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Autore: Lily Liddell    29/07/2014    2 recensioni
Post-Mockingjay | Hayffie | Effie's POV {+Evelark}
~
Sequel di Rain.
{Potranno comunque essere lette separatamente.}
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Sono passati due mesi da quando Haymitch, Katniss e Peeta sono tornati al Distretto 12. Effie non se la passa bene, Plutarch le dà una mano ma il suo appartamento è stato distrutto durante i bombardamenti; è ancora psicologicamente sconvolta dall’esperienza in prigione e spera che il tempo guarisca le ferite.
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Capitolo 1:
Io non so più chi o che cosa sono. Al 13 ero una capitolina, alla Capitale sono una ribelle… Fortunatamente, fra le quattro mura di questo appartamento, sono solo Effie.
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Capitolo 18:
Dal momento che Peeta e Katniss hanno deciso di sposarsi pochi giorni prima del compleanno della ragazza, a lui tocca il compito di preparare non una, ma due torte.
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Capitolo 38:
L’odore pungente del detersivo s’infiltra nelle mie narici e non riesco a combattere la nausea.
I fumi profumati che evaporano dai vestiti appena lavati non sono nocivi ma mi vanno direttamente alla testa, causandomi continui capogiri.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Effie Trinket, Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Atmosphere'
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2x05 Una visita sgradita
 
A svegliarmi, questa mattina, sono le fusa di Pumpkin; ci metto un po’ a capire dove mi trovo, ma piano piano la mia mente torna ad essere attiva e la realtà prende consistenza attorno a me.
Non sono nel mio letto, sono in quello di Haymitch; nelle ultime settimane i suoi incubi sono diventati più insistenti.
È a corto di alcool e l’unica cosa che sembra funzionare per farlo addormentare, è la mia presenza accanto a lui la notte. Anche se non lo ammetterebbe mai… non mi ha chiesto lui di restare, mi sono autoinvitata, ma il fatto che non mi abbia cacciato, è la conferma di quello che pensavo.
Il motivo per cui la scorta di alcool di Haymitch è finita è il maltempo: nevica. Nevica incessantemente da due settimane ormai, e secondo Peeta non smetterà di nevicare fino ai primi di marzo.
Con un enorme sforzo di volontà, abbandono il letto e faccio qualche passo, agguantando la vestaglia che ho lasciato sulla sedia ieri notte e me la infilo, strofinando i palmi delle mani uno contro l’altro.
Pumpkin scende con un balzo dal letto e comincia a strusciarsi contro le mie gambe, mi chino appena per grattargli la testa dietro l’orecchio e lui comincia a fare le fusa. Quando miagola, dietro di me sento un fruscio di lenzuola e poi un lamento roco, ancora carico di sonno. “Trinket, fai stare zitta quella bestiaccia.”
Senza rispondere, mi limito a prendere in braccio Pumpkin, portando gli occhi al cielo e lascio la stanza in punta di piedi. È ancora presto e probabilmente stanno ancora dormendo tutti, non voglio fare rumore.
Scendo le scale ed entro in cucina, dove lascio andare il gatto e riempio la sua ciotola di croccantini, lui per ringraziarmi ricomincia la sua serenata di fusa.
Lo lascio in pace e raggiungo il salotto, dopo essermi accostata alla finestra, sposto appena la tenda con la mano per guardare fuori.
La neve cade lentamente, solo qualche fiocco, ma è così da giorni, alterna deboli nevicate a tempeste in piena regola.
Questo significa niente comunicazioni, né telefono… il che mi ha completamente separata dal resto di Panem. Non solo non può arrivare il carico di liquori di Haymitch, ma non possono nemmeno arrivare notizie da Plutarch e la cosa sta cominciando a innervosirmi.
Vorrei sapere che cosa sta succedendo alla Capitale, vorrei sapere se si hanno notizie di mia sorella e di mio cugino, vorrei poter parlare con la mia terapista… e perché no, anche scambiare lettere con Annie per sapere come stanno lei e il piccolo Finn.
I miei occhi poi vagano finché non trovano quello che resta della vecchia casa di Peeta, la mia vecchia casa. I lavori sono fermi da mesi, da quando sono cominciate le piogge, non solo per quanto riguarda la casa, ma anche per il resto del Distretto. Ricominceranno in primavera, quando la neve si scioglierà.
Con questi pensieri che mi ronzano in testa, abbandono la finestra per tornare in cucina. Pumpkin ha svuotato la ciotola e ora è già sparito, probabilmente rannicchiato sul letto di Lavinia, o sul divano.
