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Autore: Fwooper    29/07/2014    1 recensioni
Cos'è l'amore? Cos'è che ferma un cuore un bacio o una pugnalata?
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La figura del ragazzo scagliava la sua ombra sulla spiaggia. Il ragazzo stava immobile sul bagnasciuga, i piedi calzati lambiti dalle flebili onde. All'improvviso la figura tremolò ed iniziò ad essere sconvolta da sussulti e tremiti. Non c'era nessuno nei dintorni, l'unico suono era quello cadenzato delle onde che, sospinte da un leggero vento, andavano ad infrangersi lentamente sulla risacca in un moto perpetuo. Il sole creava scintillii multicolore sulla vasta distesa d'acqua. Il ragazzo, in preda ai singulti, spostò lo sguardo su ciò che stringeva nella mano destra: un coltello. Lo stringeva con forza, tanto da fargli dolere la mano. Alzò la sinistra e portò agli occhi una sottile collanina in argento a cui era appeso un ciondolo a forma di cristallo di neve. Lo strinse più che poteva, come a farlo diventare una parte di sé, e portò la mano al cuore. Un fremito violento lo fece cadere in ginocchio, e gocce spruzzarono tutte attorno mischiandosi alle sorelle salate che sgorgavano ormai copiose dagli occhi del ragazzo. Il sole continuava implacabile a risplendere e ad allungare dietro il ragazzo la sua oscura ombra.

Il silenzio fu rotto d'improvviso da un acuto crescendo provocato da una sirena in rapido avvicinamento. Il ragazzo si ridestò dal torpore in cui era crollato. Si rimise rapidamente in piedi e si costrinse a ricacciare indietro le lacrime, lanciò il coltello più lontano che poté e questo si perse nella vasta distesa azzurra. Guardò il ciondolo e fu pervaso non più dalla tristezza, ma dalla furia. Era tentato di lanciare anch'esso in mare e far sì che si perdesse per sempre, che scomparisse in un buio abisso insieme a tutto ciò che rappresentava... Ma quei ricordi non potevano essere spazzati via così facilmente! Nonostante tutto lui l'amava, ed amava il suo ricordo. Così, mentre stringeva forte il ciondolo, iniziò a correre. Ogni passo scalcinava nuvole di sabbia che aleggiavano un attimo per poi ricadere. Il sole continuava a battere forte ed il ragazzo iniziò a sudare copiosamente mentre correva a più non posso per raggiungere il molo.

- Nick, ti amo...
- Anche io ti amo, Aurora...
Ti amo... Ti amo... Ti amo...
Risuonavano rimbombando incessanti queste due parole nella testa di Nick, mentre il fiato diventava più pesante ad ogni passo. Correva, correva per allontanarsi, per scappare via dai ricordi, per scappare via dalle colpe. Ma i ricordi tornavano inevitabilmente e la loro forza lo colpiva togliendogli immancabilmente le forze.

Ricordi quando ci siamo conosciuti? Quel giorno ero con dei miei amici. Si era organizzato un pullman e tutti insieme eravamo andati in montagna. C'era la neve che ricopriva il tutto, ovattando il mondo e facendolo sembrare un posto migliore. Dovevamo restare due notti in albergo e goderci quei pochi giorni che ci avvicinavano al Natale. Era pomeriggio quando decisi di andare un po' a sciare. I miei amici stavano tutti dormendo, stanchi per il viaggio, così mi ritrovai da solo nella hall. Lì ti vidi, stupenda! Avevi appena varcato la soglia, qua e là eri ricoperta di neve. Appena mettesti piede sul parquet, gli stivali bagnati ti giocarono un brutto scherzo e ti ritrovasti sottosopra. Subito corsi da te per vedere come stavi. Mi guardasti con quei tuoi occhi dolci ed accennasti una smorfia di dolore mentre mi rassicuravi dicendomi che andava tutto bene. In quel momento pensai che, se fossimo stati in un film, io ti avrei presa al volo mentre cascavi e, mentre ti avrei avuta tra le braccia, i nostri sguardi si sarebbero incrociati e sarebbe scattato il colpo di fulmine. Ti aiutai a rialzarti e ti feci accomodare sulla poltrona di fronte al camino. Nel frattempo il personale dell'hotel si era radunato intorno a te, e tu rassicurasti tutti col tuo dolce sorriso.

