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Autore: ellephedre    29/07/2014    9 recensioni
1. Minako al settimo giorno di vita del suo bambino.
2. Ami al secondo mese di vita del suo bambino.
3. Ami e Rei (prima della nascita). Una chiacchierata a quattro con Usagi e Makoto.
4. Minako al settimo mese di gravidanza. È un pochino giù, ma sa come consolarsi.
5. Usagi e Mamoru, al sesto mese di Chibiusa, a Natale.
6. Yuichiro e Rei (alla nascita di Iria).
....
18. Gen babysitter (con Adam, 1 anno, e Iria, 8 mesi)
19 - Profetessa (Iria, 7 mesi)
20 - Nato per essere padre (Iria, 2 mesi)
21 - Rei e l'istinto materno (7 mesi)
22 - Halloween (Adam, 1 mese - Rei incinta di otto mesi)
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ami/Amy, Minako/Marta, Rei/Rea
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
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Maternità 2

 

Maternità

 

Autore: ellephedre

 

Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.

 


 

2 - Ami (a due mesi)

 

 

«Oggi vorrei fare un esperimento. Mi serve la tua collaborazione.»

Sistemato nel seggiolino, immerso nella sua tutina gialla, Adam la guardò. Se qualcuno gli rivolgeva la parola, lui si zittiva e ascoltava grave, gli occhi grigio scuro bene aperti.

Ami gli fece vedere cosa teneva in mano. «Questa è una macchina fotografica. Guarda quanto è grande l'obiettivo. Esce fuori, visto?» Lo avvicinò a lui e Adam allungò le piccole mani per toccarlo.

«Ce lo hanno regalato per te» gli sussurrò. «Può fotografare con grande precisione soggetti in rapido movimento, incapaci di stare fermi. Cosa ne pensi?»

Adam stava accarezzando l'oggetto misterioso, in un'accurata esplorazione tattile.

Ami gli pettinò i capelli azzurri, sistemando di lato una ciocca che gli cadeva sulla fronte. «Vorrei fotografare i tuoi primi sorrisi. Mi aiuti?»

Lui perse interesse nella macchina fotografica, emettendo un grosso sospiro che gonfiò per intero il suo piccolo petto.

«No!» si intenerì lei. Non lo aveva mai visto con un'espressione così mesta! «Cosa c'è?»

Il suo bambino si era già distratto. Ora guardava le profondità della stanza.

«Vuoi che giochi coi pupazzi davanti a te invece di parlare tanto? Lo faccio presto, ma prima...» Agitò rapidamente le dita sotto i calzini bianchi di lui, causandogli una smorfia a metà tra sorriso e indignazione.

C'era qualcosa che non andava.

«Okay.» Lo prese in braccio. «Sei di cattivo umore?» Lo tenne stretto al petto mentre guardava l'ora e ricordava. «Ah. È passato un po' di tempo dall'ultima pappa.» Era possibile che ci fosse un problema di pipì. Tastò il pannolino.

Sì, il peso era decisamente aumentato.

«Tutto a posto, ora sistemiamo.»

Camminò verso la stanza di lui, dirigendosi verso il fasciatoio.

Quando appoggiò Adam sul ripiano morbido, lui allargò di riflesso braccia e gambe, spingendola a dargli un bacio sulla fronte. «Non preoccuparti, non cadi.»

Attenta a tenere le mani nelle vicinanze di Adam, inquadrò rapidamente cosa le serviva per cambiarlo. Salviettine, pannolino nuovo, la crema... No, quella non c'era.

«Dove l'ha messa papà...?» rimuginò. Aprì il primo cassetto sotto il fasciatoio e trovò il tubetto immerso nella pila di tutine.

«È un disordinato!» accusò. Comincio a ridere, affondando la faccia nello stomaco del suo bambino. «Tu ci rendi disordinati!»

Sollevò gli occhi per guardare Adam e vide che lui accennava a sollevare gli angoli della bocca, troppo incerto per continuare.

«Capito, basta.»

Sbottonò la parte inferiore della tuta gialla di lui e gli liberò le gambe, sollevando il tessuto fino ad avere libero accesso a tutta la parte inferiore del suo corpo.

