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Autore: Bill Kaulitz    30/07/2014    3 recensioni
‹‹Proviamo quest’altra: Il monolocale, situato al piano terra di una palazzina d’epoca, è caratterizzato da un ampia sala, cucina, bagno e piccolo balcone, dispone inoltre di parcheggio privato. L’immobile si trova in una zona ben collegata con Canary Wharf, a breve distanza dalla stazione overground di Wapping…prezzo….››
[LARRY STYLINSON]
Genere: Commedia, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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CERCO CASA… DISPERATAMENTE

 Cerchiò, in maniera alquanto convulsiva, l’ennesimo annuncio sul giornale. Erano quasi due settimane che passava i pomeriggi a cercare un appartamento. Ormai non riusciva più a convivere con la sua numerosissima famiglia: Georgia, Charlotte, Félicité, Daisy, Phoebe, Doris, Ernest, mamma e papà. No. Non poteva farcela ancora per molto. Ogni giorno, c’erano sempre dei litigi; specialmente fra Lottie e Felì. La differenza d’età non era molta, per questo continuavano ad insultarsi a vicenda e ad urlare su chi doveva indossare la gonna blu, e chi quella verde.

Per non parlare poi delle gemelline Phoebe e Daisy: litigavano per ogni minima cosa. Loro però, a differenza delle sorelle più grandi, litigavano sulla scelta dei cartoni animati da vedere in televisione. Gli ultimi arrivati, Doris ed Ernest, non litigavano per il semplice fatto di essere ancora troppo piccoli. Contribuivano anche loro però, a far esasperare Louis, piangendo dalla mattina alla sera, ininterrottamente. Solo Georgia era la più taciturna e la meno aggressiva di tutta la ciurma. Forse perché aveva una fattispecie di fidanzato e passava così la maggior parte del tempo a casa sua? Sì, doveva essere per forza così.

Louis, invece, era il povero figlio disgraziato, rinchiuso ancora fra le mura di casa di mamma e papà. Doveva trovare una soluzione. Assolutamente.

‹‹Ladbroke Grove, W10; vani: 1; bagni: 1; Area: 43mq; prezzo: 649,950 £. No.. troppo cara.›› passò alla prossima. ‹‹Mmh.. vediamo questa: Monolocale situato al piano terra di una palazzina di nuova costruzione composto da una zona notte separata, bagno ed ampio soggiorno con cucina a vista e balcone oltre a giardino condominiale e servizio di portineria 24 ore su 24. L’ immobile si trova in una zona ben collegata con Canary Wharf e la stazione overground più vicina é Wapping. Prezzo: 315,000 £. Ancora non ci siamo…›› la cerchiò comunque. Era la terza che adocchiava. Passò alla quarta:

‹‹Proviamo quest’altra: Il monolocale, situato al piano terra di una palazzina d’epoca, è caratterizzato da un ampia sala, cucina, bagno e piccolo balcone, dispone inoltre di parcheggio privato. L’immobile si trova in una zona ben collegata con Canary Wharf, a breve distanza dalla stazione overground di Wapping…prezzo….››

Tremò leggermente. Le caratteristiche di quella casa combaciavano esattamente alle sue aspettative. Il prezzo però, non doveva superare le 300,000 £. Incrociò le dita e sperò che, almeno quell’appartamento, costasse meno di tutte le altre che aveva visto. Fece scorrere molto lentamente lo sguardo. Coprì il prezzo con la mano. Aveva paura a guardarlo.

Fachesiamenoditrecentofachesiamenoditrecentofachesiamenoditrecento

Borbottò fra sé e sé e, quando scostò la mano per vedere il prezzo, cacciò un urlo di gioia: erano 275,000 £

‹‹Ce l’ho fatta! Ce l’ho fatta!›› urlò felice, saltellando come un bambino sul proprio letto ove, poco prima, era disteso.

La camera la divideva con le due sorelle più grandi: Georgia e Lottie. Georgia, come al solito, non c’era nemmeno quella mattina, quanto a Lottie invece, rimase perplessa dalla strana reazione che ebbe il fratello più grande. Lo guardò con aria interrogativa.

‹‹Cosa hai fatto?›› chiese poi, riportando lo sguardo sul suo cellulare.

