CERCO
CASA… DISPERATAMENTE
Per
non parlare poi
delle gemelline Phoebe e Daisy: litigavano per ogni minima cosa. Loro
però, a
differenza delle sorelle più grandi, litigavano sulla scelta
dei cartoni
animati da vedere in televisione. Gli ultimi arrivati, Doris ed Ernest,
non
litigavano per il semplice fatto di essere ancora troppo piccoli.
Contribuivano
anche loro però, a far esasperare Louis, piangendo dalla
mattina alla sera,
ininterrottamente. Solo Georgia era la più taciturna e la
meno aggressiva di
tutta la ciurma. Forse perché aveva una fattispecie di
fidanzato e passava così
la maggior parte del tempo a casa sua? Sì, doveva essere per
forza così.
Louis,
invece, era il
povero figlio disgraziato, rinchiuso ancora fra le mura di casa di
mamma e
papà. Doveva trovare una soluzione. Assolutamente.
‹‹Ladbroke
Grove, W10;
vani: 1; bagni: 1; Area: 43mq; prezzo: 649,950 £. No.. troppo
cara.››
passò alla prossima. ‹‹Mmh.. vediamo
questa: Monolocale situato al piano
terra di una palazzina di nuova costruzione composto da una zona notte
separata, bagno ed ampio soggiorno con cucina a vista e balcone oltre a
giardino condominiale e servizio di portineria 24 ore su 24.
L’ immobile si
trova in una zona ben collegata con Canary Wharf e la stazione
overground più
vicina é Wapping. Prezzo: 315,000 £. Ancora non ci
siamo…››
la cerchiò comunque. Era la terza che adocchiava.
Passò alla quarta:
‹‹Proviamo
quest’altra:
Il monolocale, situato al piano terra di una palazzina
d’epoca, è
caratterizzato da un ampia sala, cucina, bagno e piccolo balcone,
dispone
inoltre di parcheggio privato. L’immobile si trova in una
zona ben collegata
con Canary Wharf, a breve distanza dalla stazione overground di
Wapping…prezzo….››
Tremò
leggermente. Le
caratteristiche di quella casa combaciavano esattamente alle sue
aspettative.
Il prezzo però, non doveva superare le 300,000 £.
Incrociò le dita e sperò che,
almeno quell’appartamento, costasse meno di tutte le altre
che aveva visto.
Fece scorrere molto lentamente lo sguardo. Coprì il prezzo
con la mano. Aveva
paura a guardarlo.
Fachesiamenoditrecentofachesiamenoditrecentofachesiamenoditrecento
Borbottò
fra sé e sé e,
quando scostò la mano per vedere il prezzo,
cacciò un urlo di gioia: erano
275,000 £
‹‹Ce
l’ho fatta! Ce
l’ho fatta!›› urlò felice,
saltellando come un bambino sul proprio letto ove,
poco prima, era disteso.
La
camera la divideva
con le due sorelle più grandi: Georgia e Lottie. Georgia,
come al solito, non
c’era nemmeno quella mattina, quanto a Lottie invece, rimase
perplessa dalla
strana reazione che ebbe il fratello più grande. Lo
guardò con aria
interrogativa.
‹‹Cosa
hai fatto?››
chiese poi, riportando lo sguardo sul suo cellulare.
‹‹Ho
trovato casa! Ho
trovato casa! Me ne andrò da qui!››
gridò l’ultima frase con più euforia.
Lottie, dal canto suo, era completamente disinteressata. Continuava
messaggiare
con la sua migliore amica Perrie. ‹‹Finalmente
dirò addio a questo manicomio.››
Con
un balzo, saltò giù
dal letto e, afferrando il giornale, si diresse verso la cucina. Scese
a due a
due le scale, facendo di tanto in tanto qualche saltello. Era troppo
felice.
‹‹Mamma,
papà, ho una
notizia fantastica.›› cominciò lui,
piombando in cucina senza preavviso. C’era
un frastuono pazzesco. Pareva di stare in quel film americano.
Com’è che si
chiamava? Una scatenata dozzina.
Sì,
a Louis sembrava di vivere dentro quel film. Gli ricordava troppo la
sua vita
attuale.
La
madre stava dando da
mangiare a Doris; Ernest, invece, piangeva ed era in braccio a
Felì, in attesa
di essere allattato anche lui; suo padre, era intento a raccogliere i
giocattoli sparsi per tutto il pavimento delle due sorelle
più piccole che, al
contempo, litigavano – come al solito – su quale
cartone animato dovessero
vedere in TV.
