Libri > Ragazzo da Parete
Ricorda la storia  |      
Autore: Shelby_    29/07/2014    1 recensioni
Tutto ciò che aveva rovinato la sua relazione con Patrick era la paura che faceva da ombra ad ogni suo gesto, paura di sé, paura degli altri, paura di Patrick, c'era sempre questa costante paura che lo seguiva e fu quella a rovinare tutto.
Dalla storia:
C’erano persone, tante, e lui era Brad e stava parlando con Patrick.
Lui era Brad e non doveva parlare con Patrick, non doveva perché bè, in quale scuola un giocatore di football parla con uno degli sfigati? Perché in quale mondo un ragazzo popolare si spaventa davanti a un perdente indifeso?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brad, Charlie, Patrick, Sam, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
HTML Editor - Full Version
5 times Brad was afraid (+ 1 time he wasn’t)
 
“It's okay to love something a little too much, as long as it's real to you.”
- Gerard Way

 
Help, I have done it again
I have been here many times before
Hurt myself again today
And the worst part is there's no one else to blame”
 
I.
Il suo ruolo nella squadra stava diventando sempre più importante ed era così contento di vedere quegli sguardi negli occhi dei suoi genitori, entrambi così fieri di lui.
Faceva il possibile per essere il figlio che tutti avrebbero voluto e viveva basandosi sulle aspettative dei suoi genitori e non sembrava poter andare meglio di così. Ovviamente aveva bisogno di migliorare un po’ a scuola in un paio di materie ma cosa poteva farci?
Brad Hays era pur sempre uno dei ragazzi più popolari della scuola, il classico bel quarterback, semplicemente non era stupido, maleducato o un bullo, e non se la faceva con una bella cheerleader bionda con tanti capelli sulla testa ma niente dentro di essa.
Certo, le ragazze che c’erano a scuola erano tutte belle, o comunque molte di esse sembravano interessanti, semplicemente non per Brad.
Aveva avuto qualche ragazza e nella sua mente tutto ciò che vedeva erano gli occhi di suo padre, felici, mentre guardavano i due insieme, ma c’era una parte di lui che sapeva—quella parte di lui lo sapeva e basta.
Sapeva anche che tutti quegli sguardi erano sbagliati, che quei sorrisi non ci sarebbero dovuti essere, eppure erano lì, ogni volta. Quando Brad sapeva che l’altro era all’interno della stessa stanza lo cercava senza pensarci troppo.
Mai una volta, però, osò avvicinarsi. Dovendoci pensare nemmeno ricorda come tutto cominciò, ricorda solo che sempre più spesso si ritrovava alle stesse feste con lui e ogni volta non poteva far altro che provare a far finta di niente, fallendo miserabilmente.
«Tu sei Brad Hays, il quarterback, non è vero?» alzò lo sguardo dal suo bicchiere, era il terzo forse, magari di più, sì decisamente.
Cominciò a chiedersi se lui fosse davvero Brad. Di sicuro il Brad che lui e suo padre conoscevano avrebbe risposto di sì con fierezza nel suo sguardo, perché lui era il solo e unico Brad Hays.
Annuì, cercando di sorridere, anche se probabilmente gli uscì una strana espressione imbarazzante. «Mh, no—cioè, sì sono io, Brad Hays, il quarterback della squadra».
Si girò alla ricerca dei suoi amici ma non vide nessuno di loro nelle vicinanze. «Tu invece sei—» fu interrotto prima che potesse continuare.
L’altro fece una smorfia. «Sì, non c’è bisogno di ripeterlo. Sono io, Niente. Ah ah» si vedeva benissimo quanto stanco fosse di una battuta che sicuramente sarebbe continuata a lungo.
«No, no, so chi sei. Tu non sei Niente, tu sei Patrick» e si pentì così tanto di una sola frase.
Patrick sorrise dolcemente, un sorriso che non aveva mai mostrato prima e si rese conto di non volere stare lì, o meglio, non poteva stare lì, con lui, davanti a tutte quelle persone.
C’erano persone, tante, e lui era Brad e stava parlando con Patrick.
Lui era Brad e non doveva parlare con Patrick, non doveva perché bè, in quale scuola un giocatore di football parla con uno degli sfigati? Perché in quale mondo un ragazzo popolare si spaventa davanti a un perdente indifeso?
«Brad, andiamo! Cosa fai?» tornò sulla terra richiamato dall’urlo del suo amico e non ci pensò due volte prima di voltarsi e scappare.
Scappare era da codardi, ma lui di sicuro non avrebbe mai negato di esserlo.
 
 
II.
Un’altra festa, altri drink, tanta altra gente e Patrick. Andava avanti così da diverso tempo ormai ed era un’abitudine la sua.
Ogni volta diceva di sì, ed era disposto a rinunciare ad altri piani da prima programmati solo per andare ad una festa, i suoi genitori non erano così felici di non poter vedere quasi mai il loro figlio durante il weekend e per questo si impegnava nello studio, si allenava duramente, lo stava facendo per i suoi genitori, o almeno così si ripeteva nella testa. Lo faceva soprattutto per alleviare i sensi di colpa, e perché aveva bisogno di una distrazione migliore dell’alcol, quello gli bastava quando era con Patrick e aveva bisogno di un qualcosa per tutti i momenti in cui non era con lui, o almeno i momenti in cui non c’era fisicamente, perché Patrick era sempre lì alla fine.
