CAPITOLO
2 – CINQUE ANNI FA
Però
alla fine Kate è una donna d’oro. Anzi, io sono un
cuore d’oro.
Lui
ha capito di avere sbagliato e si è scusato. Ed era
sinceramente
dispiaciuto, glielo si leggeva negli occhi e nel cuore, tanto che non
abbiamo
potuto evitare di accoglierlo nuovamente al distretto a braccia aperte.
Ed è
stato meglio così. Ma di questo vi racconterò
prossimamente.
Il secondo anno
della
collaborazione con Rick ci ha permesso di accorgerci che, al di
là dell’immagine
di adolescente mai uscito dalla fase puberale, tutto ormoni in
subbuglio e
videogames, in realtà si nasconde un bravo papà,
che è riuscito a costruire un
rapporto splendido con sua figlia. Anche Alexis e Martha hanno usato
una delle
feritoie del muro per farsi spazio in me e ho cominciato a nutrire un
sentimento molto profondo per entrambe. Le trovo assolutamente
deliziose, non
siete d’accordo con me? Martha, in particolare, ha un modo di
comportarsi così
sopra le righe che mi fa stare bene. E’ una mamma fuori dagli
schemi, ma sa
bene cosa vuol dire amare un figlio e crescerlo da sola. E Alexis, beh,
lei
ormai è una giovane donna strepitosa, ma quando
l’abbiamo incontrata era una
ragazzina legatissima al padre, dotata di un’intelligenza
decisamente superiore
alla media e di un cuore generoso. Impossibile non provare affetto per
lei.
Devo ammettere
che, con il passare
del tempo, il muro che mi circondava ha iniziato a perdere qualche
mattone, a
sgretolarsi in più punti. Ha ricevuto varie picconate da
tante piccole cose: il
dono della macchinetta per il caffè per il distretto, la
tenerezza di Castle
nei confronti della sua pumpkin, la
sua offerta di usare i propri soldi per ottenere informazioni che ci
avrebbero
aiutato a trovare l’assassino di Johanna. Era come se lo
scrittore si fosse
munito di uno strumento magico con il quale aveva cominciato a
scalfire, a grattare
via uno strato dopo l’altro della muraglia, scavando persino
con le unghie,
togliendo a mani nude una pietra qui, un mattone là, finendo
così con
l’indebolire la struttura di cemento armato.
Poi è
arrivata una bordata più
potente: l’apparizione di Kyra Blaine. La ricordo ancora come
se fosse ieri.
Ebbene
sì, io in persona, nella
mia qualità di cuore di Katherine Houghton Beckett, dichiaro
solennemente di
essere stato geloso di Kyra. Amen.
Più
di lei che delle due ex signore
Castle, ve lo confesso.
Non che quelle
due mi siano
indifferenti, intendiamoci.
Gina ne
è anche l’editrice, quindi
lo frequenta regolarmente per lavoro. Come dire, tocca farsene una
ragione. Anche
se lei ci ha fatto prendere un altro bel colpo, ma ve ne
parlerò più avanti.
Quando abbiamo
incontrato Meredith
per la prima volta, conoscevamo Castle da troppo poco tempo per avere
un
qualsiasi tipo di reazione. Anzi, dovremmo addirittura esserle
riconoscente
visto che ci ha persino aiutato a risolvere un caso. La seconda volta
è stata
tutta un’altra faccenda, indubbiamente, ma siate pazienti,
verrà anche il
momento di raccontarvi quell’episodio.
La graziosa
signorina Blaine,
invece, con la sua minuta avvenenza, con la sua dolcezza disarmante e
la sua
perspicacia (le è bastata un’occhiata per capire
subito come stavano le cose,
senza tanti preamboli) ci ha lasciato tutt’altro che
imperturbati.
Rick le aveva
dedicato persino un
libro, che diamine!
E sono stati
insieme per tre anni,
al college, quando lui non era ancora così famoso: a
differenza delle due ex
signore Castle, infatti, lei era innamorata dell’uomo, non
dello scrittore.
E si sono pure
baciati su un
terrazzo, al chiaro di luna, nel posto speciale della loro storia
d’amore, quando
lei stava per sposare un altro, era praticamente a un passo
dall’altare!
Ma insomma!
Naturalmente il
cervello ha negato
fino alla noia che Kate fosse gelosa, sentimento di cui persino Lanie
si era
accorta, tanto che il suddetto cervello ha subito dato la colpa ai
troppi
fluidi inalati in obitorio dalla dottoressa Parish.
L’inquilino dell’attico
trova sempre una spiegazione razionale per tutto quello che succede. Ha
un
talento straordinario in questo senso, mannaggia a lui.