- Sai, è stata una gran bella scivolata la tua! - attaccai così bottone, ricordi? Col sennò di poi avrei potuto usare qualche altra uscita, magari dimostrare comprensione e dolcezza... - In realtà non sono io ad essere scivolata, è il pavimento che si è mosso sotto di me per farmi cadere! - replicasti col tuo incantevole sorriso. Così iniziammo a parlare. Mi presentai: Nicola Deliri, Nick per gli amici. Anni 26, laureato ed attualmente impiegato presso una piccola impresa che pensava in grande. In vacanza con degli amici per un paio di giorni. Come hobbies calcio guardato e giocato, videogiochi, lettura e salvare giovani donzelle in difficoltà d'equilibrio. Tu ridesti ed i tuoi occhi si illuminarono, meravigliosi nel loro verde che sfumava nell'azzurro. Mi parlasti di te, Aurora Cassini, di come il tuo nome fosse dovuto al fatto che i tuoi si conobbero in Finlandia durante un'escursione per vedere l'aurora boreale, del fatto che eri una laureanda e che tra una settimana avresti compiuto 24 anni ed eri là per aver ricevuto quella vacanza come regalo di compleanno. Così parlammo e parlammo, ridemmo, ci conoscemmo, ed io iniziai ad amarti. Ti scoprivo un po' alla volta, e quei due giorni non li passai più con i miei amici, ma furono dedicati completamente a te. Ma due giorni passano in fretta, e così arrivò il momento di salutarci... ma come avrei fatto, senza di te? Ero perso di te, ti amavo anche se ancora non riuscivo ad ammetterlo e tanto meno a dichiararmi. Amavo perdermi nei tuoi occhi, amavo il suono cristallino della tua voce, amavo il modo in cui ti passavi la mano nei capelli mentre eri assorta. Amavo tutto di te, ma inevitabilmente ti avrei persa. Quei giorni erano la mia occasione, ma dopo? Non abitavamo vicini, sarebbe stato difficile vederci, difficoltoso portare avanti una relazione. Ma avevo poco tempo anche solo per sperare di farmi avanti... Così decisi che sarei tornato per il tuo compleanno. Sarei andato a casa per Natale, sarei ripartito con i miei amici ed avrei passato le feste in famiglia, ma il ventinove ti avrei sorpresa, sarei arrivato per il tuo compleanno. Così, rinvigorito da questa mia decisione, trascorremmo insieme l'ultima sera.

I ricordi dirompevano in Nick, mentre il molo si avvicinava. Era come scisso in due dimensioni, come se stesse vivendo in due mondi contemporaneamente: il suo corpo correva verso il molo, ma il suo cuore, la sua mente, la sua anima, erano al ventitré dicembre... Quella sera, l'Antivigilia, era stata organizzato una festicciola in paese che si sarebbe concluso con uno spettacolo di fuochi artificiali. Decidemmo di andarci insieme, e così alle nove bussai alla tua camera. Mi apristi in accappatoio e mi dicesti di entrare e sedermi mentre finivi di prepararti. Io, un po' imbarazzato, mi accomodai sedendomi sul letto mentre tu tornavi in bagno. Sentivo il rumore del phon che proveniva dal bagno, mi sdraiai e chiusi gli occhi. Iniziai a fantasticare su te, su noi, su un nostro futuro. La mia mente viaggiava nei sogni... Mi svegliasti. Come uno stupido mi ero addormentato mentre la mia fantasia lavorava.
- Buon risveglio “Bella Addormentata”, fatti bei sogni? Come sto?
Eri fantastica in quel vestito nero che ti fasciava alla perfezione mettendo in risalto il tuo corpo. I capelli, legati in una treccia che scendeva su una spalla e tenuta insieme da un fermaglio bianco a forma di farfalla, offrivano un contrasto perfetto. Un paio di orecchini di perla ed un bracciale sottile d'argento terminavano l'opera. Ancora scalza facesti una piroetta e ti buttasti sul letto al mio fianco. Io non sapevo che dire, cosa fare. Ero inebetito dalla tua bellezza. Mi abbracciasti e il mio cuore inizio a battere all'impazzata. Avvicinasti le tue labbra e mi sussurasti: - Nick, ti amo... - Anche io ti amo, Aurora...
E da lì non ci fu più bisogno di parole, perché le nostre labbra erano occupate a trasformare in realtà quelle due semplici parole: “Ti amo”. Quando ci staccammo ero senza fiato, incredulo su quello che era successo. Mi amavi, ed io amavo te. La dolcezza delle tue labbra era intrisa di quel sentimento e io ti amavo consapevolmente, certo di non aver mai amato prima e di non volere amare mai più nulla che non fosse te. Ti guardai mentre sorridevi e mi persi ancora nei tuo occhi luminosi.
- Andiamo? Altrimenti ci perdiamo il meglio. - mi esortasti sorridendo.
- Perché? Non era questo il meglio? Così ti baciai ancora, e ancora e ancora...

Le lacrime tornarono impietose mentre Nick era arrivato al molo. Si fermò un attimo per riprendere fiato, una fitta lancinante alla milza rischiava di piegarlo in due. Si guardò intorno e trovò la biglietteria, si impose di calmarsi e si diede una sistemata. Comprò una bottiglietta d'acqua e si sedette su una panchina. Dopo poco andò e comprò un biglietto per il primo traghetto disponibile. Non importava dove andare, l'importante era iniziare ad allontanarsi. Nei dieci minuti di attesa tenne gli occhi bene aperti, entrò in un negozio di souvenir dove comprò un berretto ed un paio di occhiali di sole. Finalmente iniziò l'imbarco, così si avviò verso il traghetto. Una volta a bordo si sedette in un posto in disparte e si prese la testa tra le mani, come per tenerne insieme i pezzi che si frantumavano dai ricordi che, inesorabili, si facevano strada.