Louis
rimase immobile,
ad osservare la scena. Nessuno dei due genitori prestò lui
attenzione. Quando
doveva finire quella storia? L’essere ignorati ogni santa
volta? No. Questa
volta dovevano assolutamente ascoltarlo. Era una cosa troppo
importante. Lui
doveva andare via di casa. Doveva farlo assolutamente. Provò
ad alzare
leggermente il tono di voce, nella speranza di sovrastare il baccano
che,
imperterrito, invadeva la cucina.
Tra
i pianti di Ernest,
le grida delle due gemelle, la TV accesa, mamma che cercava di calmare
entrambe, papà che borbottava qualcosa e
Félicité che provava – con le sue
dolci e delicata maniere – di far tacere il proprio
fratellino.
Devo
andare via da qui. Ora.
‹‹MAMMA!
PAPÀ!
ASCOLTATEMI, CAZZO.››
Non
appena urlò,
esasperato, tutti tacquero; fatta eccezione del fratellino che,
poverino, aveva
tanta fame. Tutti volsero il proprio sguardo verso Louis e, con
un’espressione
di incomprensione, sua madre gli rivolse la parola.
‹‹Cosa
c’è, tesoro?››
Louis
sbuffò e,
avvicinandosi al tavolo della cucina, sbatté con una certa
violenza, il
giornale con l’annuncio cerchiato in rosso.
‹‹Ecco
cosa succede,
mamma. Vado via da qui. Ho trovato una casa ad un prezzo ragionevole.
Meno di
300,000 £. Guarda qui!››
Entrambi
i genitori,
adesso, volsero la loro attenzione sul giornale; in particolar modo il
punto
indicato da Louis. Anche le sorelle guardarono in quella direzione
senza sapere
ovviamente di cosa Louis stesse parlando.
‹‹Perché
devi andare
via?›› chiese Félicité,
continuando a dondolare – con una certa svogliatezza
–
il fratellino Ernest. Louis non le rispose nemmeno. Cominciò
a spiegare ai
genitori le sue intenzioni.
Già
da tempo accennò
loro che, presto, sarebbe andato via di casa; quindi, fortunatamente,
presero
la decisione del figlio maggiore piuttosto bene. Dopotutto, aveva
ventitré anni.
Un lavoro fisso, una macchina, un buono stipendio, un..
no.. non aveva un ragazzo.
Già,
perché Louis era
gay.
‹‹Allora,
guarda qui.
Leggi la presentazione della casa: Il monolocale, situato al piano
terra di una
palazzina d’epoca, è caratterizzato da un ampia
sala, cucina, bagno e piccolo
balcone, dispone inoltre di parcheggio privato. L’immobile si
trova in una zona
ben collegata con Canary Wharf, a breve distanza dalla stazione
overground di
Wapping. Prezzo: 275,000 £. Il mio budget era di massimo
300,000 £, perché è
ciò di cui posso privarmi. Questo, è
l’affare della mia vita. Finalmente ci
sono riuscito.››
Nessuno
dei due
genitori disse nulla. Sua madre continuava a fissare il giornale e le
foto che
ritraevano l’appartamento; il padre, invece, annuiva di tanto
in tanto con aria
seriamente interessata.
Solo
Félicité decide di
dire la sua:
‹‹Perché
devi
lasciarci, Louis? Possibile che tu sia tanto.. tanto.. disperato? Sai
chi
sembri? Uno di quei personaggi di quel programma su Real Time.
Com’è che si
chiama? Cerco casa disperatamente.››
scoppiò a ridere. Inizialmente, Louis non la
trovò così tanto divertente come
battuta, ma quando notò che anche i genitori smorzarono una
risata, si lasciò
coinvolgere, ridendo anche lui. Dopotutto, Felì, non aveva
tutti i torti. Stava
davvero cercando una casa.. disperatamente.
‹‹Se
è quello che vuoi,
Louis, sappi che noi ti appoggeremo e, se mai vorrai un aiuto da parte
nostra,
ci sarà senza dubbio.››
Suo
padre, con fare
amichevole e di comprensione, gli dette una pacca sulla spalla. Lo
capiva
benissimo. Non doveva essere facile vivere con sei femmine e soli tre
maschi in
casa. Qualsiasi cosa sarebbe servita a Louis, l’avrebbe data.
