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Autore: syontai    30/07/2014    6 recensioni
Un mondo diviso in quattro regni.
Un principe spietato e crudele, tormentato dai fantasmi del passato.
Una regina detronizzata in seguito ad una rivolta.
Una regina il cui unico scopo è quello di ottenere sempre più potere.
Un re saggio e giusto da cui dipendono le ultime forze della resistenza.
Una ragazza capitata per il volere del destino in un mondo apparentemente privo di logica, e lacerato dai conflitti.
Una storia d'amore in grado di cambiare le sorti di una guerra e di tutto questo magico mondo.
This is Wonderland, welcome.
[Leonetta, accenni Pangie, LibixAndres e altri]
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leon, Un po' tutti, Violetta
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Capitolo 47
Il riflesso di un addio

Federico si alzò con il busto respirando a fatica e guardando fisso davanti a sé. Aveva appena visto la morte passargli davanti e si sentiva provato fisicamente e psicologicamente. Quando incrociò lo sguardo vuoto di Francesca ebbe un momento di panico. I suoi occhi avevano qualcosa di strano, dei strani riflessi bianchi baluginavano intorno alle pupille scure e dilatate. 
“Francesca…” sussurrò, pensando di essere in preda a qualche allucinazione. Non riusciva a tenere gli occhi aperti, e ricadde supino, in preda a dei brutti giramenti di testa. L’ultima cosa che sentì fu la voce della ragazza che lo chiamava. Il suo tono era dolce e preoccupato e non poté trattenere un sorriso beato, mentre si rifugiava pigramente nel mondo dei sogni. 
“Lascialo riposare ora”. Dj aveva appoggiato la mano sulla sua, guardandola terreo. Non se lo aspettava, non poteva credere che proprio la Regina Bianca avesse cercato di intrappolare il Mana, facendo ricadere quella maledizione sulla sua discendente. Francesca sembrava essersi ripresa, era solo leggermente più pallida del solito, ma per il resto non mostrava alcuno di quegli strani sintomi precedenti; non si era nemmeno resa conto di ciò che aveva fatto, era chinata su Federico, mentre gli accarezzava la guancia con tenerezza. La ragazza non aveva prestato minimamente attenzione alle sue parole e continuava imperterrita ad accudire Acosta, senza staccare mai lo sguardo. 
“Francesca, adesso sta bene” la rassicurò il mago, circondandole le spalle con un braccio e allontanandola di poco dal conte. “Forse è il caso che provi a riposare”. La regina alzò gli occhi scuri e colmi di tristezza e annuì, stendendosi al fianco del convalescente, e appoggiando il capo sul suo petto. Dj si arrese: non c’era comunque modo di smuoverla da lì. Con la scusa di andare a prendere dell’acqua si trascinò Matias ed Esmeralda poco lontano, per valutare la situazione. 
“Possiede il Mana” constatò freddo, mentre la mente lavorava in cerca di una soluzione. Ma come ben sapeva, per quelle questioni così complesse era necessaria una conoscenza teorica della magia che lui non aveva mai posseduto. Fin quando si trattava di esibire qualche trucchetto scagliando palle di fuoco o creando scudi di ghiaccio era tutto semplice, ma quell’essenza ancestrale era fuori dalla portata di qualsiasi mago formato, figurarsi un apprendista che aveva concluso i suoi studi frettolosamente. 
“E’ un pericolo per voi e per se stessa! Non saprete mai cosa aspettarvi ora che ha rimosso il sigillo”. Matias sembrava estremamente preoccupato. 
“Dovreste liberarvene” si decise a dire Esmeralda. 
“Vorresti ucciderla? Ammesso che sia possibile…non scherziamo! Quella ragazza è una sorta di mina vivente, se provassimo a toglierle la vita non sapremmo cosa ci potrebbe succedere” esclamò Dj, scartando subito quell’idea. 
“Ma io non pensavo di ucciderla…solo di trovare un modo per metterla fuori gioco finché non avrete una soluzione diversa”. 
“Le cascate di Nefertiris!” esclamò Dj, come colto da un lampo di genio. I due lo guardarono come se avesse parlato in una lingua sconosciuta. 
“Ma si, sono delle cascate che si trovano nel Regno di Cuori, vicino al territorio delle miniere. Chi si getta nella sue acque raggiunge un sonno incantato, che somiglia alla morte. In questo modo il Mana non dovrebbe procurarle danni o farle commettere follie…almeno fino a quando non avrò raggiunto il Tridente”. Il Tridente era la più grande biblioteca del Paese delle Meraviglie, piena zeppa di libri magici, e il suo nome era dovuto alla bizzarra forma della costruzione, ossia un bastione alto e sottile che si diramava poi in tre torrette. “Ma si trova a sud di Fiordibianco, significherebbe tornare indietro”. Sfortunatamente non avevano sufficiente tempo e inoltrarsi nuovamente nel Regno di Fiori dopo aver appena rubato l’elmo non era affatto una scelta saggia. 
“Ma anche se riusciste ad addormentarla non è detto che il Mana non agirebbe…rimane comunque un rischio per voi” ribatté Esmeralda, che si stava finalmente lasciando prendere dalla conversazione. 
