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Autore: BlackN3on    29/07/2014    1 recensioni
Dovrai sempre vivere nella menzogna, nella tua falsità? Una persona che vive nella falsità cerca di non cadere ... ma prima o poi gli sarà inevitabile ... da solo non potrà rialzarsi. Non voglio vedermi costretto a toglierti la difficoltà. Inizia a vivere. Se non lo farai per te non ci sarà nessuna vita. Né qui ... ne lassù.
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~Era il 12 luglio ed era il suo compleanno. Tutti i parenti e gli amici gli avevano fatto gli auguri. Tutti quelli che gli volevano bene. Anche lei gli voleva bene, ma purtroppo il quattordicenne aveva dovuto lasciarla perché si era trasferito in quella città a circa venti chilometri dalla costa dell'Adriatico, nell'Italia Centrale. C'erano dei suoi parenti lì, gli era molto dispiaciuto lasciare la Sardegna ... la sua terra natale e tutti i suoi amici più stretti. A parte ai suoi parenti conosceva qualcun altro nella nuova cittadella ... "Nessuno d'importante" pensò il ragazzino, cercando di distogliersi da quel pensiero. Lo rendeva veramente nervoso, il motivo era per il fatto che non era vero che non fosse importante. Era stata importante per molti mesi, anche se quella passata relazione a distanza gli era più che altro servita non tanto per sfogarsi ... quanto per ingelosire Jessica, la ragazza che aveva dovuto lasciare giorni prima. Ora non valeva niente neanche lei.
Sei un cuore di pietra, sei un vero idiota, smettila di prendere in giro la gente in questo modo, non provi niente per Jessica, che ti ha voluto bene per tutto quel tempo? Non pensi che dovresti chiedere scusa almeno a lei che c'era sempre quando volevi, che forse ti piaceva e non ci sei stato solo per popolarità, per compassione o semplicemente per falsità? E tutti gli altri? Dovrai sempre vivere nella menzogna, nella tua falsità? Una persona che vive nella falsità cerca di non cadere ... ma prima o poi gli sarà inevitabile ... da solo non potrà rialzarsi. Non voglio vedermi costretto a toglierti la difficoltà. Inizia a vivere. Se non lo farai per te non ci sarà nessuna vita. Né qui ... ne lassù.
Non aveva voglia di chiedere scusa nemmeno alla sua conoscente che abitava a pochi isolati da casa sua. Anche Lei c'era stata a consolarlo quando ne aveva bisogno. All'inizio a Lei quello non piaceva proprio, sapeva che la prendeva in giro, lo sapeva benissimo, ma dopo poche settimane si era fidata di lui, aveva smesso di pensare male del ragazzino e si lasciò andare. Le era sembrato un buon amico, quando aveva bisogno di sfogarsi La consolava, ma non aveva niente di più da dirLe se non parole di consolazione, non si sfogava neanche più, non commentava più le sue battute nervosette né gliene importava quando per qualche arcano motivo scoppiava a piangere e gli diceva con sincerità che non lo sopportava più, che si era innamorata e a lui non gliene importava niente. E continuava tuttavia a rispondere che non era vero, che le voleva molto bene, che per nulla al mondo avrebbe osato tradirla. Piacevano le persone sincere a lui. Anche a Lei, se è per questo. Ma non credeva nemmeno un po' che lui fosse sincero, anzi, nessuno al mondo l'aveva presa in giro in quel modo. Ma sapeva a che gioco stava giocando per fare ingelosire Jessica ed era stata al suo gioco, sperando di aiutarlo. Perché si fidava di lui. Gli voleva bene più di qualunque altra persona. Lui non ci pensava, non aveva nessun rimpianto. "Fanno tutte così ... e passerà." Pensava. Ma non sapeva quanto Lei ci aveva sofferto. Aveva disperatamente provato a ricontattarlo, per mesi e mesi, la cicatrice evidentemente Le dava ancora problemi. Era evidentemente era profonda, un ferita guarita, ma Le aveva fatto molto male e dubitava che avrebbe potuto dimenticarsene. Aveva perdonato Michael e se ci fosse stato lo avrebbe amato per sempre.

