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Autore: etoshina99    30/07/2014    2 recensioni
Sky ha ormai diciotto anni; ha dovuto lasciarsi alle spalle i sogni e crescere in fretta. Ha un passato doloroso. Ha perso i suoi genitori in un incidente d'auto e, a soli sei anni, ha dovuto trasferirsi in Inghilterra, dai suoi zii. Prova a ricominciare, anche se all'inizio è difficile per lei, forse troppo.
cit. storia:
-Bruco?-
-dimmi Pulce- sorrise
-vero che non mi lascerai?-
-mai, resteremo insieme per sempre- mi avvicinai e strinsi le sue mani fra le mie
-no… non dire così-
-perché?-
-perché il sempre non esiste-
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1 

-ciao Jess!- salutai la mia migliore amica dandole un bacio sulla guancia e mi incamminai; era stata una mattinata pesante, quelle che fai fatica a sopportare dopo quaranta minuti nei quali oltre alla prof, che ovviamente spiega a macchinetta, ci si mettono pure quegli idioti di Styles e Malik con i loro cazzo di aeroplanini di carta… non si vede che sono arrabbiata, no?
Presi l’elastico dai miei capelli lasciandoli sciolti per poi legarli in un alquanto ipotetico chignon… odiavo avere  quei “cosi” davanti agli occhi e al naso. Tolsi i Rayban e li misi nella custodia, aprii il cancello e attraversai il vialetto, fermandomi un istante davanti alla porta di casa; sfilai le converse ed entrai, riponendole nella scarpiera.
-ciao tesoro!-
-ciao zia- sorrisi abbracciandola
-tutto bene oggi?-
-meglio lasciare stare va…-
-scommetto che c’entrano quei- non la feci terminare – ti prego non nominarmeli… ho già oltrepassato il mio limite di sopportazione verso quelle sottospecie di scimpanzé non cresciuti-
-ok ok, vieni che è pronto da mangiare- mi accarezzò delicatamente la guancia, ormai sapeva come farmi sorridere, anche in giornate come questa.
Mi alzai dal divano e la raggiunsi in cucina, dove parlammo del più e del meno davanti ad un bel piatto di pasta fumante.

Era ormai un’ora che fissavo il libro di biologia, notando quanto fosse interessante l’immagine di un bruco… Bruco…
Misi una mano sotto il mento per fare finta di pensare. Oggi non riuscivo a concentrarmi così chiusi di scatto il libro e girai la sedia verso la finestra; fuori pioveva leggermente e Londra era immersa nella sua affascinante tenebrosità autunnale. Mi alzai raggiungendo il davanzale, notando che avevo lasciato l’anta dell’armadio aperta… solo allora feci caso al borsone nero che ne impediva la chiusura. Sorrisi e lo afferrai, presi il cappotto e scesi di corsa le scale.
-zia esco! Torno per cena!-
-ok tesoro! Divertiti!- mi rispose dalla cucina quando ormai avevo infilato gli anfibi.

Amavo camminare sotto la pioggerellina, era una cosa… paradisiaca. Ormai avevo dimenticato tutto e tutti. C’ero solo io, la pioggia e l’asfalto. Già l’asfalto. Duro, nero, freddo e ruvido… mi faceva pensare, pensare alla morte. Una persona non si rende conto a cosa va incontro, fino a quando non c’è dentro fino ai capelli. Anche io da piccola pensavo che la morte fosse, non so, anche una cosa bella; vedevo le persone soffrire e i miei genitori mi dicevano “ è andata in cielo, dagli angeli” ed io ero come felice per quella persona. Ma in verità la morte non porta alla felicità, ti distrugge, pezzo dopo pezzo, come se tu fossi un puzzle e i tuoi singoli pezzi venissero spazzati via dal vento.
A me ne mancavano già tre di quei pezzi, ma era come essere vuota. Io ero vuota.
Raggiunsi il Magazzino A senza farmi vedere. Era il mio posto preferito, qui rincominciavo a vivere. Lo chiamavo Anima perché era un antico deposito e tutte le pareti erano ricoperte da specchi enormi. Mi ricordava l’accademia di Milano, dove ho studiato per quasi dieci anni.
Mi guardai intorno e iniziai a cambiarmi; infilai una canotta azzurra e i leggins neri; là dentro si congelava, ma non ero una tipa freddolosa, per cui mi stava bene anche così.
Mi sedetti sul parquet di mogano, aprii il borsone prendendo le punte da danza. Ero una ballerina professionista; appunto… ERO.
Ho iniziato a danzare quando avevo tre anni, seguendo le orme di mia madre, ma poi smisi subito dopo l’incidente. Era da maggio che non venivo qui… mi era mancato questo posto… non c’era molta luce, ma il buio e il silenzio erano terapeutici.
Mi alzai in piedi e mi guardai allo specchio. Non ero più la bambina di una volta, lo sapevo bene, e lo testimoniavano le occhiaie, le cicatrici, ma soprattutto il mio viso.