“In tal caso ci sarò io ad agire”  concluse Dj con una scrollata di spalle. “So bene che non è un grande piano, ma finora è l’unico che mi viene in mente”. 
“Si tratterebbe solo di allungare un po’ il percorso mentre siete diretti a Cuori”. 
“Già, tanto ormai siamo abituati ad allungare” rise nervosamente Dj, prendendo un bastoncino per terra, e lasciandolo ardere tra le mani. Stava pensando a come avrebbe potuto raggiungere il Tridente. Ma questo avrebbe significato separarsi dal gruppo e finché non avessero recuperato tutti i pezzi dell’armatura era chiaro che avevano bisogno del suo aiuto. Chissà la Regina di Quadri quante trappole magiche aveva allestito per proteggere lo scudo. E Cuori? La regina del regno, Jade Lafontaine, moglie del defunto sovrano, rispettato da tutti per la sua saggezza e benevolenza, era una donna assetata di potere che sicuramente aveva trovato qualche infallibile modo per salvaguardare la sua spada. Lentamente ai suoi piedi la sabbia assunse le sembianze di una mappa abbozzata. La sua mente modellava la terra, creando diversi possibili percorsi. Poche certezze aveva con sé, tranne una: per salvare Francesca era necessario raggiungere il Tridente.
Un fruscio lo distolse dai suoi pensieri e vide sbucare da dietro un cespuglio una folta chioma riccia.
“Maxi!” esclamò, andando incontro all’amico, seguito da tutti gli altri. 
“E’ vero? Francesca possiede il Mana? Ha salvato Federico?” chiese Andres, senza preoccuparsi della faccia sconvolta del mago, il quale non capiva come potesse conoscere tutte quelle informazioni. 
“Si, ma…come lo sapete?”. Maxi iniziò a raccontare tutto dal principio senza omettere alcun dettaglio e riferendo parola per parola quello che la Regina Bianca aveva detto loro. Dj aveva ascoltato in silenzio, annuendo di tanto in tanto, e grattandosi il mento con aria perplessa. Subito dopo aveva raccontato loro di ciò che aveva visto, del miracolo compiuto del Mana, dell’idea di raggiungere le Cascate di Nefertiris, della soluzione che poteva essere rappresentata dal Tridente.
“Per quanto riguarda le Cascate sono d’accordo…dobbiamo proteggere la Regina e se quel sonno può essere una soluzione temporanea allora non vedo altre alternative” decise Andres.
“Il sonno incantato proteggerà Francesca, ma non noi…se il Mana dovesse manifestarsi dovremo essere pronti a fronteggiarlo senza farle del male. Insomma, i rischi non mancherebbero!” spiegò però Dj con una punta dubbiosa. 
“E quando mai siamo privi di rischi noi!” sbuffò Emma con un mezzo sorrisetto, mettendo a tacere il mago. Libi nella conversazione era rimasta in silenzio e sembrava presa da altro.
“Tutto bene, Libi?” chiese. Libi si riscosse come da un sogno, con uno strano sorriso enigmatico. 
“Non potrebbe andare meglio”. E con quella risposta criptica si mise l’arco in spalla e raggiunse il loro rifugio. 

Maxi era in disparte, mentre cercava di intagliare qualcosa che doveva assomigliare a una coroncina di legno. Più sgrezzava l’oggetto più si incantava di fronte a quel piccolo modellino. Avrebbe regalato quell’oggetto alla persona che amava nel momento in cui l’avrebbe riconosciuta. Poteva forse trattarsi di quella ragazza che vedeva grazie all’elmo? Violetta? Sentiva che erano legati da un filo invisibile, un legame che poteva solo rafforzarsi. Dall’ultima visione il suo odio per Leon era aumentato: non solo si trattava di un suo nemico, ma adesso teneva rinchiusa dentro il castello quella dolce creatura, e lui non riusciva a permetterlo. Osservò l’elmo ai suoi piedi e distolse lo sguardo: come aveva potuto l’oggetto portarlo dalla parte sbagliata? Per un momento aveva pensato fosse stata la Regina Bianca a confondere la sua visione, nel momento in cui gli aveva mostrato la cascata di Mana rigogliosa, ma poi si era detto che non poteva trattarsi solo di quello. Dj lo raggiunse e si sedette al suo fianco, guardando l’elmo magico che riluceva misterioso. 
“Emma mi ha detto che hai sbagliato direzione nonostante ti fossi servito della magia dell’elmo” esordì. “Carina quella” aggiunse indicando la coroncina tra le mani del giovane. 
“Grazie, è da un po’ di giorni che ci lavoro” rispose l’altro, evitando di parlare dell’altro argomento. Alzò la testa con un sorrisetto: “Da quando Emma ti fa delle confidenze?”. 
Dj scosse la testa, evidentemente imbarazzato. “Non cercare di cambiare argomento…ti avevo detto di prestare attenzione al potere dell’elmo”. 
“Non mi era mai successo prima” disse Maxi, omettendo però la visione improvvisa nella stanza di Violetta. 