‹‹No
papà. Non ho
bisogno di una mano. Ho impiegato davvero tanto tempo per metter un bel
po’ di
soldi da parte e, per mia fortuna, il mio stipendio è anche
piuttosto alto. Non
ho bisogno di un aiuto da parte vostra. Voglio che questo passo sia
interamente
fatto da me, senza nessuna spinta. Ho la possibilità di
acquistare l’immobile;
di fare, se necessari, lavori di ristrutturazione, di pagare le
bollette e
quant’altro. Quindi, state tranquilli. L’unica cosa
che dovrete fare, è venirmi
a trovare una volta che avrò sistemato il
tutto.›› Louis rise.
‹‹Ciò
vuol dire che
dovrò condividere la mia stanza con Lottie e
Georgia?›› sbottò
Félicité. Sua
madre annuì.
‹‹Sì
signoria.››
‹‹Ma
non è giusto. Io
non ci dormo con quelle lì. Si fregano i miei vestiti e.. e
Lottie russa!››
Louis
scoppiò a ridere.
Sì.
Lottie, alle volte,
russava. Ormai però, non era più un suo problema.
Lui stava per avere una casa
tutta sua.
*
Esteriormente,
il
palazzo non era così male. Louis cercò di
intravedere qualcosa attraverso la
finestra ma, logicamente, non ci riuscì. C’era un
sacco di verde, fiori e
qualche bell’albero. Per adesso, era piuttosto soddisfatto.
Aspettava
l’agente
immobiliare da una decina di minuti. Guardò
l’orologio per la quindicesima
volta; il tempo sembrava essersi fermato. Stava battendo il piede a
terra per
il nervosismo. E se la casa non fosse stata bella come
s’immaginava? E se fosse
stato necessario fare una miriade di lavori di
ristrutturazione? L’avrebbero scritto
sull’annuncio, in tal caso; ma
Louis sapeva benissimo quante cazzate si scrivevano sui giornali.
Lavorava per
uno dei quotidiani più importanti di Londra. Era addetto
alla stesura degli
articoli e alla stampa dello stesso giornale: ne aveva letti di
annunci/articoli fantascientifici; e con fantascientifici, intendeva:
pieni di
cazzate.
L’ansia
saliva ogni
minuto che trascorreva in più.
E
se l’agente immobiliare è un arrogante pezzo di
merda? E se non è in
grado di illustrarmi la casa a dovere? E se non mi dovesse piacere? E
se fosse
troppo piccola? E se..
I
suoi pensieri vennero
interrotti bruscamente e all’improvviso. Una BMW nera
parcheggiò proprio
davanti il cancello dell’appartamento. Doveva essere
senz’altro l’agente
immobiliare. A che ora aveva detto? Le 17:00, se non ricordava male.
Louis
guardò per l’ennesima volta il suo polso: era le
diciassette precise e
spaccate.
Forse
sono arrivato con largo anticipo.
La
macchina venne
spenta. Louis cominciò ad avere le gambe molli. Lo stomaco
gli faceva piuttosto
male. Cominciò a tartassarsi le mani e a mangiucchiarsi le
pellicine delle
unghie. Avrebbe voluto mangiarsi le dita, piuttosto.
Un
ragazzo alto, riccio
e alquanto giovane, uscì da quell’auto mostruosa.
Louis rimase decisamente di
sasso. Non sembrava affatto un agente immobiliare. Se non avesse avuto
il
cartellino di riconoscimento con il logo dell’agenzia, di
sicuro, Louis,
l’avrebbe scambiato per un agente segreto: vestito gessato
color cenere,
occhiali da sole neri, cravattino nero, camicia bianca e scarpe nere
lucide.
Lui si sentì nettamente in imbarazzo: un vecchio jeans, una
maglietta a maniche
lunghe color ocra con un qualche logo stampato sul davanti, e Converse
nere. A
confronto, sembrava un barbone.
Si
mise diritto e si
sfregò le mani sudaticce sui jeans. Che figura avrebbe
fatto, se avesse avuto
le mani umide ed avesse stretto la mano di
quel ragazzo? Pessima.
Iniziò
a venirgli
incontro, sfoggiando il classico sorriso da venditore. Si tolse gli
occhiali da
sole e porse lui la mano:
‹‹Ciao,
tu devi essere
Louis Tomlinson. Io sono Harry Styles.››
Louis
sorrise a sua
volta e, con una certa sicurezza, strinse forte la mano del ragazzo.
