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Autore: Dagyr    30/07/2014    2 recensioni
Il fauno guardò incantato la dea, gli occhi di un blu intenso si soffermarono sul viso radioso di Madre Natura, e con esso accarezzò i lunghissimi capelli argentati d'ella trapuntati di fiori colorati. La sua veste bianca e leggera fluttuava lieve nella brezza della notte, aderendole da un lato. La Dea si avvicinò al giovane fauno, i suoi passi erano talmente leggeri che l'erba sotto di lei non si piegava, sembrava volare su essa. Alzò lenta un braccio bianchissimo ed allungò la mano affusolata e diafana verso il viso di Orchis, vi lasciò scivolare una carezza leggera come l'aria, e lui chiuse gli occhi beandosi in essa.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NOME SU EFP E FORUM: Dagyr
TITOLO: Orchis ed Antinea
RATING: Giallo
GENERE: Drammatico
AVVERTIMENTI: Nessuno
PACCHETTO: Orchidea
NOTE DELL'AUTORE (FACOLTATIVA)
: /
                 Orchis e Antinea

Dolci note si alzarono quella sera nel profondo del bosco, la luna piena e le stelle luminose rischiaravano tutta la foresta, e su quella melodia celestiale sembrava che tutto si risvegliasse.
Al centro della radura erbosa e profumata, seduto su un masso solitario, Orchis suonava il suo flauto a dodici cannette tenute assieme da un cordino dorato; Era giovane e bello, ed i suoi occhi blu vagavano ridenti tutto intorno, per vedere l'effetto che la sua musica aveva sulla natura.
Più suonava, più i boccioli crescevano e si aprivano, l'erba sotto di sé rinverdiva, gli arbusti giovani si rinvigorivano riempiendosi di gemme. Le labbra coralline e piene passavano delicatamente da una cannuccia all'altra, facendo scaturire da esse le note giuste per far felice Madre Natura.
Quando l'ultima nota riempì l'aria circostante, egli abbassò il suo flauto ponendolo fra le gambe caprine ricoperte da un' arruffata peluria quasi dorata, alzò lo sguardo e aspettò, lui sapeva che era lì, distesa, e che l'ascoltava.  La Dea si alzò, era stata invisibile sino ad allora agli occhi del fauno e del mondo, colpita dai raggi della luna  brillò di rugiada illuminando oltremodo la radura, sorrise al giovane caldamente e battè le mani lenta e aggraziata.
“ E' stata bellissima, Orchis. “ Gli disse, la sua voce era dolce e melodiosa come un canto d'uccelli, e gli occhi verdissimi richiamavano il colore delle foglie in primavera.
“ Mi fa piacere che vi sia piaciuta, Madre, l'ho composta quest'oggi proprio per voi. “
Il fauno guardò incantato la dea, gli occhi di un blu intenso si soffermarono sul viso radioso di Madre Natura, e con esso accarezzò i lunghissimi capelli argentati d'ella trapuntati di fiori colorati. La sua veste bianca e leggera fluttuava lieve nella brezza della notte, aderendole da un lato. La Dea si avvicinò al giovane fauno, i suoi passi erano talmente leggeri che l'erba sotto di lei non si piegava, sembrava volare su essa. Alzò lenta un braccio bianchissimo ed allungò la mano affusolata e diafana verso il viso di Orchis, vi lasciò scivolare una carezza leggera come l'aria, e lui chiuse gli occhi beandosi in essa.
“ Mi meraviglia che tu, non abbia trovato ancora una compagna, “ la mano d'ella passò ad accarezzare la testa riccia e scarmigliata del fauno, “ sei così dolce, non dovresti passare tutto il tempo a creare dei componimenti, altrimenti resterai solo. Perchè non giri per il bosco in cerca di una bella Ninfa? “
Gli occhi blu di Orchis si aprirono, rispecchiandosi in quelli verdissimi della Dea, e sorridendole fece spallucce.
“ Ma io amo voi, Madre, cos'altro potrei desiderare di più dalla vita? “ le rispose dolce.
“ Ti ringrazio, figlio mio, ma seppure sia un grande onore essere amati dal proprio figlio, sia anche questo affidato, è bene che tu prenda la propria strada.”
“ Non mi volete più bene, Madre? “ la sua domanda fu accorata che riempì il cuore della Dea di un'immensa tristezza.
“ Certo che ti voglio bene, figlio mio... “ Madre Natura allargò le braccia e le strinse attorno al busto del giovane, accogliendolo nel calore del suo abbraccio. La codina corta e ricciuta di Orchis si mosse allegramente, spazzolando la pietra sulla quale era seduto, e affondò il capo nel petto della Dea abbracciandola a sua volta.
