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Autore: bellina3000    30/07/2014    9 recensioni
Cosa accadrebbe se qualche settimana prima del matrimonio perdessi l'anello di fidanzamento regalato dal tuo ragazzo? Ed in più se sai che quell'anello è stato tramandato da generazioni in generazioni? Con molta probabilità persa, arrabbiata e disperata. Ed è quello che è successo alla povera Bella, proprietaria di un negozio di giocattoli, che disperata cerca di trovare un modo per risolvere al più presto possibile il problema. Ma come se non bastasse tutto ciò, si metterà in mezzo anche il cellulare che farà una brutta fine. Ormai per Bella non resta altro che disperarsi completamente, quando trova, sopra una panchina, un cellulare nuovo. Subito, senza pensarci due volte, lo prende.
Peccato che poi si ritrova a leggere un messaggio “inquietante” e a parlare con un uomo dal tono autoritario...
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Saaalve!

Questa pazzia (perché solo in questo modo può essere definita) è nata in un estate che sembra non arrivare mai con tutta questa pioggia, mentre stavo sdraiata sul letto a rileggere un libro.

Quindi annoiandomi a morte (invece di iniziare a preparare la valigia) mi sono messa a scrivere ed ecco che cosa ne è uscito fuori xD Un piccolo regalo, prima della mia partenza.

Spero che vi faccia un pochino sorridere.

 

 

BUONA LETTURA!

 

 

 

 

Segnale assente?!?

No, cazzo!

Sbraito contro il mio vecchio Nokia, pronta a lanciarlo contro il muro se non fosse così importante per me.

Mi muovo avanti ed indietro nella stanza con il mio telefonino rivolto verso l'alto sperando di ritrovare di nuovo la linea, ma nulla. Morto.

Caduta la linea proprio mentre stavo parlando con Sue, la madre di Jacob.

Già i suoi genitori non vedono di buon occhio il matrimonio del suo unico figlio con me, adesso ho dato loro anche un altro nuovo elemento su cui discutere. Riattacco, invece di accettare le critiche.

Come posso adesso riuscire a spiegare che non è stata colpa mia?

Quasi riesco a sentire la voce gracchiante di Sue che mormora a suo marito

<< ah, ma cosa gli è saltato in mente a Jacob? Volersi sposare con quella maleducata. Io, gentilmente le stavo spiegando che va di moda il tema fiori di loto per i matrimoni e mi ha riattaccato in faccia. In più ha anche spento il telefonino >>

Sospiro, mentre davanti a me si allontana sempre di più la possibilità di essere vista di buon grado dai suoi genitori.

Forse quando tutta questa storia sarà conclusa con un lieto fine, ci scherzerò su. “ Ah, Bella come ti sei preoccupata inutilmente quella volta” Sì, potrebbe anche diventare una divertente barzelletta. Una epica.

Ma non c'è niente da ridere, Isabella! Mi rimprovera la mia vocina, indignata.

Infatti, sinceramente non è che mi viene tanto da ridere, soprattutto ora che mi trovo di nuovo accucciata sotto un tavolo e sposto un pezzo mangiucchiato di pizza di ieri sera per vedere se sotto è finito il mio anello.

Già, come se non bastasse, ieri sera ho perso il mio preziosissimo anello di fidanzamento che viene tramandato dalla famiglia Black da generazione in generazione dagli anni ottanta. Bel pasticcio davvero.

Eppure l'ho indosso ormai da mesi, non lo tolgo neanche quando vado a letto o mi lavo e non gli è mai successo niente. Sempre attaccato al mio dito.

Ma ecco che decido di passare una serata fuori da Forks in un pub di Seattle con le mie migliore amiche e l'anello mi fa il brutto scherzo di scomparire. Ma come si è permesso?

È vero anche che le mie amiche mi hanno chiesto se lo potevano provare. ed io ieri sera ero troppo su di giri per riuscire a dire di no. Non è una cosa da tutti i giorni festeggiare il proprio imminente matrimonio o almeno non lo è per Isabella Swan.

E così Alice, la più sprizzante del gruppo, me lo ha tolto dal dito e lo ha indossato. Da lì tutte le altre hanno iniziato a fare gare per provarlo, chiedendosi chi sarà la prossima fortunata che troverà il proprio Jake. Ma io lo tenevo sott'occhio, lo giuro. Non sbattevo neanche le palpebre per controllarlo meglio.