Ogni giorno andava a scuola, si sedeva vicino ai suoi amici, rideva, scherzava, e poi la giornata finiva e andava a casa, qualche pomeriggio si concedeva delle uscite con gli amici, ma solitamente stava in casa a finire i compiti per poi uscire a correre per ore, ma quando sapeva che i suoi genitori sarebbero usciti andava a bere qualcosa prendendo delle bottiglie dalla vetrina; ultimamente, però, sua madre continuava a prendersela con suo padre perché stava notando la differenza di liquido nelle diverse bottiglie, mai si sarebbe immaginata che il suo amato figlio era quello che le prendeva di nascosto, e non l’uomo che ora stava accusando ingiustamente, così stava cercando di smettere.
Tutto ciò era colpa sua, colpa dei suoi sentimenti, colpa di ciò che provava. Se solo avesse accettato tutte le volte che una ragazza gli chiedeva di uscire, ora non sarebbe in questa situazione, se solo lui fosse stato normale, anche il resto lo sarebbe stato.
Non era in grado di sapere quale delle sensazioni che provava fosse quella più forte, se il senso di colpa, la paura o ciò che provava per Patrick.
Ad ogni modo, però, nonostante provasse tutte quelle sensazioni guardando i suoi genitori negli occhi — cosa che cercava di evitare il più possibile — non smetteva mai di ripetere sempre le stesse azioni.
Ogni weekend andava ad una festa e sapeva di trovare Patrick. Il finale era sempre lo stesso, e la settimana ricominciava.
Tornavano tutti a scuola il lunedì stanchi e coloro che erano riusciti ad andarci, parlavano della più recente festa mentre quelli che invece non ci erano andati si facevano raccontare i dettagli.
Inizialmente Patrick aveva preferito tralasciare i dettagli riguardanti Brad ogni volta che Sam o Mary Elizabeth gli chiedevano che fine avesse fatto, ma arrivò il momento in cui non riuscì più a mantenerlo un segreto.
Sam era sconvolta nel sentire di questa strana relazione, se così può essere definita, che andava avanti da settimane tra i due ma c’era qualcosa che non le tornava e, quando passando per i corridoi sentì Brad parlare con i suoi amici, fu in grado di capire a pieno.
«Hey, amico, ti sei divertito sabato sera, vero? È stata una festa grandiosa, decisamente migliore di quella di due settimane fa, visto che ho fatto bene a convincerti, tu nemmeno volevi venire» e fin qua niente di che, c’erano solo i giocatori di football che parlavano tra di loro come sempre fanno, girando per la scuola con quei sorrisi e la testa alta, facendosi sentire da tutti.
Poi, però, sentì la risposta di Brad. «Ci credo, ma io non ricordo assolutamente niente, devo aver bevuto troppo» e i suoi amici aggiunsero qualche commento riguardo al fatto che lui fosse sparito nel nulla dopo un po’ e cominciarono a sghignazzare cercando di indovinare che ragazza si fosse fatto.
Non accadde solo una volta, quei discorsi si ripetevano all’infinito. Ogni volta che Sam era accanto a Patrick in quei momenti lo guardava, e con il tempo cominciò a rivedere quello stesso sguardo che aveva visto poche volte quando erano più piccoli, quando si erano appena conosciuti. Sia lei che Patrick erano felici di esser diventati fratellastri, ma Patrick portava in sé una continua tristezza che non mostrava quasi mai, ma in quei momenti lei la rivedeva nei suoi occhi.
Settimana dopo settimana peggiorava, e tutti se ne erano resi conto ormai e si sentivano tutti così impotenti e di sicuro non riuscivano a capire come mai ogni volta Patrick continuasse ad arrendersi a lui, quando era palese che non lo meritasse affatto.
Ciò che nessuno di loro sapeva era che Brad ci stava male, non sapeva più riconoscersi quando si vedeva allo specchio e alla lista di orribili sensazioni provate ormai nei precedenti cinque mesi si aggiungeva un odio nei confronti di se stesso provocato da tutto il dolore che recava a Patrick. Inizialmente non lo vedeva, non lo capiva, come non riusciva a capire tante cose, però stava facendo soffrire Patrick.
Stava facendo soffrire i suoi genitori e pure se stesso, e tutto solo per provare sensazioni dalle quali ormai era dipendente.
Quando era con Patrick stava bene, ma non voleva, non era assolutamente quello che desiderava, o almeno era quello che non avrebbe dovuto desiderare, ma si sentiva impotente.
I suoi genitori una serata lo aspettarono a casa e vide così tanta rabbia e delusione nei loro occhi, ma c’era anche dispiacere. Gli chiesero perché lo stava facendo, perché alla sua giovane età beveva così tanto e quando non rispose suo padre gli ordinò di andare in camera.
Quella sera non pianse per la delusione che i suoi genitori provavano, lo fece perché una parte di sé, che diventava sempre più grande e forte, desiderava solo poter essere amato e desiderato da una persona che negli ultimi mesi gli aveva stravolto la vita, ma lui ancora una volta finse di star male per i motivi giusti, perché lo faceva sentire meglio.
Quando hai paura di una persona allora la eviti, se hai paura di una situazione allora fai in modo di non trovarti in essa, ma quando hai paura di te stesso, di ciò che vivi dentro di te, cosa fai?
Brad continuava a correre sperando di perdere la sua ombra per strada, o sperando di perdere pezzi di sé, ma con il tempo si rese conto che stava perdendo pezzi della corazza che si era costruito, si rese conto di aver perso così tanto tempo a costruirsi uno scudo di cartone che non gli sarebbe servito a niente in ogni caso.