“ ...Sono così fiera di te, “ continuò ella, “ ...ma non potrai restare con me per sempre, sei giovane, e bello, sai quante Ninfe ti corteggeranno, e poi anche loro hanno bisogno di te, senza le tue belle melodie come faranno a danzare e donare agli umani le qualità che essi aspirarano ad avere? “
Madre Natura alzò un braccio verso il cielo e lo mosse lieve accarezzando l'aria, “ La poesia, la pittura, gli scritti, la musica... tutte cose che a volte, senza volere, parlano di noi. “
Gli prese il viso fra le diafane mani e lo guardò in quegli occhi blu e intensi ed egli sospirò forte.
“ Promettimi che ci penserai. “
“ Ci penserò, Madre, ve lo prometto. “
La Dea alzò il viso d'egli e posò sulla sua fronte bruna un tenero bacio.
“ Ora và... figlio mio, l'ora è tarda. “
A malincuore Orchis lasciò l'abbraccio dalla madre adottiva ed accolse il bacio,
“ Lieta notte, madre mia... a domani. “
Madre Natura si scostò da lui, gli sorrise materna e lentamente si dissolse, lui la salutò con la mano sino a che non la vide più, al suo posto, una piccola nube di microscopiche gocce di rugiada fluttuò nell'aria, posandosi senza rumore sull'erba circostante. Orchis scese dal suo sasso e  si sedette alla base, per poi distendersi sull'erba morbida e fresca, esausto, si addormentò subito.
Il giono seguente, il giovane fauno venne svegliato dai tiepidi raggi del sole di primo mattino, si mise a sedere e si stiracchiò sbadigliando rumorosamente, poi si alzò scrollandosi dai peli ricci e arruffati le goccioline di rugiada. Pose le mani brune attorno alla bocca come un cono e a gran voce gridò.
“ Buona mattina, madre! “ Ed un'argentina risata scosse il suo petto, mentre una ventata d'aria fresca lo avvolse come vortice e in esso le sue orecchie piccole e appuntite poterono udire la dolce risposta della Dea. Cominciò a saltare e correre per la radura, felice come un bambino, così decise di andare al laghetto e fare un tuffo nelle sue acque limpide e fresche; Giunto al piccolo lago, scostò l'erba alta che lo divideva dalla riva e sobbalzò all'indietro rimanendo poi nascosto dietro esso. Con le mani scostò un rametto di siepe, e gli occhi blu si soffermarono sulla figura femminile che nuotava, la sua pelle era chiarissima e brillava sotto i raggi del sole per l'acqua che la ricopriva e i capelli biondi e lunghi galleggiavano dietro di lei, e quando si volse, Orchis restò senza fiato tanto era bella. La ragazza si accorse della presenza, e soffocando un grido poiché era nuda, si immerse sino al mento.
“ Chi sei? “ gli chiese in tono impaurito.
Orchis degluttì, la sua fronte si imperlò di sudore, non voleva farsi vedere dall'umana nelle sue reali sembianze e decise di restare nascosto fra gli arbusti, almeno dalla vita in giù.
“ Non... non temere,  non voglio farti del male, ” allungò il braccio come se volesse fermarla e non farla scappare, “ Ora... ora vado via. “ Lasciò i rami che con uno scatto secco lo nascosero alla vista della giovane donna.
“ NO... “  urlò lei quando lo vide scappare, “ … Ti prego, no, non andare via! “
Il fauno si bloccò all'istante e lentamente si voltò scostando di nuovo i rametti, le labbra d'ella erano schiuse in un timido sorriso e lui lo ricambiò. La ragazza fece scorrere lo sguardo dorato sulla figura del giovane, almeno quello che poteva vedere e notò le sue orecchie piccole e appuntite.
“ Chi sei? “ gli domandò ora con più calma, e curiosa di sapere chi e cosa fosse quello strano giovane, “ e sopratutto, cosa sei? “
Orchis abbassò lo sguardo blu, per la prima volta nella sua vita si vergognò di essere quello che era.
“ Io... io... mi chiamo O... Orchis. “ mormorò lentamente, “ E di più non posso dirti, ma sono qui, per puro caso, non voglio farti del male. “
“ Io sono Antinea, “ poi lo guardò un po' divertita e continuò “ per favore, potresti chiudere gli occhi? Vorrei alzarmi dall'acqua, comincio a sentire freddo. “
“ Oh... scusa... si. “ Orchis divenne rosso in viso e si girò verso la foresta, il suo udito finissimo percepì ogni singolo movimento della ragazza, la leggerezza dei suoi passi, e la sua immaginazione cominciò a galoppare, come il suo cuore che ora pulsava come impazzito nel suo petto.