Uffa! Non mi sono comportata da irresponsabile. Quindi mi chiedo che cosa sia andato storto?

Purtroppo, sarà il fatto che non ero più tanto abituata a bere alcolici, che ad un tratto mi è venuta la voglia di andare al bagno.

Ho chiesto a Rosalie, la ragazza che in quel momento lo stava provando, di ridarmelo, ma lei mi ha risposto

<< Tranquilla. Lo controllo io >>

Ed è stato a questo punto che ho sbagliato alla grande. Avrei dovuto insistere, tagliarle anche il dito se occorreva.

Ma come scusante ho il fatto che mi scappava troppo per rimanere lì a discutere e così sono corsa... bè quel tanto che si può con un tacco dodici, ai bagni. Ma lì, ovviamente c'era una fila lunghissima nella quale, con molta probabilità, ero l'unica che non ero lì per rifarmi il trucco o darmi una sistemata al decoltè.

Quando sono uscita di lì, Alice mi ha dato un altro bicchiere e Tanya mi ha spinto in pista. Da lì ho ricordi molto sfogati.

Mi sono risvegliata questa mattina sulla poltrona rossa del loft di Rosalie con i suoi piedi molto vicini al mio viso, mentre il resto del suo corpo era sul pavimento.

Oltre ad un terribile mal di testa, ho ricevuto come regalo dalla serata, la perdita dell'oggetto più importante che possedevo.

Ho subito dato di matto, svegliando le ragazze che dormivano beatamente chiedendo chi tra loro aveva il mio anello. In quel momento avrei voluto tanto una di quelle stanze da interrogatorio per puntare la luce, con annesso anche macchina della verità.

<< io l'ho dato a Rosalie >> ha risposto Alice con una scrollata di spalle, ancora probabilmente mezza addormentata.

<< dopo l'ha preso Tanya >>

<< sì, ma poi l'ho ha voluto Jessica >>

<< sì, lo deve avere per forza lei >> esclamarono in coro le mie amiche sicure al cento per cento.

Immediatamente ho chiamato Jessica, la quale aveva passato una nottata di fuoco con un ragazzo conosciuto in discoteca. Ha risposto dopo che ho provato a mettermi in contatto con lei cinque volte di seguito rispondendomi che lei non ne sapeva nulla. Era convinta che me lo avesse ridato, prima di sparire con quel ragazzo.

Il problema che io non mi ricordo un bel nulla di quello che ho combinato quella sera. So solo che mi sono scatenata.

Non te lo avrebbero mai dovuto dare un anello così antico e prezioso, mi strilla più volte la mia vocina. Solamente un pazzo ti consegnerebbe qualcosa di valore.

Ok, ho capito, ma non posso farmi prendere adesso dal panico.

Jake deve essere per forza pazzo se vuole sposare una come te.

Non posso deludere Jacob in questo modo. Lui è tutta la mia esistenza. Senza di lui sono persa.

Fino ad un anno fa la mia vita amorosa era una vera e propria tragedia. I ragazzi mi lasciavano dopo qualche settimana e l'unico che sembrava interessato a me, era il ragazzo dai capelli unti che lavorava al fast food di fronte al mio negozio. Ero davvero molto tentata di accettare una sua avance spinta dalla terribile paura di rimanere sola per il resto della mia vita circondata da quattro gatti ed un furetto. Ho persino dato già loro i nomi.

Pensavo davvero di avere qualcosa di strano e sinceramente ne sono ancora sicura.

Quando arrivi alla mia età, senza aver mai avuto una seria relazione, un paio di domande te le fai.

Ma ecco, che un giorno d'inverno, lui, Jacob Black, il mio eroe, è entrato nel negozio per comprare dei giocattoli per i bambini dell'ospedale di Forks. Aveva intenzione di organizzare una piccola sorpresa per il Natale con lui travestito da un buffo Babbo Natale. Ed io sono subito rimasta incantata dalla sua intenzione, aiutandolo con tutta me stessa. Da lì, iniziammo a frequentarci ed io scoprì che era un famoso cardiochirurgo, che aveva scritto già un paio di libri e spesso è comparso in televisione insieme al padre. Ed un uomo, perfetto come lui, ha scelto me.

