Capitolo I
Capitolo Chiuso
Fu un caso per loro due incontrarsi
lì. Fra gli scaffali del
Ghirigoro, i loro sguardi s’incrociarono, nello stupore di
entrambi.
«Granger?!»
«Malfoy?!»
Erano
entrambi in giro, a fare acquisti per i loro figli ma in pochi minuti
abbandonarono tutte le commissioni per fermarsi a prendere un gelato da
Florian
Fortebraccio. Hermione scrutava di sottecchi Draco, il cui disagio era
evidente, ma non era in grado di capire se fosse per via
dell’abnorme coppa
gelato che si ergeva di fronte a lui, o per
quell’appuntamento improvvisato…
Alla luce del sole.
Fra un
cucchiaio e l’altro tennero gli occhi bassi, indecisi sulle
parole giuste da dirsi:
quando mai avevano avuto bisogno di parlare? Una passione
più profonda aveva
legato i loro animi. Quel pomeriggio di Luglio era insolitamente caldo:
il sole
picchiava intenso sul quartiere magico, non si registrava un caldo
così torrido
da almeno un centinaio di anni. Hermione per affrontare quella calura
improvvisa aveva deciso d’indossare una camicetta color rosa
cipria di cotone
leggero con bottoni in madreperla. Il profondo scollo a V rivelava le
gentili
forme del suo seno, questa era accompagnata da una gonna scampanata
nera che le
lasciava scoperte le ginocchia e in parte le cosce. Ai piedi degli
eleganti
sandali a mezzo tacco anch’essi neri. Con sé
portava la sua immancabile
borsetta incantata e la fede nuziale al dito. Dal canto suo Malfoy,
sfoggiava
una lunga giacca grigio petrolio bordata di verde con bottoni gialli,
dalla
quale s’intravedeva appena una camicia verde scura sbottonata
in parte. I
pantaloni lunghi e neri gli cadevano in maniera perfetta sugli stivali
in vera
pelle anch’essi neri. Hermione Granger osservò che
il mago aveva mantenuto
inalterato il fisico asciutto e atletico, acquisito negli anni di
pratica del
Quidditch.
«Granger…»
Sussurrò il biondo ex-prefetto di Serpeverde, il cui sguardo
plumbeo spezzò
l’esitazione.
«Sì?»
Rispose l’ex-Grifondoro, abbozzando un vago segno
d’interesse.
«Io
non
ce la faccio più.» Continuò Draco,
appoggiando il cucchiaio vicino alla coppa
«È diventata un’ossessione, sembrava
solo un gioco quando abbiamo iniziato, ma
ora…» Una nota d’imbarazzo si
manifestò sulle gote di norma pallide dell’erede
Malfoy.
La
signora Weasley lo guardò dapprima senza capire, poi
comprese il significato di
quelle parole e di quelle nascoste dietro all’apparenza
impacciata del suo
interlocutore. Un leggero colpo di tosse accompagnò la sua
risposta:
«Beh,
in effetti…»
«Questa
cosa sta diventando preoccupante» La interruppe
l’ex-campione di Quidditch
delle serpi verde-argento «L’abbiamo fatto
dappertutto: a casa mia, a casa tua,
nei caffè, in ufficio!»
La voce
di Draco ora esprimeva un senso di frustrazione, come se per
l’ennesima volta
quel dannato Harry Potter gli avesse soffiato il boccino
d’oro da sotto il
naso. Dal canto suo Hermione, prendendo di sorpresa Malfoy,
sfiorò con un gesto
gentile la mano di lui; di nuovo i loro sguardi
s’incontrarono e fu come se il
tempo si fermasse intorno a loro, congelando quell’attimo
nell’eternità. Il
principe delle serpi scorse nel mare di quegli occhi color nocciola una
dolce e
profonda compassione.
«Hai
ragione Malfoy, anch’io provo la stessa sensazione»
Si voltò leggermente di lato
come a fissare un punto distante nell’orizzonte
«Pure Ron ha iniziato a
sospettare qualcosa, continua a fare domande ed io sono ormai a corto
di
scuse.»