I giorni a casa non passavano mai. Pensavo solo a te, ti chiamavo in continuazione. Il ventisette approfittai della riapertura dei negozi per passare a prenderti un regalo per il tuo compleanno. Ma cosa prenderti? Girai vari negozi, sino a quando non fu il regalo a trovare me. Passai distratto davanti ad una gioielleria quando lo vidi: era là, un bellissimo ciondolo a forma di cristallo di neve appeso ad una sottile catenina d'argento. In fondo la neve ci aveva fatti conoscere, così pensai che sarebbe stata un'idea molto romantica. Lo presi senza badare al prezzo ed al gioielliere che ne ne decantava le virtù. E così il ventinove, di mattina presto, partii. Alle otto ero all'hotel a prendere possesso della stanza che avevo prenotato. Una doccia al volo, mi preparai e venni a bussare alla tua camera con il pacchetto regalo bene in vista. Mi venisti ad aprire mezza addormentata e mi saltasti addosso non appena realizzasti che ero io. Subito ti baciai! Entrammo in camera e ti diedi il mio regalo, mentre tu mi dicevi che ero io la sorpresa più grande per il tuo compleanno. Scartasti il pacchetto, apristi l'astuccio, ed i tuoi occhi si riempirono di meraviglia! Come ringraziamento presi possesso delle tue morbide labbra. L'amore ci guidava, muoveva i nostri baci e le nostre mani correvano veloci sui nostri corpi. Ti spogliai e mi estasiai alla visione del tuo corpo nudo. Ti amavo come non avevo mai amato e ti bramavo, ardevo dal desiderio. Ti guardai negli occhi e lessi le stesse sensazioni. E così ci amammo intensamente per la prima volta, io e te, noi due, una cosa sola.

Nick guardò il ciondolo che stringeva in mano, simbolo di amore, e ripensò a ciò che aveva fatto. Non aveva retto alla follia che si era impossessato di lui, alla malia della gelosia che gli avevo stretto il cuore e da lì, come un veleno, aveva infettato la sua ragione. L'amava, Aurora era sua, il suo unico grande amore! Lei era tutto per lui, la sua stessa vita! Non poteva accettare quello che lei gli aveva confessato. Era finita! Lui era troppo ossessivo! Ossessivo? Come poteva l'amore essere scambiato per ossessione? Agli inizi di giugno aveva ricevuto una videochiamata di Aurora in lacrime, che lo pregava di non cercarla più. La distanza tra di loro era troppa, e lui non le lasciava un attimo di respiro. Si sentiva imprigionata, ingabbiata dalla sua ossessiva gelosia che si tramutava in continue chiamate, scenate se lei non rispondeva subito al cellulare o se usciva con qualche amica. Nick mostrava una violenza verbale esasperante e paurosa. Aurora pensava a cosa sarebbe potuto succedere se fossero stati di persona a parlarsi e non li avessero separati dei chilometri. Che fine aveva fatto quello splendido ragazzo conosciuto in dicembre? Nick attaccò, inveì contro di lei, finché preso dalla rabbia scagliò il telefono a morire contro il muro. Passò una settimana e Nick non riusciva a vivere, così prese una decisione: sarebbe andato da lei e le avrebbe fatto capire il suo errore, l'avrebbe fatta tornare con lui, anche se fosse stato costretto ad usare la forza! Così si imbarcò ed il giorno dopo era nella città di Aurora. Aveva il suo indirizzo, impostò il navigatore sul cellulare nuovo, e si avviò deciso verso casa sua.
- Tu mi ami?
- Ti amo.
- E staremo insieme per sempre?
- Per sempre ed un giorno. Finché avrò respiro da queste mie labbra non mancheranno mai baci.
- Allora baciami...
Nick si avviò sul ponte strascicando i piedi. I ricordi continuavano ad assieparsi in ogni angolo della sua stanca mente. I coltello... l'amore... le grida... i baci... il sangue... la neve... Si avvicinò al parapetto e, senza esitazione, si lanciò. Era stanco, debole, i ricordi gli avevano prosciugato ogni brandello di energie. Lasciò inerme che l'acqua, salata come le sue lacrime, lo avvolgesse. Chiuse gli occhi mentre andava a fondo e rivide il sorriso di Aurora, o forse era quello di un Angelo. All'improvviso fu tutto bianco, bianco come la neve che quando ricopre il mondo e lo fa sembrare un posto migliore. Poi, non fu che buio...
  
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