Ah, Lanie, che
donna fantastica! Lei
è sempre dalla mia parte.
La adoro, sapete?
E’
quella che mette regolarmente
in scacco il raziocinio di Kate. Quanto mi piace questa sua
capacità! Non solo.
Per esempio, è quella che ci ha procurato il numero di
telefono di un pompiere
con cui uscire. Bel ragazzo, indubbiamente, ma… non
è Rick. E il cervello, a
questo proposito, non ha avuto nulla da commentare. Infatti,
l’affascinante
vigile del fuoco, non a caso ritratto sul calendario al mese di luglio
(ed è
cosa universalmente nota che per i mesi estivi scelgano i
più fighi!), è stato piantato
al ristorante con la scusa di un importantissimo caso da risolvere, e
bye bye
baby.
Perdonatemi, ho
divagato di nuovo.
Stavamo parlando delle picconate ricevute dal muro.
Un altro strato
di mattoni è
crollato quando un simpatico serial killer ce l’aveva con
l’alter ego di Kate,
Nikki Heat, e ha pensato bene di uccidere alcune donne e di far saltare
in aria
l’appartamento di Beckett. Davvero un tipo carino questo
Scott Dunn, non vi
pare? Uno di quelli che, se si è fortunati, si
può annoverare nella cerchia
degli amici più intimi. Comunque, Castle dapprima ha provato
a proteggerci,
presentandosi alla porta di casa armato di una bottiglia di Chateauneuf
du Pape
(proposta di fronte alla quale il cervello ha sollevato un
sopracciglio,
praticamente disgustato), poi ci ha accolto nel suo loft dove ci sono
persone
che ci vogliono bene. L’inquilino dell’ultimo piano
ha negato fino alla morte quanto
quel gesto ci abbia riempito di gioia, ma io posso confessarvi che ne
sono
stato proprio felice. Ho sentito che eravamo in famiglia.
E’ una
bella sensazione, sapete?
Naturalmente il
rapporto con
Castle stava diventando troppo personale (e palese: se
n’è accorta sin dalla
prima occhiata anche l’agente speciale Jordan Shaw, e non
certo perché è un
profiler dell’FBI!), così il cervello ha pensato
bene di adottare una strategia
di difesa ed è proprio in questo modo che è
cominciata la storia con Demming.
Tom è un bell’uomo, sportivo, affascinante,
intrigante, ed è stato facile
gettarsi fra le sue braccia. Anche se, detto fra noi, io non sono mai
stato
coinvolto. Diciamo che ho seguito la corrente, ecco, ma il mio impegno
in
merito è stato davvero minimo. Infatti, la storia ha avuto
durata breve e ho
approfittato di un attimo di distrazione dell’inquilino
dell’attico per
spingere Kate ad accettare l’invito che Rick le aveva fatto:
raggiungerlo negli
Hamptons per l’estate.
Non vedevamo
l’ora di dirglielo,
battevo all’impazzata nel petto di Kate tanto che temevo che
sarei schizzato
fuori dalla cassa toracica!
Peccato per la
totale mancanza di
tempismo: Castle si è presentato avvinghiato, anzi attorcigliato alla sua ex seconda moglie,
con la quale aveva
ricominciato a vedersi, e i miei sogni si sono infranti. Ecco cosa
intendevo
quando vi ho accennato al colpo che ci aveva fatto prendere Gina.
L’arpia se
l’era ripreso e lui ci era caduto con tutte le scarpe, quel
tontolone.
Tutte le mie
speranze sono crollate
rovinosamente a terra. See
you in the fall,
ha detto. E arrivederci.
Non vi dico che
ramanzina mi ha
fatto il cervello! Mi bruciano ancora le orecchie al ricordo.
Appena Rick e
Gina ci hanno
voltato le spalle, l’inquilino dell’ultimo piano si
è presentato con cazzuola, cemento
a presa rapida e mattoni e ha immediatamente ricostruito due strati del
muro,
ben solidi, assicurandosi che non ci fossero nemmeno gli spifferi,
così – alla
fine – avrei imparato la lezione.
E siamo
ripiombati nelle vecchie
abitudini.
Nota
dell’autrice
Un
capitolo dedicato al secondo anno della collaborazione di Rick con il
Dodicesimo: il cuore di Kate spinge sempre di più verso lo
scrittore
(CuoricinoCaskettShipper, come dice Etta Saetta!), ma per ora il
cervello non ha
alcuna intenzione di mollare, anche se il muro comincia inevitabilmente
a
sgretolarsi.
Grazie
per l’affetto con cui avete accolto la storia e per aver
letto
anche questo!
Al
prossimo capitolo,
Deb