Pov Louis
-ehi bro’! ci si vede!- salutai Harry e mi incamminai verso casa. –strano- pensai –Pulce non si è ancora fatta vedere in giro- alzai le spalle continuando a camminare.
Presi a calci un sassolino, com’ero solito fare quando mi annoiavo. Passai davanti al parco; amavo quel posto e devo ammettere che mi mancava così tanto… erano passati otto anni dall’ultima volta che ci misi piede. Rimasi un po’ a fissare lo scivolo, la giostra ormai arrugginita, poi mi soffermai sulle altalene: un papà stava spingendo sua figlia, una piccola bambina dai capelli corvini, con un bellissimo vestitino blu, da principessa.

FLASHBACK
Vidi Sky prendermi per mano e trascinarmi verso le altalene.
-ehi non correre Pulce!- le scompigliai i capelli mentre con l’altra mano sorreggevo lo zucchero filato
-dai Bruco!- mi afferrò per il polso e tirò ancora di più
-Sky, non scappano mica!-
-vabbè- alzò le spalle e iniziò a ridere. La sua risata, il suo sorriso…
-dai Sali che ti spingo!- proposi, poi feci un batuffolo di zucchero e glielo misi sulla punta del naso. Scoppiammo a ridere.
-ok- la aiutai a sedersi  -pronta?-
-siii- si voltò sorridendomi a trentadue denti
-ok, tieniti forte!-
Inizia a spingerla e ogni tanto mi fermavo a guardarla di profilo… rideva. I suoi lunghi capelli ambrati le contornavano il viso e i suoi occhi color cioccolato erano accesi, vivi. Non l’avevo mai vista così felice. Il suo vestitino azzurro oscillava con lei e il tulle  svolazzava libero qua e là.
Ad un certo punto rallentò fino a fermarsi.
-Bruco?-
-dimmi Pulce- sorrise
-vero che non mi lascerai?-
-mai, resteremo insieme per sempre- mi avvicinai e strinsi le sue mani fra le mie
-no… non dire così-
-perché?-
-perché il sempre non esiste-
FINE FLASHBACK

Aveva ragione, “ il sempre non esiste”.
Continuai a camminare e raggiunsi la periferia; dovevo passare a prendere una cosa in ditta prima di tornare a casa. Quando arrivai il cancello era già aperto e le luci del capannone A erano accese.
Sorrisi. Sapevo chi era. Sapevo che era lei.
Mi avvicinai facendo il meno rumore possibile.
Era lì, in piedi davanti allo specchio; si sfiorò il volto. Mi si strinse lo stomaco.
Si allontanò subito dopo, forse per fare riscaldamento. Poi si avvicinò al borsone e estrasse il cellulare; smanettò un po’ poi iniziò la musica… “ Love the way you lie”
Conoscevo bene, a memoria, quella canzone. E ogni volta che la riascoltavo faceva sempre più male.
Faceva male perché era tutto vero, come se l’avessimo scritta io e lei, non Eminem. Faceva male perché era ciò che era successo, ciò che mi aveva tolto il sorriso.
La vidi salire sulle punte e muovere le labbra, cantare con Rihanna. Era sempre stata bravissima, solo per il fatto che ballava con il cuore… e questa volta si vedeva davvero tanto. Vedevo tristezza nei suoi occhi in quell’attimo fuggente che rimaneva a fissare lo specchio, forse per riprendere fiato… vedevo odio, rancore, malinconia… i suoi erano diventati i miei occhi…
La sentì cantare l’ultimo ritornello, poi si sedette in ginocchio…
-I love the way you lie…- sospirò
La fissai ancora qualche istante e sobbalzai quando tirò un pugno sul pavimento, per poi gemere dal dolore… soffriva anche lei, anche se non lo lasciava traspirare davanti a nessuno.
La conoscevo, era quella la vera Sky.
 

Pov Sky
Respirai affannosamente, poi mi alzai e andai a spegnere il cellulare per poi buttarlo dentro al borsone…
-ciao Pulce-
Sobbalzai, voltandomi verso la porta
-cosa vuoi Tomlinson ?-
-passavo di qui- alzò le spalle
-se… e io sono Biancaneve-
-hai dimenticato i nani, principessa- sorrise soffermandosi sull’ultima parola
-fottiti- lo guardai acida.
 Io mi domando e dico… con tutti i posti che ci sono a Londra, proprio qui doveva venire?? Alzai gli occhi al cielo, poi mi sedetti per sfilare le scarpette dandogli le spalle.
Mi chiamo Sky, Sky Horan e questa è la mia “bellissima” vita.

 

  
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