 
 
III.
Aveva perso il conto dei mesi ormai, ma Patrick no, lui sapeva che erano passati ormai sette mesi, ed era il limite per entrambi.
Brad si era detto che sarebbe stata l’ultima volta, ma lo diceva sempre. Nonostante non tutti ci volessero credere, i due non facevano mai davvero qualcosa di esageratamente particolare, ma quella sera fu diverso, nessuno dei due pensò davvero a cosa stessero facendo mentre erano su quel letto, nessuno dei due pensò, si diedero una tregua per una volta tanto.
Proprio perché Brad non stava pensando, disse quelle parole che ormai da tempo gli giravano per la testa.
Una parte della sua mente era sempre stata abbastanza sicura sui suoi sentimenti per Patrick e ne era consapevole, ma Brad aveva sempre preferito ignorare quella parte di sé perché nella sua mente sarebbe stato tutto più facile così per tutti.
Ovviamente si sbagliava, lo sapeva, ma ignorava anche questo.
Non riuscì ad ignorare a lungo i sentimenti che provava però. All’inizio pensava che fossero solo sensazioni, si diceva che lo faceva perché era ubriaco o fatto, e che quelle che gli faceva provare erano semplici sensazioni che non contavano più di tanto alla fine, ma quelle sensazioni diventarono emozioni e sentimenti.
Non provò mai quella sensazione che si prova quando uno ha le farfalle nello stomaco o cose simili, non si era dato modo di provare certe cose.
Però continuava a provare qualcosa, per quanto preferisse fingere che così non fosse.
Allora lo disse e non fece nemmeno in tempo a registrare l’espressione di Patrick perché cominciò subito a piangere, come se avesse appena aperto l’entrata della gabbia in cui aveva rinchiuso tutto.
Pianse spingendo fuori da sé tutte le brutte sensazioni che aveva provato, la paura inclusa, anche se aveva paura in quel momento, questa volta fece finta di niente perché sapeva che niente sarebbe potuto andare male in quell’istante. Fuori da quella stanza sì, fuori da lì c’era l’inferno ad aspettarlo, ma lì dentro non c’era nessuno se non Patrick, ed è per questo che ripensandoci, fece bene a dirgli «Ti amo».
 
 
IV.
Era in classe e non aveva la minima voglia di ascoltare, era troppo stanco per farlo e presto ci sarebbe stata una partita importante con la squadra di football e poi bè, c’era anche Patrick, e aveva troppe cose di cui preoccuparsi.
Cominciò a guardare fuori dalla finestra e continuò finché non venne interrotto da una ragazza bionda di cui probabilmente avrebbe dovuto sapere il nome ma non lo ricordava affatto, e lei gli passò un bigliettino per poi avvicinarsi e sussurrargli «Tieni, è per te» e gli sorrise, Brad dovette ammettere che quella ragazza sembrava alquanto strana, ma dopotutto l’aveva vista girare con Patrick qualche volta e tutti i suoi amici sono parecchio strani.
Aprì il bigliettino senza sapere cosa aspettarsi.
 
“Dopo la partita di settimana prossima si va al King’s e subito dopo ad una festa a casa di Bob e tu sei invitato. Vieni o mi arrabbio.”
 
Riconoscere quella grafia, quel tono di voce che era udibile attraverso delle semplici lettere scritte fu facile, non aveva bisogno di chiedere chi glielo avesse scritto.
Secondo Sam questa relazione con Brad stava tirando fuori uno strano lato di Patrick, ma forse quello era semplicemente il lato che mostrava alla persona che amava, ad ogni modo, nascondeva la sua preoccupazione e lo prendeva in giro per quello, paragonandolo ad una dodicenne alle prese con la sua prima cotta.
Lei però era seriamente preoccupata, Patrick era stato così male in quei mesi per colpa di quel ragazzo, anche se non poteva negare che la sua ritrovata felicità la rendeva speranzosa.
Quando Patrick aveva cominciato a chiedersi se sarebbe stato giusto invitare o meno Brad ad una delle loro feste, Sam aveva risposto dicendo che avrebbe potuto provare, ma se non fosse venuto allora lei lo avrebbe probabilmente picchiato.
Brad doveva venire, Patrick sapeva quanto importante fosse quel passo e lui voleva farlo, ci teneva, la sua risposta all’invito sarebbe stata così importante per entrambi, per la loro relazione, sarebbe stato il punto che metteva fine alla lista di problemi.
Patrick ignorava il fatto che comunque la loro relazione sarebbe rimasta segreta a lungo, viveva quello che avevano facendo finta che fosse tutto più o meno normale, anche perché a lui non interessava più di tanto quello che la gente pensava o vedeva di lui, l’importante per lui era che le persone a lui care potessero vedere il vero Patrick e per questo lo aveva invitato, perché alla fine Brad era in qualche modo parte di Patrick.
Inizialmente Brad rifiutò, però. O meglio dire, non declinò ma nemmeno si mostrò contento all’idea. «Sono tutti miei amici, e non devi urlare a tutti che stiamo insieme» cercò di spiegare Patrick un pomeriggio. «Tu semplicemente entrerai da quella porta e a nessuno interesserà perché dentro quella casa tu non sarai Brad Hays, il famoso quarterback che avrà di sicuro appena vinto la partita, tu non sarai nessuno se non Brad, un normale ragazzo che ha deciso di uscire con gente diversa per una sera».
