta non era accompagnata dal suo fedele album, ma si intratteneva in una pacata conversazione con il ragazzo venuto dall’Ottocento.
“vivi sempre di aria tu?” gli chiese Castiel, schifando il misero pranzo dell’amico.
“e di poesia” aggiunse l’altro con tono teatrale. Il ragazzo salutò poi Erin e Iris e aggiornò il trio sull’argomento della sua conversazione con Violet.
“una mostra degli artisti impressionisti qui a Morristown?” ripetè Iris entusiasta.
“sì. Al museo. È aperta fino alla fine del mese” confermò Violet. Iris si voltò verso Erin e Castiel le cui espressioni facciali palesavano il più completo disinteresse.
“non mi sembrate molto interessati a venire voi due” osservò la rossa. Prima che la sua amica potesse rispondere, Castiel la anticipò:
“ovvio che non sono interessato. Come fa a piacervi quella roba? Guardare quadri che sembrano fatti da uno schizzato di mente”
“ma almeno sai di cosa stiamo parlando?” lo interruppe Iris, leggermente irritata.
“ma cosa vuoi che me ne freghi? Già è uno strazio che ci facciano studiare storia dell’arte, ci manca solo che dobbiamo anche pagare per vedere quella roba”
Iris scosse la testa, mentre Lysandre sospirò, rassegnato all’insensibilità artistica dell’amico.
“e tu Erin? Non sarai mica d’accordo con lui?” le chiese Iris con tono intimidatorio.
Erin sorrise a disagio e si difese:
“non la penso esattamente come questo troglodita, ma sta di fatto che l’arte non mi ha mai interessato... ma potete andarci voi tre”
“quello sicuramente” confermò Lysandre, guadagnandosi un sorriso da Violet e Iris.
In quel momento passò loro davanti Alexy. Teneva le cuffie saldamente incollate alle orecchie e camminava tenendo lo sguardo fisso davanti a sé. Grata per quella distrazione, Erin lo chiamò a gran voce:
“ciao Alexy. Sei da solo oggi?”
Il ragazzo si voltò un po’ sorpreso per poi accorgersi della presenza del gruppetto alla sua sinistra.
“sì… Rosalya è fuori città, torna mercoledì” spiegò, avvicinandosi.
“beh, se vuoi puoi mangiare con noi” lo invitò Iris. Il nuovo arrivato scrutò rapidamente i volti dei ragazzi e concluse che nessuno trovasse sgradita la sua presenza. Del resto perfino Castiel, l’elemento più ostile del gruppo, aveva acconsentito alla sua partecipazione alle prove del venerdì.
“sai Alexy, io, Lysandre e Violet pensavamo di andare alla mostra degli impressionisti. Vuoi venire con noi?” lo invitò Iris.
Sorpreso per quell’invito, il ragazzo non si fece sfuggire l’occasione.
“quando?”
“non l’abbiamo ancora deciso… comunque abbiamo tempo ancora tre settimane”
“mi piacerebbe” ammise, annuendo felice. Non che fosse particolarmente interessato all’arte moderna, ma sapeva che quell’uscita rappresentava l’occasione per riavvicinarsi a Lysandre e conoscere meglio Iris e Violet.
“ottimo. Allora se vieni anche tu, posso chiedere anche a mia sorella di venire” commentò Lysandre, a cui Alexy rivolse un sorriso di gratitudine.
Quei piccoli gesti erano la conferma che pian piano le vecchie amicizie si stavano rinsaldando.
 
Il giorno successivo e quello dopo ancora, trascorsero esattamente uguali al lunedì. Nathaniel non si faceva trovare e, nonostante all’inizio Erin si era ripromessa di non risolvere la questione per telefono, alla fine si rassegnò e gli scrisse un messaggio. Il tentativo fu comunque inutile, così come la chiamata e il messaggio che lasciò in segreteria. Nathaniel non le rispondeva.  
Era arrivata persino al punto di chiedere ad Ambra notizie del fratello ma, prevedibilmente la bionda non aveva voluto esserle di alcuna utilità.
A parte Iris, non parlò con nessuno della loro lite, finché non arrivò il mercoledì, il giorno prima della fatidica gita a cui avrebbe partecipato anche la classe del biondo.
 