I loro
gelati cominciavano a subire i tremendi effetti di quel caldo luglio:
le
fragole e le banane nella macedonia di Hermione erano ormai totalmente
immerse
nella densa crema color panna, mentre la coppa di vaniglia, con
ciliegie alla
base, di Draco si stava lentamente afflosciando, facendo gocciolare
quella
torre bianca sui piccoli frutti rotondi. Entrambi se ne accorsero
soltanto
quando avvertirono un freddo pungente sulle loro mani, umide e
appiccicose a
causa di quei liquidi.
Appena
il giovane Malfoy notò quei rivoli bianchi fra le sue dita,
prese un fazzoletto
dalla tasca dei suoi pantaloni e con maniacale frenesia
cominciò a pulirsi ed
asciugarsi da quella lordura. Stava per offrire alla sua compagna un
altro
fazzoletto ma appena si voltò per passarglielo, vide che la
ragazza era intenta
a leccarsi attentamente le dita, per raccogliere ogni goccia di crema
che le
colava copiosa dalle labbra.
«Ehm…»
Esordì timidamente il biondo con un non tanto lieve
imbarazzo «Prego, se vuoi
favorire…»
«Oh!
Grazie» Replicò Hermione prendendo il fazzoletto
che Draco le stava porgendo «in
questi giorni non so davvero dove ho la testa, il lavoro al Ministero
si è
fatto duro ultimamente.»
Draco,
che in quel momento aveva assunto una certa rigidità,
cercò di rispondere alla strega
che si stava asciugando le mani sporche di crema:
«Duro
mi dici? Posso
capirlo, anch’io da quando
è cominciato tutto questo faccio molta fatica a
rilassarmi.»
«Davvero?
Non credevo che il tuo lavoro di consulente fosse così
stressante. Io ogni
giorno mi ritrovo in ufficio sempre più moduli da compilare
e non ho nessuno ad
aiutarmi.» La voce di Hermione suonava sconsolata. Malfoy si
sistemò sulla
sedia con aria stizzita, si passò una mano sulla fronte
sospirando «Per te è ancora
facile Hermione, io ormai non so più cosa dire ad
Astoria… è un paio di giorni
che torno a casa tardi dal Ministero e sospetto che lei mi abbia messo
un elfo
domestico alle costole.»
Hermione
scostò una ciocca di capelli crespi dalla fronte,
afferrò la coppa di macedonia
sciolta nella crema e ne bevve un sorso, lanciando uno sguardo sorpreso
verso Draco
che ora appariva accaldato
«Sarebbe
quantomeno curioso… ho sempre pensato che foste fatti
l’uno per l’altra,
ricordo l’articolo sulla Gazzetta il giorno del vostro
matrimonio, sembravate
proprio due piccioncini» Malfoy scorse la sottile ironia,
accompagnata dal
sorriso altrettanto sottile, della giovane strega
«Astoria
è una brava moglie, anche se a volte non riesce proprio a
capire i miei
sentimenti, i miei conflitti, ultimamente ogni volta che la guardo i
miei
pensieri sembrano sviarmi altrove… e tu sai a cosa mi
riferisco»
Hermione
deglutì l’ultimo sorso di crema dalla coppa di
vetro, sospirò appoggiandosi
sullo schienale della sedia in ferro della gelateria, come poteva
rispondere a
quell’affermazione? Cosa avrebbe dovuto dire a colui che un
tempo aveva odiato
con tutte le sue forze? Intorno a loro Diagon Alley era animata da un
viavai di
persone indaffarate: negozianti intenti a sistemare le merci nei
ripiani,
genitori occupati a tenere a bada bambini curiosi, folletti che avevano
appena
terminato il loro turno di lavoro alla Gringott. Tutto le appariva
distante ed
Hermione si ritrovò a pensare che proprio quel piccolo
angolo di strada occupato
dal loro tavolino, fosse divenuto una piccola isola al di fuori dello
spazio
circostante.
«Hermione…
Hermione?!» La strega si ridestò dai suoi pensieri
e vide che il viso di Malfoy
ed il suo erano vicini, troppo vicini.
«Ma
che
fai Draco?!» Esclamò sorpresa «Mi hai
fatto prendere un colpo» la bruna si
allontanò di scatto frapponendo una mano fra lei ed il mago
biondo. Malfoy non
poté fare a meno di notare il suo imbarazzo: il respiro
affannoso, le gote
rosse e quella sua mania di sistemarsi affannosamente i capelli, si
guardava
intorno preoccupata che qualcuno li avesse scorti insieme in quel
momento
imbarazzante. Rimase stupito di come ogni gesto della ex-Grifondoro gli
fosse
ormai così familiare.