Comincio a preparare del tè caldo, ogni giorno che passa, mi ritrovo ad odiare sempre di più l’inverno al Distretto 12. Detesto il freddo, mi ricorda i giorni passati rinchiusa in cella, vestita di niente se non una tunica di lino.
Mentre aspetto che l’acqua cominci a bollire, qualcuno suona al campanello e vado immediatamente ad aprire, prima che qualcuno si svegli, sono rari i momenti di pace come questi.
Alla porta è Peeta, regge un pacco in una mano e un cestino nell’altra. Mi faccio subito da parte. “Entra, o congelerai!” Gli dico con apprensione e lui non se lo fa ripetere due volte.
Non appena la porta si chiude alle sue spalle, Peeta mi passa quello che sta reggendo e comincia a strofinarsi le mani, lasciando neve fresca su tutto il pavimento. Evito di farglielo notare, perché ormai questa scena si ripete da giorni e gli volto le spalle, avviandomi verso la cucina. “Vieni, sto facendo un tè.”
Ancora una volta, Peeta non fa complimenti e mi raggiunge immediatamente; mentre metto in infusione le foglie di tè, poi, mi volto verso di lui che ora è seduto al tavolo, con di fronte il cestino e il pacco.
So che nel primo c’è del pane caldo, sfornato da poco, mentre ignoro completamente il contenuto del secondo.
Verso il tè bollente in due tazze e gliene porgo cautamente una, poi prendo posto di fronte a lui.
Dopo qualche attimo, e un paio di sorsi, Peeta sembra riprendersi completamente e spinge verso di me il pacchetto. “Era indirizzato alla mia vecchia casa, quindi lo hanno dato a me, ma è per te.” Mi spiega e io metto giù la tazza per ispezionarlo.
È un piccolo pacco marrone, mi stupisco che sia riuscito ad arrivare, dal momento che credevo che le comunicazioni fossero interrotte, ma evidentemente devono aver sfruttato queste ore di calma.
I timbri che lo ricoprono mi fanno capire immediatamente che arriva dalla Capitale, forse sono lettere di Plutarch.
“Mi hanno detto che probabilmente fra qualche ora arriveranno anche i carichi di liquore, di’ ad Haymitch che gli conviene fare scorta, non so quando arriverà un altro treno…”
Sorrido al ragazzo, poggiando il pacchetto e riprendendo in mano la tazza, solo per riscaldarmi i palmi. “Sono sicura che non ci sarà bisogno che glielo dica.”
Anche Peeta mi sorride, annuendo e infilando il naso praticamente nella tazza.
Rimaniamo a parlare ancora per un po’, mi racconta di come se la stanno cavando lui e Katniss. Ora che è tutto ricoperto di neve, non può andare a caccia e la cosa la rende parecchio frustrata, ma appena smette di nevicare per qualche ora, si arma di arco e frecce e sparisce.
Peeta mi fa sapere anche che gli incubi di entrambi sono notevolmente migliorati, così come i suoi episodi. Non ne ha avuto nessuno per quasi tre settimane ora e la cosa mi rende enormemente felice.
Quando se ne va, torno di sopra e comincio a preparare un bagno caldo. Il mese scorso ho fatto riparare la caldaia da Peeta, quando Haymitch si è rifiutato di farlo e da quel momento le cose sono cambiate radicalmente.
Le docce non sono più state gelide, e sinceramente, nonostante Haymitch mi abbia raccomandato di non passare ore chiusa in bagno, ho continuato a prendere tutto il tempo che mi serviva.
Riempio la vasca da bagno fino all’orlo e faccio schiumare il sapone profumato che ho trovato circa quattro settimane fa al Forno; ormai è quasi finito, spero di riuscire a recuperarne altro in fretta.
Mi metto a mollo e mi rilasso completamente, il caldo dell’acqua mi avvolge e mi culla e ogni pensiero mi abbandona.
Più di un’ora e mezza più tardi, lascio il bagno per raggiungere la cucina. Anita ha preparato la colazione e mangiamo tutti insieme, fatta eccezione per Haymitch che non si è ancora alzato.
Quando abbiamo finito, i ragazzi vanno a prepararsi per poi uscire a giocare con la neve, tutti e tre sembrano decisamente più entusiasti di me al riguardo.
Alla Capitale nevicava di rado, e quando lo faceva, enormi spazzaneve si assicuravano che le strade fossero ben pulite, e altri macchinari spargevano delle polveri che impedissero alla neve di depositarsi nuovamente, quindi non c’erano posti dove giocare.
Dopo essermi assicurata che i miei nipoti siano ben coperti, li lascio andare e riempio una grossa tazza di caffè da portare ad Haymitch.