Durante il pranzo, uno degli argomenti di conversazione fu proprio la gita imminente:
“si può sapere perché non vuoi venire in gita domani?” esclamò Erin delusa, in direzione di Castiel. Cercò di mettere il broncio ma non le riuscì.
“non ne ho voglia. Non ti basta come risposta?” replicò il rosso infastidito.
“se è per questo tu Castiel non hai mai voglia di fare niente” commentò Lysandre.
In tutta risposta, il ragazzo si grattò l’orecchio con il mignolo, evidentemente disinteressato alle critiche che gli venivano mosse.
“è un peccato che tu sia in 5^B Lysandre… altrimenti saresti venuto anche tu” commentò Iris dispiaciuta.
“beh, almeno così io  e Violet ci faremo compagnia… a meno che Castiel non venga a scuola apposta per stare con me” lo stuzzicò Lysandre.
“dipende da cosa mi dai in cambio” patteggiò il rosso, ispezionando il proprio pranzo.
“vuoi un bacino?”
“fottiti Lys” borbottò l’altro, a bocca piena.
“immagino che se fosse da parte di Erin ti farebbe tutt’altro effetto” lo provocò Lysandre, facendo andare di traverso ad Erin un boccone.
“sarebbe un’esperienza agghiacciante in ogni caso” tagliò corto Castiel, addentando poi il proprio pranzo.
“la cosa è reciproca” dichiarò Erin offesa, non appena riuscì a deglutire.
“Alexy oggi non viene?” chiese Violet preoccupata. Poiché negli ultimi due giorni aveva pranzato con loro, stavano cominciando ad abituarsi alla sua presenza. Il ragazzo aveva riacquistato più fiducia in se stesso, diventando cosciente di quanto fosse gradito ai presenti e questo gli aveva permesso di tornare ad essere la persona allegra e un po’ chiassosa che tutti conoscevano.
“oggi torna mia sorella” spiegò Lysandre “finchè Castiel non si scusa con lei, Alexy è in una posizione un po’ scomoda”
“non fono io quello che defe fcufarfi” farfugliò Castiel con metà panino in bocca.
“vedo che hai ancora la pessima abitudine di parlare a bocca piena” commentò una voce melodiosa ma dal tono sprezzante.   
Seguita da Alexy, stava avanzando Rosalya, bellissima come sempre. Il suo migliore amico aveva sollevato gli occhi al cielo, evidentemente scocciato dal modo in cui la ragazza si era rivolta al rosso. Quest’ultima, spostò la propria attenzione verso il fratello:
“Lys, hai dimenticato il pranzo a casa” gli annunciò, porgendogli un sacchetto e, voltatasi verso Alexy replicò “contento ora Alexy?”
Il ragazzo in tutta risposta sospirò rassegnato. Le aveva chiesto di fare un tentativo e di scambiare due parole con quel pseudo-nuovo gruppo di amici e lei si era limitata a rivolgersi al fratello.
Intuendo le intenzioni di Alexy, Erin s’intromise:
“ti va di restare con noi?” disse rivolgendosi a Rosalya. Cercò di risultare il più cordiale possibile, nella speranza che ciò bastasse a compensare il brutto carattere del rosso.
Rosalya spostò lo sguardo verso di lei, così come fece Castiel:
“lo sai Rapunzel, dovresti trovarti un lavoro come agente per l’immigrazione. Continui a chiamare gente da ogni parte”
Erin gli lanciò un’occhiata inceneritrice: ecco che arrivava lui a buttar giù quel castello di carte che lei e Alexy stavano cercando di far erigere. L’equilibrio della struttura era molto precario e bastava quel genere di battutine per far crollare tutto, vanificando anche le migliori intenzioni.
“non vedo cosa centri l’immigrazione” replicò asciutta Rosalya, rivolgendosi al rosso.
“questo perché non hai senso dell’umorismo” ribattè lui, piegando la testa di lato.
“non mi pare che gli altri abbiano riso”
“comunque non mi pare che tu sia un’esperta di comicità” obiettò l’altro.
Mentre Erin si sentiva sconfitta da quello scambio di battute, Lysandre e Alexy sorridevano compiaciuti. Per anni avevano assistito a quel genere di diatribe tra Rosalya e Castiel e vederli ancora discutere insieme accese in loro la nostalgia. Quell’idilliaco quadretto dipinto davanti ai loro occhi però scomparve improvvisamente quando Rosalya sbuffò infastidita:
 “me ne vado. Tu Alexy fa’ come ti pare” annunciò girando i tacchi.
“aspetta Rosalya!” la chiamò Erin “non vorrai dare retta solo a Castiel?” tentò di convincerla.
“non impongo la mia presenza se so che non è gradita” replicò secca la ragazza, trattenendosi.
“ma noi vogliamo che tu rimanga qui “insistette Iris, sapendo di dover dare man forte alla sua amica.
“non mi pare che Castiel sia d’accordo” puntualizzò la ragazza dai capelli argentei.
“oh andiamo! Proprio per questo dovresti restare!” rise Erin “fossi in te, non perderei un simile pretesto per dargli fastidio” commentò facendole l’occhiolino. Castiel rispose dandole un leggero scappellotto sulla testa che fece sorridere Rosalya. Quella ragazza, un po’ impulsiva ma fondamentalmente gentile, l’aveva colpita sin da quando si erano parlate la prima volta. Alexy insisteva sul fatto che Erin meritasse una chance da parte sua e la regina delle nevi decise di concedergliela. Aveva smesso di credere da anni di poter ampliare la propria rosa di amicizie ma quel trio di ragazze di cui faceva parte Erin accendeva in lei un’ottimistica speranza.
Rosalya sorrise, assumendo un’espressione così dolce che risultò ancora più bella di quanto già non fosse. Era raro vederla così, quanto un fiore che sboccia nel deserto.
La ragazza spostò lo sguardo verso Alexy che la fissava speranzoso.
Se non altro glielo doveva a lui e a suo fratello, perennemente diviso tra lei e Castiel.
Rosalya si accomodò sulla muretta in cui era appoggiato Castiel e accavallò elegantemente le gambe.
Il suo silenzioso acconsentire mise di buon umore l’intera compagnia, compreso il rosso.
“ho saputo che verrai anche tu in gita con noi domani” esclamò Erin, ansiosa di introdurre il nuovo arrivo nella conversazione.
“te l’ha detto Nathaniel?” chiese la ragazza, sistemandosi i lunghi capelli.
Erin abbassò lo sguardo. Ormai con Nathaniel stava perdendo ogni speranza, tanto valeva rendere partecipi tutti della situazione e magari sperare di ricavarne qualche buon consiglio da parte di chi come Rosalya lo conosceva bene.
Raccontò così, a grandi linee, della loro discussione, omettendo però i riferimenti a Castiel che tanto avevano infastidito il biondo.
“Nathaniel è sempre stato molto permaloso” commentò Castiel beffardo.
“senti chi parla” lo silenziò Rosalya “perché ho il sospetto che questa situazione ti diverta?” aggiunse guardandolo sorniona.
Castiel fece spallucce e dopo aver gettato la carta che avvolgeva il suo panino si accese una sigaretta, isolandosi dalla conversazione.
“comunque domani verrà in gita anche lui no? Non può sfuggirti” aggiunse Rosalya strizzando l’occhio ad Erin.
Quella considerazione illuminò la ragazza. Giusto. In gita non poteva sfuggirle.
“a proposito, che ne dite di un po’ di shopping pre-gita?” propose Rosalya, rivolgendosi alle ragazze.
Quell’idea destò l’interesse delle due dirette interessate:
“e tu Violet? Vieni con noi?” le propose Erin, anche se si fatto Violet non avrebbe partecipato alla gita.
“grazie, ma sarà per un’altra volta” rispose la ragazza, grata dalla premura dell’amica.
“allora andremo noi tre. Alexy questa volta meglio se lasci fare a me. Con tutte le paranoie che si è fatta Erin a farsi vedere in costume davanti a te, non intendo sentire ancora le sue lamentele” annunciò la ragazza.
I presenti sorrisero, sollevati nel vedere quanto velocemente Rosalya si fosse ben amalgamata nel gruppo. Era quasi assurdo che appena un paio di minuti prima fosse seriamente intenzionata ad andarsene. Questa era la riprova di quanto lei stessa ci tenesse a ricucire i vecchi rapporti e crearne di nuovi.
“peccato. Sono un ottimo consulente d’immagine” commentò allegro il gemello.
“quand’è che siete andati a fare shopping insieme voi tre?” s’intromise Castiel, tornando ad interessarsi alla discussione.
“è stata Rosalya a procurarmi il costume per la piscina” gli spiegò Erin
“ah, il costume blu” borbottò tra sé e sé Lysandre, lasciando perplessi i presenti.
“e tu come lo sai? Mica c’eri in piscina” indagò Erin arrossendo.
“me l’ha descritto Castiel” rispose tranquillo l’amico, guadagnandosi un’occhiataccia dal rosso.
“oh, ma guarda guarda” soggiunse Rosalya con fare canzonatorio e osservando il rosso, commentò beffarda “il nostro Castiel è diventato un tutt’uno con i suoi capelli” lo derise, avvicinandosi a lui e affossandogli l’indice nella guancia destra.
Il ragazzo in tutta risposta si sottrasse a quel gesto e scosse via la cenere che era in bilico sulla sigaretta.
“e tu Erin che ti facevi mille paranoie! A Castiel è piaciuto vederti in costume!” si aggiunse Iris, facendo ridere tutti tranne i due interessati.
“ma non dire cagate Iris! Se ho più tette io di lei” obiettò Castiel scocciato per le risate di cui era l’oggetto.
Quella provocazione fu sufficiente a far uscire Erin dal suo stato di imbarazzo e replicare:
“ovvio Ariel! Le sirene hanno sempre un seno prosperoso”
Rosalya, Iris ed Alexy tornarono a ridere mentre Violet e Lysandre si limitarono ad un moderato sorriso.
“comunque ad essere precisi è stato Leigh a trovare il costume” lo avvertì Erin, incrociando le braccia al petto.
“è da un po’ che non lo vedo” commentò Castiel.
“chissà perché…” esclamò sarcastica Rosalya.
“quel ragazzo è un santo” sostenne il rosso.
Rosalya gli lanciò un’occhiataccia, irritata dal commento poco lusinghiero che sottintendeva quell’affermazione. Determinata a vendicarsi, dopo un po’ ribatté:
“proprio come Nathaniel che ti ha sopportato tutti questi anni”
“piantatela! Possibile che siate sempre i soliti?” sbottò esasperato Lysandre, sbattendo il palmo dela mano contro la fronte. La sensazione nostalgica era ormai stata rimpiazzata dall’esasperazione.
“non li rimproverare Lysandre. Io li trovo molto divertenti” ammise la vocina timida di Violet.
Rosalya guardò quella curiosa ragazza con una certa perplessità. Era un tipino decisamente sui generis,  eccentrico e proprio per questo le risultò simpatica:
“anche tu Violet sei molto buffa” le confidò dolcemente. La giovane artista si limitò ad un debole “grazie” pronunciato mentre le sue gote si coloravano di rosso.
 