“Questi oggetti sono stati forgiati tanto tempo fa da maghi che conoscevano ogni singolo aspetto della magia. Indistruttibili incantesimi vennero fusi con metalli preziosi e nobili dando vita ad armi magiche in grado di ribaltare le sorti di una guerra”.
“Ma non è ciò a cui si riferisce la Regina Bianca, giusto?”. Maxi aveva colto nel segno: c’era dell’altro. Perché solo quella Prescelta doveva usarle? Che ci fosse un segreto dietro l’Armatura di cristallo? 
“Questi oggetti hanno un’anima tutta loro, in modo da renderli completamente autonomi. Quando l’elmo ti ha dato delle indicazioni sbagliate probabilmente in te ha visto confusione e incertezza, e si è nutrito di esse per portarti fuori strada”. 
“Quindi l’elmo può dare anche agire per conto proprio?”.
Dj annuì e si portò uno stelo d’erba alla bocca, soffiandoci piano. Un suono stridulo e soffocato si diffuse nell’aria. “Sono le controindicazioni della magia. Non solo, a volte sfrutta la forza e l’energia di chi lo usa, sottraendogliene dopo l’utilizzo. E’ per questo che ti ho detto di fare attenzione”. 
“Ultimamente Libi mi sembra strana” aggiunse, alzandosi in piedi e dandosi qualche manata sui pantaloni per liberarli della polvere e del terriccio. 
“Tu dici? Non me ne sono accorto…in fondo a te non interessa, giusto? Tu vuoi solo la spada di neranio, e sei vincolato da un Pactio”. Quelle parole lo colpirono per la semplicità con cui erano state pronunciate. Il quadro era così semplice agli occhi degli altri. Si, forse non avrebbe dovuto interessarsi delle apparenti stranezze dei suoi compagni; lui era lì solo in seguito a un accordo infrangibile. E il gioco non valeva nemmeno la candela. Qualcosa lo spingeva a preoccuparsi dei suoi compagni di avventura, ma aveva ragione Maxi. In fondo non era lì solo per interesse?

Libi osservava quelle poche righe scritte di fretta e si convinse che andassero più che bene. Non doveva loro alcune spiegazione, non voleva dargli alcun addio. Il suo desiderio era di sparire come un’ombra e tornare a vivere nel bosco vicino al suo villaggio ridotto in cenere. Controllò per un’ultima volta l’interno dello zaino: aveva abbastanza provviste per due o al massimo tre giorni, poi si sarebbe procurata il cibo cacciandolo. Si mise lo zaino in spalla e prese l’arco che aveva appoggiato alla base di un tasso. Emma era andata a caccia, Maxi e Dj erano rimasi vicini a Federico e Francesca, Andres era scomparso misteriosamente non appena avevano messo piede nel rifugio, seguito da Matias ed Esmeralda. Scrollò le spalle con assoluta indifferenza e si chiese unicamente dove avrebbe potuto lasciare la lettera. La mano si strinse intorno ad essa e tutta la determinazione avuta fino a quel momento crollò in un istante. Ma lei non poteva continuare in quel modo, non poteva vivere nel riflesso di un amore non corrisposto, un amore a senso unico che non poteva portare a nulla se non al dolore. Tutta la sua devozione doveva finire. 
“E’ così che si saluta un amico?”. Una voce la fece drizzare sul colpo; si voltò a rallentatore fino ad incrociare lo sguardo amareggiato di Andres. 
“Con una stupida lettera? Che c’è, avevi paura che ti convincessi a ripensarci?” continuò, avanzando lentamente. 
“Sei talmente orgoglioso che non l’avresti mai fatto” sorrise lei, infilando la lettera nella tasca.
“Puoi darmi dello stupido se vuoi”. Lo avrebbe fatto davvero volentieri, gliel’avrebbe anche urlato in faccia, ma la consapevolezza che non avrebbe cambiato assolutamente nulla la trattenne. Non servirebbe a nulla, Andres, pensò tra sé e sé, cercando di tenerlo lontano con delle tacite suppliche. “Ma non capisco perché mai dovresti lasciarci”. La ragazza impallidì: si doveva aspettare quella domanda. Nessuno poteva capirlo tranne lei. Nessuno era in grado di esprimere quel forte sentimento che lentamente la stava devastando. Persino lei faceva fatica. 
“Tu non puoi capire” rispose con un mezzo sorriso amaro, ricordandogli le sue stesse parole nella loro ultima discussione. Andres colse il riferimento, perché scoppiò in una risata fredda e priva di gioia, una risata che le fece accapponare la pelle. “Mi mancherai, Libi”. Erano talmente vicini che quegli sguardi fugaci erano diventati ormai come dei fari luminosi talmente tanto erano intensi. La mano le tremò e la porse ad Andres. Una stretta di mano tra amici, questo era ciò che voleva. Serviva a dimostrarle che poteva lasciarsi tutto alle spalle, che avrebbe potuto riprendere da prima di incontrare Andres. Il ragazzo rimase impassibile ma non fece nulla per stringerla. 