‹‹Ho trovato casa! Ho trovato casa! Me ne andrò da qui!›› gridò l’ultima frase con più euforia. Lottie, dal canto suo, era completamente disinteressata. Continuava messaggiare con la sua migliore amica Perrie. ‹‹Finalmente dirò addio a questo manicomio.››

Con un balzo, saltò giù dal letto e, afferrando il giornale, si diresse verso la cucina. Scese a due a due le scale, facendo di tanto in tanto qualche saltello. Era troppo felice.

‹‹Mamma, papà, ho una notizia fantastica.›› cominciò lui, piombando in cucina senza preavviso. C’era un frastuono pazzesco. Pareva di stare in quel film americano. Com’è che si chiamava? Una scatenata dozzina. Sì, a Louis sembrava di vivere dentro quel film. Gli ricordava troppo la sua vita attuale.

La madre stava dando da mangiare a Doris; Ernest, invece, piangeva ed era in braccio a Felì, in attesa di essere allattato anche lui; suo padre, era intento a raccogliere i giocattoli sparsi per tutto il pavimento delle due sorelle più piccole che, al contempo, litigavano – come al solito – su quale cartone animato dovessero vedere in TV.

Louis rimase immobile, ad osservare la scena. Nessuno dei due genitori prestò lui attenzione. Quando doveva finire quella storia? L’essere ignorati ogni santa volta? No. Questa volta dovevano assolutamente ascoltarlo. Era una cosa troppo importante. Lui doveva andare via di casa. Doveva farlo assolutamente. Provò ad alzare leggermente il tono di voce, nella speranza di sovrastare il baccano che, imperterrito, invadeva la cucina.

Tra i pianti di Ernest, le grida delle due gemelle, la TV accesa, mamma che cercava di calmare entrambe, papà che borbottava qualcosa e Félicité che provava – con le sue dolci e delicata maniere – di far tacere il proprio fratellino.

Devo andare via da qui. Ora.

‹‹MAMMA! PAPÀ! ASCOLTATEMI, CAZZO.››

Non appena urlò, esasperato, tutti tacquero; fatta eccezione del fratellino che, poverino, aveva tanta fame. Tutti volsero il proprio sguardo verso Louis e, con un’espressione di incomprensione, sua madre gli rivolse la parola.

‹‹Cosa c’è, tesoro?››

Louis sbuffò e, avvicinandosi al tavolo della cucina, sbatté con una certa violenza, il giornale con l’annuncio cerchiato in rosso.

‹‹Ecco cosa succede, mamma. Vado via da qui. Ho trovato una casa ad un prezzo ragionevole. Meno di 300,000 £. Guarda qui!››

Entrambi i genitori, adesso, volsero la loro attenzione sul giornale; in particolar modo il punto indicato da Louis. Anche le sorelle guardarono in quella direzione senza sapere ovviamente di cosa Louis stesse parlando.

‹‹Perché devi andare via?›› chiese Félicité, continuando a dondolare – con una certa svogliatezza – il fratellino Ernest. Louis non le rispose nemmeno. Cominciò a spiegare ai genitori le sue intenzioni.

Già da tempo accennò loro che, presto, sarebbe andato via di casa; quindi, fortunatamente, presero la decisione del figlio maggiore piuttosto bene. Dopotutto, aveva ventitré anni. Un lavoro fisso, una macchina, un buono stipendio,  un.. no.. non aveva un ragazzo.

Già, perché Louis era gay.

‹‹Allora, guarda qui. Leggi la presentazione della casa: Il monolocale, situato al piano terra di una palazzina d’epoca, è caratterizzato da un ampia sala, cucina, bagno e piccolo balcone, dispone inoltre di parcheggio privato. L’immobile si trova in una zona ben collegata con Canary Wharf, a breve distanza dalla stazione overground di Wapping. Prezzo: 275,000 £. Il mio budget era di massimo 300,000 £, perché è ciò di cui posso privarmi. Questo, è l’affare della mia vita. Finalmente ci sono riuscito.››

Nessuno dei due genitori disse nulla. Sua madre continuava a fissare il giornale e le foto che ritraevano l’appartamento; il padre, invece, annuiva di tanto in tanto con aria seriamente interessata.