Quindi non posso deludere.

Troverò a tutti i costi quell'anello.

Ma prima è meglio che richiami Sue per chiederle scusa.

<< non ci posso credere! Sta ancora cercando il suo anello? >> mormora divertito un inserviente che stava passando l'aspirapolvere sul pavimento davvero sporco del pub, cercando di girarmi intorno a me accucciata a quattro zampe << tranquilla. Probabilmente è al sicuro a casa sua dove è stato per tutta la notte. >>

Sto per mandarlo a quel paese, quando vedo altri due inservienti portare delle grosse buste nere da spazzatura fuori da lì.

No, cazzo aspettate. E se il mio anello è finito lì dentro?

Subito, come una pazza - ma vorrei proprio sapere chi non si comporterebbe come me in un momento del genere - mi fiondo in quei sacchetti aprendoli e iniziando a rovistare.

In questo momento avrei bisogno di guanti e pinze, o meglio ancora sarebbe della vista a raggi x che ti permettono di vedere oltre i tessuti e le cose. Ma purtroppo mi devo accontentare delle mie mani e dei miei occhi.

<< ma che sta facendo? Guardi che sta combinando? >>

<< niente! Non c'è >> quasi mi metto a piangere dalla frustrazione.

Riesco a vederlo il fatidico momento in cui dirò a Jacob che ho perso l'anello.

<< come hai potuto farlo? Sai quant'era importante >> urlerà lui lasciandomi poi o ancora peggio, mi dirà con voce rassegnata << non fa niente. Avevano ragione allora i miei >> E come per magia comparirebbero i suoi genitori che mi punterebbero il loro dito verso di me dicendo con una sola voce << sei una fallita! >>

E hanno ragione. Si mette in mezzo anche la mia vocina che oggi è in pieno delle sue forze per rimproverarmi.

Scuoto la testa e mi rivolgo verso l'uomo anziano, proprietario del pub che gentilmente è corso subito qua, quando un inserviente a cui ho raccontato la mia storia lo ha chiamato.

<< io devo fare una telefonata. Avete il mio numero >>

<< certo, cara. Vai pure >>

Esco fuori e mi dirigo con passo deciso, stringendo tra le mani il cellulare,verso il parco di fronte organizzando mentalmente un discorso di scuse da proporre a Sue, stando attenta ad usare i giusti termini e verbi. È un insegnante di lettere e non vede l'ora di rimproverarmi per il mio uso inappropriato del linguaggio.

Ma ecco che mentre sto attraversando la strada per entrare nel parco, il tacco della mia scarpa si impiglia in un chiusino del marciapiede.

Maledizione, no!

Perché non ho indossato le scarpe di ginnastica che Rosalia mi ha prestato questa mattina?

Perché andavi troppo di fretta

Zitta o dammi un buon consiglio.

Con tutta la forza che ho cerco di liberarmi da quella trappola nascosta, imprecando più volte dentro di me e della sfortuna che mi sta perseguitando da quando sono nata, anzi da prima.

Stavo per nascere e il mio cordone ombelicale si è arrotolato intorno al mio collo, rischiando di soffocare

All'età di sei anni sono stata costretta a portare un orrendo apparecchio nel quale si impigliava, ogni volta che mangiavo, il cibo, spettacolo orrendo soprattutto quando pranzavo nella mensa scolastica dove gli altri bambini si divertivano a prendermi in giro.

Obbligata a portare quell'affare fino all'età di diciotto anni.

Quando sono partita per il mio viaggio post superiori insieme ad Alice e company, sono rimasta per quasi tutto il volo in aereo rinchiusa in un bagno perché non si apriva più la porta. Prima dell'atterraggio, le hostess riuscirono a trovare tra i passeggeri un fabbro che aveva con se i suoi attrezzi da lavoro. Sembra che sono stata fortunata? Peccato che l'uomo volle essere pagato.

Potrei continuare all'infinito fino ad arrivare a questa grandiosa mattinata che sto vivendo, ma credo che lascerò questo mio racconto in un momento migliore.

Alla fine, il tacco della scarpa si rompe e perdendo l'equilibrio finisco con il sedere per terra facendo ridacchiare un gruppo di turisti, mentre io fisso con gli occhi sbarrati il mio telefonino che ho lanciato in aria quando sono caduta e che ora volteggia in aria fino a finire in mezzo alla strada.

