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Autore: cescapadfoot    30/07/2014    3 recensioni
"Pretty, pretty please!
Don't you ever, ever feel
Like you're less than,
Less than perfect!
Pretty, pretty, please!
If you ever, ever feel
Like you're nothing,
you are perfect to me!"
[PINK_Fucking Perfect]
E' giusto che un bambino di sei anni sia picchiato dalla propria madre?
E' giusto che un bambino di sei anni debba chiedersi cosa ci sia di sbagliato in lui?
E' giusto che un bambino di sei anni debba sentirsi un estraneo nella sua stessa famiglia?
Un peso trascinato dietro per tanti anni viene finalmente svelato...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dorcas Meadowes, Famiglia Black, I Malandrini, Sirius Black | Coppie: Dorcas/Sirius
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Per Risa, giusto per aumentare la tua ossessione verso questa coppia ;)
Spero apprezzerai, soprattutto per la marginalità del diabetico fluff e della prominenza della tragedia, come preferisci tu :)

 
 
 
 
 
SCARS
 
 
 
 
 
You’re so mean when you talk
About yourself, you were wrong!
Change the voices in your head,
Make them like you, instead!

It’s enough, I’m done!
All I can think of
Is chase down all my demons!
 
 
 
 
 
 
 
 
Londra, Grimmauld Place, aprile 1966


Era l’ennesimo libro sulla genealogia magica che gli veniva propinato, e non aveva nessunissima voglia di leggerlo. A che serviva sapere quanti maghi erano stati sterminati da Babbani nel sangue e viceversa? A che gli serviva sapere che il mago Tal dei Tali aveva sposato la strega X e che dal loro matrimonio erano nati gli influenti figli Y e Z? E poi aveva appena sei anni, era difficile leggere un libro con tutti quei paroloni incomprensibili!
Sirius sbuffò, facendo dondolare le gambe dal divano in pesante velluto verde dove era seduto: non era un bel libro, né gli piaceva leggere di morti, sangue e torture; preferiva leggere le storie di Beda il Bardo - tranne Lo Stregone dal Cuore Peloso, ovviamente - di nascosto e insieme ad Andromeda e allo zio Alphard.
Il bambino tese le orecchie verso la porta: dal corridoio non giungeva nessuno; così mise da parte il pesante, ennesimo libro sulla genealogia magica e tirò fuori dalla tasca dei pantaloni il suo mazzo di figurine delle Cioccorane. Sua madre non gliele comprava mai, diceva che era una cosa “da plebei”; a comprargliele di nascosto era suo zio Alphard, e così aveva iniziato la sua collezione, anche se al momento era ancora piccola. Se le sfogliò lentamente, ripetendosi i loro nomi nella testa mentre alcuni di loro gli sorridevano o lo salutavano o gli strizzavano l’occhio con fare garbato; talvolta girava le figurine per leggere la loro biografia e allora leggeva a bassa voce, fermandosi ogni tanto quando non riusciva a pronunciare una parola difficile.
- Sirius!
Dei passi decisi lungo il corridoio testimoniavano il veloce avvicinarsi di sua madre. Sirius nascose appena in tempo le figurine quando Walburga entrò nella stanza, gli occhi uguali a quelli del figlio che saettarono qua e là per controllare l’ambiente; quando la donna notò che il libro era appoggiato sul divano, definitivamente chiuso, le sue narici si dilatarono.