‹‹Piacere
di
conoscerla, Signor Styles.››
‹‹No,
ti prego.
Chiamami Harry. Abbiamo senz’altro la stessa
età.››
‹‹D’accordo,
Harry.››
Il
riccio si aprì in
uno splendido sorriso. Louis ebbe un leggero giramento di testa.
Porca
puttana quanto è bello.
Si
ritrovò a pensare
poi Louis. Per fortuna, si astenne nel dirlo.
‹‹Bene..››
cominciò
l’agente immobiliare, sfregandosi le mani.
‹‹Che ne dici di andare a vedere
quest’appartamento?›› gli diede due
pacche amichevoli sulla spalla.
Louis
annuì e, seguendo
Harry, si avviò verso l’appartamento.
Quando
Harry aprì il
cancelletto, dovettero fare almeno una quindicina di metri, prima di
arrivare
alla porta. Il giardino era davvero bello, colorato e ben curato.
C’erano una
vasta gamma di fiori e arbusti vari; per non parlare delle piccole
piantine
verdi. Ciò che lo colpì di più,
però, fu l’immenso albero di ciliegie.
Era
pieno zeppo di
frutti. Era anche palese che, in piena estate, quel maestoso albero
dovesse
dare dei frutti così belli e succosi. A Louis venne quasi
voglia di
raccoglierle, per poi farci una bella scorpacciata. Desistette in
quanto non
gli parve opportuno.
Una
volta giunti alla
porta, Harry tirò fuori dalla tasca un enorme mazzetto di
chiavi – molto
probabilmente, le restanti, dovevano appartenere agli altri
appartamenti –
‹‹Adesso
devo solo
cercare quella giusta.›› disse sorridendo,
cercando tra le targhette il nome
dell’appartamento. Gli ci volle qualche minuto prima di
trovarla:
‹‹Eccole!››
disse poi,
infilando immediatamente la chiave all’interno della
serratura. La girò un paio
di volte, dopodiché l’aprì.
Non
appena varcò la
soglia, Louis storse il naso per via del cattivo odore di umido e di
chiuso,
che invadeva tutto l’appartamento. Anche Harry lo fece.
‹‹Questa
casa è rimasta
a lungo chiusa. Se non vado errato, quasi due
anni.›› disse Harry entrando
nell’appartamento e lasciando aperta la porta,
dimodoché un po’ aria fresca vi
entrasse.
Louis
restò qualche
attimo sulla soglia, in attesa che l’agente immobiliare gli
desse il permesso
di entrarvi. Così fece.
Una
volta entrato,
Louis dette una veloce occhiata a tutto l’appartamento. Era
davvero piccolo,
rispetto alla sua attuale casa.
‹‹Allora
Louis, non c’è
molto da girare. L’appartamento ha questa grande sala da
pranzo. Se fossi in
te, qui metterei un bel divano letto e un paio di poltrone; qui invece
un bel
tavolo, dimodoché si trovi davanti la cucina. Il bagno
è lì, in
quell’angolo.››
Harry
aveva davvero
maestria nel lavoro che faceva. Si vedeva lontano un miglio che gli
piaceva da
matti. Louis, per un momento, pensò di chiedergli da quanto
tempo facesse
l’agente immobiliare, ma
preferì non
essere troppo invadente, dopotutto, non lo conosceva affatto.
Anche
se avrebbe tanto voluto.
‹‹Tu
e la tua ragazza
potreste benissimo convivere, qui dentro.››
Louis
ebbe un tuffo al
cuore. Non sapeva come interpretare quella sua frase: se fosse stata
fatta di
proposito, dimodoché lui gli desse una risposta negativa;
oppure fatta in buona
fede.
Come
s’aspettava, Harry
ricevette una risposta negativa.
‹‹Eppure
hai
controllato due volte se avessi o meno una fedina o una collanina con
un mezzo
cuore.›› Louis disse quella frase con un tono di
ironia, non voleva
assolutamente apparire arrogante. Harry colse immediatamente lo
scherzo, e si
mise a ridere.
Okay.
È gay anche lui.
Pensò
Louis.
Forse
avrà capito che lo sono anche io?
‹‹Mi
hai beccato, vedo.