No, ti prego no!

Tutto si muove al rallentatore.

Io che mi lancio contro il telefonino per proteggerlo con il mio corpo, ma una moto comparsa ad un tratto, ci passa proprio sopra riducendolo in mille briciole.

No, non è possibile?!?

Alcune lacrime iniziano a scendere sul mio viso, ma immediatamente le asciugo con il dorso della mano.

In quel piccolo oggetto elettronico c'era tutta la mia vita, messaggi e numeri telefonici importantissimi.

I miei amici.

La mia famiglia.

Il mio mondo.

È come se mi avessero strappato un organo importante del mio corpo, senza il quale non posso sopravvivere.

Ed ora che faccio?

Alcuni guidatori mi gridano di levarmi dalla strada ed io, ormai completamente sconvolta, mi allontano da lì zoppicando a causa della diversa altezza delle scarpe entrando nel parco e camminando senza una meta.

Mi chiedo il motivo per cui sembra che succeda tutto a me.

Vorrei sapere che cosa ho fatto di male in una vita precedente per essere così sfortunata in questa.

Ho rotto tremila specchi?

Sono passata sotto una scala per un'intera giornata?

Oppure una strega mi ha fatto un malocchio?

In realtà, nonostante tutto quello che mi succede ogni giorno, non sono un tipo superstizioso, ma arrivata a questo punto non so più a cosa credere.

Potrei scrivere un libro intitolato “La sfortunata Isabella”. E sono sicurissima che una persona lo comprerebbe di certo: Sue. Lo leggerebbe in una nottata per poi dedicarsi ad una delle sue terribili recensioni negative.

Mi lascio cadere sopra una panchina di legno scuro, coprendomi il viso con il braccio ormai priva di idee per risolvere la terribile situazione in cui mi trovo.

Dolore e rabbia si mischiano dentro di me.

Ed ora come farò con l'anello? Ho dato a tutti quel numero di telefono: agli inservienti, al proprietario del pub, ai poliziotti... a tutti!

In più, aspettavo anche una chiamata da una fabbrica di negozi per alcune bambole....

Oh, no!

E di colpo la panchina dove sono seduta inizia a vibrare.

Ecco, ci mancava solo il terremoto.

Cercando di ricordare il giusto comportamento in questo caso, mi alzo in piedi e la terra smette di tremare.

Ah, meno male.

Falso allarme.

Ma quando sto per sedermi, mi accorgo della presenza di un sacchetto posato sulla panchina. Lo sto per buttare in un cestino, inorridita di quanto la gente sia poco preoccupata riguardo all'ambiente del nostro amato pianeta, quando individuo tra cartacce unte di grasso e una lattina di coca cola, un telefonino. Mi guardo intorno in modo circospetto per vedere se è una specie di scherzo o altro, ma a parte una donna anziana che porta a passeggio il cane, non c'è nessuno.

Deglutisco e lo prendo, rigirandolo tra le mani. Sul retro c'è un adesivo con la scritta molto piccola “ Cullen Consulting Group” e un numero.

È davvero un telefono.

Un telefono nuovo di zecca!

Forse qualcuno lassù nel cielo ha capito che è stato troppo crudele con me?

Forse la fortuna sta girando verso di me?

No, Bella calmati un po'. Mi ammonisce la voce ed io l'ascolto, nonostante la trepidazione che percepisco in questo momento. Nessuno, sano di mente, butta via un telefono del genere.

Che sia rotto?

Premo un tasto a caso e il display si illumina, avvertendomi che mi è arrivato un messaggio. Ecco da dove proveniva la vibrazione.

Mi sembra che si trova in un ottimo strato.

Isabella, non sei una ladra. Quindi da brava cittadina onesta vai dalla polizia e glielo consegni.

Ma non mi muovo di un millimetro da lì con i piedi ben piantati per terra e le mani che stringono, in modo protettivo, il telefonino che ho trovato.

È vero. Non sono una ladra.

Ma ho bisogno di questo cellulare.

Mi serve davvero.

E poi non è che lho trovato disperso sulla panchina o per terra, ma in un sacchetto contenente non solo il telefono, ma anche spazzatura. Quindi di chi era, aveva la chiara intenzione di buttarlo via.

