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Autore: EqualLove    29/07/2014    3 recensioni
Io volevo tornare a casa, ma ne valeva davvero la pena?
Tornare a casa e rivivere nel sonno e nella veglia i giorni passati nell’Arena.
Ma nel mio caso non avrei dovuto fare i conti con ventidue tributi, ma con quarantasette.
Un bel casino.
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Una One shot in cui ho cercato di descrivere la morte di una ragazza della seconda edizione della memoria.
Per chi ha visto il video del Secondo Quarter Quell, voglio dire che è la prima morte che si vede nel video ^.^
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri tributi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le lacrime scendono lungo il mio viso. Non riesco a fermarle e non so neanche se lo voglio.
Scuoto il corpo ormai senza vita del mio alleato.
Gli hanno tagliato la gola, ma io cerco lo stesso di “rianimarlo”: spingo indentro le mani sul suo torace, cercando in tutti i modi di fargli ripartire il cuore, anche se il cannone ha sparato.
Avvicino l’orecchio al suo petto, dove dovrebbe esserci il cuore. Non sento niente.
Altre lacrime scendono dai miei occhi.
“Ti prego, non lasciarmi” lo imploro. So che non mi sentirà mai.
Ho paura. Paura di rimanere sola nell’Arena.
Guardo le mie mani sporche di sangue. Il suo sangue.
“Voglio andare a casa. Voglio andare a casa” ripeto, a voce alta, sperando che qualcuno mi senta.
So che è inutile, nessuno può sentirmi al di fuori degli Strateghi. Ma loro non mi lasceranno mai libera.
Ho perso la mia libertà alla mietitura.
La mia è stata una mietitura diversa dalle altre, perché non sono stati scelti solo due tributi, ma quattro.
Sono stata scelta per partecipare alla Seconda Edizione della Memoria, la 50esima edizione degli Hunger Games.
La sera di quello stesso giorno, sul Treno, stavamo rivedendo le varie Mietiture e man mano che andavamo avanti con i Distretti, riuscivo solamente a chiedermi chi fra quelli mi avrebbe uccisa.
Non avevo nessuna possibilità di vincere, nessuna.
La libertà mi è stata sottratta così, di punto in bianco.
Costretta ad uccidere contro la mia volontà.
Costretta a veder morire tutti i miei compagni di Distretto davanti a me, senza poter fare niente.
Io volevo tornare a casa, ma ne valeva davvero la pena?
Tornare a casa e rivivere nel sonno e nella veglia i giorni passati nell’Arena.
Ma nel mio caso non avrei dovuto fare i conti con ventitre tributi, ma con quarantasette.
Un bel casino.
Ma in fondo io a casa che ci tornavo a fare?
Se morivo potevo finalmente riprendermi la libertà che mi era stata sottratta.
Potevo finalmente morire in pace e abbandonare l’Arena.
Non pensavo al futuro, perché io un futuro non ce l’avevo.
Sento qualcuno che corre nella mia direzione e quando alzo la testa mi ritrovo la ragazza del Distretto 1 che corre verso di me.
La ragazza del Distretto 1 si era offerta volontaria. Aveva deciso lei di entrare nell’Arena, non era stata costretta come la maggior parte dei Tributi.
Non riesco a capacitarmi di come abbia fatto a trovare il coraggio di offrirsi come Tributo.
Lei però, come tutto il gruppo dei Favoriti, si allena da tutta la vita per partecipare.
Il miglior modo per sprecare la propria vita e proprio quello di allenarsi per poi morire.
Quella ragazza però può ridarmi la libertà che tanto desidero.
Ed è in questo momento che ho accetto il fatto di dover morire tra pochi minuti e che la mia libertà è a qualche metro da me. Con un’ascia in mano.
Chiudo gli occhi, un accenno di sorriso mi compare sul volto, riempio i polmoni dell’ultima manciata d’aria e poi non ci sono più.
Il cannone spara, e la libertà arriva con lui.
  
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