Era il giorno del suo quattordicesimo compleanno e aveva la mente affollata dai sensi di colpa. Arrivò sua sorella a dargli una mano con i bagagli. La sua nipotina di pochi mesi era motivo per lui di felicità. Le voleva molto bene. Aveva  raccontato a Lei di sua nipote una volta e aveva detto che un giorno gliel'avrebbe fatta vedere. Lei non ci aveva mai creduto, ma ci sperava, ci sperava anche che lui le rispondesse ogni tanto ai messaggi che gli mandava.  Erano mesi che aveva rinunciato a provarci. E ora era il compleanno di Michael. 
Verrai punito per ciò che hai fatto. Verrai punito per il tuo menefreghismo. Verrai punito perché non lo sai, verrai punito perché sei un vigliacco. Preferisci nasconderti che chiarirti. Vuoi sempre fare solo ciò che vuoi senza curarti del fatto che nuocerai a qualcuno. Ma sei un vigliacco anche perché non sei disposto a soffrire per qualcuno. Non sei disposto a soffrire e basta. Ma se vivi sei abbastanza forte da affrontare la vita, ma se non ti rialzi non sei abbastanza forte per andare avanti. E tu hai paura di cadere, credi di non essere abbastanza forte per rialzarti. Sei ancora un ragazzino, non capirai probabilmente ... o non vuoi capire. Se preferisci andare avanti in questo modo ... usando e gettando le persone a tuo piacimento come se fossero oggetti ... fai pure. Ma verrai punito. Ancora un mese. Non costringermi a farlo. Puoi ancora rimediare, puoi chiedere perdono, puoi dire la verità. Puoi essere sincero e smetterla di fare finta di esserlo. La verità ferirà molto meno della tua falsità. Chiarire con la verità sarà più che sufficiente, chiedi perdono. Butta il tuo orgoglio da parte. E anche la tua vigliaccheria. Un mese da oggi. Ti ripeto ... non costringermi a farlo. So che c'é del buono in te. Metti a posto la tua coscienza e dai peso a quello che cerchi di sopprimere. Ricorda ... una persona che non è capace di rialzarsi non è capace di andare avanti. Dimostra quanto vali.
Sorrise. Era il compleanno di Michael. Più che un sorriso era un ghigno. Un ghigno di sfida. Non si era mai arrabbiata per nessuno in quel modo. Era l'unica persona che era riuscita a farla arrabbiare veramente. Ma l'aveva perdonato, ... e gli avrebbe spedito anche gli auguri. Non era importante che Le rispondesse. Voleva solo che lo vedesse e capisse che c'era ancora per Lei. Che Michael esisteva ancora per Lei e anche se l'aveva fatta soffrire (e non solo a lei) ci pensava ancora.
Squillò il suo cellulare. Era un messaggio di auguri da quella là.  "Buon compleanno, non mi son fatta sentire in questi mesi, anche se credo non sia importante ... credevo fosse gentile farti comunque gli auguri. Buone vacanze".  Michael lesse e rilesse il messaggio. Non si immaginava che quella testa dura avrebbe perso tempo a fargli gli auguri ... "Patetica. Semplicemente"pensò. "Quattro mesi che non le parlo e mi fa gli auguri. Bah, meglio se ignoro."
Rispondile, idiota, rispondile! E non solo. Chiedile perdono e chiamala. Dimostra quanto vali e dille che sei stato falso. Che non le vuoi bene, magari, che l'hai usata per ingelosire Jessica, basta che tu dica la verità. 
Michael esitò. Forse avrebbe veramente fatto bene a dire la verità.
Sì,sì! Fallo! Non te ne pentirai. Hai un mese per cambiare idea. Potrei decidere di ridurre a una settimana ...
Una settimana. Una settimana cosa? Eppure si sentiva oppresso da quel pensiero, come se fosse stato un limite. Si sentiva veramente strano da quando si era trasferito. Sapeva che si era comportato male con Jessica ma si vergognava a chiederle scusa. Non voleva. Tanto non l'avrebbe più rivista. Ma c'era qualcun altro in quella città. E anche quel qualcuno aveva qualcosa in sospeso con lui, aveva molti dubbi e voleva la verità. Ma avrebbe potuto ignorare anche quella persona. Passò un giorno. Ne passarono due, poi tre poi quattro. Il senso di oppressione si faceva sempre più intenso per Michael.