Per ciò, se non gli serve più, mi offro io nel prenderlo.

Colpa sua.

Di certo non mia.

Apro il messaggio che è arrivato qualche minuto fa, leggendolo “ Sto per arrivare. Intanto tu non fallire”
Non so perché, sarà il fatto che mi sono vista un bel po' di film polizieschi, ma ha un tono minaccioso.

Oddio! E se è un serial killer che oggi dovevano uccidere qualcuno?

Ma che vado a pensare? Sono troppo stressata.

Meglio che torno al pub per vedere se finalmente la fortuna sta girando dalla mia parte, quando parte a tutto volume la suoneria.

No, non posso essere così stupida che quando ho premuto un tasto a caso per controllare se funzionava ho attivato il profilo “all'aperto”

La vecchietta con il cane mi fissa incuriosita, quasi tentata nel dirmi “vuoi rispondere”.

Faccio un forte respiro, conto mentalmente fino a tre, e accettò la chiamata

<< L'utente da lei chiamato non è al momento raggiungibile. >> parlo, cercando di simulare una voce robotica, anche se so di non essere molto brava nell'imitare. Spero che quello che mi ha chiamato ci casca << La invitiamo a lasciare un messaggio dopo il segnale acustico >> e faccio una piccola pernacchia.

Cazzo, forse era meglio che riattaccavo.

<< Dove diamine ti trovi? >> una voce da uomo elegante, inizia a parlare e per poco non lancio un urlo di sorpresa. Ci è cascato. Pensa davvero che sia la segreteria telefonica. Sì, sì, finalmente anch'io posso definirmi una persona fortunata. << Mi ha appena chiamato Eric per avvertirmi che sarà una passeggiata con quel contratto. Ormai il grosso l'abbiamo già fatto. È un ottimo metodo. Non lasceremo nessun genere di traccia >>

Non oso neanche emettere un respiro. E neppure di grattarmi la guancia destra che inizia a prudermi in modo particolare. Ho troppa paura.

<< Tutto chiaro? >> continua l'uomo << qualunque altra cosa tu intendi fare, fai attenzione >>

Chiude la chiamata ed io rimango per un attimo a sentire il bip, paralizzata. Mi sento in colpa ora. Sembrava una chiamata urgente. Importante. Non posso credere che abbia davvero lasciato un messaggio quell'uomo.

D'impulso, tentando di azzittire la mia coscienza, cerco nella mia borsa carta e penna per scrivere un messaggio: Eric ha un contratto. Il grosso già fatto. Niente tracce. Fai attenzione.

Mi domando che cosa si riferiva quell'uomo.

Un contratto, ha detto? Ma che genere di contratto, se poi ha concluso con un “stai attenta”.

No, basta pensarci. Non è un problema tuo.

Cercando di camminare con passo spedito, anche se è difficile con il tacco rotto, ritorno verso il pub , mentre mando un messaggio ad Alice, l'unico numero che ricordo a memoria, chiedendole di avvertire tutti gli altri che ho cambiato numero di telefono e domandandole notizie del mio anello.

“ No purtroppo ancora niente. Abbiamo messo a soqquadro tutta la casa,. Ma non ci arrendiamo!!!! kiss :*** “

Ha ragione. Non mi devo arrendere neanch'io.

Così mi metto a cancellare il mio vecchio numero dai volantini che ho appeso nel quartiere, sostituendolo con quello nuovo.

Poi entro di nuovo nel pub sentendomi addosso gli occhi scocciati delle persone che stanno pulendo, mentre il proprietario è scomparso. Distribuisco il nuovo numero fingendo di non notare i loro sbuffi irritati.

Inizio a temere che forse qualcuno l'abbia rubato.

Esausta crollo su una sedia, vicino al bancone, appoggiando la testa sul mio braccio.

Dovrei chiamare anche Jacob ed avvertirlo del mio cambio cellulare, ma ho la terribile paura che lui riesca a capire quello che è successo. Sarebbe la fine.

Anello bello, torna da me ti prego. Se torni prometto che avrai una sorpresa. Ti luciderò!

Ma se è stato qualcuno a prendermelo, spero che a quel farabutto gli cada un fulmine dal cielo.