Dopo essere uscita dalla palestra con la scusa di dover andare in bagno, Erin si diresse in sala delegati. Erano tre giorni che ripeteva quel viaggio ma questa volta era determinata a non lasciare che fosse a vuoto. Avrebbe costretto Nathaniel al confronto e, per male che fosse andata, avrebbe avuto i tre giorni di gita per rimediare.
Bussò alla porta e, come il lunedì e martedì precedenti, sentì la voce di Melody:
“chi è?”
“il lupo mangiafrutta… chi vuoi che sia Melody! sono ancora io” sbottò esasperata Erin. Anche se non riusciva a capire perché Nathaniel fosse così restio ad incontrarla, un concetto l’aveva afferrato: Melody la odiava. Ci aveva messo un po’ per rendersene conto poiché nel loro primo incontro, la ragazza era stata molto premurosa e gentile. Quando però era diventato palese l’interesse che era scaturito tra Erin e il segretario, Melody aveva cambiato atteggiamento, mostrandosi più fredda e indisponente.
“Nathaniel è molto impegnato. Vi vedrete domani” le riferì annoiata.
Stessa risposta del giorno prima. E di quello prima ancora.
In Erin montò una tale rabbia che, spalancò la porta, facendo sobbalzare i presenti nell’aula.
Oltre a Melody e Nathaniel, in sala delegati era presente un’altra ragazza. Una volta Iris le aveva detto che quella era un membro molto noto del club di giornalismo: Peggy. Nonostante fosse appena al secondo anno, infatti era in classe con Violet, Peggy era famosa in tutta la scuola per la sua onniscienza. Non c’era notizia che le sfuggisse e la sua intraprendenza nel ficcare il naso nelle faccende altrui non la rendevano una benvoluta tra gli studenti. Lei però non sembrava dare peso alla sua solitudine e per contro, sosteneva che l’ambizione non va mai a braccetto con l’amicizia. Il suo sogno infatti era quello di diventare una grande giornalista di cronaca e il club del liceo era un ottimo terreno di prova.
Peggy  guardò con vivo interesse quella nuova presenza e spostò lo sguardo sul segretario.
“dobbiamo parlare” annunciò Erin, infischiandosene delle due ragazze e puntando dritto al suo obiettivo.
“ora non posso” rispose Nathaniel senza staccare gli occhi dal computer.
Quella reazione così indifferente le mandò il sangue al cervello e, avvicinandosi a grandi passi, aggirò la scrivania e si piazzò di lato al ragazzo.
“ho aspettato abbastanza di questa storia”annunciò.
Nathaniel alzò finalmente lo sguardo su di lei, e, incrociando quell’espressione così determinata, si rivolse alle due astanti.
“torno subito” e si alzò, senza voltarsi a controllare che Erin lo seguisse.
Quest’ultima, ebbe un’esitazione iniziale, poi lo seguì, non degnando della minima attenzione Melody e Peggy.
 