- E il libro?- domandò bruscamente la donna.
- Non l’ho letto.- ammise candidamente il bambino, dondolando le gambine in quel modo che tanto infastidiva Walburga.- Non mi andava.
- E alla tua istruzione non ci pensi?- sbottò Walburga, le guance chiazzate di rosso dalla rabbia.- Tu sei un Black, Sirius! Sei un Purosangue! Tutti noi ci aspettiamo grandi cose da te, la comunità magica si aspetta grandi cose da te, hai capito?
Sirius guardò imbronciato sua madre: aveva sei anni, cosa potevano aspettarsi? Che facesse già le magie di un adulto? Era già tanto se riusciva a trattenerla fino al pomeriggio, a differenza di Regulus!
Walburga gli porse il libro e gli ordino:
- Leggi.
- No.- disse Sirius, scuotendo il capo.
- Leggi!
- No!
- Sirius, non farmi arrabbiare, ho detto leggi!
- E io ho detto di no, non ne ho voglia!
Lo schiaffo partì all’improvviso, facendogli male e arrossandogli la guancia; gli salirono le lacrime agli occhi, ma Sirius sbattè frettolosamente le palpebre e, dopo aver scosso appena la testa, sbottò:
- Io quel libro non lo leggo!
Sirius uscì dalla stanza, ma Walburga lo tenne fermo di peso contro la parete del corridoio.
- Leggi quel libro, screanzato!- sbottò la donna, dandogli un altro schiaffo con la mano libera.
- Ho detto di no!- esclamò Sirius, dimenandosi contro la presa ferrea della madre, trattenendo uno sbuffo infastidito quando sentì le unghie della madre conficcarsi nella pelle tenera del collo.
- LEGGILO!
- NO!
Riuscì a liberarsi, ma solo per pochi secondi, quando si ritrovò a cadere per terra reggendosi il fianco sinistro che aveva preso a sanguinare.
- SMETTILA DI DISOBBEDIRE, PICCOLO SCREANZATO!- urlò Walburga, la bacchetta alla mano che seguiva una sorta di percorso ideale sopra il fianco del figlio imbrattato di sangue.- SEI LA VERGOGNA DI QUESTA CASA, UN INETTO CHE NON SA PORTARE ONORE ALLA NOSTRA FAMIGLIA, UN…
- WALBURGA!
Una voce la interruppe e quando Sirius alzò lo sguardo si spaventò a morte. Non aveva mai visto suo zio Alphard così arrabbiato: lo sguardo saettava da lui, ancora per terra, alla bacchetta che la sorella maggiore brandiva ancora, il corpo che tremava di rabbia e i pugni che si aprivano e si chiudevano, quasi volesse controllare in qualche modo l’impulso di strangolare Walburga. Sirius deglutì, spaventato da ciò che poteva accadere in quel momento; tuttavia suo zio, dopo aver preso un paio di respiri profondi, chiamò l’elfo domestico.
- Kreacher!
Dopo un sordo crack apparve l’elfo domestico davanti a loro, che s’inchinò con deferenza davanti alla signora Black e ad Alphard.
- Medica Sirius, è ferito.- disse Alphard in un tono che non ammetteva repliche e guardando furiosamente Walburga, sfidandola con lo sguardo a provare a contraddire i suoi ordini.- E vedi di fare un lavoro preciso e accurato, o ti ritroverai appeso a quella parete con tanto di targa prima ancora che tu possa nasconderti a frignare. Io e Walburga dobbiamo parlare.
Senza tante cerimonie Alphard prese Walburga per il gomito e la trascinò rudemente in salotto, mentre Sirius veniva portato dall’elfo tramite la Materializzazione Congiunta nella sua stanza.