Patrick aveva ragione, anche se Brad preferì non dirglielo mai anche se, ad essere onesti, tutti sapevano che Patrick aveva sempre ragione.
La partita era finita da poco più di un’ora e aveva festeggiato con i suoi compagni di squadra per poi prendere una strada diversa. Fortunatamente non si perse mentre guardava quella strada che un giorno non molto lontano avrebbe imparato a memoria.
Arrivò davanti a quella casa, fuori c’erano un paio di persone e cominciò a pensare a tutte quelle che c’erano dentro.
Preferì allontanarsi, andò così nel retro della casa dove non c’era nessuno. Si sedette su una delle sedie che circondavano un tavolino e automaticamente si stese su di esso cercando di pensare alle cose giuste.
Non poteva entrare, non ci riusciva ma allo stesso tempo voleva farlo per Patrick.
«Hey, Brad» non si era reso conto della mano che si era appoggiata sulla sua spalla ma quando capì chi era non si mosse, preferì stare così. «Non devi farlo per forza, lo sai vero? Hai vinto, devi essere felice. Se vuoi possiamo andare da qualche altra parte o possiamo stare anche qua fuori, ti va?».
Un giorno Brad avrebbe scoperto che dietro quella porta non si nascondeva nessun drago a tre teste che lo avrebbe potuto divorare, ma per quella sera conobbe Alice e Mary Elizabeth, parlò come si deve anche con Sam e scoprì un pezzo della vita di Patrick di cui lui faceva parte adesso, e si divertì alla fine.
Passarono delle persone accanto a loro ma nessuno disse nulla, nessuno si chiese perché Brad fosse lì, o comunque a nessuno sembrava importare più di tanto e nella sua testa si diede l’ennesimo schiaffo perché ancora una volta aveva fatto il passo sbagliato, e tutto perché era un codardo.
Per questo, quando ormai si era fatto tardi, Brad chiamò a casa per dire che sarebbe rimasto da un amico anche per la notte quando in realtà era nel letto di Patrick a casa sua.
Parlarono per un po’ e Patrick cercò di capire ciò che Brad aveva provato quella sera, Brad gli promise che un giorno sarebbe andato ad una festa con lui, un giorno sarebbe diventata un’abitudine, e anche se nessuno dei due ci credeva troppo, sarebbe successo davvero.
Per ora, però, non lo avrebbe fatto. Scacciò tutti i pensieri negativi e si addormentò, perché era tutto ciò che poteva fare.
 
 
V.
Patrick ormai rappresentava una grande parte della sua vita, era una parte della sua vita che ormai non aveva più.
Era tornato a vivere la solita routine, o meglio dire, era diversa ma era ritornato a correre sul posto senza mai muoversi, ogni suo gesto era ripetuto ogni giorno nello stesso modo e la vita andava avanti, senza di lui però.
Ancora una volta era tutta colpa sua e ancora una volta stava facendo soffrire Patrick.
Ormai aveva capito che non ci poteva fare nulla, non sarebbe mai riuscito a stare con una ragazza ed essere felice, nemmeno per rendere contenti e fieri i suoi genitori, cosa che ormai non cercava più di fare perché sapeva che sarebbe stato impossibile.
Brad non cercava più di fare nulla ormai, ma ad ogni modo continuava a fingere, fingeva di stare bene, fingeva di detestare Patrick e gli sfigati come lui, fingeva di non avere lividi che lo ricoprivano, cercava di mantenere l’immagine che si era costruito e una parte di sé si odiava per questo, faceva il possibile per mantenere qualcosa di finto, per proteggersi da chissà cosa ma non faceva niente per mantenere l’unica cosa vera che aveva avuto.
Pensava in continuazione che fosse tutta colpa di Patrick, o comunque ci provava.
Il senso di colpa, la rabbia, la paura e tutte quelle sensazioni che non provava da tempo stavano venendo giù ad una velocità incredibile da un rubinetto rotto e lui aveva riempito tutti i suoi secchi, non ne aveva più di quelli con il suo nome sopra ormai, e allora aveva cominciato ad usare quelli di Patrick, a riversare qualcosa anche su di lui perché era la prima cosa che gli era venuta in mente di fare.
Non era solo colpa di Brad, ma anche di Patrick. Se non fosse stato per Patrick non si sarebbe mai trovato in questa situazione, se lui non fosse mai esistito la sua vita sarebbe rimasta normale, starebbe pensando alle partite, ai voti a scuola, alla sua ragazza.
Sarebbe tutto così normale e giusto, ma invece no, non aveva niente di tutto ciò ed era solo colpa di Patrick.
Ancora una volta era diviso in due e ancora una volta ascoltava la parte di sé che urlava più forte.
Quel giorno Patrick non sarebbe mai dovuto venire da lui, non gli avrebbe dovuto parlare, sarebbe dovuto stare al suo posto, nel suo tavolo, con i suoi amici, perché era giusto così, perché a scuola i giocatori di football non parlano con gli sfigati, e soprattutto non li amano.
Ovviamente però, Patrick lo fece.
Quando erano insieme Patrick non si arrabbiava mai, nelle situazioni difficili era sempre quello che cercava di trovare la giusta soluzione che non avrebbe ferito nessuno, a volte gli altri lo infastidivano, urlava risposte sarcastiche a quelli che lo chiamavano ancora Niente, ma solitamente non si mostrava mai arrabbiato particolarmente con una persona.