«Abbiamo
i nervi a fior di pelle vedo. Stai tranquilla, non sono così
stupido da volermi
compromettere con te, non proprio ora… Non credi?»
«Non
so
cosa ti passi per la testa Draco» il tono della voce della
strega aveva abbandonato
ogni sarcasmo «ma su una cosa concordo con te…
Questa storia deve finire oggi
stesso!»
«Sono
davvero sollevato che tu sia d’accordo con me»
«A
questo punto non ci resta che fare un ultimo
tentativo…» replicò la ragazza con
un’espressione decisa.
«E
dopo
saremo finalmente liberi» concluse il ragazzo fisando i suoi
occhi di ghiaccio
sulla sua interlocutrice. I due si scoprirono incredibilmente affiatati
in
quell’unità d’intenti; Hermione si
alzò dalla sedia e si avvicinò a Draco
appoggiando una mano sulla sua spalla:
«Ora
dobbiamo andare.»
Pagarono
il conto, poi si diressero verso la parete di mattoni a vista che
segnava il
confine tra il quartiere magico ed il mondo babbano. Draco si sentiva a
disagio
ogniqualvolta passava tra le vie di Londra.
«L’aria
impestata dal puzzo di questi babbani… mi fa venire
l’orticaria.»
«Non
abbiamo scelta Draco e tu lo sai, non possiamo farci scoprire da chi ci
conosce.»
Si
mossero veloci lungo le strade londinesi, non c’era molto
traffico ma al nobile
Malfoy la vista di così tanti babbani rendeva difficile
mascherare un certo
disgusto: più li osservava più gli sembravano dei
piccoli insetti, ottusi ed
ignoranti tanto da non saper riconoscere degli esseri come loro, dotati
di
incredibili poteri. Hermione notò il disagio di Draco,
malcelato dal fazzoletto
che teneva davanti alla bocca.
«Fai
sempre così ogni volta che vieni al lavoro?»
chiese curiosa «E come dovrei
fare?» rispose lui infastidito «L’aria di
questa città mi fa venire il
voltastomaco.»
Notando
che l’argomento risultava scottante, la strega
cercò di cambiare discorso
«Dimmi allora… da quanto tempo tu…
insomma…» «Un mese» la
interruppe Malfoy
prima ancora che Hermione potesse completare la sua domanda.
«Caspita!
Ti sei davvero impegnato… sul serio nel frattempo non
hai…»
«No!
E tu
che mi dici?»
Hermione
abbassò lo sguardo fissandolo al marciapiede, il nervosismo
per quella domanda
cominciò a manifestarsi in lei: si mise a dondolare dapprima
leggermente, poi
piano piano sempre più nervosamente; solo uno scossone di
Malfoy interruppe
quel siparietto ridicolo.
«Ah
si,
scusami… volevo dire… io… una
settimana.»
«Non
ti
facevo così debole d’animo Hermione, dopo tutto
quello che hai passato.»
«Questo
è del tutto diverso e tu lo sai! È difficile
resistere quando senti il
desiderio crescerti dentro, inarrestabile.» replicò
la strega con aria seccata.
La luce verde del semaforo scattò e i due si affrettarono ad
attraversare
l’incrocio che li avrebbe portati di fronte ad uno degli
ingressi per
visitatori del Ministero, un’apparentemente normale cabina
telefonica, da lì
svoltarono a sinistra imboccando una via secondaria che si collegava ad
un
altro grande incrocio. Avevano percorso circa cinquecento metri.
«Manca
ancora molto?» Draco sembrava sempre più
impaziente ma Hermione lo
tranquillizzò subito
«Sta calmo Draco,
il posto è subito qui lungo
la strada.»
«Sicura
che a quest’ora non ci sia nessuno? Sarebbe un bel problema
se qualcuno ci
riconoscesse» La voce del mago era talmente preoccupata da
rasentare la
paranoia, Hermione indicò un’insegna sbiadita alla
loro destra: e-Cafè
«Siamo
arrivati, forza entra.» lo spinse dentro quasi a forza, il
campanello della
porta tintinnò ma nessuno rispose, la sala che si apriva
davanti a loro era
vuota: solo una mezza dozzina di tavolini con sopra un paio di computer
su
ognuno di essi.