Nathaniel camminò con andatura lenta passando davanti alla presidenza e svoltando verso il teatro. Si fermò in prossimità di una rientranza nascosta del corridoio e si voltò rapidamente verso Erin:
“non credo tu abbia il diritto di imporre agli altri quando starti a sentire. Comunque se è l’unico modo per porre fine a questa tua assillante intromissione, parla. Ti ascolto”
Quelle parole così dure e fredde la spiazzarono. Dov’era il Nathaniel gentile e garbato?
Era talmente disorientata da non riuscire a ricordare nemmeno cosa volesse dirgli:
“allora?” la incalzò sempre più irritato il biondo.
Non era possibile. Lei non aveva voluto ferirlo, eppure lui, seppur con tono controllato e fermo, le stava devastando il cuore. Sentì le lacrime inumidirle gli occhi.
Del resto l’aveva sempre pensato. Con lui non riusciva ad essere diversa da se stessa. Di fronte a Nathaniel, Erin perdeva ogni corazza e si comportava esattamente come Erin. Non era in grado di difendersi come avrebbe fatto Sophia. Perché Nathaniel riuscisse a farle quell’effetto non se lo spiegava, in ogni caso era un punto a proprio svantaggio. Solo con lui le succedeva.
Abbassò il capo sconfitta, per impedirgli di vedere le lacrime che da un momento all’altro le avrebbero rigato le guance.
“volevo solo chiederti se domani il pranzo è a sacco” mugolò.
Il biondo assunse un’aria sorpresa, poi finse di credere che fosse quello ciò che lei voleva dirgli:
“no, ci fermeremo in un locale lungo la strada”
Erin annuì lentamente, borbottò un “grazie” e si allontanò a grandi passi.
Era una codarda. Ecco cos’era. Tutta la sua determinazione era svanita in un istante.
Sperò che il ragazzo non la seguisse e la sua richiesta venne esaudita.
 