Lo trovo già sveglio, intento a leggere sul letto. È così che cerca di distrarsi quando è in astinenza.
“Questa mattina Peeta mi ha detto che probabilmente più tardi arriverà il carico di liquori.”
Non mi risponde, ma non ho bisogno di una risposta. Solleva appena gli occhi dal libro e allunga una mano per prendere la tazza che gli sto porgendo, la mano trema ed è costretto a poggiare immediatamente la tazza sul comodino.
Non aggiungo altro e lo lascio in pace, sapendo che in questi casi preferisce restare da solo.

Diverse ore più tardi, dopo pranzo, sono seduta di fronte al camino acceso. Pumpkin è acciambellato sulle mie ginocchia e fa le fusa mentre lo accarezzo.
Sono completamente persa nei miei pensieri, quindi quando Alex mi si avvicina reggendo qualcosa, sussulto per la sorpresa.
“Che cos’è?” Mi chiede lui, facendomi vedere il pacchetto arrivato questa mattina.
Me ne ero completamente dimenticata, e allungo una mano per prenderlo. “Lettere, credo.” Non perdo tempo ad aprirlo questa volta e dentro ci sono, come pensavo, diverse lettere.
Le poggio sul divano, fra me e mio nipote, poi comincio a studiarle. Un paio sono di Plutarch, in una mi racconta che non si hanno notizie di mia sorella, ma mi informa che mio cugino si sta riprendendo e che presto sarà dimesso dall’ospedale; nell’altra invece – spedita un paio di giorni dopo – mi chiede di telefonarlo appena possibile per accordarci su alcuni termini del mio lavoro e di telefonare anche alla mia terapista, in modo da poter riprendere le nostre ‘sedute’.
Ci sono diverse lettere di Annie, mi scrive per raccontarmi come sta andando la sua vita. Finn ha quasi due anni, ormai scorrazza per tutta la casa, parlotta di continuo e ha imparato a nuotare.
Mi sorprendo di scoprire che da un paio di settimane Johanna è andata a vivere con lei. Non c’è scritto se la convivenza è momentanea o permanente, forse non lo sa nemmeno lei.
C’è anche una lettera di Venia, era più di un anno che non avevo notizie da lei o da Octavia e Flavius. Hanno saputo che io e i miei nipoti ci siamo trasferiti al Distretto 12 e vogliono sapere come stiamo.
Hanno aperto un centro S.P.A. al Distretto 1 e gli affari stanno andando bene, anche se i primi tempi è stata dura; Venia mi ha anche dato i loro numeri di telefono. Sono contenta per loro, e non appena le linee telefoniche riprenderanno a funzionare, li chiamerò sicuramente per parlare direttamente con loro.
“Zia, questa lettera è dell’assistente sociale.”
Alex interrompe ancora una volta il flusso dei miei pensieri, sollevo lo sguardo su di lui per rendermi conto che mi sta porgendo una lettera che ancora non avevo aperto. La prendo in mano e la rigiro più volte, è vero, il mittente è Deena Heller e il contenuto della lettera mi fa raggelare il sangue.
Ha cercato di mettersi in contatto telefonico con me e non c’è riuscita, quando nemmeno Plutarch è riuscito a darle le informazioni che cercava, ha deciso di venire a controllare di persona. La lettera è stata spedita una settimana fa e il giorno della visita è oggi. Ovviamente.
Sollevo lo sguardo dalla lettera e mi guardo intorno; la cucina è piena di piatti sporchi, il pavimento del salotto e dell’ingresso è ricoperto di impronte di fango e di neve sia fresca che sciolta.
La stanza di Haymitch è un inferno, quelle dei ragazzi sono in disordine e la visita potrebbe essere a momenti.
Mi alzò in fretta, facendo cadere a terra Pumpkin che si lamenta e risalta sul divano con un balzo. “Va’ immediatamente a chiamare le tue sorelle, probabilmente riceveremo una visita dall’assistente sociale oggi, dobbiamo risistemare la casa.”
Alex sembra preoccupato quanto me, se Deena Heller dovesse pensare che questo posto non è adatto a loro – e non lo è – probabilmente li riporterebbe alla Capitale, ora che mio cugino si è ripreso.
Comincia a fare le scale di corsa e sparisce subito dopo, io cerco di sistemare i cuscini sul divano e di sollevare da terra cartacce e bottiglie vuote, andandole a gettare nella pattumiera in cucina.
I piatti da fare sono una montagna… non ce la farò mai.
Quando torno in salotto, incrocio Haymitch pronto ad uscire. “Dove stai andando?” Domando prontamente, forse con un po’ troppa impazienza.