Certo, avevano discusso a volte ma non avevano mai davvero litigato.
Quella fu la prima volta. Quando lo chiamò frocio forse lo aveva fatto per avere l’ultima parola, non poteva farlo andare via così, non quando sembrava uscirne da vincitore, non davanti ai suoi amici, e allora lo disse, ma probabilmente era solo un altro modo per odiarsi, era ciò che continuava a ripetersi nella testa, ciò che continuava a dirsi, era come suo padre lo aveva chiamato mentre lo colpiva.
Brad era arrabbiato con Patrick, con se stesso e anche con suo padre, non poteva di certo negarlo, lo era anche con i suoi amici e con il mondo, perché se solo le cose fossero state diverse sarebbe potuto essere felice.
Patrick rappresentava tutto ciò, rappresentava quel lato di sé e della sua vita che ha sempre odiato, quella parte di cui si vergognava, e se solo non fosse stato per quella parte non si sarebbe trovato in quella situazione, per questo rispose quando Patrick gli tirò un pugno.
Entrambi non erano davvero così arrabbiati con l’altro, era una rabbia repressa che provavano nei confronti da tante cose e quel momento era l’unico in cui potevano lasciarla uscire e allora forse esagerarono.
Quando i suoi amici cominciarono a picchiare Patrick si sentì impotente, non era quello che voleva, sapeva che si sarebbe potuto trovare lui in quella situazione, era tutto ciò che voleva evitare infatti, era una delle cose da cui scappava, anche se non era l’unica. Quando era con Patrick a volte, in preda all’euforia probabilmente, pensava che sarebbe stato disposto a vivere una relazione normale con lui se tutto ciò che avrebbe ricevuto sarebbero state offese da qualche compagno, strani sguardi e cose simili, ma sapeva che non si sarebbe fermato tutto lì, non sarebbero state le uniche conseguenze.
Non fermò i suoi amici, anche se pensò di farlo.
Era troppo perso nei suoi pensieri per rendersi conto che Charlie si era alzato dal suo posto e stava venendo verso di loro.
Negli ultimi mesi Charlie sembrava aver legato con Patrick e i suoi amici, e Brad stava cominciando a conoscerlo. Non era un ragazzino tanto male, anche se il loro primo incontro è stato alquanto particolare.
Erano poche le persone a sapere di lui e Patrick, solo gli amici più stretti che i due fratellastri avevano e a Brad non importava più di tanto, era bello poter avere persone che capivano e quando lo vide sull’uscio della porta andò nel panico pensando che fosse un ragazzo qualsiasi ma Charlie aveva capito e non aveva fatto domande, Patrick aveva ragione nel dire che il ragazzo era speciale.
Come non si aspettava tale comprensione da parte sua, mai avrebbe immaginato che Charlie sarebbe stato capace di stendere così facilmente due dei suoi amici e, a giudicare dal silenzio che era calato nella mensa della scuola, nessuno lo avrebbe mai potuto prevedere.
Tutti gli occhi erano su di lui, ma lui era più concentrato su Patrick. Brad notò che stava piangendo.
Non riusciva a capire se fosse colpa sua, se fosse per la situazione in generale, sapeva solo che gli sarebbe piaciuto poterlo consolare ma allo stesso tempo pensava che se lo meritasse e non sapeva quale tra i due pensieri aumentasse ancor di più l’odio che aveva per se stesso.
Charlie guardò poi Brad, dopo aver aiutato Patrick ad alzarsi.
Disse una frase che lo sconvolse: «Se ti azzardi a rifarlo, lo dirò a tutti».
Si chiese se uno come Charlie ne sarebbe stato capace ma non riuscì a rispondersi, dopotutto lui era quello che aveva appena colpito e steso due persone e non poteva essere sicuro di niente.
In quel momento era terrorizzato da un ragazzino.
C’erano alcune persone che avevano la possibilità di alzarsi e dire a tutti la verità in ogni momento, ma nessuno lo stava facendo e viveva con la paura che potesse venire fuori prima o poi, e ora quella paura aveva un nome, ed era Charlie.
Ad ogni modo, Charlie era quello che aveva salvato Patrick a posto suo e gliene era grato.
Quando il preside decise la punizione giusta per ognuno di loro, Brad ne approfittò e parlò con Charlie. «Grazie. Grazie di averli fermati».
Sentiva il bisogno di dirlo. Stava lentamente realizzando il tutto, sul momento non si era reso davvero conto di quale fosse la situazione in cui si trovava e doveva fare qualcosa, non poteva andare avanti così.
«Di niente» rispose Charlie. I due non parlarono dopo quella breve conversazione, anche se a volte Brad sentiva lo sguardo del ragazzino su di sé.
Ancora non capiva come Charlie potesse essere così, giusto poco prima sembrava volerlo uccidere ma in quel momento sembrava aver capito e non sembrava arrabbiato.
Con Sam, però, andò diversamente. Era fuori dalla scuola ad aspettare Charlie ma anche Brad andò nella sua direzione e subito lei lo guardò semplicemente, non disse nulla.
«Digli che mi dispiace» era ciò che Brad riuscì a dire sul momento.
«Diglielo tu» e con quella risposta Brad capì che non c’era modo di ricevere una reazione tipo quella di Charlie, avrebbe potuto dire ogni cosa che sarebbe finita così comunque.
Sapeva che quello era il punto di non ritorno, non sarebbe mai tornato tutto come prima, non dopo quella giornata e pensò che sarebbe stato meglio così.