Tornò in palestra tenendo la testa bassa. Sentiva di sottofondo il rumore dei palloni e non osava alzare gli occhi. In bagno si era sciacquata il viso, nella speranza che il contatto con l’acqua fredda le scemasse il rossore. Improvvisamente nel suo raggio visivo comparve una rosa. Sollevò il capo e si trovò di fronte il sorriso smagliante di Boris.
“sei troppo bella Erin per tenere il broncio” la consolò porgendole il fiore.
“si può sapere da dove le tiri fuori queste rose Boris?” gli chiese Erin prendendola in mano. Era un mistero come riuscisse ad averne sempre a portata di mano.
“cosa c’è che ti affligge?” indagò l’uomo. Tutta quella dolcezza, concentrata in una stazza di un metro e novanta per novanta chili di muscoli risultava quasi buffa e ridicola.
“niente. Torno in campo” replicò sbrigativa la ragazza, appoggiando il profumato omaggio su un tavolo.
Raggiunse Trevor e si mise in coppia con lui per fare gli esercizi di allungamento:
“allora Erin, spero che domani sera tu ed Iris verrete nella stanza di noi maschi” esclamò malizioso il compagno di squadra.
“Trev, idiota. Più gente inviti meno alcol c’è per voi” s’intromise Castiel alle sue spalle.
“beh ma che festa è se non ci sono le ragazze?” insistette il cestista.
“perché tu questa tavola da surf la chiami ragazza?” la stuzzicò Castiel aspettandosi una risposta alla sua provocazione, ma Erin sembrò non sentirlo.
Aveva un’aria abbattuta, tanto che persino Trevor la notò:
“che hai Erin?”
La ragazza si morse il labbro e scosse la testa:
“niente niente”
Castiel interruppe l’esercizio con Dajan che si trovò senza colui che doveva essere il suo punto d’appoggio e, perso l’equilibrio, cascò a terra:
“Idiota! Avvertimi la prossima volta!” gli abbaiò contro anche se l’altro lo ignorò. Il moro si guardò attorno e chiamò:
“KIM! Potresti venire qui?”
Mentre Dajan e un’imbarazzata Kim erano impegnati nell’esecuzione di un esercizio di stretching, Castiel si era seduto davanti ad Erin, accanto a Trevor.
“è per il delegato?”
La ragazza si sorprese per quel tono così gentile ed estraneo al personaggio del rosso:
“non riesco a dirgli come mi sento. È frustrante” ammise Erin. Le sembrava strano parlare a Castiel di Nathaniel ma lui era stato così premuroso con quella semplice domanda che quasi si era commossa.
“stiamo parlando di Nathaniel? Lascialo perdere quello Erin!” esclamò Trevor “è una mezza checca, sempre vestito come un damerino”
Quel commento irritò Erin ma non fu lei a prendere le difese del biondo:
“mi risulta che si sia fatto molte più ragazze di te, vecchio” gli ricordò Castiel.
Trevor muggì un’imprecazione e tornò a rivolgersi ad Erin:
“fidati Erin. È meglio se ti cerchi dei veri uomini” insistette Trevor inspirando e gonfiando così il torace.
“tipo?” gli chiese la ragazza, sentendo che il buon umore tornava pian piano a impadronirsi di lei.
In tutta risposta, Trevor allungò un braccio attorno al collo di Castiel ed esclamò orgoglioso:
“tipo degli aitanti giocatori di basket”
Erin scoppiò a ridere mentre Castiel, divincolandosi da quella presa, borbottò beffardo:
“manco sai cosa vuol dire aitante”
Un sorriso spontaneo distese il volto, prima buio e triste della ragazza. I suoi occhi brillarono di fronte a quel duo che cercava di tirarle su il morale.
I due cestisti, dal canto loro, rimasero colpiti da quell’espressione così dolce della ragazza. Per la prima volta anche Trevor si rese conto di quanto Erin fosse carina e femminile.
“mi sono innamorato” esclamò teatrale, portandosi una mano sul cuore. Erin lo guardò senza capire mentre Castiel gli diede una pacca sulla testa.
“senti Cas, dopo non aspettarmi all’uscita. Io ed Iris aspetteremo Rosayla fuori dal suo club”
Quel nome destò Trevor che, in preda all’agitazione, realizzò:
“Rosalya? Quella figa?”
“quante Rosalye ci sono in questa scuola?” chiese Erin guardando Castiel.
“sei sua amica??” insistette Trevor avvicinandosi a lei carico di aspettativa. Sembrava essersi già dimenticato dell’effetto che aveva sortito Erin su di lui. I loro visi erano a distanza di pochi centimetri tanto che la ragazza si imbarazzò.
“penso di sì” farfugliò lei, un po’ per il disagio dovuto alla posizione del ragazzo un po’ perché Erin per prima non sapeva ancora che rapporto ci fosse tra lei e la regina delle nevi.
“Erin devi presentarmela!” le ordinò Trevor scattando in piedi.
“se proprio ci tieni… se vuoi anche domani” approvò l’altra.
“ma la sua classe non viene in gita con noi domani” obiettò Trevor.
“ma lei sì”
Quella notizia mandò in brodo di giuggiole il cestista che concluse la giornata carico di energie e aspettative.
 