Sei piuttosto sveglio per essere un ragazzino!››
‹‹Perché
tu quanti anni
hai?››
‹‹Quanti
me ne dai?››
‹‹Mmh..››
Louis fece
finta di pensare. ‹‹Hai detto che abbiamo
più o meno la stessa età. Credo però
che tu sia un po’ più grande di
me.››
‹‹Quindi?››
‹‹Venticinque?››
‹‹No.››
rise Harry.
C’era quasi, però.
‹‹Ventisei?››
rise
anche questa volta.
‹‹Ventiquattro?››
questa volta annuì.
Non
c’era molta
differenza di età fra lui ed Harry.
*
Una
volta visto
l’appartamento, Louis propose di andare al bar a prendere
qualcosa da bere e,
magari, di parlare su un possibile contratto e, sottolineò
nuovamente il
magari, di uno sconticino per quanto riguarda il prezzo.
Davanti
ad un bel
frappè fresco, si poteva discutere d’affari molto
bene.
Così
fu deciso. Una
volta chiuso l’appartamento, Louis ed Harry si recarono al
bar più vicino.
Louis ordinò un frappè ai mirtilli e yogurt;
Harry invece un frappè al
cioccolato.
Pagò
Louis.
Si
sedettero fuori, sul
tavolino di metallo. Cominciarono a parlare del contratto che Louis
avrebbe
firmato.
‹‹…deciderai
tu stesso
come pagare. In contanti oppure con un assegno bancario. Puoi pagare
anche a
rate: 350 £ ogni mese. Dipende dalla tua
disponibilità di denaro.››
‹‹Ho
abbastanza soldi
da poter pagare in contanti ma.. è proprio di questo che
voglio parlare.›› fece
notare Louis. Adesso doveva giocarsi tutte le sue carte. 275,000
£ non era un
prezzo molto elevato e, siccome cercava
casa disperatamente, sarebbe stato disposto a pagare anche
un qualcosina di
più.
Visto
però la grande
disponibilità dell’agente immobiliare, volle fare
questo tentativo. La sua
intenzione, era di scendere almeno a 250,000 £.
‹‹Ho
visto che, in
alcune zone della casa, c’è un po’
d’umidità e, sul soffitto,
c’è qualche
crepa…››
Harry
non aggiunse
nulla; annuì e prese appunti su un taccuino con fodera nera.
Louis,
dal canto suo,
continuò ad evidenziare i vari problemi che
quell’appartamento aveva. Il suo
intento era quello di scendere di prezzo. Il più possibile.
Harry arrivò a riempire
un intero foglio.
‹‹…viste
queste
svariate imperfezioni dell’appartamento, mi chiedevo se
potevi farmi qualche
piccolo sconto sul prezzo.›› sfoggiò
un sorriso, non appena disse così. Harry,
dal canto suo, fu un po’ scettico e cominciò a
tergiversare.
‹‹Vedi,
l’appartamento
è già stato calato di prezzo. Il prezzo iniziale
era di 300,000 £ ma, visto che
nessuno voleva acquistarla, siamo scesi a 275,000 £. Ora non
so se son disposti
ad effettuare un ulteriore ribasso del prezzo. I vecchi proprietari
sono morti
e l’appartamento, adesso, è proprietà
dell’agenzia per cui lavoro. Fosse per me
te la regalerei pure. Sono anni che sbattiamo per toglierci di mezzo
questa
casa. Nessuno vuole comprarla, essendo piccola.››
‹‹Io
ci vivrei
benissimo.›› fece una breve pausa.
Puntò i gomiti sul tavolino in metallo e
poggiò il mento sulla mano destra.
‹‹Puoi riferire alla tua agenzia che sono
interessato all’acquisto dell’appartamento e, visto
che sono il solo ed unico
interessato, vorrei che il prezzo subisca un ulteriore ribasso. Almeno
250,000
£.››
Harry
fu un po’
titubante inizialmente. Non pensava fosse stato possibile un ulteriore
abbassamento di prezzo; ma, visto che il potenziale nuovo proprietario
era
davvero simpatico e tremendamente
attraente, decise di fare questo tentativo.
Fece
un sorriso
complice al ragazzo dagli occhi azzurri e, infilando la mano destra
nella tasca
posteriore dei suoi pantaloni, afferrò il suo cellulare.
‹‹Vuoi
scusarmi?››
Louis
gli disse di non
preoccuparsi.