“Immagino che nulla di ciò che potrei dirti ti farebbe cambiare idea. Sei libera di fare ciò che vuoi della tua vita e non dovevi nemmeno intraprendere questo viaggio. Tu come Maxi”. 
No, qualcosa avrebbe potuto dirlo e sarebbe magicamente cambiato tutto. Dal nero al bianco in un istante, con due semplici parole. “Hai detto bene. Nulla mi farà tornare indietro dalla mia decisione”. Era stanca di aspettare qualcosa che non sarebbe mai arrivato, stanca di tendere le mani in attesa che scendessero dei fiocchi di neve quando il clima tutto intorno era arido e secco e neppure una nuvola macchiava il cielo terso. I miracoli non esistevano, non quelli che non avevano a che fare con la magia. Andres annuì e si fece ancora più avanti timorosamente. Senza nemmeno esserne pienamente consapevole si trovò quasi stritolata tra le braccia di Andres, che con quell’abbraccio sembrava stesse cercando di trattenerla fino alla fine. Ricacciò dentro una lacrima di tristezza e si lasciò cullare dal ragazzo. Si sentiva davvero in colpa nel lasciare tutti nel bel mezzo di una missione così rischiosa quanto importante per il Paese delle Meraviglie, ma lei aveva bisogno di trovare la sua strada, e non era quella. In fondo non si era mai sentita fondamentale per il gruppo: avevano Dj, che con la sua magia avrebbe potuto benissimo colmare la sua assenza. 
“Saluta gli altri per me…spiega loro che…insomma…”. Avvertì un singhiozzo. Non poteva stare piangendo, non poteva essere. Non piangeva da quando aveva saputo della morte di Serdna. 
“Ti auguro tutto il meglio” le sussurrò all’orecchio con voce tremante, prima di voltarsi di scatto e alzare il braccio all’altezza del viso, forse per asciugare le lacrime. O forse semplicemente non voleva vederla scomparire all’orizzonte. In ogni caso, dopo aver preso un respiro profondo la ragazza rivolse il suo sguardo a sud. Avrebbe riattraversato la foresta di Oberon e sarebbe tornata ai piedi dei Monti Neri, nella speranza di trovare un modo più sicuro per varcarli e tornare nel Regno di Picche, la sua patria. “Addio. Forse un giorno ci rivedremo”. In realtà non sapeva se sperarlo, ma quelle parole le erano uscite dal cuore. Un giorno, una volta finita la guerra…l’avrebbe rivisto? Se lo domandava ad ogni passo, che si faceva pesante come un macigno di cui era impossibile liberarsi, sebbene lei ci stesse provando con tutta se stessa. Addio. Addio. Addio. 

“Allora, questo è il piano…”. Il silenzio circondava Andres, che dopo aver riferito agli altri della partenza di Libi si era gettato a capofitto nella missione, senza smettere di pensare ad altro. 
“Ma si può sapere almeno perché se ne è andata?” si impose Maxi, ancora scioccato per la notizia. Tutti intorno annuivano con la testa, tranne Emma che era rimasta abbastanza in disparte e guardava la scena con indifferenza. 
“Ha ragione Maxi! Non puoi dirci semplicemente ‘se ne è andata’ e poi cambiare discorso in questo modo”. Francesca era ancora più carica da quando aveva scoperto di possedere il Mana. Dj l’aveva avvisata dell’enorme pericolo che correva. Le aveva parlato dell’idea che aveva avuto e, sebbene il pensiero di cascare in un sonno profondo la spaventasse a morte, se fosse servito ad aiutarli a controllare la situazione non avrebbe potuto fare altro che accettare. Per quanto fosse in quel gruppo da poco si era già affezionata a Libi e non poteva ancora credere che se ne fosse andata.
“E’ stata una sua libera scelta, smettetela di prendervela con Andres” intervenne Emma, affiancando il leader. 
“Ma lui avrebbe potuto fermarla!”
“Avrebbe dovuto!”
“Insomma, Libi era un pezzo forte della squadra”. Quel continuo parlottare stava cominciando a fargli venire un gran mal di testa: quella giornata sembrava interminabile. 
“Ha ragione Emma…non potevo certo costringerla a rimanere qui se lei non voleva” disse Andres, cercando di porre un punto a quella storia, sollevando invece ancora più malcontento.
Federico si reggeva grazie a delle stampelle di fortuna, ma non sembrava del tutto ripreso da quella brutta ferita. La testa gli girava di tanto in tanto, ma ogni volta che si rendeva conto che Francesca lo guardava preoccupata esibiva un sorriso a trentadue denti e cercava di mantenersi dritto con la schiena, per farle vedere che era benissimo in grado di farcela a restare in piedi. 
“Raggiungeremo le cascate di Nefertiris, così la regina potrà cadere nel sonno profondo, a quel punto Dj ha ideato un modo per trasportarla con noi durante il viaggio, e limitare i danni che potrebbe creare il Mana”. 