- È mio figlio, decido io come educarlo!
- E come? Con botte e sangue? Bell’esempio, che gli dai, Walby, davvero un bell’esempio! Dopo non lamentarti se ti ritroverai con un figlio cacasotto che avrà paura di tutto e di tutti!
- Modera il linguaggio, sei a casa…
- E IO TI PARLO COME CAZZO MI PARE, CAPITO?!
Kreacher aveva fatto un buon lavoro, forse più per lo spavento di una possibile decapitazione anticipata che per il desiderio di compiancere un membro della famiglia Black; la ferita bruciava ancora un po’, ma era qualcosa in grado di sopportare, e ancora si chiedeva come avesse fatto a non urlare dal dolore. Sirius era ora seduto sui gradini che portavano al piano superiore: le urla si sentivano anche da lì, non c’era bisogno di andare ad origliare alla porta del soggiorno.
- Cosa intendi fare?- lo dileggiò Walburga in tono di scherno.- Su, sentiamo!
- Walby, il fatto di essere un Black e una persona influente depongono a mio vantaggio.- le disse Alphard in tono freddo.- Lo sai quanto mi ci vuole ad andare a Diagon Alley e dire a tutti quel che hai fatto a Sirius? Lo sai quanto ci metto ad andare fino al Ministero a raccontare tutto a chi di dovere? O anche alla Gazzetta del Profeta?
A quelle parole seguì il silenzio; Sirius s’immaginò che sua madre fosse ammutolita dalla paura.
- Io posso schiacciarti, Walby.- le disse Alphard con voce minacciosa.- Non mi ci vuole niente ad andare da chi di dovere e togliere non solo Sirius, ma anche Regulus, da questa casa. Non mi ci vuole niente a togliere i bambini a te e a Orion.
- Non oseresti.- sibilò Walburga, spaventata.
- Scommettiamo?
Si sentirono dei passi e una porta che si apriva. E poi…
- Alphard, aspetta!
Sirius tese le orecchie, ascoltando con attenzione. Ormai sicuro di averla in pugno, Alphard disse a Walburga con voce decisa:
- Mai più. Non osare mai più alzare le mani e la bacchetta sui tuoi bambini, Walburga, o giuro che ti rovino non solo per tutta Diagon Alley, ma per tutta l’Inghilterra. E sappi che tutti, tutti, ti condannerebbero! Perché da un lato ci saranno le madri del ceto medio e basso che inveiranno contro di te, si scaglieranno contro di te per la tua violenza; e dall’altro, i Purosangue ti giudicheranno mentalmente instabile e quindi inadatta a crescere dei perfetti principi Purosangue o che cazzo dicono.
Si sentirono ancora dei passi e Sirius, alzandosi e allungando cautamente il collo oltre il corrimano della scala, vide suo zio dirigersi lungo il corridoio per prendere le scale che l’avrebbero portato all’ingresso. Alzando lo sguardo il mago si accorse del nipote; controllando che Walburga fosse ancora nel salotto a singhiozzare rumorosamente dalla rabbia e dall’umiliazione, Alphard si avvicinò e fece cenno a Sirius di raggiungerlo. Appena il bambino gli fu accanto, lo zio gli mormorò:
- Sono contento di vedere che stai meglio e che non hai ceduto; ora fa’ attenzione, Sirius: se dovessero succedere ancora episodi simili, dimmelo, va bene?
Sirius annuì, incapace di dire altro.

Quella notte dormire fu difficile: le lacrime non smettevano di scendere, i singhiozzi si potevano fermare a fatica. Sirius tirò su con il naso, cercando di non fare movimenti bruschi per non riaprire la ferita bendata, cercando di non farsi sentire piangere dai suoi genitori.
Perché stava male in quella famiglia?
Perché la donna che era sua madre lo trattava in quel modo?
Perché doveva essere lui, quello sbagliato?
Mai una buona notte, mai una carezza o una lode, niente di niente.
Nemmeno con Regulus i suoi genitori erano affettuosi, però lo lodavano, era sempre il figlio perfetto in ogni situazione.
Perché era lui, quello sbagliato?
 