“forse avresti dovuto dirgli che Rosalya è fidanzata” ammise Iris mentre aspettava con Erin l’uscita di Rosalya.
“era troppo su di giri. Non mi andava. Glielo dirò domani… eccola” e si diressero verso la ragazza che stava uscendo dal club. Passarono accanto ad Ambra che, platealmente, urtò Erin.
“che grazia Travis! Manco sai camminare” la punzecchiò la bionda.
“scusa ma sei una persona talmente insulsa che non ti avevo neanche visto” la rimbeccò Erin, sorpassando sul fatto che non fosse stata colpa sua.
“Erin…” la rimproverò Iris sottovoce tirandola via per un braccio “smettila di rispondere alle provocazioni di Ambra. Ignorala!”
“invece ha ragione a difendersi” esclamò Rosalya unendosi alle due amiche e allontanandosi insieme.
“vedi?” puntualizzò Erin soddisfatta di aver trovato un’alleata.
“ti caccerai un’altra volta nei guai” la ammonì Iris preoccupata.
“se l’effetto è quello di tenere lontano quell’arpia dal club di teatro un’altra settimana, allora Erin, hai la mia autorizzazione per dichiararle guerra” annunciò Rosalya dirigendosi verso il cancello di uscita.
“beh se posso unire l’utile al dilettevole…” scherzò Erin mentre Iris sollevava gli occhi al cielo.
 
Scesero alla fermata davanti al grande centro commerciale e, con Rosalya a capo della spedizione, il trio entrò in un negozio di intimo:
“non possiamo andare a comprare vestiti?” protestò Erin a disagio.
Se c’era un tipo di articolo che aveva sempre detestato di acquistare era la biancheria intima.
“già” le diede man forte Iris.
Di fronte alla loro reazione, Rosalya alzò il sopracciglio sinistro e le squadrò:
“proprio come immaginavo. Due verginelle pudiche e timorose del sesso. Ecco cosa siete” sentenziò salomonica, puntando l’indice contro le due ragazze.
“abbassa la voce!” la rimproverò Erin, accorgendosi che le parole di Rosalya erano state sentite da alcune clienti che avevano sorriso.
Del resto, appena erano entrate in negozio, con la sua sola presenza, Rosalya aveva destato l’attenzione d buona parte delle clienti.
“scommetto che adesso state indossando le classiche mutande della nonna” continuò imperterrita la ragazza assumendo un’aria di sufficienza “bianche, orrendamente semplici…”
“…comode” puntualizzò Iris.
“da vecchia” obiettò Rosalya.
“…resistenti” osservò Erin.
aggiungeteci anti stupro a questo punto!” esclamò Rosalya esasperata, scatenando una risata generale nel trio.
Creato un buon clima, la stilista cominciò a muoversi tra i capi appesi, alla ricerca di completini intimi per le due ragazze, le quali fecero altrettanto. Dopo un quarto d’ora, si riunirono tutte e tre e Rosalya esibì le sue proposte:
“questo è per Iris”
La rossa squadrò il reggiseno e le mutandine in pizzo viola.
“ci sono troppe trasparenze!” protestò avvampando, immaginandosi quel capo addosso a lei.
“con un seno come il tuo vengono valorizzate” spiegò Rosalya pazientemente.
“e io preferisco evitare di metterlo così in evidenza” biascicò Iris.
Imperterrita, Rosalya passò alla proposta per Erin:
“invece per Erin che ha un culetto da favola, ecco questo”
Il reggiseno non dispiacque alla mora che però notò con orrore il filo interdentale sottostante e che Rosalya chiamò perizoma:
“non penserai che vada in giro con quello spago in mezzo al…sedere” si contenne alla fine, basita per la scelta della ragazza.
Stizzita per il scarso successo riscosso dalle sue scelte, la stilista esclamò con scarso interesse:
“beh, allora vediamo cosa avete trovato voi”
Erin cambiò radicalmente espressione e sorrise allegra, tirando fuori orgogliosamente una confezione con all’interno sette paia di mutandine dei colori dell’arcobaleno. Le mostrò una ad una: erano un modello standard, coprente e comodo con stampato sul retro un animaletto. Tirando fuori il capo color giallo, mostrò la giraffa sulla parte anteriore e spiegò orgogliosa:
“guarda che carina! Non è un amore? E poi ci sono: il koala, il panda, la tigre, l’orso bianco, il pinguino e il gatto” enunciò mostrano tutto a Rosalya che si voltò sconvolta verso Iris che dal canto uso era sulla stessa lunghezza d’onda di Erin. Infatti subito dopo la rossa esclamò:
“io invece prenderò questa canottiera: mi piace la linea sportiva. E poi questa mucca disegnata davanti è così adorabile. Guarda che occhioni”
Erin e Iris fissarono Rosalya, guardandola con aspettativa. La ragazza era rimasta senza parole:
“allora? Piacciono anche a te? Le ho prese lag-“ cominciò a dire Erin, convinta che anche lei fosse stata conquistata dalle loro scelte.
“ma sei fuori? Ti pare che vado in giro con un pinguino sulle chiappe io?” sbottò Rosalya.
“cos’hanno che non va?” chiese Erin, guardando confusa il suo prossimo acquisto:
“avete diciassette anni o sette?”
“ma è carinissima questa mucca” contestò Iris.
“oh, ma certo! Con quelle lunghe ciglia accende le fantasie sessuali più sfrenate in un uomo!” replicò sarcastica Rosalya  “ecco perché non avete ancora un ragazzo voi due! ”
“e chi si è mai lamentato?” farfugliò Iris scattando sulla difensiva:
“ve lo dico da aspirante stilista: voi avete molto potenziale, ma non vi valorizzate… specie tu!” disse, puntando l’indice contro Erin.
Le due ragazze si guardarono basite. Nonostante la reazione di Rosalya, trovavano piuttosto buffa quella situazione.
“comunque sia, fate come volete. Questi ve li regalo io. Protestate quanto volete, ma un giorno questo intimo da battaglia vi farà comodo e tornerete a ringraziarmi!” annunciò perentoria Rosalya dirigendosi verso la cassa.
Erin ed Iris la osservarono mentre a grandi passi sfilava in direzione della cassa. Sollevarono le spalle, consapevoli che niente avrebbe fatto cambiare idea a quel tornado umano e, sorridendo, la raggiunsero tenendo strettamente in mano i loro articoli.
 