Solo Félicité decide di dire la sua:

‹‹Perché devi lasciarci, Louis? Possibile che tu sia tanto.. tanto.. disperato? Sai chi sembri? Uno di quei personaggi di quel programma su Real Time. Com’è che si chiama? Cerco casa disperatamente.›› scoppiò a ridere. Inizialmente, Louis non la trovò così tanto divertente come battuta, ma quando notò che anche i genitori smorzarono una risata, si lasciò coinvolgere, ridendo anche lui. Dopotutto, Felì, non aveva tutti i torti. Stava davvero cercando una casa.. disperatamente.

‹‹Se è quello che vuoi, Louis, sappi che noi ti appoggeremo e, se mai vorrai un aiuto da parte nostra, ci sarà senza dubbio.››

Suo padre, con fare amichevole e di comprensione, gli dette una pacca sulla spalla. Lo capiva benissimo. Non doveva essere facile vivere con sei femmine e soli tre maschi in casa. Qualsiasi cosa sarebbe servita a Louis, l’avrebbe data.

‹‹No papà. Non ho bisogno di una mano. Ho impiegato davvero tanto tempo per metter un bel po’ di soldi da parte e, per mia fortuna, il mio stipendio è anche piuttosto alto. Non ho bisogno di un aiuto da parte vostra. Voglio che questo passo sia interamente fatto da me, senza nessuna spinta. Ho la possibilità di acquistare l’immobile; di fare, se necessari, lavori di ristrutturazione, di pagare le bollette e quant’altro. Quindi, state tranquilli. L’unica cosa che dovrete fare, è venirmi a trovare una volta che avrò sistemato il tutto.›› Louis rise.

‹‹Ciò vuol dire che dovrò condividere la mia stanza con Lottie e Georgia?›› sbottò Félicité. Sua madre annuì.

‹‹Sì signoria.››

‹‹Ma non è giusto. Io non ci dormo con quelle lì. Si fregano i miei vestiti e.. e Lottie russa!››

Louis scoppiò a ridere.

Sì. Lottie, alle volte, russava. Ormai però, non era più un suo problema. Lui stava per avere una casa tutta sua.

*

Esteriormente, il palazzo non era così male. Louis cercò di intravedere qualcosa attraverso la finestra ma, logicamente, non ci riuscì. C’era un sacco di verde, fiori e qualche bell’albero. Per adesso, era piuttosto soddisfatto.

Aspettava l’agente immobiliare da una decina di minuti. Guardò l’orologio per la quindicesima volta; il tempo sembrava essersi fermato. Stava battendo il piede a terra per il nervosismo. E se la casa non fosse stata bella come s’immaginava? E se fosse stato necessario fare una miriade di lavori di  ristrutturazione? L’avrebbero scritto sull’annuncio, in tal caso; ma Louis sapeva benissimo quante cazzate si scrivevano sui giornali. Lavorava per uno dei quotidiani più importanti di Londra. Era addetto alla stesura degli articoli e alla stampa dello stesso giornale: ne aveva letti di annunci/articoli fantascientifici; e con fantascientifici, intendeva: pieni di cazzate.

L’ansia saliva ogni minuto che trascorreva in più.

E se l’agente immobiliare è un arrogante pezzo di merda? E se non è in grado di illustrarmi la casa a dovere? E se non mi dovesse piacere? E se fosse troppo piccola? E se..

I suoi pensieri vennero interrotti bruscamente e all’improvviso. Una BMW nera parcheggiò proprio davanti il cancello dell’appartamento. Doveva essere senz’altro l’agente immobiliare. A che ora aveva detto? Le 17:00, se non ricordava male. Louis guardò per l’ennesima volta il suo polso: era le diciassette precise e spaccate.

Forse sono arrivato con largo anticipo.

La macchina venne spenta. Louis cominciò ad avere le gambe molli. Lo stomaco gli faceva piuttosto male. Cominciò a tartassarsi le mani e a mangiucchiarsi le pellicine delle unghie. Avrebbe voluto mangiarsi le dita, piuttosto.

Un ragazzo alto, riccio e alquanto giovane, uscì da quell’auto mostruosa. Louis rimase decisamente di sasso. Non sembrava affatto un agente immobiliare. Se non avesse avuto il cartellino di riconoscimento con il logo dell’agenzia, di sicuro, Louis, l’avrebbe scambiato per un agente segreto: vestito gessato color cenere, occhiali da sole neri, cravattino nero, camicia bianca e scarpe nere lucide. Lui si sentì nettamente in imbarazzo: un vecchio jeans, una maglietta a maniche lunghe color ocra con un qualche logo stampato sul davanti, e Converse nere. A confronto, sembrava un barbone.