“Chiamasi anche teca di cristallo con qualche incantesimo difensivo di basso livello, ma abbastanza duraturo. In parole povere: se il Mana vorrà bruciarci il sedere ci vorrà un bel po’di tempo” spiegò il mago brevemente, ottenendo un’occhiataccia di Emma. “Se pensi che io mi accolli una teca di vetro sulle spalle puoi anche cominciare a pensare a un piano alternativo”. 
Dj si avvicinò con una buffa espressione che forse doveva essere seducente: “Tranquilla, piccola, va bene che non sei esperta di magia, ma almeno dovresti sapere che con queste nostre manine possiamo far levitare gli oggetti”. Le mostrò le mani divertito e aggiunse: “E siamo anche degli ottimi massaggiatori”. Emma divenne rossa dalla rabbia e dall’imbarazzo e qualche secondo dopo Dj si ritrovò il segno rosso di uno schiaffo in piena guancia. 
Andres si prese qualche secondo per lasciare sfogare le risate per il fallimento che aveva rimediato Dj, e riprese a parlare: “A quel punto partiremo per la volta del Castello di Cuori, che non dista troppo dalle Cascate”. 
“Si, si, la storia è chiara. Prendiamo la spada, il mago rischia la vita contro trappole magiche mortali, eccetera eccetera” mugugnò Dj, gemendo per il dolore che ancora provava. 
“Guardatelo come si vanta!” ridacchiò Maxi, tornando subito serio di fronte all’espressione dura di Andres. 
Non appena la seduta si fu sciolta, Federico raggiunse Francesca. Era seriamente preoccupato per il destino della ragazza: il Mana era una bomba ad orologeria nel corpo di una persona. Sapere poi di non poter fare nulla per proteggerla lo mandava in bestia. 
“Francesca, non puoi accettare una cosa del genere! E se poi non ti svegliassi più?”.
“Dj ha detto che basta l’essenza di elleboro per risvegliare una persona e mi ha assicurato di averne fatta una scorta più che abbondante qui nella foresta” rispose la regina con un sorriso rilassato. 
“Non vuol dire niente! Potrebbe succedere di tutto!” esclamò il conte, seguendola zoppicando, con l’aiuto delle stampelle. La ragazza continuava a non ascoltarlo e anzi sembrava piuttosto interessata a una fila di rondini che si erano posate su un basso ramo vicino a loro. Acosta fu costretto a mettersi in mezzo, sbracciandosi per attirare nuovamente l’attenzione. “Possibile che tu non abbia paura?”.
“Certo che ne ho”. Il sorriso di Francesca non si smorzò neppure di fronte a quell’atroce consapevolezza. Un sonno profondo in cui non avrebbe potuto rivedere le persone a lei care, in cui non avrebbe potuto abbracciare Federico. Ma il pensiero di poter fare del male a se stessa e ai suoi amici era anche peggio. Dj le aveva assicurato che la teca incantata avrebbe contenuto e limitato gli effetti del Mana verso l’esterno, e lei, visto che la sua coscienza sarebbe stata tenuta al sicuro non avrebbe subito alcun danno interno. I rischi erano comunque molti, ma quello era l’unico modo per ridurli al minimo.
“Matias ed Esmeralda che faranno?” chiese, tentando disperatamente di non approfondire quella discussione. Federico sembrò cogliere al volo la sua richiesta e seppur a malincuore l’accettò. “Andres ci ha parlato e gli ha spiegato che ovviamente non possiamo portarceli dietro. Raggiungeranno il villaggio di Knightking a sud della foresta e aspetteranno che la guerra si concluda, poi potremo aiutarli a ritrovare Marcela e a cercare di far riassumere sembianze umane ad Ambar”. 
“Dj non può fare nulla per lei?”.
Acosta scosse la testa. “Pare che la stregoneria che la tiene imprigionata nel corpo di quell’animale sia troppo forte. Per di più se ho capito bene è stata usata una pozione, e le magie provocate da esse sono molto diverse da quelle che usa un mago…la situazione è molto più complessa di quello che sembra”. Francesca sembrò leggermente sconfortata, ma non si lasciò abbattere e prese un profondo respiro pronta  a partire per raggiungere Cuori. 
Il percorso lungo la foresta era tortuoso, ma finalmente dopo un po’ di tentativi riuscirono a recuperare l’orientamento e a procedere dritti verso nord. Dj era parecchio teso: sulle sue spalle adesso gravava anche la responsabilità nei confronti della Regina di Fiori, e le occhiatacce piene di avvertimenti da parte di Federico di certo non aiutavano a farlo stare meglio. Maxi dal canto suo aveva finalmente capito che sarebbe stato meglio non usare l’elmo per un po’ di tempo, anche se la tentazione di rivedere la sua Violetta non accennava a diminuire. Dalla partenza di Libi tutti si erano spenti, ma il cambiamento più grande l’aveva avuto Andres. La sera si rifiutava di rimanere a parlare con gli altri e si offriva volontario per fare il primo turno di guardia. Si rivolgeva a loro solo per dare ordini e metterli al corrente della vicinanza o meno del primo obiettivo, ossia le cascate di Nefertiris.