Patrick sarebbe andato al college, avrebbe trovato qualcuno e non se ne sarebbe fregato del resto, avrebbe vissuto la sua vita mentre Brad viveva quella creata dai suoi genitori.
Separarsi definitivamente avrebbe reso tutto più facile, ma avrebbe fatto tutto così male.
Quando vide Patrick e Charlie insieme, una sera, fece finta di niente, ma li notò. Brad preferiva non pensarci, preferiva non pensare che magari Patrick lo aveva sostituito così facilmente, perché Brad non ci era riuscito.
È vero, c’era una ragazza che ultimamente gli stava parecchio attorno ma era palese che lui non provasse niente per lei e ogni volta che andava con qualcuno, pensava sempre e solo a Patrick.
Ormai Brad non aveva più paura di perdere Patrick perché sapeva che lo aveva già perso.
Non aveva paura dei suoi genitori, o comunque non aveva più di tanto da temere visto che loro non avevano più delle aspettative nei suoi confronti e ormai stava vivendo ciò che temeva che sarebbe potuto succedere.
Alcune volte aveva ancora paura che potesse venire fuori tutto, si ripeteva in continuazione che c’erano cose peggiori in quel momento a cui pensare e che non avrebbe dovuto preoccuparsi per cose che sarebbero potute succedere ma a volte era inevitabile.
Ormai, però, non aveva più davvero paura delle cose perché stava vivendo tutte le sue paure, ne era circondato e lo stavano divorando.
 
 
“Go ahead, rip my heart out,
If you think that's what love's all about
 
+ VI.
Charlie non aveva mai organizzato una festa ma aveva deciso di provarci. I suoi amici stavano tornando e voleva fare qualcosa per loro.
Aveva chiesto l’aiuto di suo fratello, che anche lui era a casa per le vacanze ed era tornato prima del previsto, e lui aveva accettato volentieri contento di vedere che il suo fratellino stava meglio.
I suoi genitori avevano deciso di lasciargli la casa libera, ma solo dopo avergli fatto promettere che non avrebbe fatto nulla di sbagliato per cui loro si sarebbero potuti arrabbiare.
Aveva fatto la lista degli invitati, e non era molto lunga ma gli andava benissimo così.
Pochi giorni prima della festa decise di aggiungere un altro nome alla lista: Brad Hays.
A dir la verità era stato un consiglio di Bob che inizialmente aveva preferito non seguire perché Charlie non è il tipo di persona che si intromette nelle cose e gli sembrava una cosa dalla quale sarebbe dovuto rimanere fuori anche perché Sam lo avrebbe di sicuro odiato, e pure Patrick, e tutti lo avrebbero detestato ancora e non sarebbe andata a finire bene ma un giorno Bob gli disse che aveva casualmente mandato un invito pure a Brad e che no, non aveva passato i giorni precedenti cercando di scoprire dove si trovava per ottenere il suo indirizzo.
Allora Charlie fu quasi costretto ad aggiungere il nome, perché ormai era uno degli invitati e gli sembrava troppo da maleducati mandare un’altra lettera in cui diceva che non era più uno degli invitati.
In ogni lettera Charlie non parlava solo della sua festa ma anche di tutte le cose che aveva fatto a scuola, delle persone che lo circondavano, della vita in generale e ogni lettera aveva un contenuto diverso.
Quella per Sam era finita per diventare la più lunga.
Sua madre avrebbe tanto voluto conoscere come si deve gli amici di Charlie perché anche se ne aveva visti alcuni non aveva mai avuto la possibilità di parlarci, conoscerli meglio e Charlie le aveva promesso che avrebbe trovato il modo di accontentarla prima o poi.
Quel giorno qualcuno suonò e lui si precipitò ad aprire la porta, cercando di calmarsi un po’ prima. Venne subito schiacciato dai due fratellastri che tanto gli mancavano.
Passò la giornata in loro compagnia e verso ora di cena la madre di Charlie gli invitò a rimanere, e non ci volle molto per convincerli.
Patrick con il tempo era cambiato, era cresciuto, Sam gli aveva scritto che ora stava meglio, ma secondo Charlie una persona che sta meglio sorride e lui non lo faceva.
Se crescere implicava perdere anche quello allora Charlie avrebbe preferito rimanere così.
Per tutta la giornata Patrick aveva scherzato dicendo che si sentiva il terzo incomodo e Sam decise di lasciare i due ragazzi da soli per un po’ mentre lei andava a fare due chiacchiere con il resto della famiglia di Charlie.
I due si raccontarono un po’ di storie, cose divertenti che erano successe nell’ultimo periodo finché non calò il silenzio.
«E così darai la tua prima festa, mh?» chiese Patrick sorridendo.
Charlie provò una strana sensazione, si sentiva quasi in colpa, come se dovesse fare qualcosa che non stava facendo e cominciò a giocare con le sue mani mentre annuiva.
«Non ti preoccupare, appena ho letto la tua lettera ho fatto qualche chiamata e ho fatto tutto ciò che serviva per rendere la serata ancora più bella». Charlie lo sentì e alzò lo sguardo. «Rilassati, Charlie, Bob me l’ha detto» nel dirlo si avvicinò un po’ di più a Charlie cercando di guardarlo negli occhi.
«Cosa? Cioè, cos’è che ti ha detto?».