Si mise diritto e si sfregò le mani sudaticce sui jeans. Che figura avrebbe fatto, se avesse avuto le mani umide ed avesse stretto la mano di  quel ragazzo? Pessima.

Iniziò a venirgli incontro, sfoggiando il classico sorriso da venditore. Si tolse gli occhiali da sole e porse lui la mano:

‹‹Ciao, tu devi essere Louis Tomlinson. Io sono Harry Styles.››

Louis sorrise a sua volta e, con una certa sicurezza, strinse forte la mano del ragazzo.

‹‹Piacere di conoscerla, Signor Styles.››

‹‹No, ti prego. Chiamami Harry. Abbiamo senz’altro la stessa età.››

‹‹D’accordo, Harry.››

Il riccio si aprì in uno splendido sorriso. Louis ebbe un leggero giramento di testa.

Porca puttana quanto è bello.

Si ritrovò a pensare poi Louis. Per fortuna, si astenne nel dirlo.

‹‹Bene..›› cominciò l’agente immobiliare, sfregandosi le mani. ‹‹Che ne dici di andare a vedere quest’appartamento?›› gli diede due pacche amichevoli sulla spalla.

Louis annuì e, seguendo Harry, si avviò verso l’appartamento.

Quando Harry aprì il cancelletto, dovettero fare almeno una quindicina di metri, prima di arrivare alla porta. Il giardino era davvero bello, colorato e ben curato. C’erano una vasta gamma di fiori e arbusti vari; per non parlare delle piccole piantine verdi. Ciò che lo colpì di più, però, fu l’immenso albero di ciliegie.

Era pieno zeppo di frutti. Era anche palese che, in piena estate, quel maestoso albero dovesse dare dei frutti così belli e succosi. A Louis venne quasi voglia di raccoglierle, per poi farci una bella scorpacciata. Desistette in quanto non gli parve opportuno.

Una volta giunti alla porta, Harry tirò fuori dalla tasca un enorme mazzetto di chiavi – molto probabilmente, le restanti, dovevano appartenere agli altri appartamenti –

‹‹Adesso devo solo cercare quella giusta.›› disse sorridendo, cercando tra le targhette il nome dell’appartamento. Gli ci volle qualche minuto prima di trovarla:

‹‹Eccole!›› disse poi, infilando immediatamente la chiave all’interno della serratura. La girò un paio di volte, dopodiché l’aprì.

Non appena varcò la soglia, Louis storse il naso per via del cattivo odore di umido e di chiuso, che invadeva tutto l’appartamento. Anche Harry lo fece.

‹‹Questa casa è rimasta a lungo chiusa. Se non vado errato, quasi due anni.›› disse Harry entrando nell’appartamento e lasciando aperta la porta, dimodoché un po’ aria fresca vi entrasse.

Louis restò qualche attimo sulla soglia, in attesa che l’agente immobiliare gli desse il permesso di entrarvi. Così fece.

Una volta entrato, Louis dette una veloce occhiata a tutto l’appartamento. Era davvero piccolo, rispetto alla sua attuale casa.

‹‹Allora Louis, non c’è molto da girare. L’appartamento ha questa grande sala da pranzo. Se fossi in te, qui metterei un bel divano letto e un paio di poltrone; qui invece un bel tavolo, dimodoché si trovi davanti la cucina. Il bagno è lì, in quell’angolo.››

Harry aveva davvero maestria nel lavoro che faceva. Si vedeva lontano un miglio che gli piaceva da matti. Louis, per un momento, pensò di chiedergli da quanto tempo facesse l’agente immobiliare,  ma preferì non essere troppo invadente, dopotutto, non lo conosceva affatto.

Anche se avrebbe tanto voluto.

‹‹Tu e la tua ragazza potreste benissimo convivere, qui dentro.››

Louis ebbe un tuffo al cuore. Non sapeva come interpretare quella sua frase: se fosse stata fatta di proposito, dimodoché lui gli desse una risposta negativa; oppure fatta in buona fede.

Come s’aspettava, Harry ricevette una risposta negativa.