Sospiro pesantemente, chiudendo gli occhi con forza per concentrarmi nel ricreare nella mia mente l'immagine di quell'anello con quella pietra di smeraldo lucente. E poi immagino me che lo ritrova, felice. Mi auguro che con la forza del pensiero qualcosa succeda, anche se la vedo ormai dura.

Ma quando sento la suoneria del mio nuovo telefonino rompere il corso della mia immagine, scatto come se fossi diventata una molla, rispondendo di getto.

Qualcuno lo ha trovato!

Alleluia

<< Pronto? >> esco dal pub con la paura che possa di nuovo cadere la linea e noto che il traffico è aumentato a dismisura e alcun uomini, vestiti in modo elegante, stanno parlottando fuori da un ristorante.

<< Irina? >>

Oh, merda! Grandissima merda!

È un altra voce maschile diversa da quella di prima, più sensuale, che mi rompe quasi il timpano. Ha la voce roca. Il respiro affannoso che mi induce a pensare che forse è un maniaco. << sei arrivata al ristorante? Il contingente è ancora lì? >>

Mi guardo intorno automaticamente trovando solamente quegli uomini sul marciapiede che chiacchierano fra di loro. Devono essere per forza loro. All'interno del ristorante c'è solamente una coppietta di fidanzati.

<< sì sono ancora qui... o almeno credo? >>

<< come credi? >>

<< Uffa! Non sono Irina. Questo cellulare non è più suo. Scusa, non è che gentilmente potrebbe avvertire anche gli altri che ha cambiato numero? Ve ne sarei molto grata >>

Devo debellare gli amici di Irina dalla mia rista di problemi. Non posso rispondere alle loro chiamate ogni cinque minuti per tutto il giorno. E se mentre sto parlando con questo tizio, qualcuno cerca di mettersi in contatto con me per dirmi che ha trovato l'anello?

<< ma, un attimo... chi parla? Perché rispondi a questo suo numero? Dove si trova Irina? >>

<< ormai questo telefono è mio. E non so che fine ha fatto Irina >> mi faccio gli applausi da sola nel notare di quanto la mia voce risulta decisa e sicura, sentimenti che in realtà non provo in questo momento.

<< come suo? Che cavolo...? Oh, maledizione! >> e da avvio ad una serie di imprecazioni con sottofondo il rumore di una portiera che viene sbattuta. Poi suoni di passi veloci. Sembra che stia correndo. << dimmi, se ne stanno andando? >>

Do di nuovo una sbirciatina a quello strano gruppo

<< Mah, forse... non saprei, io... >> …. forse stanno aspettando un Taxi?

<< c'è un tizio alto? Sovrappeso? Con i capelli brizzolati? >>

<< aspetta >> cercando di non farmi vedere, controllo. << sì, sì. Lo vedo. Sembra arrabbiato. Sta blaterando qualcosa al telefono. Oh, ecco che sta arrivando un Taxi >>

<< NO! >> il grido dell'uomo dall'altro capo della linea mi colpisce, stordendomi. Ma che si ura in questo modo? Vuole rompermi definitivamente il timpano? << Non può andarsene >>

<< mi dispiace, se ne sta proprio andando. Comunque volevo dirti se p... >>

<< Devi fermarlo. Corri subito da lui e non farlo salire su quel dannato Taxi. Fermalo a qualunque costo >>

<< che cosa? >> no, deve essere uno scherzo. Non penserà di certo che io vado da quell'uomo e lo fermo. << senta bene. Primo non ti ho mai visto in vita mia, quindi non si permetta più di darmi ordini. Secondo, non è un problema mio. Oggi è già una giornataccia, quindi.... >>

<< se per questo neanch'io ti ho mai vista. Quindi siamo pari. E non parlarmi di brutte giornate. Io sto correndo in mezzo al traffico >> ribatte l'uomo, innervosendosi << a proposito chi sei? Una parente di Irina? Mi può spiegare anche perché ha abbandonato il proprio lavoro nel giorno più altolocato della sua carriera in un convegno dall'estrema importanza? Crede che di colpo non abbia più bisogno di un'assistente? >>

Ah, finalmente è tutto più chiaro.

Irina era la sua assistente. Povera donna. La capisco perfettamente. Anch'io se fossi stata al posto suo avrei abbandonato questo lavoro di fronte ad un capo del genere. Così prepotente, autoritario. Sembra che tutto gli è dovuto.