Il
riccio, una volta alzatosi
dal proprio posto, si allontanò di qualche metro dal
tavolino. Louis restò a
fissarlo per tutta la durata della telefonata, nel tentativo di
interpretare
ogni espressione che l’agente immobiliare facesse.
La
telefonata durò
circa dieci minuti.
‹‹…D’accordo
Susy, ti
ringrazio. Sei sempre gentilissima. Buone
notizie.›› Harry terminò la chiamata
e si accomodò nuovamente al proprio posto, tirando fuori
dalla propria
valigetta tutti i documenti necessari per l’acquisto
dell’appartamento.
‹‹Susy,
il mio capo, ha
deciso abbassare il prezzo a…rullo di
tamburi…››
Il
cuore di Louis
pareva uscire dal petto.
Avròunacasatuttamiaavròunacasatuttamiaavròunacasatuttamia
‹‹230,000
£. Anche meno
di quanto avessi previsto.››
Louis
avrebbe voluto
urlare, saltare, gridare, esultare dalla gioia. Era anche meno di
quanto
s’aspettasse. Era al settimo cielo. Se ne sarebbe andato da
quel manicomio.
Eccome.
‹‹Oh
Signore, che bella
notizia. Grazie. Davvero. Non so proprio come
ringraziarti.›› Louis si mise in
piedi ed afferrò con entrambe le mani, la mano destra di
Harry, non smettendo
un solo secondo di stringerla. ‹‹Grazie. Grazie.
Grazie mille.››
Gli
passò per la mente
di abbracciarlo. Decise però di non farlo, in quanto era un
po’ troppo fuori
luogo. Harry, dal canto suo, continuava a fissarlo ininterrottamente,
senza mai
smettere di sorridere.
‹‹Come
potrò mai
ringraziarti? Sei stato davvero troppo gentile.››
ammise poi Louis con un po’
di malizia nel tono. Non lo fece di proposito.
‹‹Mi
basta che accetti
di uscire con me una sera di queste.››
quattro
settimane dopo.
‹‹E
questo è l’ultimo
mobile. Pff.. che faticaccia.›› Louis si
spalmò sul divano nuovo, esausto. Dopo
i lavori di ristrutturazione, durati poco più di due
settimane e che gli erano
costati meno del previsto, si cimentò
sull’acquisto degli immobili.
Aveva
rivoluzionato
quell’appartamento. Sembrava rinato.
‹‹Credo
proprio che
adesso sia pronto per accogliermi.›› si
alzò dal divano e si diresse verso il
piano cottura, dove Harry si cimentava a bere del buon tè.
Si
avvicinò con passo
lento e sinuoso, fino a raggiungere la figura maschile dinnanzi a
sé. Il
ragazzo riccio sorrise. Posò la tazza di tè nel
lavandino e protese le braccia
in avanti, pronte ad accogliere Louis in un caldo abbraccio.
Louis,
dal canto suo,
sorrise e con un passo un po’ più lungo, si
lanciò tra le braccia del proprio
ragazzo e con una violenza involontaria, gli baciò le
labbra. Sapevano ancora
di tè.
‹‹Magari,
un giorno,
potremmo trovare un appartamento un po’ più grande
per noi due. Non trovi?››
Louis posò il capo nell’incavo della spalla di
Harry che, successivamente,
venne avvolto dalle mani dello stesso.
‹‹Non
credi sia troppo
presto per pensarci, Louis? Ti sei appena trasferito. E devi ancora
chiamare i
tuoi genitori per avvertirli che la casa è pronta. Non li
hai fatti venire
nemmeno una volta.››
Louis
sbuffò. Era
ancora avvolto fra le braccia del riccio.
‹‹Hai
ragione.›› si
staccò con malavoglia dall’abbraccio di Harry e,
afferrato il cellulare dai
propri jeans, decise di chiamarli; ma prima che componesse il numero,
Harry gli
afferrò delicatamente il polso e gli lanciò il
cellulare sul divano.
‹‹Non
ho detto mica di
chiamargli adesso. Dobbiamo ancora battezzare la
casa.››
Harry
fece scorrere
molto lentamente la mano sinistra lungo il corpo del ragazzo
più basso,
soffermandosi sul cavallo dei pantaloni. Louis sorrise. Capì
immediatamente
cosa stesse intendendo Harry.
Già.
Aveva ragione. La
cena poteva aspettare.