‹‹Eppure hai controllato due volte se avessi o meno una fedina o una collanina con un mezzo cuore.›› Louis disse quella frase con un tono di ironia, non voleva assolutamente apparire arrogante. Harry colse immediatamente lo scherzo, e si mise a ridere.

Okay. È gay anche lui.

Pensò Louis.

Forse avrà capito che lo sono anche io?

‹‹Mi hai beccato, vedo. Sei piuttosto sveglio per essere un ragazzino!››

‹‹Perché tu quanti anni hai?››

‹‹Quanti me ne dai?››

‹‹Mmh..›› Louis fece finta di pensare. ‹‹Hai detto che abbiamo più o meno la stessa età. Credo però che tu sia un po’ più grande di me.››

‹‹Quindi?››

‹‹Venticinque?››

‹‹No.›› rise Harry. C’era quasi, però.

‹‹Ventisei?›› rise anche questa volta.

‹‹Ventiquattro?›› questa volta annuì.

Non c’era molta differenza di età fra lui ed Harry.

*

Una volta visto l’appartamento, Louis propose di andare al bar a prendere qualcosa da bere e, magari, di parlare su un possibile contratto e, sottolineò nuovamente il magari, di uno sconticino per quanto riguarda il prezzo.

Davanti ad un bel frappè fresco, si poteva discutere d’affari molto bene.

Così fu deciso. Una volta chiuso l’appartamento, Louis ed Harry si recarono al bar più vicino. Louis ordinò un frappè ai mirtilli e yogurt; Harry invece un frappè al cioccolato.

Pagò Louis.

Si sedettero fuori, sul tavolino di metallo. Cominciarono a parlare del contratto che Louis avrebbe firmato.

‹‹…deciderai tu stesso come pagare. In contanti oppure con un assegno bancario. Puoi pagare anche a rate: 350 £ ogni mese. Dipende dalla tua disponibilità di denaro.››

‹‹Ho abbastanza soldi da poter pagare in contanti ma.. è proprio di questo che voglio parlare.›› fece notare Louis. Adesso doveva giocarsi tutte le sue carte. 275,000 £ non era un prezzo molto elevato e, siccome cercava casa disperatamente, sarebbe stato disposto a pagare anche un qualcosina di più.

Visto però la grande disponibilità dell’agente immobiliare, volle fare questo tentativo. La sua intenzione, era di scendere almeno a 250,000 £.

‹‹Ho visto che, in alcune zone della casa, c’è un po’ d’umidità e, sul soffitto, c’è qualche crepa…››

Harry non aggiunse nulla; annuì e prese appunti su un taccuino con fodera nera.

Louis, dal canto suo, continuò ad evidenziare i vari problemi che quell’appartamento aveva. Il suo intento era quello di scendere di prezzo. Il più possibile. Harry arrivò a riempire un intero foglio.

‹‹…viste queste svariate imperfezioni dell’appartamento, mi chiedevo se potevi farmi qualche piccolo sconto sul prezzo.›› sfoggiò un sorriso, non appena disse così. Harry, dal canto suo, fu un po’ scettico e cominciò a tergiversare.

‹‹Vedi, l’appartamento è già stato calato di prezzo. Il prezzo iniziale era di 300,000 £ ma, visto che nessuno voleva acquistarla, siamo scesi a 275,000 £. Ora non so se son disposti ad effettuare un ulteriore ribasso del prezzo. I vecchi proprietari sono morti e l’appartamento, adesso, è proprietà dell’agenzia per cui lavoro. Fosse per me te la regalerei pure. Sono anni che sbattiamo per toglierci di mezzo questa casa. Nessuno vuole comprarla, essendo piccola.››

‹‹Io ci vivrei benissimo.›› fece una breve pausa. Puntò i gomiti sul tavolino in metallo e poggiò il mento sulla mano destra. ‹‹Puoi riferire alla tua agenzia che sono interessato all’acquisto dell’appartamento e, visto che sono il solo ed unico interessato, vorrei che il prezzo subisca un ulteriore ribasso. Almeno 250,000 £.››

Harry fu un po’ titubante inizialmente. Non pensava fosse stato possibile un ulteriore abbassamento di prezzo; ma, visto che il potenziale nuovo proprietario era davvero simpatico e tremendamente attraente, decise di fare questo tentativo.

Fece un sorriso complice al ragazzo dagli occhi azzurri e, infilando la mano destra nella tasca posteriore dei suoi pantaloni, afferrò il suo cellulare.

