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Autore: LadyMary    30/07/2014    1 recensioni
Una storia che narra il Terence dietro il sipario, non di un teatro, ma della sua vita.
Quella che io, il destino, ho scritto per lui.
Il Terence che non sapeva di essere, e che ora è pubblicato al mondo intero.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Terrence Granchester
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Passeggiata Domenicale.

Il pettine color della notte passò tra le ciocche acconciandone la chioma appena accennata sulle spalle, poi vestito solo sull'intimo, a piedi nudi afferrò la bronzea maniglia dell'uscio.-Che imputridiscano loro e chi le scrive!- Concluse chiudendosi dietro la porta del bagno sbattendola energicamente, avviandosi nella camera da letto che si trovava logicamente accanto alla stanza dei bisogni. Pochi nudi passi e si trovò presso la base del letto dove prima aveva poggiato i pezzi da indossare. Infilò le braccia nella candida camicia, ne abbottonò i dorati gemelli che riprendevano le fattezze dei bottoni del gilet, e sistemò il colletto, il tutto in silenzio con la sua quasi solita aria accigliata e naturalmente pensierosa. Anche i pantaloni con tanto di gilet in raso Damascato rigorosamente di colore nero come le scarpe ai piedi del letto, erano stati indossati. Un completo a festa? No, era solo un' ossigenante passeggiata all'aria aperta, e Terence voleva vestirsi così perchè lui è semplicemente il Duca di Granchester. -Sono cinque anni che persiste questa cosa del via vai di lettere, anche se i miei silenzi proseguono immutabili.- Faceva tra se camminando a passo lento con ambedue le mani in tasca. Poco dopo, un piccolo sassolino venne lanciato non troppo lontano dalla punta della sua scarpa destra, mentre la voce ferma e a tono basso ironizzó queste parole: -Che destino crudele il loro.- Riferendosi ovviamente alle due inarrestabili donne che per ben cinque anni continuavano a scrivergli nonostante la sua totale indifferenza. E indifferente non fu nemmeno il suo passaggio. Due uomini verso la trentina se ne stavano seduti su di una piccola panchina interamente in pietra bianca. Terence passò davanti a loro che lo osservavano di sottecchi ancor prima che la sua figura permetteva di onorarli di quella matura bellezza. Quei sguardi lo seguirono ancora per un pò, fino a che uno di loro dai capelli biondo scuro e leggermente mossi, si accostò all'orecchio dell'altro bisbigliando un qualcosa che copriva con la mano, e di cui l'ascoltatore dagli occhi verde mare appariva interessato al riferimento. Cos'avranno mai potuto dire sul Duca di Granchester? Sull'attore amato dalle donne ed odiato dagli uomini? O forse sarà qualcos'altro di profondamente impensabile? É il caso di chiederlo all'Autrice stessa? A me non pare. Andiamo avanti. Il paesaggio di ritorno si presentava quasi desolato, poco più che desertico, come chi in quel fresco mattino di Aprile ne calpestava il suolo. In fondo si trattava dei dintorni nei pressi della sua dimora, ed essa doveva naturalmente possedere quelle caratteristiche intorno a sè, visto che ospitava un padrone dall'esistenza singola. Anche se "l'eremita" come lo ha scherzosamente nominato un suo collega, in quella debole giornata di sole, Terence aveva scelto la passeggiata invece del suonare dell'armonica seduto sotto un albero in compagnia solo di se stesso, come faceva fino a qualche anno precedente, Ma quel Terence era cambiato, mutato dai segni del tempo che gli avevano fatto prendere ben altre abitudini anche se mantengono quel suo stare da solo. Adesso quello odierno sfoga la sua esistenza al di fuori del lavoro seduto ad una scrivania scrivendo copioni, che venivano apprezzati e richiesti dai produttori stessi che li sfruttavano per le loro opere facendogli recitare le parti che scrive. Alternando questo con la meditazione, disteso sul suo letto a pensare, immaginare, rilassarsi in assoluto silenzio attorno a sè, rifugiandosi solitario anche in questo. Durante l'andare della passeggiata, un uomo sulla cinquantina, moro, corpulento e vestito di bianco uscì da sotto un arco fermandosi sotto di esso, incrociando il pensieroso passante. -Buona Domenica Terence!- Gli augurò guardandolo gioiosamente. Quasi di sottecchi e velocemente ricambiò il saluto con un cenno del capo ed un finto e forzato sorriso. Ma ormai tutto il paese lo conosceva bene...o quasi bene, perchè non è mai nulla come sembra. Cosa si rifugiava sotto quel volto stressato dalla vita? Non certo quella cinematografica che comunque lo gratifica. Quindi, che si nasconde dietro quei silenzi che non mutano nemmeno con la gentilezza? Cosa si cela nello spirito del Duca di Granchester? Beh, di certo ognuno è fatto in un certo modo perché non è fatto a caso, e tutti hanno una propria vita diversa da raccontare; ma Terence forse vuole custodirla gelosamente nel suo nobile cuore. Così, terminato l'atteggiamento quasi indifferente di colui che aveva dovuto educatamente dargli una risposta parlata, l'uomo fece spallucce e sorrise ritornando sotto l'arco, del quale all'interno risiede il suo alloggio circondato da alberi da frutto di cui ne faceva il passatempo preferito. -Il fruttivendolo non aveva nulla da impegnarsi? Proprio ora doveva uscire ed incrociarmi? Oggi non ho voglia di salutare nessuno.- Borbottò infastidito, come non lo era già abbastanza. Mentre passeggiava, alla sua destra c'era una piccola fontana in pietra e si accostò per bere unendo le mani. Dietro di lui a circa quattro metri di distanza, nascosto in un folto cespuglio, un uomo all'incirca la sua età lo osservava di nascosto quasi impaurito guardando quella figura che beveva davanti alla bassa fontana. -Non ne posso più, ho un copione che aspetta di essere concluso da me.- Si lamentò cominciando a tornare indietro, l'aria aperta e la gente proprio non gli andava giù da quando ha intrapreso la strada del vero successo da lui tanto agognata, non fa altro che allontanarsi dagli altri, nonostante siano proprio le persone ad essere parte della sua fama. -Devo rientrare, prima che incontri qualcun'altro interessato a rivolgermi parola.- Nel dirlo, i suoi passi erano leggermente più svelti dei precedenti. E pensare che nonostante questa lotta interiore con il mondo, il suo ego gli ha dato la forza di uscire solo per il gusto di sentirsi famoso in mezzo agli altri, e di ricevere qualche sguardo di ammirazione, tutte cose poi soffocate e dimenticate dai pensieri che gli attanagliano la mente. Beato e beata chi lo capisce questo Terence! -Buongiorno Terence.- Disse a bassa voce una giovane donna poco prima di incrociare il suo passaggio dalla distanza di quasi un metro. -Stupendo come sempre.- Fece tra sè dopo averlo guardato per un istante, per poi abbassare subito gli occhi celesti al suolo, continuando a stringere tra le mani il fiocco rosa sotto il mento, termine di un grande nastro del cappello che indossava. Terence accoppiò lo sguardo controvoglia senza rispondere al saluto, poi sbuffò leggermente. -Tanto per quella inutile donna delle pulizie gli bastava pure solo uno sguardo, la mia risposta era superflua.- Nonostante tutto, era riuscito ad evitare la sedia dello scrittoio ed il letto, sul quale trascina sogni e pensieri quasi inutili per l'esistenza, ed immaginazioni che dovrebbero e vorrebbero soltanto prendere forma reale.
   
 
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