Patrick sorrise teneramente. Aveva sempre trovato Charlie un ragazzo alquanto innocente e tenero a volte. «Ti hanno mai detto che fai schifo a mentire? Non ci provare più o almeno esercitati, non so» cercò di utilizzare il suo solito tono sarcastico nel dirlo, quello che a Charlie era mancato.
La porta della cucina si aprì e Sam li raggiunse avvertendoli che era ora di andare.
La madre di Charlie e Sam cominciarono a salutarsi e i due ragazzi si alzarono dal divano.
Mentre si incamminavano verso la porta Patrick gli disse «Non verrà, lo sai vero?».
Sentendo quella domanda Charlie corrugò le sopracciglia. «E se dovesse venire invece?» per qualche motivo Charlie pensava che sarebbe venuto, ma anche lui non sapeva perché.
Si chiese se lui sarebbe andato ad una festa organizzata da Brad, e pensò che sarebbe dipeso dalle persone presenti. Se ci fosse stata Sam lui ci sarebbe andato di sicuro.
«In quel caso spero che si possa divertire» fu la risposta che Charlie ottenne.
Patrick uscì dalla porta con Sam a suo fianco e andarono dritti a casa.
Il giorno dopo Patrick pensò di essere all’interno di un film o un qualcosa di simile perché tra tutte le persone incontrò Brad in libreria, uno dei tanti posti in cui non si sarebbe aspettato di vederlo. Lui era entrato perché Sam gli aveva chiesto di comprare due libri e lei non poteva andare perché aveva chissà che cosa da fare.
Cercò di camminare dalla parte opposta, evitandolo come meglio poteva e quando non lo vide più tirò un sospiro di sollievo.
Brad inizialmente non lo aveva notato, ma sentì qualcuno sbattere contro uno scaffale e appena si girò lo riconobbe subito.
Non sapeva davvero cosa fare, Brad negli ultimi mesi si era ripreso e si era ritrovato in un ambiente dove si sentiva più a suo agio, anche adesso che era tornato a casa per le vacanze non era andato dai suoi genitori ma a casa di un amico che si era fatto un po’ di tempo fa che non viveva troppo lontano da lì.
Stava girando alla ricerca di regali da fare e non si sarebbe aspettato di ritrovarlo lì. Non aveva mai preso davvero in considerazione la possibilità di incontrarlo così presto e non sapeva come gestire la situazione. La sua reazione iniziale fu sorridere, non riuscì a fermarsi in tempo e sorrise.
Voleva scappare però perché sapeva che tutte le parole che Patrick sarebbe stato capace di dirgli se le sarebbe meritate, in quel momento poteva scegliere se tentare, se rischiare o se scappare.
Ciò che aveva davvero tolto ogni possibilità a loro due di far nascere una sana relazione sono sempre state le paure di Brad e con il tempo si era reso conto che era tutto ciò per cui si sarebbe dovuto sentire in colpa.
Non doveva delle scuse ai suoi genitori, le doveva a se stesso per come si era trattato e soprattutto le doveva a Patrick, in parte anche a Sam e tutti gli amici che con lui hanno sofferto.
Brad non aveva la minima idea di come si sentisse Patrick, per quanto ne sapeva poteva essere la persona più felice del mondo, poteva avere un fidanzato, ma una parte di lui preferiva pensare che Patrick provasse in qualche modo qualcosa per Brad, ogni tipo di sentimento gli sarebbe andato bene, sperava solo che l’altro non si fosse dimenticato di lui e si sentiva egoista nel pensarlo.
Patrick era davvero cambiato, aveva capito che non si stava facendo del bene e non solo con la storia di Brad, ma in generale. Stava cercando di crescere e diventare un esempio per se stesso.
Aveva passato un periodo in cui si sentiva uno schifo e a volte anche ora pensava a Brad, a tutto quello che era successo, ma quasi mai pensava davvero a lui. La sua mente si concentrava sempre sugli avvenimenti, sulle cose negative, non pensava quasi mai a quello che Brad era per lui, non pensava quasi mai alla relazione che avevano e a tutte le cose che avevano condiviso, perché alla fine non è stato quello a fargli del male ma tutto il resto.
Spesso però si chiedeva che fine avesse fatto, quello se lo chiedeva spesso.
Loro non erano mai stati quel tipo di coppia che si spezza ma i due rimangono amici, e Patrick dubitava altamente l’esistenza di coppie del genere.
Pensare a tutto ciò lo portava a pensare a Charlie e Sam e sorrideva sempre pensando a loro.
Sam gli diceva che lui meritava di avere una relazione che lo avrebbe fatto sorridere. Lui rispondeva dicendo che l’aveva avuta per un po’.
E ora erano entrambi lì, nella stessa stanza ancora una volta dopo così tanto tempo.
Brad per una volta decise di togliersi di dosso l’ansia e la paura e andò nella sua direzione.
Lo trovò nella sezione di libri per bambini, dove Patrick era finito seriamente per puro caso, seduto su una delle minuscole sedie, e Brad colse l’occasione al volo. «Mh, signore, non pensa di essere un po’ troppo grande per stare qua?» Patrick sentendo quella frase si girò di scatto, rischiando quasi di cadere dalla sedia in cui sembrava essersi incastrato.
Inizialmente non aveva riconosciuto la voce, anche perché Brad aveva cercato di imitare lo strano libraio che gli aveva dato il buongiorno appena era entrato.
«Io? Troppo grande? Direi di no» disse mentre cercava disperatamente di alzarsi da lì.