Ora sarò rapida. Nella stanza faceva freschino, appena finito doveva alzare il termostato.

Sollevò le linguette laterali del pannolino, tenendo già pronto quello pulito. Sollevò le gambe di Adam bene in alto, usando il pannolino che indossava per pulirlo di eventuali residui, che risultarono assenti.

«Bene» mugugnò. Quasi in contemporanea si liberò del pannolino usato e sistemò sotto di lui quello nuovo, appena in tempo perché non- In aria partì un fiotto.

«Ah!» Lo coprì appena in tempo.

Immobile, sorrise. «Lo fai apposta.»

Lui allargò le braccia sopra la testa, con tutta la calma di un neonato.

Cambiami.

Immaginando il comando, Ami si divertì. «Eseguo. Ma volevo pulirti meglio. Dici che riesco a...?» Prese una salvietta umida e con attenzione la infilò dentro il pannolino ancora aperto, pulendo a memoria il suo bambino.

«Sembra sia tutto a posto. Ora un po' di crema.» Coprendosi un dito d'unguento, ripeté l'operazione.

Nelle sopracciglia distese di Adam - uguali alle sue - scorse una nuova calma.

«Non ti piace sentirti bagnato, hm?» Terminò di cambiarlo e chiuse la tutina gialla. «Ora siamo a posto.»

Riportò Adam in salotto, dove aveva preparato la luce giusta per le foto che voleva fargli.

«In realtà...» Lo risistemò sul seggiolino. «Ne vorrei solo una, ma dev'essere bella. Potremmo usarla come cartolina di auguri per l'anno nuovo. Manco poco, siamo già a dicembre.»

Adam si stava mangiucchiando le dita. Sbadigliò.

Oh, no. «Hai sonno?» Abbassò la voce. «Dovrei lasciarti dormire.»

In risposta le palpebre di Adam iniziarono a calare.

Sospirando, Ami prese i ganci sul seggiolino e li incastrò con attenzione. Appoggiò seggiolino e bambino al suolo, su un lato del divano, in un angolo in ombra.

Notando il movimento, Ale-chan -  sdraiato sui cuscini - mosse la coda folta e le lanciò un'occhiata annoiata, felina.

«So che non ti piace quando piange» gli disse Ami. «Ma ora si sta preparando a dormire. Non ti disturberà.»

Sentì crescere nel petto uno sbadiglio e lo liberò.

Gatto e bambino l'avevano contagiata.

Eppure erano solo le sei di sera e lei aveva pensato di leggere un po' prima di-

Delle chiavi girarono nella porta d'ingresso.

Ami si prese del tempo per stiracchiarsi. Poi si mosse lentamente, ma non fece in tempo ad arrivare in corridoio: Alexander era già entrato in salotto. Da quando era nato Adam, lui aveva sempre fretta quando tornava a casa.

«Dov'è?» esordì.

In silenzio, lei gli indicò il punto dietro il divano.

Lui la baciò velocemente sulla guancia prima di fare il giro del mobile.

«Ah, eccolo.» 

Ami li raggiunse e sgranò gli occhi. Corse ad afferrare la macchina fotografica.

«Ride!» esclamò Alexander.

«Shh» gli disse lei, afferrando con delicatezza il manico sopra il seggiolino. Sollevò Adam, spostandolo di nuovo sotto la luce. «Come hai fatto?» sussurrò ad Alexander.

«Ho parlato» sorrise lui, poi entrambi guardarono increduli la bocca del loro bambino che si deformava in un perfetto sorriso sdentato.

Ami provò uno scatto. «Di' di nuovo qualcosa!»

Raggiante Alexander si rivolse ad Adam, solleticandolo piano sulla pancia. «Sei felice di rivedermi?»

Con le palpebre aperte a fatica, Adam rispose contento al sorriso di suo padre.

Ami scattò una decina di fotografie in mezzo secondo. Incredula, appoggiò di lato la fotocamera. «Look at that...»

Alexander stava baciando Adam sulla guancia. «Anche tu mi sei mancato.»

Lei si inginocchiò vicino a loro. «Quindi sorride a chi gli manca, non a chi lo cura tutto il giorno.» Trovò un bacio sulla fronte del suo piccolo mentre lui sbadigliava.