“era proprio necessario far quel commento prima a pranzo?”
“ti riferisci al costume di Erin?” precisò Lysandre, scarabocchiando qualcosa sul suo block-notes.
I due amici si erano appollaiati sul tetto in cui Castiel aveva nascosto il pallone da basket due settimane prima e che rappresentava il posto preferito di Lysandre. La scuola era ormai deserta e talvolta il rosso invadeva quell’angolo di paradiso che l’amico si era ritagliato.
“sì… non era il caso” confermò Castiel aspirando la sigaretta.
“ho solo detto che mi hai parlato del suo costume” puntualizzò Lysandre pacatamente “non ho mica specificato che ha un… aspetta… come avevi detto? …ah sì: un culo da sbavo” aggiunse divertito.
Castiel arrossì e stizzito promise:
“la prossima volta evito di raccontarti queste cose”
Tra i due cadde il silenzio. Lysandre era impegnato a scrivere i suoi pensieri nel taccuino che teneva in mano mentre Castiel era perso a contemplare l’orizzonte, lungo il quale il sole si stava ormai nascondendo.
Dopo un po’ Lysandre commentò tra sé e sé:
“dovresti darti una mossa”
Il rosso lo guardò senza capire.
L’amico aggiunse un paio di parole al suo appunto e poi chiuse il libretto, ficcandoselo nella profonda tasca del suo cappotto.
Alzò lo sguardo verso lo zenit e chiarì:
“se aspetti troppo Nathaniel te la porterà via”
“ma di chi parli?” sbottò Castiel irritato per quel modo sibillino con cui l’amico sembrava quasi prenderlo in giro. Lysandre teneva il mento rivolto verso l’alto, per cui Castiel vedeva solo il profilo del ragazzo.
Notò che lo sguardo dell’amico si era spostato su di lui e un sorrisetto furbo gli aveva disteso la bocca.
“parli di Erin?” indovinò il chitarrista “ma ti pare che vado dietro a quella?!”
Lysandre fece spallucce, accrescendo l’irritazione del rosso.
“e comunque, lei è ancora molto confusa sul segretario” lo informò Castiel, distendendosi sul tetto e portando le mani dietro la nuca.
“finchè continui ad insultarla di certo non ha dubbi su di te” commentò Lysandre osservando una nuvola a forma di fiore.
Castiel si voltò stizzito e si frugò nelle tasche alla ricerca del lettore mp3.
Lysandre aveva voluto dargli qualcosa su cui riflettere, lui invece voleva solo sentirsi la mente annebbiata e non pensare a cosa sarebbe successo in sua assenza durante la gita.
 