‹‹Vuoi scusarmi?››

Louis gli disse di non preoccuparsi.

Il riccio, una volta alzatosi dal proprio posto, si allontanò di qualche metro dal tavolino. Louis restò a fissarlo per tutta la durata della telefonata, nel tentativo di interpretare ogni espressione che l’agente immobiliare facesse.

La telefonata durò circa dieci minuti.

‹‹…D’accordo Susy, ti ringrazio. Sei sempre gentilissima. Buone notizie.›› Harry terminò la chiamata e si accomodò nuovamente al proprio posto, tirando fuori dalla propria valigetta tutti i documenti necessari per l’acquisto dell’appartamento.

‹‹Susy, il mio capo, ha deciso abbassare il prezzo a…rullo di tamburi…››

Il cuore di Louis pareva uscire dal petto.

Avròunacasatuttamiaavròunacasatuttamiaavròunacasatuttamia

‹‹230,000 £. Anche meno di quanto avessi previsto.››

Louis avrebbe voluto urlare, saltare, gridare, esultare dalla gioia. Era anche meno di quanto s’aspettasse. Era al settimo cielo. Se ne sarebbe andato da quel manicomio. Eccome.

‹‹Oh Signore, che bella notizia. Grazie. Davvero. Non so proprio come ringraziarti.›› Louis si mise in piedi ed afferrò con entrambe le mani, la mano destra di Harry, non smettendo un solo secondo di stringerla. ‹‹Grazie. Grazie. Grazie mille.››

Gli passò per la mente di abbracciarlo. Decise però di non farlo, in quanto era un po’ troppo fuori luogo. Harry, dal canto suo, continuava a fissarlo ininterrottamente, senza mai smettere di sorridere.

‹‹Come potrò mai ringraziarti? Sei stato davvero troppo gentile.›› ammise poi Louis con un po’ di malizia nel tono. Non lo fece di proposito.

‹‹Mi basta che accetti di uscire con me una sera di queste.››

 

quattro settimane dopo.

‹‹E questo è l’ultimo mobile. Pff.. che faticaccia.›› Louis si spalmò sul divano nuovo, esausto. Dopo i lavori di ristrutturazione, durati poco più di due settimane e che gli erano costati meno del previsto, si cimentò sull’acquisto degli immobili.

Aveva rivoluzionato quell’appartamento. Sembrava rinato.

‹‹Credo proprio che adesso sia pronto per accogliermi.›› si alzò dal divano e si diresse verso il piano cottura, dove Harry si cimentava a bere del buon tè.

Si avvicinò con passo lento e sinuoso, fino a raggiungere la figura maschile dinnanzi a sé. Il ragazzo riccio sorrise. Posò la tazza di tè nel lavandino e protese le braccia in avanti, pronte ad accogliere Louis in un caldo abbraccio.

Louis, dal canto suo, sorrise e con un passo un po’ più lungo, si lanciò tra le braccia del proprio ragazzo e con una violenza involontaria, gli baciò le labbra. Sapevano ancora di tè.

‹‹Magari, un giorno, potremmo trovare un appartamento un po’ più grande per noi due. Non trovi?›› Louis posò il capo nell’incavo della spalla di Harry che, successivamente, venne avvolto dalle mani dello stesso.

‹‹Non credi sia troppo presto per pensarci, Louis? Ti sei appena trasferito. E devi ancora chiamare i tuoi genitori per avvertirli che la casa è pronta. Non li hai fatti venire nemmeno una volta.›› 

Louis sbuffò. Era ancora avvolto fra le braccia del riccio.

‹‹Hai ragione.›› si staccò con malavoglia dall’abbraccio di Harry e, afferrato il cellulare dai propri jeans, decise di chiamarli; ma prima che componesse il numero, Harry gli afferrò delicatamente il polso e gli lanciò il cellulare sul divano.

‹‹Non ho detto mica di chiamargli adesso. Dobbiamo ancora battezzare la casa.››

Harry fece scorrere molto lentamente la mano sinistra lungo il corpo del ragazzo più basso, soffermandosi sul cavallo dei pantaloni. Louis sorrise. Capì immediatamente cosa stesse intendendo Harry.

Già. Aveva ragione. La cena poteva aspettare.

   
 
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