Vedendo che aveva bisogno di aiuto, Brad prese il suo polso e lo tirò su, cercando nel frattempo di tenere a terra la sedia. Per qualche attimo sembrava che sarebbero caduti entrambi, ma per fortuna non accadde. «Mi hanno insegnato che non si parla con gli sconosciuti» Brad non capì affatto che cosa intendesse con quella frase e appena la sentì pensò il peggio. Prima che potesse allarmarsi ancora di più, Patrick continuò: «Quindi piacere, io sono Patrick. Alle superiori mi chiamavano Niente, lunga storia che non è nemmeno divertente. Tu invece chi sei?».
Brad continuava a non capire ma decise di stare al gioco. «Il mio nome è Brad. Alle superiori mi chiamavano Brad, ed ero il quarterback ma no, non è come pensi, non avevo come fidanzata la stupida e bionda cheerleader» disse con tono sarcastico.
Decise di continuare prima che Patrick potesse dire qualcosa. «Però avevo di meglio» Patrick lo guardò confuso ma curioso allo stesso tempo. «Tu e lui avete così tanto in comune, sai, era davvero una bella persona, meglio di ogni cheerleader. Meglio di chiunque altro».
Patrick abbassò lo sguardo un attimo per poi guardarlo fisso negli occhi. «E cos’è successo a quella persona così bella e stupenda che ti ricorda me?» non sapeva se si sarebbe pentito di tutto ciò.
Aveva pensato che durante le vacanze probabilmente lo avrebbe rivisto però si era reso conto che Brad non aveva più nessuno in quella città, non aveva nemmeno una famiglia ad accoglierlo e quell’eccitazione che aveva inizialmente provato nel pensare che forse l’avrebbe rivisto è morta sul nascere.
«Me la sono lasciata scappare perché avevo paura. Di cosa sto ancora cercando di capirlo».
«Visto che io e quella persona siamo così simili posso leggere i suoi pensieri, e ci tengo a dirti che ora anche lei ha paura» fece un sorriso che si trasformò in una smorfia «ma non sa esattamente di cosa e quindi preferisce non pensarci».
Ci fu un altro momento di silenzio finché Patrick non decise di dire qualcosa. «Io andrò ad una festa questo weekend, abbiamo bisogno di gente, vuoi venire?».
Brad sembrò pensarci per un attimo e Patrick non capì se stesse fingendo o meno. «Mh, intendi quelli organizzata da un certo Charlie? Pensavo di andare ma la gente che probabilmente ci sarà mi odia» alzò le spalle.
«Se gli dirò che sei mio amico, non ti odieranno più». Questa non era una seconda possibilità che stava dando a lui, era una seconda possibilità che entrambi si stavano dando a loro stessi.
Forse un giorno sarebbero tornati insieme, ed era ciò in cui entrambi ci speravano, però avevano lavorato così tanto per ricostruirsi e sarebbe stato meglio aspettare e vivere una relazione piena di cliché dove due amici diventano migliori amici e poi magicamente un giorno si rendono conto di avere sentimenti per l’altro e alla fine si mettono insieme, per loro l’ordine delle cose non era proprio questo però.
Patrick sapeva anche che sarebbero potuti essere amici e niente più, e non era sicuro che valesse la pena riprovare ma non voleva pensare a tutto adesso, era in vacanza e si stava prendendo una pausa.
A volte quando due persone si amano prendono il cuore dell’altra persona per sistemarlo, e a volte se lo tengono.
Patrick sa che se non fosse stato per Brad non sarebbe riuscito a cambiare così, in quel modo, e Brad sapeva che se non fosse stato per Patrick ora lui non esisterebbe, ed era arrivato il momento per loro di ringraziarsi.
Quel weekend entrarono dalla porta insieme. Non ci furono baci, o almeno non tra loro due.
Ci fu semplicemente la prima festa organizzata da Charlie, con un piccolo aiuto da parte di Bob e Patrick.
Ci furono dei ringraziamenti e delle scuse.
Ci furono amici che riuscirono a ritrovarsi tutti insieme, come ai vecchi tempi.
Niente era come prima, mai lo sarebbe stato, ma forse era ancora meglio.
 

 
Note dell'Autore: 
 
Saaaalve, è da una vita che non pubblico qualcosa e sentivo il bisogno di tornare a scrivere quindi ho deciso di farlo cominciando con i miei tesori, Brad e Patrick, a volte ho bisogno di leggere storie su di loro ma ce ne sono così poche che ho deciso di scrivere la mia :D
Ho segnato questa storia come "movieverse" ma a dir la verità mentre la scrivevo ho riletto diversi pezzi del libro e ho rivisto alcune parti del film e quindi ci sono scene che sono ispirate o ad uno o all'altro, per esempio per la scena della rissa in mensa ho preferito prendere come riferimento la versione del film e così via!
Oh, quasi dimenticavo, mentre scrivevo mi hanno accompagnata due canzoni che amo e che vi consiglio, non so perché ho scelto quella canzone di Sia sinceramente però per l'ultima parte della storia ho preferito cambiare canzone perché volevo scrivere qualcosa di più felice e meno pesante sotto un certo punto di vista :)
Bene, detto questo vi saluto. Grazie mille per aver letto, mi farebbe piacere sentire delle opinioni :3
Bye <3 
 
Ps. ringrazio Irene, la mia fan numero uno, per essere tutto ciò che è. 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Ragazzo da Parete / Vai alla pagina dell'autore: Shelby_