«Questa è l'ingratitudine di noi Foster.» Alexander tirò su il seggiolino e lo riportò nell'angolo in penombra accanto al divano. «Diamo per scontato chi ci sta vicino.» Ridendo piano, si chinò verso di lei per un saluto più adeguato.

Ami chiuse gli occhi per immergersi nel loro bacio da grandi. Staccandosi, sbadigliò in faccia ad Alexander.

«Ehi. Mi aspettavi per dormire?»

«No. Volevo leggere quello studio...»

Alexander picchiettò il divano vicino ad Adam. «Domani ci sto io con lui. Puoi fare un salto in biblioteca se vuoi.»

Senza dubbio, pensò lei.

Sentì lo stomaco gorgogliare. «Mi sta venendo fame.» Allattare era quasi peggio che essere incinta: non era mai stata tanto affamata come nell'ultimo anno della sua vita.

Alexander si era diretto in corridoio. «Sei fortunata.»

«Perché?»

«Ho comprato qualcosa di pronto da mangiare.»

Volle inginocchiarsi ai suoi piedi. «In quel ristorante?»

«Ah-ha.»

Quasi le vennero le lacrime agli occhi. In quei giorni amava mangiare, ma come sempre non aveva il tempo - o la voglia - di cucinare i piatti elaborati che il suo stomaco le esigeva.

«Oh, love. Sei commossa?»

«Di questi tempi mi bastano degli involtini di riso.»

Lui rise a basso volume e felice Ami gli prese di mano il sacchetto col cibo. «Per fortuna adesso non ingrasso.» Almeno quello.

«Non eri grassa. Avevi lui dentro.» 

Ma sembrava ce ne fossero stati due di Adam dentro il suo corpo.

Alexander cercò i suoi occhi. «Stavi tremendamente bene.»

Insomma. «Lo dici solo perché ti piacciono i seni grossi che mi sono venuti da allora.» 

Alexander recuperò lo stoviglie. «Not answering that.»

Divertita, lei scoperchiò i vassoi in alluminio che contenevano la loro cena. Il profumo le sconvolse il cervello.

«Hm. Più tardi potrei vedere un po' di questa lussuria?»

Lei tenne gli occhi bassi e scrollò le spalle. «Più tardi dormo. O leggo.»

«That hurts.»

Ami sorrise. «O potrei ricompensarti per questo buon cibo. Se è davvero buono.»

«Il migliore. Provalo.»

Ami si godette il primo boccone e il silenzio della casa, pacifico solo perché sapeva che Adam era lì con loro e dormiva tranquillo.

Osservò Alexander, la sua presenza, il modo in cui lui le sorrise quieto di rimando.

«Magari riposiamo insieme prima che si svegli» gli disse.

«Certo.»

«Parliamo.» Le mancava qualcuno che non le rispondesse con gorgheggi infantili.

«You did miss me.»

«A lot.»

Lui le prese la mano sopra il tavolo, portandola alla bocca. Le baciò il palmo. «Appena finito, facciamo tutto quello che vuoi.»

Forse lei voleva solo parlare, o dormire, o essere abbracciata. Forse aveva voglia di fare l'amore e addormentarsi, stremata di una stanchezza buona.

Alexander sbadigliò a bocca aperta. Quella notte lui si era svegliato due volte per Adam.

Forse dormiremo, pensò lei.

Sbadigliò nella propria testa, serena.

Ma sarà un buon sonno, per tutti e tre.

 

FINE

 


NdA: per questa storia e l'idea ringraziate il giorno di pioggia. Spero che la storia vi sia piaciuta :)

Piccola traduzione di alcuni dialoghi in inglese.

 

Ami

"Look at that" - "Ma guarda un po'..."

 

Alexander

"Not answering that" - "A questo non rispondo"

"That hurts" - "Questo fa male."

 

Ami e Alexander

"You did miss me" - "Ti sono mancato."

"A lot" - "Tanto."

 

Elle

 

 

P.S. Ho aperto un gruppo Facebook dedicato alle mie storie: Sailor Moon, Verso l'alba e oltre...

 

 

   
 
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