*.*

 
Hogwarts, novembre 1972


- Sirius, ti dai una mossa?- gridò Remus da fuori il bagno.- I professori non sono sempre lì per aspettare te!
- Che cavolo…- sbuffò Sirius, arrivo.
Dopo essersi allacciato i pantaloni e aver preso la camicia per indossarla fuori, il ragazzino uscì dal bagno del dormitorio in tutta calma; quando vide l’ora sulla sveglia di Remus e dopo aver notato che era ancora presto, Sirius si voltò verso l’amico e, dopo averlo fulminato con lo sguardo, gli chiese con un ghigno scocciato:
- E la scusa di oggi è…?
- La mia urgenza quotidiana!- rispose dietro di lui Frank, sfrecciando verso il bagno e chiudendo bruscamente la porta.
- Paciock, le prugne di ieri sera potevi risparmiartele!- gli gridò James, scambiandosi un ghigno d’intesa con Sirius, ghigno che svanì non appena il suo sguardo cadde sul fianco dell’amico, notando una cosa che non aveva mai visto prima.- Sirius, ma cos’hai sul fianco?
Dentro di sé Sirius si sentì raggelare, pensando: “Tutto, ma non quello!”; tuttavia, fingendo una certa ingenuità, domandò:
- Cosa?
- Ci prendi in giro?- fece stavolta Remus, osservando a sua volta il fianco di Sirius con attenzione.- Hai una cicatrice lunga un chilometro lungo il fianco!
- È vero.- squittì Peter con voce incerta.- M-ma…ma ti sei fatto male da qualche parte?
Sirius si voltò dall’altra parte e non rispose, allacciandosi lentamente la camicia e concentrandosi sui bottoni che entravano nelle rispettive asole, il gelo che lo tormentava.
Che cosa doveva raccontare?
Era un episodio della sua infanzia di cui si vergognava; perché se non avesse fatto il bambino disobbediente - o come l’aveva definito una volta sua madre, ribelle -, forse in quel momento non ci sarebbe stata nessuna cicatrice lungo il suo fianco, nessuna domanda indiscreta, nessuno sguardo indagatore e preoccupato.
E non ci sarebbe stata quella sensazione di sentirsi sbagliato.
Un bambino di sei anni non avrebbe mai dovuto sentirsi sbagliato dentro la sua stessa famiglia, mai. La famiglia era amore e protezione, lo sapeva, lo vedeva dai genitori dei suoi amici che erano affettuosi con loro e anche con lui. Lo vedeva e lo sentiva, e questo lo rendeva triste perché lui non sentiva nella sua famiglia quello stesso affetto di cui aveva bisogno. Invece nella sua si sentiva un estraneo, si sentiva totalmente fuori e sbagliato.
- Sirius?
Sirius alzò lo sguardo e incrociò quello di James: era preoccupato, glielo leggeva in faccia; così, alla fine, sospirò e disse, distogliendo lo sguardo:
- È stata mia madre, perché mi sono rifiutato di leggere l’ennesimo libro sulla genealogia magica. Avevo sei anni. Zio Alphard l’ha minacciata di denunciare tutto; da allora non mi ha più fatto del male, però…però nemmeno mi considera, se non per rimproverarmi. E lo stesso anche mio padre.
Nel dormitorio calò il silenzio, rotto solo dal rumore dello sciaquone soffocato dalla porta chiusa del bagno; quando questa si aprì ne venne fuori un Frank Paciock dall’aria soddisfatta.
- Ah…ora sì, che sto meglio!- esclamò il ragazzino, con un sorriso soddisfatto che svanì quando notò il silenzio che era calato nel dormitorio e gli sguardi seri degli altri compagni.- Ma che succede?
- Ma i tuoi genitori sono davvero…davvero…davvero stupidi!- sbottò James, rabbioso e con i pugni serrati, alla ricerca di una parola adatta per descrivere i coniugi Black.
- James, non devi dire così!- lo rimproverò Remus, lanciandogli un’occhiataccia.- Dovresti dire che sono dei gran deficienti idioti!
Sirius alzò lo sguardo e fu allora che notò gli sguardi sconcertati dei suoi migliori amici e gli occhi arrossati di Peter. E la cosa lo sorprese: si sarebbe aspettato un rimprovero per essersela cercata, e invece davano ragione a lui, sostenevano lui, condannavano ciò che Walburga Black aveva fatto! La cosa affievolì il senso di gelo che aveva provato in quel momento, sentendosi stranamente…completo. E davanti a Peter che piangeva silenziosamente, a Remus che spiegava a bassa voce ad un confuso Frank cos’era successo e alla pacca d’incoraggiamento di James, Sirius non potè non sentirsi molto meglio, sorridendo titubante.