Le Cave di Cuori erano le più grandi fonti di materiale grezzo come diamanti, rubini e tante altre pietre preziose. Essendo tanto importante per il commercio di Cuori, basato sull’esportazioni di tale materiale, era anche parecchio sorvegliato, da una scorta di soldati chiamati ‘I Fanti di Cuori’. 
“Un po’ come i Cavalieri Neri” bofonchiò Maxi, ricordando il suo ultimo incontro con un membro di quel famigerato e nefasto ordine cavalleresco. 
“No, non hanno armi speciali come le spade di neranio, sono solo molto allenati allo stesso modo degli studenti dell’Accademia” spiegò Emma. Il terreno era diventato duro e secco e da esso si alzava una lieve polvere rossa. Affacciandosi da una piana videro numerose grotte attraversate da ferrovie, su cui viaggiavano carrelli ad una velocità sostenuta. Sebbene fosse ancora distanti si sentiva già il rumore dei picconi che cozzavano contro le rocce. I prigionieri di guerra avevano riempito sempre di più le cave rendendole gremite di gente. Le guardie indossavano una divisa caratteristica rosso scuro e oltre alla spada che tenevano rinfoderata sul fianco destro avevano una lunga frusta nera che usavano sia per scandire i tempi che per picchiare i lavoratori negligenti. 
“Ma questa è una barbaria…” sibilò Francesca, osservando in lontananza i segni rossi sulle spalle di alcuni prigionieri, dal viso spento e logorato dalle fatiche. Come Regina non avrebbe mai permesso qualcosa del genere, quello sfruttamento di manodopera era vergognoso. Strinse i pugni talmente forte che le nocche divennero bianche, me essi si sciolsero non appena sentì la mano di Federico sfiorare la sua. “Faremo finire tutto questo, fidati di me” le disse con un sorriso dolce, stringendo poi la mano a intrecciando le dita una ad una. La ragazza alzò lo sguardo perdendosi nei suoi occhi scuri, poi annuì con forza, trattenendo le lacrime. Era sempre stata sensibile alle richieste del suo popolo e contraria a quel tipo di violenza. Quando le avevano raccontato della creazione dell’Ordine dei Cavalieri Neri era diventata rossa di rabbia, con il profondo desiderio di strappare tutti i ricci di Natalia uno ad uno. Ancora ricordava la crudeltà con cui l’aveva fatta finire dietro le sbarre, ma anche il velo di paura che nascondeva. In fondo non riusciva ad odiare sua cugina, nonostante tutto, era sicura che si nascondesse qualcosa dietro la corona che portava. Andres la fece riscuotere dai suoi pensieri, mentre indicava a tutti un percorso abbastanza sicuro che aggirava completamente le Cave. Il terreno degradava in quel punto, ma era nascosto da una serie di cespugli di rovi rinsecchiti e da alcune pareti di roccia che costituivano le numerose alture del territorio. 
“La aggireremo da sinistra” sussurrò il capo, intimando a ciascuno di muoversi molto silenziosamente. Passo dopo passo avevano compiuto più di metà dell’opera con grande sollievo da parte di tutti. Emma si piegò sulle ginocchia e studiò la conformazione del terreno per essere sicura che non riservasse loro sorprese poco piacevoli. “E’ sicuro” esclamò infine, affiancando gli altri. Proprio quando però erano sicuri che il pericolo fosse passato sentirono un rumore di passi nella loro direzione e uno dei Fanti Rossi sbucò davanti a loro, probabilmente in mezzo ad una ricognizione. 
“Maledizione” digrignò Andres tirando fuori la spada, cosa che fece anche il suo avversario. Sicuramente avrebbe dato l’allarme a sarebbe iniziato un combattimento, e ci mancava solo che Francesca rischiasse la vita in quello scontro. Quella ragazza era importante per la riuscita della missione, gliel’aveva detto la Regina Bianca. Prima che potesse muovere anche un solo passo Emma fu molto rapida, si fiondò silenziosamente sul nemico, scaraventandolo a terra con un calcio prima che potesse reagire. Gli strappò la frusta di mano, gliela avvolse in modo che non potesse dire una parola e la tenne stretta. A quel punto si fece avanti Dj che con un paio di formule lo mandò subito KO. 
“Possiamo ufficialmente dire che servi a qualcosa, piccoletto” ghignò Emma, toccando la punta del naso di Dj con l’indice, che il mago scostò infastidito. “Ehi, siamo praticamente alti uguali!” sbottò offeso, beccandosi un calcio sugli stinchi da parte della bionda. “Non dire a una ragazza che si destreggia nelle arti del combattimento che è bassa. Mai”. E dopo quelle parole pronunciate con veleno si diresse dagli altri, pronta a proseguire il cammino. Fortunatamente quello fu l’unico inconveniente dell’attraversamento delle cave e quando furono ufficialmente fuori pericolo tirarono un sospiro di sollievo. Di fronte a loro si estendeva nuovamente una foresta e dallo sguardo preoccupato di Dj Francesca capì che quello era l’ultimo luogo che avrebbe visto per un po’ di tempo.