«Avevi
ragione, è davvero deserto, incredibile.» Draco si
tolse il fazzoletto dalla
bocca guardandosi attorno sorpreso.
«Forza
Draco sbrigati, non abbiamo molto tempo!»
Si
diressero entrambi verso un angolo nascosto del locale, si sedettero su
un
tavolino fissandosi intensamente l’uno nell’altra:
«Hermione…
io… davvero non resisto più!» Malfoy le
afferrò le spalle scuotendola con
forza. Lei dapprima impaurita per quella reazione così
intensa, gli appoggiò
una mano al petto cercando di tranquillizzarlo:
«Calma
Draco,
non ha senso agitarsi, non avere fretta»
«Tu
non
capisci, io non posso aspettarti, devo farlo ora!»
La
tensione fra i due stava salendo vertiginosamente, in
quell’angolo buio
dell’internet-caffè l’unica luce che
faceva loro compagnia era quella del
computer acceso ed impostato sulla pagina del motore di ricerca. Draco
mosse la
sua mano verso la bacchetta con tutta l’intenzione di usarla.
Hermione gli
prese la mano per fermarlo:
«No
aspetta,
non avremo bisogno di questa» sussurrò Hermione
«Sarà tutto molto più facile,
ci metterò un attimo.» replicò Draco
agitando la mano che impugnava la
bacchetta. Un lieve tremito nella luce proveniente dal computer li fece
trasalire.
«Ora
è
tutto pronto Hermione… e che tu sia disposta o meno, io
andrò avanti»
«No
aspetta!» la strega lo fermò mentre cercava di
spostarsi per mettersi in una
posizione più comoda «Sai come usarlo
vero?» gli chiese infine. Il giovane
Malfoy, il principe delle serpi, abbozzò un sorriso
«Sono un mago esperto,
dovresti saperlo ormai, queste pratiche comuni non hanno più
segreti per me »
«Fa
alla svelta allora, tra qualche ora questo posto sarà
affollatissimo.»
«Adesso
mi metti pure pressione Hermione, a che gioco stai giocando?»
«Nessun
gioco, questa volta facciamo sul serio.»
«Ancora
una volta mi trovo d’accordo con te.»
«Lo
so
Draco, in fin dei conti, siamo due persone dotate di un certo acume,
era
inevitabile che giungessimo a questo.»
I loro
sguardi rifulgevano davanti al bagliore dello schermo
dell’apparecchio babbano
di fronte a loro, con rapido gesto della bacchetta Malfoy
indirizzò il browser
verso un sito specifico: www.efpfanfic.net.
Hermione sorrise ed anche Draco ne ricambiò il sorriso.
«Era
naturale che tantissime autrici scrivessero fanfiction
a rating rosso su di noi» ridacchiò
il mago
dai capelli biondi.
«D'altronde
sembriamo proprio fatti l’uno per
l’altra.» replicò Hermione divertita
mentre
digitava sulla tastiera nickname e password del loro account in comune
«Però a questo punto direi che è
ora di chiudere tutto, io mi sono stancata.»
«Già»
aggiunse Draco «questa storia deve finire»
appoggiò la mano sul mouse cliccando
sulla dicitura cancellazione
«e la
finiremo insieme.»
Uscirono
dal locale a pomeriggio inoltrato e si diressero verso la vicina
fermata della
metropolitana. Camminarono in silenzio per tutto il tragitto, ma
entrambi si
sentivano come liberati da un grosso peso: avevano affrontato le loro
paure e
le avevano sconfitte… insieme.
«Io
prendo la linea verde, oggi ho voglia di tornamene a casa con
calma» disse
Hermione con un sorriso stampato in viso. «Non aspettarti la
mia compagnia
Granger, io preferisco andarmene immediatamente.» Draco aveva
ripreso la sua
tipica espressione glaciale ed apatica. «Guarda che non ti ho
chiesto di farmi
compagnia, abbiamo fatto questa cosa insieme, ma ora ognuno per la sua
strada.»
«Naturalmente…
arrivederci mezzosangue.» Draco si voltò a
guardare la sua insolita compagna
d’avventura: i capelli bruni mossi dalla brezza della sera
incorniciavano un
viso stanco ma soddisfatto.
«Arrivederci
Malferret.»