<< comunque ora non è questo il problema >> si interrompe per poi riprendere con più foga di prima << io sto quasi per arrivare. Sarò lì fra meno di cinque minuti. Chiunque tu sia devi trattenere quell'uomo, James Moreau >>

Oddio! Ma quant'è prepotente quest'uomo.

<< e se non lo faccio? >> lo provoco, di nuovo stanca di questa conversazione.

<< un anno di trattative verrà buttato al vento, a causa di uno sciocco equivoco. E questo significa che molte persone si ritroveranno senza lavoro >> la sua voce adesso è fredda come se fosse una macchina << tutto il team che ha partecipato a questo accordo si troverà senza lavoro, solo perché c'è traffico a causa di un incidente e perché una persona non vuole collaborare, anche se potrebbe farlo salvando quei lavoratori >>

Oh, no! Detto in questo modo....

Non potrei mai più dormire sonni sereni nel sapere che io avrei potuto aiutare delle persone a non perdere il loro lavoro.

Avranno famiglie, progetti, tutti infranti per colpa mia.

<< va bene. Farò quel che posso >> corro in modo ridicolo verso l'uomo che ha appena aperto la portiera del Taxi.

Adesso che mi invento?

Di francese me ne intendo poco e niente.

Dopo un bonjour, non posso di certo dire baguette. Non avrebbe senso.

Pensa, Bella. Usa la testa.

Ci sono persone che contano su di te.

<< Oddio! Ma lei è il signor Moreau! James Moreau >>

Immediatamente l'uomo si gira per guardarmi incuriosito, mentre io vorrei solamente sprofondare nel marciapiede.

<< io volevo dirle che... >>.... che cazzo voglio dire? Sos. aiuto! << … che io l'amo. Io sono perdutamente innamorata di lei e del suo lavoro. >>

Un uomo con indosso una montatura di occhiali antiquata avvicina la sua bocca all'orecchio del signor Moreau per tradurre il mio monologo senza senso.

<< sbrigati >> sibilo al telefono.

<< e quello che sto cercando di fare >>

Ma non penso che potrò durare ancora.

<< io volevo chiedere se... se.... >> osservo il telefono che ho in mano << posso fare una foto con lei? >>

<< ma signorina sa con chi sta parlando? >> mi domanda irritato il traduttore.

Sinceramente no, ma penso che meglio che non lo dico.

Invece James, dopo aver ricevuto la traduzione, annuisce con la testa. Gli occhi che brillano di gioia.

<< grazie mille >> esclamo per poi mordermi le labbra ansiosa, mentre cerco di trovare l'applicazione macchina fotografica. Un telefono così tecnologico deve averlo.

Trovata, io e James ci abbracciamo

<< dite cheese >> … so che in Francia vanno matti per il formaggio, quindi il cerchio si chiude.

E scatto.

<< adesso dobbiamo andare. >> mormora scocciato il traduttore che mi tiene sott'occhio. Sembra che più passano i secondi e più capisce che io sto bluffando. Ed io sono sempre stata una pessima giocatrice di poker.

<< dove sei? >>

<< sono quasi arrivato >>

<< aspettate, non potete andare! >> esclamo rivolgendomi direttamente a James, senza più idee per trattenerlo con il tassista e il traduttore che mi fissano arrabbiati che li sto facendo perdere tempo.

<< è molto indaffarato >>

<< ma io sono venuta fin qui per lui >> esordisco << sono qui per una dedica musicale! >> ed inizio a cercare nel telefonino il lettore musicale, alla ricerca di qualche canzone che conosco per cantare. Ecco! I Beatles. A chi non piacciono i Beatles? Parte la musica di something ed io inizio a cantarla, conoscendola a memoria << Something in the way he moves attracts me like... >> Ovviamente invece di usare il pronome femminile uso quello maschile. Certo, sono andata proprio a scegliere la canzone che Gerge Harrison ha dedicato alla sua ex moglie Pattie Boyd. Non so come la potrebbe prendere? Prima ho dichiarato anche di amarlo?.Spero che capisca che era in senso astratto.

Un sorriso euforico mi illumina il viso quando vedo che anche le altre persone alzano le mani al muovendole al mio stesso ritmo, canticchiando con me, mentre il signor Moreau sorride felice.