“Ho paura” disse improvvisamente la ragazza, mentre lei, Federico e il mago si districavano tra una serie di rovi dalle spine acuminate. Gli altri erano rimasti indietro per essere sicuri di non essere seguiti. Dj aveva espressamente richiesto che fossero in pochi a venire alle Cascate e se non fosse che Federico si era dimostrato irremovibile avrebbe fatto a meno anche della sua presenza. Gli aveva detto che avrebbe potuto essere uno spettacolo poco piacevole, ma non c’era stato verso per farlo demordere e alla fine aveva dovuto acconsentire. Il mago si occupava di tenere lontane le trappole magiche all’interno di quel luogo sacro per gli sprovveduti. “Ma credo che sia normale, no?” sussurrò, tremando come una foglia. Federico avanzava al fianco, stringendo sempre più la sua mano. Non riusciva ancora ad accettarlo: era appena uscita da una dura prigionia e adesso sarebbe stata di nuovo prigioniera, questa volta di un sonno incantato. 
“E’ la cosa più normale del mondo…siete molto coraggiosa, Francesca” esclamò il mago, voltandosi indietro verso di loro e rivolgendole un sorriso luminoso. 
“Ehi, tu”. Federico ancora non lo vedeva di buon occhio per l’idea che aveva avuto e ormai aveva imparato a convivere con quei toni aggressivi. “Pensa piuttosto a come proteggerai la Regina”. 
Dj sbuffò: era l’ennesima volta che gli faceva quella raccomandazione in modo intimidatorio, ma più che promettergli che avrebbe fatto tutto il possibile che altro avrebbe potuto fare? Scostò con una mano l’aria, e il rovo davanti a lui si attorcigliò verso l’alto, non costituendo più un ostacolo. Lo scrosciare dell’acqua divenne sempre più ingombrante nell’aria e arrivava come un indistinto sovrastarsi di voci sovrannaturali.
“Adesso fate attenzione, non fate nulla a meno che non ve lo dica io” si premurò il mago. “Come conosci questo posto?” chiese Francesca non riuscendo a contenere la sua curiosità. 
“Diciamo che ci sono dei posti che i maghi devono assolutamente conoscere. Sono i luoghi dove la magia ha avuto inizio” rispose misterioso il giovane con un sorrisetto. Scostò una fitta parete d’edera, e i due si trovarono in un cunicolo, che attraversava la parete di roccia grigia. A quel punto lo scrosciare era talmente forte che non riusciva a sentire nemmeno quello che le diceva Federico, che eppure si trovava a due passi. Quando uscirono poggiava i piedi su una sottile striscia di terra rialzata circondata dall’acqua cristallina. Lo spettacolo tutt’intorno era incredibile: le cascate li circondavano completamente, l’acqua zampillava cristallina, mentre la schiuma bianca dalla cima scemava sempre di più. Raggiunsero il centro di quel cerchio azzurro, rimanendo affascinati da quella visione quasi celestiale. “Sembra di essere in cielo” sussurrò la ragazza entusiasta allargando le braccia. Sorrise serena: se quello era l’ultimo luogo che avrebbe visto per un po’, allora andava bene, il sacrificio le sarebbe sembrato meno duro, o almeno sperava. 
“Le Cascate di Nefertiris” disse Dj allargando le braccia, per presentargli l’oggetto del loro viaggio. 
“Le facevo più imponenti” sbottò Acosta, cercando di smorzare l’entusiasmo. Ma gli occhi di Francesca brillavano dell’azzurro delle acque, proiettata già al rito che avrebbero compiuto. 
“Non abbiamo molto tempo…Francesca, devete solo camminare fino ad immergervi completamente nelle acque”. Dj poggiò le mani sulle vesti della ragazza, facendone svanire completamente i colori. “Il bianco è il colore della purezza” le sorrise triste, per poi scostarsi e lasciarla camminare. La regina si voltò prima verso Federico e con il tacito permesso del mago si apprestò a salutarlo. Gli accarezzò delicatamente la guancia, lasciando che il dorso scivolasse proprio come l’acqua che li circondava. 
“Non dovevi salvarmi…tutto questo non sarebbe successo. Avrei preferito morire”. Francesca non disse nulla, non ne aveva alcun bisogno. I suoi occhi stavano parlando per lei, e Federico si sentì morire dentro: per quanto non li avrebbe più visti splendere della luce della vita? Una lacrima sfuggì al suo controllo, ma rapidamente Francesca posò le labbra sulla sua guancia, catturandola e facendone tesoro, insieme ai ricordi che avrebbe portato con sé nel suo sonno. 
“Arrivederci, Federico” sospirò, voltandosi lentamente. Dj annuì e sollevò le mani sul suo capo. Una coroncina di tante foglie trasparenti intrecciate tra di loro le circondò il capo, in netto contrasto con i suoi capelli scuri.