I suoi movimenti sono lenti e quando risponde, la sua voce è stanca. “Tu che cosa credi?” È più brusco del solito, e non mi guarda nemmeno in faccia mentre cerca di abbottonarsi la giacca, ma con le mani che tremano è un compito difficile.
Mi avvicino a lui per aiutarlo, pronta ad essere cacciata, ma non succede e comincio ad abbottonare i bottoni partendo da quello più in alto. “Sta per arrivare l’assistente sociale, io e i ragazzi rimetteremo tutto in ordine, se hai intenzione di ubriacarti non tornare prima di stasera.” Non vorrei sembrare troppo dura o scortese, ma l’ultima cosa di cui ho bisogno è Haymitch ubriaco che vomita sulle scarpe dell’assistente sociale.
Lui borbotta qualcosa di incomprensibile mentre abbottono anche l’ultimo bottone. “Per favore, quando passi davanti alla casa di Katniss, chiedi a Peeta di venire qui.” Lui annuisce distrattamente quando gli sistemo il colletto foderato di pelliccia e istintivamente mi porto in avanti per dargli un leggero bacio sulla guancia. “Non fare stupidaggini.” Lo congedo e lui apre la porta, richiudendola subito dopo.
L’aria gelida mi si attacca alle ossa e i comincio a battere i denti, torno di fronte al camino per riscaldarmi e poco dopo arriva Peeta. Gli spiego la situazione e insieme decidiamo come proseguire.
Lui farà i piatti mentre io sistemerò il piano di sopra con le camere da letto mentre i ragazzi si occuperanno dello studio e del salotto; secondo lui il prossimo treno che non sia da carico dovrebbe arrivare fra due ore, quindi abbiamo fino a quel momento per rivoltare la casa.
Dopo nemmeno mezz’ora da quando Peeta è arrivato, bussano alla porta. il cuore mi si ferma in gola, ma non è l’assistente sociale, è Haymitch accompagnato da alcuni amici. Portano con loro otto grosse casse cariche di liquori, mi basta uno sguardo per vedere che ha bevuto ma non tanto da essere ubriaco perso.
Prima che possa dire qualcosa, mi sorpassa e fa cenno agli altri di entrare. Quelli che lo hanno aiutato se ne vanno poco dopo e ho la sensazione che Haymitch resterà chiuso nella sua stanza per parecchio tempo. La cosa mi tranquillizza, in un certo senso.
Lavare il pavimento credevo sarebbe stata la cosa più difficile, ma quando metto piede nella camera di Haymitch, mi rendo conto che se provassi a fare qualcosa, non finirei mai in tempo. Ora è ubriaco, steso sul letto ancora vestito e con le scarpe piene di fango.
Facendo come se lui non esistesse, decido semplicemente di accantonare tutti i vestiti che sono sul pavimento da una parte e di buttare le bottiglie vuote, sperando con tutto il cuore che l’assistente sociale non voglia esaminare tutte le stanze.
Quando torno di sotto, il salotto e la cucina splendono, non so come ringraziare Peeta ma lui come al solito non vuole nulla in cambio.
Venti minuti più tardi, sono in salotto assieme ai miei nipoti e Deena Heller – con il suo volto da cavallo – e abbiamo tutti una tazza fumante in mano e il sorriso sulle labbra.
La temperatura all’interno della casa è perfetta grazie al camino, fuori ancora non nevica, e spero non riprenda ora.
Secondo Deena, la sua è una permanenza molto breve. Fra due ore deve riprendere il treno, ma se dovesse venire a nevicare molto forte, allora sarei costretta ad ospitarla per la notte ed è l’ultima cosa che voglio fare.
Per prima cosa parla con i ragazzi, gli fa domande di ogni genere. Chiede loro della scuola, e non sembra troppo entusiasta quando scopre che al Distretto 12 non c’è una vera e propria scuola, non ancora almeno. Ma mento spudoratamente quando le dico che in primavera, quando riprenderanno tutti i lavori di ricostruzione, partirà anche un progetto per quello. Immagino che comunque prima o poi la ricostruiranno…
Mentre parlano, lei appunta tutto su un quaderno che poggia sulle gambe, non so cosa darei per poter leggere quello che scrive.
Quando sembra aver finito con i miei nipoti, li rimanda di sopra e restiamo solo noi due.
“Sembrano molto più sereni rispetto all’ultima volta.” Comincia e la cosa mi porta un sorriso sincero sulle labbra. “Come mai ha deciso di venire al Distretto 12?”