Sento alcuni che si domandano se è uno spettacolo o un flash mobile, altri ancora ci stanno facendo addirittura un video. Guai a voi se lo mettete su youtube. Con la fortuna che mi trovo poi lo vedrebbero la famiglia Black e dovrò dire addio alla mia lotta per piacerli.

Poi non so come Jake prenderebbe questa mia scenata in mezzo alla strada. Penso non bene.

<< dove ti trovi? >> domando al telefono, adesso davvero esaurita, pronta ad esplodere.

<< sto assistendo >>

Che cosa?

Lui è qui?

Mi guardo intorno fino a quando i miei occhi si fermano su un uomo appoggiato ad un lampione della luce, alto, vestito in modo elegante con giacca e cravatta, i capelli disordinati biondi con una particolare sfumatura ramata e il cellulare premuto contro l'orecchio destro. Anche se è particolarmente lontano da me, riesco a vedere il suo sorriso.

Bene, mentre sono qui a disperarmi, lui sta ridendo.

<< da quanto sei qui? >>

<< da poco. Sono appena arrivato, ma non volevo interromperti. Eri buffa. >> si ferma per poi aggiungere immediatamente, divertito << a proposito, ti faccio i miei complimenti. Mi sa che Moreau è perdutamente innamorato di te >>

Perdutamente innamorato... ma che... Ah, capito. Sta usando la stessa mia espressione con la quale ho abbordato l'uomo.

<< Grazie >> rispondo in modo sarcastica << sono felice di vedere che il mio amore è ricambiato. Ma poiché sembri geloso, te lo lascio... è tutto tuo adesso >>

Faccio un inchino teatrale a James il quale mi prende una mano per baciarne il dorso dicendomi qualcosa in francese che io non capisco. Ma da come sorride, sono sicura al cento per cento che non è nessun genere di parolaccia.

Mi giro per andarmene via da lì, nonostante i volti dispiaciuti delle persone che hanno realizzato un cerchio perfetto intorno a me nella speranza di vedere un mio nuovo spettacolo. Ho altro a cui pensare, molto più importante di stare qui ad intrattenere uomini d'affare con i loro giochi di potere.

Ho un progetto di matrimonio da mandare avanti.

<< eh, ma dove vai? >> sento il grido dell'uomo dal telefonino. Non ha ancora riattaccato. Mi domando che cosa altro vuole da me. Non pensa che, a causa sua, mi sono ridicolizzata abbastanza per oggi? Vuole che adesso faccio anche uno spogliarello?

<< secondo te? >>

<< devi ridarmi il cellulare. Era della mia assistente >>

<< appunto. Era? Ora è mio >>

<< non può. Lo ha rubato >>

E questo è troppo per un solo giorno.

Ho perso l'anello di fidanzamento tramandato dalla famiglia Black da molto prima che io nascessi.

Il mio cellulare si è rotto riducendosi in granellini.

Ho un mal di gola tremendo perché ho dovuto urlare affinché un francese non andasse via.

E adesso arriva questo tizio che invece di ringraziarmi mi dice che sono una ladra?

No, no e ancora no.

Questo non lo tollero.

Non mi ha detto neanche grazie.

<< non è colpa mia se la sua assistente lo ha buttato in un sacchetto >> riesco non so come ad usare un tono di voce non troppo alto, mentre mi avvio lontano da lì per ritornare a casa. << l'ho trovato io, quindi è mio. E con questo, addio >> senza aggiungere niente, senza sentire altri suoi odiosi ordini, riattacco.

Addio!

 

Angolo autrice:

Ho solo voluto fantasticare un po' su come si sarebbero potuti conoscere Edward e Bella. Mi è venuta quest'idea grazie ad un libro Kinsella, come qualcuno di voi si sarà di certo accorto. Se non la conoscete, ve la consiglio. I suoi libri sono davvero forti.

Sperò vivamente che vi sia piaciuta questa mia rivisitazione un po' pazzarella ed esagerata che ho scritto. Mi auguro che vi abbia fatto almeno un po' sorridere.

Non penso che la continuerò (credo che a nessuno interesserà xD).

Questo è il mio regalo di buone vacanze.

Un bacione enorme!

Bellina

 

 

   
 
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