 
*.*

 
Hogwarts, aprile 1978


Il soffitto che era apparso nella Stanza delle Necessità in quel momento aveva le stesse caratteristiche del soffitto incantato della Sala Grande, mostrando le stelle che rilucevano fredde e splendenti in quella limpida notte di novilunio. Soltanto una candela rompeva il buio della stanza con la sua fioca luce calda da un comodino posto accanto da un morbido letto a baldacchino.
Sirius abbassò lo sguardo - anche perché il collo, in quella posizione di fianco in cui il ragazzo si era messo per guardare le stelle, cominciava a dolergli - e il suo naso si scontrò con una massa di capelli castani morbidi dal profumo di cocco, un profumo che era leggero, intenso senza essere soffocante. Stesa di fianco accanto a lui, Dorcas si godeva le carezze leggere di lui sulla pelle nuda del braccio, sospirando appena e socchiudendo gli occhi blu.
- Come va la schiena?- le chiese Sirius.
A febbraio c’era stata un’incursione dei Mangiamorte a Hogsmeade, proprio il giorno dell’uscita degli studenti al villaggio; e Dorcas, insieme a Lily, era stata torturata violentemente davanti a lui e James, prigionieri senza poter far nulla per difenderle. Erano state entrambe in una specie di coma per quasi un mese, riprendendosi in fretta, ma i segni di ciò che era successo non si potevano cancellare: la schiena di Dorcas era stata rovinata da ferite e graffi e uno di quelli, particolarmente lungo, divideva più o meno la schiena a metà; ma grazie alle cure assidue di Madama Chips, che si era raccomandata con la ragazza di fare attenzione ai movimenti per un certo tempo, ora c’era soltanto una strisciolina chiarissima e appena visibile sulla schiena, mentre i segni delle altre ferite erano quasi del tutto scomparsi.
- Bene…- mormorò Dorcas in risposta, strofinando il naso contro il petto di Sirius.- Non fa male.
Sirius annuì, stringendosela a sé mentre si metteva di schiena per poterla abbracciare meglio. Dorcas gli lasciò un bacio leggero sul collo e fece cadere lo sguardo sul fianco di Sirius, dove sapeva che l’avrebbe trovata. E appena la trovò, vi fece scivolare sopra le dita: quella cicatrice che Walburga gli aveva regalato, la dimostrazione di ciò che una madre non doveva essere. Dorcas l’aveva scoperta prima dell’inizio del loro settimo anno, durante le vacanze estive e Sirius gliel’aveva raccontato in breve, ascoltando i suoi dubbi sul fatto che un bambino di sei anni si fosse chiesto cosa c’era di sbagliato in lui.
E lei l’aveva rassicurato, mormorandogli che non c’era assolutamente niente di sbagliato in lui.
Anche in quel momento i suoi pensieri vagarono su Walburga, la suocera che rinnegava; l’aveva vista un paio di volte da lontano e l’unica volta in cui aveva avuto il “piacere” di conversare con lei era stato quando voleva imporle un matrimonio con il fratello minore di Sirius. Non aveva potuto fare a meno di chiedersi come avesse potuto una donna che era prima di tutto madre fare una cosa del genere a suo figlio, carne della sua carne e sangue del suo sangue. I figli non dovevano essere toccati; non in quel modo, almeno. Sapere dell’infanzia difficile di Sirius la rattristava: lei aveva avuto una famiglia amorevole, dei genitori che con lei erano stati attenti e presenti; lui, invece, aveva ricevuto solo tristezza e difficoltà. Si premette di più in quell’abbraccio, dandogli un altro bacio sul collo e continuando ad accarezzare quella cicatrice; era il solo modo che aveva in quel momento per consolarlo, per dargli il conforto di un amore che avrebbe sempre dovuto avere.