“Adesso siete pronta”. I piedi nudi toccarono l’acqua fredda ed ebbe già l’impressione che non fossero più in grado di sostenere il peso per la stanchezza. Continuò a sprofondare e le vesti divennero sempre più pesanti, intrise di quell’acqua magica. Prima di immergersi completamente le sembrò che l’acqua stesse brillando. Il freddo divenne semplicemente insensibilità, gli occhi si chiusero come se le palpebre fossero oggetto di una calamita. Si sarebbe svegliata un giorno, in mezzo ai suoi amici, rifugiandosi tra le braccia di Federico. Si era dimenticata qualcosa di importante…qualcosa di essenziale. No, era solo quel prepotente sonno a farglielo credere. Ripensò un’ultima volta a Federico. Il Mana vibrava nel suo corpo, insoddisfatto di quella nuova condizione che si stava raggiungendo e sorrise serena. Si, avrebbe funzionato. Ma che cosa doveva ricordare? Si, qualcosa di importante. Non aveva detto a Federico che l’amava, ecco cosa aveva dimenticato di fare. Avrebbe dovuto dirgli del suo affetto che si era trasformato in un amore talmente potente da farle rinunciare a tutto, persino alla vita, per lui. A poco valsero le piccole bolle che fuoriuscirono dalla sua bocca, mentre bisbigliava quelle due parole. Ti amo. Il buio si impadronì dei suoi occhi così come della sua mente. 

Il buio. Una ragazza che si immergeva nell’acqua per qualche strano motivo. Ma non stava succedendo in quello stesso momento. Quello sarebbe accaduto nel futuro. No, nel presente stava accadendo tutt’altro. Una freccia scoccata e un ragazzo che si parava nel bel mezzo della traiettoria. No, quella era il passato. Quella ragazza…era la stessa dell’acqua. Immagini del presente e del futuro si accavallavano nella sua mente, e non riusciva a dare loro un senso. 
La storia procede nel giusto modo, nonostante la tua interferenza. 
La voce cavernosa che aveva già sentito altre volte sembrava soddisfatta del fatto che lei non avesse interferito in alcun modo. Ma che intendeva dire? Che aveva lei a che fare con tutto quello? L’angoscia prese possesso di lei e si sentì quasi soffocare fino a quando non aprì gli occhi, ansimando di colpo. 
Violetta ne aveva fatti di sogni strani ma quella notte le era sembrato diverso. Avvertiva il senso di panico e la paura provata quando quel ragazzo aveva preso la freccia sul fianco. Tastò lentamente le coperte, ricordandosi poi che quello non era il suo letto. Leon l’abbracciava ancora da dietro, e teneva la testa nascosta tra i suoi capelli sparsi sul cuscino. Con le labbra le sfiorava dolcemente il collo e il suo alito caldo le solleticava piacevolmente la pelle. Il suo petto, ancora sudato, aderiva perfettamente alla schiena, trasmettendole tranquillità con il battito controllato del cuore. Era profondamente addormentato e stranamente gli incubi non lo avevano ancora iniziato a tormentare. Rafforzò di poco la stretta sulla sua vita, mugugnando qualcosa nel sonno, per poi riprendere a dormire tranquillo. Violetta sfiorò la mano di Leon e chiuse gli occhi, decisamente più serena. Quel sogno così movimentato l’aveva turbata parecchio, ma tra le braccia di Leon si sentiva protetta. Si accoccolò contro il giovane, cercando di stare attenta a non svegliarlo e lentamente riprese sonno con un sorriso. E mentre precipitava nuovamente nel buio del sonno, il precedente sogno perdeva sempre più dettagli e le parole della misteriosa voce si persero nel nulla, spente nella mente, ma vivide nel cuore. 















NOTA AUTORE: Un capitolo con parecchi avvenimenti. Allora in parole povere: Libi lascia il gruppo *piange* NO, LIBI NON ANDARE *la insegue disperato* ANDRES, FAI QUALCOSA PERO', FERMALA ç.ç Poooi, si scopre qualcosa sul potere dell'elmo, tutt'altro che sotto il controllo di Maxi (e l'avevamo capito -.-"). E la mia Fran...no, vabbè, il dolore. Per salvare tutti (anche lei) da se stessa accetta di cadere in un sonno profondo e dormire in una teca di vetro, fino a quando Dj non trovi il modo per lbierarla della maledizione rappresentata dal Mana ç.ç AW, IL SUO ADDIO CON FEDE. Io sono fragile. Ho amato davvero la scena di quando si immerge nella cascata e si ricorda di non aver detto a Federico di amarlo (anche se penso sia chiaro anche a lui xD) *^* AMORE MIO ç.ç 
Ma ecco che gli eventi passati e futuri (alcuni di questi avvenimenti accadono nel futuro per la storyline di Violetta) appaiono nella mente del giovane e 'qualcuno' è soddisfatto del fatto che in fondo lei non è d'intralcio in quella storia...ma cosa intende dire? Che cosa rappresenta questa voce? AW, CHE POI SI RISVEGLIA ABBRACCIATA A LEON (è la sera del famoso capitolo 44 ancora xD) <3 Auiehf3iurruf, nel prossimo capitolo tornano appunto i Leonetta che sono una cosa troppo dolce, e niente, li amo :') Va bene, basta scleri xD Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, buona lettura, e alla prossima! :3
P.S: anticipo shinebright. Maxi per me è un GROSSO NO. 
syontai :D 
  
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