È impossibile che non conosca il mio passato, sia prima che dopo la guerra, quindi la sua è una domanda di pura cortesia. “Ho degli amici qui, mi hanno aiutata a riprendermi.”
Lei annuisce, riprendendo a prendere appunti. “Ho saputo dell’incendio di cinque mesi fa.”
“Un incidente.” Mi affretto a dire, mascherando ogni genere di emozione sul mio viso. Era dai tempi dei Giochi che non recitavo in questo modo, mi stupisco di esserne ancora in grado. “Una fuga di gas, le case sono molto vecchie. Ma abbiamo fatto controllare tutto, questa casa è perfetta.”
Non ho nemmeno finito di parlare che dal piano di sopra arriva un sonoro tonfo. Qualcosa – o più probabilmente qualcuno – deve essere caduto per terra, ma mi sforzo di sorridere, senza distogliere lo sguardo da lei, come se non mi fossi accorta di nulla.
“Cos’è stato?” Mi chiede, confusa.
“Cos’è stato cosa?” Rispondo, fingendomi confusa anch’io.
Un altro tonfo e Deena si alza. “Questo.”
Io resto seduta, portando la tazza di tè alle labbra. “Probabilmente il gatto, è terribilmente maldestro.”
Ancora un altro tonfo, stavolta più pesante. “Un gatto incredibilmente grosso…” Un sopracciglio di Deena si alza, spostando lo sguardo da me al soffitto.
A questo punto porto una ciocca di capelli dietro l’orecchio e poggio la tazza sul tavolino, poi mi alzo anch’io. “Forse è il padrone di casa. È… malato. Ha la febbre molto, molto alta. Forse ha cercato di alzarsi ed è caduto.”
Deena sembra più sollevata e torna a sedersi, anche io faccio lo stesso. “Non vuole andare a controllare?”
“No.” Rispondo subito, forse troppo bruscamente. “No, non c’è bisogno… sono sicura che stia bene.” O almeno starà bene finché non andrò a tirargli il collo.
“Vivete con il padrone di casa? Credevo che questa casa fosse in affitto.”
Io scuoto la testa, mettendomi composta e riacquistando sicurezza; le sorrido e accavallo le gambe. “Siamo suoi ospiti, dopo l’incendio mi ha invitata a stare qui. Siamo vecchi amici.”
Il suo sguardo è fin troppo intenso, mentre riprende a scrivere sul suo maledettissimo quaderno. Come se non sapessi di tutte le voci che giravano ai tempi dei Giochi e anche dopo…
Fortunatamente non ha molto altro da chiedermi, facciamo un giro veloce della casa e riesco a convincerla ad evitare la stanza di Haymitch, premendo sulla sua presunta febbre altamente contagiosa.
Quando se ne va, vedo che Katniss e Peeta ci stanno osservando dalla loro finestra e non appena Deena sparisce dal Villaggio dei Vincitori, tutti e due lasciano la loro casa per raggiungermi e sapere tutto.
Gli racconto ogni cosa, e quando sono soddisfatti, li saluto. Ora devo andare ad uccidere Haymitch.
Come pensavo, lo trovo sul pavimento, steso supino con quattro bottiglie vuote ai piedi.
Pumpkin arriva da dietro di me e si avvicina al volto di Haymitch, annusandolo. Lui lo scaccia via con la mano ed un lamento; è in stato di semi-coscienza ma riesce a chiedermi com’è andata con l’assistente sociale. Evito di soffermarmi sui particolari, perché domani mattina non ricorderà nulla, mi limito a dire che per ora credo non prenderà provvedimenti.
Mi chiede aiuto per alzarsi, ma dopo essermi chinata e avergli sistemato un cuscino sotto la testa, gli do un paio di pacche affettuose sulla spalla. “Buonanotte Haymitch, divertiti sul pavimento.”
Me ne vado chiudendo la porta alle mie spalle, con un sorriso soddisfatto sulle labbra, sapendo che domani avrà un mal di schiena terrificante oltre ai postumi della sbornia. Così impara a comportarsi in questo modo…


A/N: Salve!!!! Un altro capitolo che non vedevo l’ora di scrivere! È anche più lungo del solito, sono soddisfatta di me stessa. :3
Fatemi sapere cosa ne pensate e ci vediamo al prossimo capitolo! Lo sto progettando da una vita, non vedo l’ora di finirlo, sarà forse il mio preferito!!!
Se vi va di leggere qualcosa di parecchio post-Mockingjay, ho scritto una one-shot Hayffie un pochino particolare. La potete leggere cliccando qui.

A presto, grazie per aver letto e se volete, lasciate un commento!
 

x Lily
   
 
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