Sirius la lasciò fare, tranquillo; si sentiva positivamente vulnerabile con Dorcas, la sola capace di far crollare le sue maschere con una certa facilità, la sola che riuscisse a leggergli dentro con una facilità disarmante e, all’inizio, parecchio inquietante.
La sola che lo amasse veramente.
Notando il suo sguardo concentrato, Sirius le chiese a bassa voce:
- A che pensi?
Dorcas esitò per un breve istante, temendo la risposta che avrebbe potuto ricevere, poi mormorò in risposta:
- A tua madre…
- E hai un’aria così amorevole pensando alla cara Walburga?- ironizzò Sirius con un sorriso amaro, baciandole la testa.
- Penso che se fossi stata in tuo zio Alphard, l’avrei denunciata veramente, quella stronza.- confessò Dorcas, fermando quella carezza sul fianco di lui e alzando lo sguardo per poterlo guardare.
- Non l’ha fatto perché sperava in un suo cambiamento.- mormorò Sirius, sospirando pesantemente.- E devo dire che questa non è stata proprio la sua scelta migliore.
Dorcas annuì appena, scrutandolo; poi gli disse con voce stranamente rassicurante:
- Tu non sei sbagliato.
- Non è che sia proprio facile capirlo, se lo pensi dall’età di sei anni.- sbuffò Sirius, sentendosi demoralizzato.
Nonostante ciò che gli avevano detto i suoi amici, c’erano dei momenti in cui si sentiva totalmente sbagliato, totalmente fuori posto…
Come si poteva sradicare dalla sua mente un’idea di se stesso che si era insinuata in lui da più di dieci anni?
- Noi non ti consideriamo sbagliato.- disse Dorcas, riferendosi con quel “noi” al loro gruppo di amici stretti.- Io non ti considero sbagliato. Te l’ho già detto e te lo ripeterò fino a ficcartelo in quella testa maledettamente dura.
Nonostante il tono scherzoso dell’ultima parte Sirius riuscì a leggere tra le righe l’espressione vera di ciò che Dorcas provava per lui, di ciò che gli altri provavano per lui: aveva un gruppo fedele di amici che gli voleva bene, la signora Potter era diventata per lui una mamma a tutti gli effetti…e Dorcas lo amava.
A differenza sua, che riusciva a trovare poche volte il coraggio necessario per dirle quelle due paroline, Dorcas glielo diceva con una sicurezza e una semplicità disarmanti, lasciandolo sempre basito. Le accarezzò dolcemente la schiena e le mormorò:
- Grazie…
Dorcas sorrise, sporgendosi per baciarlo; quel grazie valeva come un “ti amo” per lei e le bastava.
E sperava che Sirius finalmente capisse che lui non era sbagliato.
Non per lei, almeno.



 
Pretty, pretty, please!
Don’t you ever, ever feel
Like you’re less than,
Less than perfect!
Pretty, pretty, please!
If you ever, ever feel
Like you’re nothing,
You are perfect to me!













NOTE: salve! era da un po' che avevo in mente quest'ideuzza su Sirius, visto che era un episodio che avevo inserito nella mia FF; riguardo all'attacco di Hogsmeade per chi non avesse letto la mia long su Sirius e Dorcas, come avete visto ho spiegato in breve il motivo di quella cicatrice sulla schiena di lei e spero di essere stata chiara. Se non avete tempo/voglia di leggere la long, sono comunque disponibile a offrire chiarimenti al riguardo :)
la canzone è "Fucking Perfect" di Pink.
spero vi sia piaciuta e che il rating, visti gli avvertimenti inseriti, sia adatto alle situazioni narrate in questa OS.
aspetto le vostre recensioni e alla prossima, ciao ciao :)
  
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