Verrai punito.    
Una risata gelida e perfida. Ma sembravano più voci sovrapposte. Un volto pallido, e un largo sorriso intagliato. Un'espressione malvagia stampata sul volto. Jessica. Un'altra ragazza.  Non capiva se era una ragazza o un uomo ... rosso. Urlò.  Michael si mise a sedere sul letto e prese il cellulare. Erano le due di mattina. Aveva fatto di nuovo quell'incubo. Per la quarta volta consecutiva. Erano da anni che non ne faceva, e ora ... 
Si rese conto che era perseguitato. Stava diventando una vera propria ossessione e Michael andava a letto sempre con la luce accesa, con il suo cane accucciato accanto a lui. A volte piangeva, sia durante il giorno che durante la notte e allora pensò di avere una crisi di nervi. Cosa poteva essere da farlo soffrire in quel modo? Cosa gli stava succedendo, cosa gli stavano facendo?
Loro? Sei tu! Non hai fatto che vivere nella falsità, DEVI CAMBIARE. Verrai punito per la tua scorrettezza. Cambia e non rimpiangerai più niente. Cambia e non la tua anima non sarà più oppressa dai sensi di colpa. Cambia o te ne pentirai. Cambia. O morirai. TU NON VUOI MORIRE. Ma sei debole ...
Di nuovo quel sibilo, quella voce gelida. A Michael sembrava che avesse un tono sofferente, ma con una nota di perfidia nella voce. Cosa poteva essere? Si Guardò intorno, terrorizzato. Accese la lampada sul comodino e trattenendo il fiato spostò lo sguardo da una parte e dall'altra della sua camera, intravedeva i mobili nella penombra creata dalla fioca luce della lampadina. C'era il silenzio più totale, poi guardò per terra sul tappeto e vide il cane. Era sveglio. Guaiva, irrequieto. Inizio a ringhiare e abbaiare contro la finestra aperta.
-Vieni qui, piccolo ... cosa c'è? ... La finestra! Non può essersi aperta da sola!- rimase immobile, terrorizzato. C'era qualcosa ... Improvvisamente si sentì una risatina agghiacciante, poi una voce parlò. Proveniva da fuori della finestra. Era appena percettibile e non sembrava una voce umana.
- Tu mi hai costretto a prendere una decisione che avrei potuto cambiare ...
Un viso lungo e pallido con degli occhi piccoli e tondi, incavati, i capelli lunghi e neri in disordine e un sorriso intagliato e insanguinato si vide alla finestra. Michael si sentì il sangue gelare nelle vene. Urlò. Quello non era un incubo ... era reale! Un uomo alto e magro saltò nella stanza e brandendo un coltello che sembrava consumato. Si fiondò sul ragazzo, che scartò di lato.
-Mamma! Papà! Aiuto! No! No! Stammi lontano!
-Ora avrai ciò che ti meriti, piccolo inutile vermiciattolo! BUON COMPLEANNO!- ghignò l'uomo con una risata sardonica. Piantò il ragazzo sul letto tenendolo per il collo, mentre quello si divincolava disperatamente cercando di colpirlo e liberarsi.
-E ora ... TORNA A DORMIRE! - concluse poi l'uomo con un ghigno, poi iniziò a incidergli il volto.
-NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!! AAAAAAAAAAAAAAARGH!

  

 

Silenzio. La sua fronte era imperlata di sudore. Aprì gli occhi piano. Un raggio di Sole gli inondava la stanza e si posava sul suo volto, ferendogli le pupille, riflettendosi nelle castane iridi. Era appena il tredici luglio. Michael si accorse che stava piangendo. Si asciugò le lacrime e ciò che fece subito dopo stupì lui stesso. La sua decisione gli rendeva il cuore leggero. Prese il cellulare e si scusò a partire da Lei, si scusò e la ringraziò degli auguri, seppure in ritardo. Si scusò perché sapeva che aveva sbagliato, e voleva rimediare. Aveva sbagliato tutto. Non sarebbe mai più stato falso. Lo giurò a se stesso, lo giurò pensando a tutte le persone a cui aveva aperto una ferita. Si era rialzato, dunque. E chi ha la forza per rialzarsi ha anche abbastanza forza per continuare ad andare avanti.  

   
 
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