Quello che era iniziato come uno shopping movimentato si concluse al meglio: quando passarono al negozio di vestiti, Rosalya si dimostrò in grado di adattarsi allo stile delle due ragazze scegliendo per loro i capi più adatti. Erin, dal canto suo, accettò di buon grado di mettere da parte lo stile che aveva adottato nelle ultime settimane, ossia quello di Sophia, per tornare a vestire in modo più femminile.
In camerino indossò un vestito aderente in vita con una gonna che le arrivava al ginocchio. Aveva lo scollo  a barchetta e nel complesso la linea sottile della ragazza veniva valorizzata. Rosalya le aveva procurato anche dei braccialetti con cui adornare i polsi lasciati scoperti da una manica a tre quarti.
Quando uscì per mostrare il risultato, Iris e la stilista rimasero a bocca aperta.
Pur nella sua semplicità, Erin era elegante e raffinata. Il suo passato di ballerina era ora lampante e testimoniato da quel fisico snello e femminile. Prima che Erin potesse specchiarsi, Rosalya le si avvicinò e le raccolse i lunghi capelli in uno chignon disordinato. Mentre Iris non riusciva a smettere di complimentarsi con l’amica per il suo aspetto, Rosalya condusse la sua cliente davanti allo specchio e commentò dolcemente:
“lo vedi cosa intendevo Erin?”
Erin si specchiò e per la prima volta dopo molto tempo non vide il riflesso della sorella.
Per la prima volta quell’immagine così lontana da Sophia e così vicina ad Erin, la fece sentire in pace con se stessa.   
 
Il sole non dava segno di voler comparire all’orizzonte e una pioggia leggera batteva contro la carrozzeria della macchina.
“che peccato partire con questo tempo! Speriamo che quando arriverete a destinazione troverete un po’ di sole” sperò Pam, frenando di fronte ad un semaforo rosso.
“stando al meteo sembrerebbe di sì” rispose Erin guardando fuori dal finestrino.
Pam si era offerta di accompagnare la nipote davanti a scuola, anziché farle prendere l’autobus. Non l’avrebbe vista per i successivi quattro giorni e ormai disabituata alla convivenza solitaria, sapeva che avrebbe sentito la mancanza della nipote.
 
Dopo aver ringraziato la sua autista, Erin scese dall’auto e recuperò il proprio zaino dal bagagliaio.
Da lontano vide Iris e Rosalya che chiacchieravano allegramente e si diresse verso di loro.
Facendosi largo tra gli studenti sentì un profumo fin troppo familiare.
Sollevò lo sguardo e incrociò quello di Nathaniel.
Il ragazzo era impegnato in una conversazione con un gruppo di persone della sua classe e vedendola, distolse l’attenzione da lei.
Erin inspirò, facendosi forza e continuò a procedere in direzione delle sue amiche.
Mentre camminava, teneva il mento alto e aveva un’espressione fiera e determinata.
In quel momento nella sua mente si impresse una promessa infrangibile:
“quando torneremo da questa gita, le cose tra di noi saranno cambiate Nathaniel”.
 
 
 
NOTE DELL’AUTORE:
Per la gioia di chi ha la pazienza di leggere i papiri che scrivo, sono tornata con un capitolo lunghissimo -.-‘’. Niente da fare… proprio non mi riesce di essere di parola e frazionarli in lunghezze più gestibili. Del resto non mi andava di spezzarlo così eccovelo in tutta la sua infinita lunghezza.
Se non altro, rispetto al capitolo precedente, questo mi ha dato più soddisfazioni. Credo che la risposta sia nel fatto che ci sono alcuni eventi di una certa intensità (almeno spero di averli resi come tali) primo tra tutti quello che dà il titolo al capitolo: la lite tra Erin e Nathaniel. Riuscirà la ragazza a farsi perdonare? E come? (Nath, Nath… sei troppo permaloso però eh -.-‘).
Tra l’altro ecco le prime gelosie da parte dei due boys che cominciano a contendersi Erin: da un lato Castiel che si trova davanti la sua amica sulle amorevoli spalle di Nathaniel (e come ogni classica eroina shoujo, Erin non capisce che il rosso è geloso -.-) e poi il biondo perché si sente minacciato dalla complicità che c’è tra i due.
È sufficiente quest’ultima a giustificare la (esagerata) reazione di Nath? O c’è qualcos’altro dietro che lo corrode?
Altro fatto di rilievo è l’inserimento di Rosalya. In questo capitolo infatti lei e Alexy entrano ufficialmente a far parte del gruppo. Spero abbiate apprezzato il personaggio piccante e forte di Rosalya. mi sono fatta quest’idea di lei non tanto dal gioco, quanto leggendo altre ff, e penso che il ruolo di donna navigata le si addica. Infatti visto che vorrei differenziare il più possibile i vari protagonisti, la ragazza si presenta come molto sicura di sé e determinata… una persona che è uscita rafforzata dagli eventi del passato. Voi come la vedete? Che ruolo le immaginate nella storia?
Sono curiosa di sentire le vostre opinioni :-)
Prima di salutarvi, un grazie a chi recensisce/ha aggiunto la storia tra preferite/seguite/ricordate. Alla prossima!

P.S. scusate se questa volta non ho fatto il riassunto del capitolo precedente. Me ne sono appena accorta -.-'... magari lo aggiungerò prossimamente.
 

 
 
  
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