“ Puoi girarti ora, “ gli disse Antinea, “  sono vestita. “
Il fauno si volse nuovamente, e le labbra rimasero aperte e senza parole, di fronte aveva la più bella fanciulla che avesse mai visto, la veste color del cielo avvolgeva quel corpo candido e affusolato, dalle forme un po' acerbe e il viso tondo dalle gote rosate era incorniciato da una cascata di biondissimi boccoli. La giovane si sedette sul prato e lo invitò a sedere accanto a lei, Orchis mosse un passo poi si ricordò del suo aspetto e rimase dov'era.
“ Non vuoi farmi compagnia? “ Gli domandò Antinea quando vide la sua indecisione.
“ Preferisco ammirarti da qui. “  Il giovane fauno staccò dalla cintola il suo flauto, e incominciò a suonare. Antinea ascoltava rapita, e all'improvviso, un frenetico cinguettare raggiunse i due giovani, e sulle loro teste apparve una nuvola di uccelli multicolori che cominciarono a vorticare attorno alla ragazza regalandole uno spettacolo unico al mondo.
Dopo quella volta, altre volte ancora si incontrarono, ed Orchis aveva sempre tenuto nascosto la sua metà animalesca, per paura che lei ne avesse ribrezzo. Ritornò alla sua radura e al tramonto portò il flauto alle labbra ed intonò la sua dolce melodia, Madre Natura apparve e sorrise al giovane fauno.
“ Madre... madre! “ Orchis corse incontro alla Dea e l'abbracciò. Ella rise calda e soffusa.
“ Quanto slancio piccolo mio... “ Madre Natura l'avvolse nelle sue braccia e sentì che qualcosa in lui era cambiato, non sapeva se essene felice o averne timore, ma non glielo diede a vedere, non voleva rovinare quel momento. “ Sento che c'è qualcosa  di nuovo nell'aria. “
“ Madre, mi sono innamorato... “ le disse con enfasi, “ Madre, se tu la vedessi, è... è bellissima. “
“ Vedi che il mio consiglio non è stato vano? E lei... questa bellissima ninfa come si chiama? “ gli domandò cortese intuendo già  la risposta, poiché conosceva il cuore e l'animo del suo figliolo adottivo, lo sguardo verde le si spense impercettibilmente.
“ Madre... lei... lei non è una ninfa... “ Il fauno aveva difficoltà nel rivelarle la verità, non voleva darle un dolore.
“ Lei è umana. “ Finì poi tutto d'un fiato.
“ Oh, figlio, figlio... “ sussurrò la Dea stringendolo forte, “ ...sono così felice per te, ma al tempo stesso così addolorata,“ gli poggiò il mento sulla spalla nuda e calda, “ Gli Uomini sono creature belle e strane, alcuni di loro possiedono nel loro animo una bontà ed una generosità infinite, ma altri, cattiveria e crudeltà, fai attenzione piccolo mio... fa molta attenzione. “
Orchis si sciolse dall'abbraccio di sua madre e le sorrise con calore, “ Non preoccuparti madre, starò molto attento. “ Poi le prese una mano e la strinse forte fra le sue, “ Datemi la vostra benedizione Madre, e sarò la persona più felice della terra. “ La Dea alzò l'altra mano e la pose sulla testa del giovane, chiuse gli occhi e pregò, mentre dalle palpebre chiuse  silenti lacrime scivolarono dal suo viso andando a cadere fra i capelli lunghi e ricciuti del fauno, poi lo lasciò andare. Questa volta fu lei che lo osservò andare via, e quando sparì dalla sua vista pose le mani diafane sul viso e soffocando un sospiro di dolore si sciolse in grandi gocce di rugiada che rumorosamente caddero sul masso di Orchis bagnandolo.
Antinea veniva ogni giorno al laghetto, ed Orchis, ogni giorno le faceva trovare dove la prima volta si era seduta una bellissima rosa rossa, i due giovani erano innamoratissimi, divisi dalla siepe i loro sguardi si accarezzavano, le loro mani si univano, le loro labbra si sfioravano.
“ Ho da farti una confessione, amore mio. “ Antinea gli prese le mani, non poteva tenergli celato quello che una volta sarebbe divenuta ed il suo cuore era pieno di dolore, non voleva perderlo. “ Io, presto sarò consacrata alla dea Gaia. “ La giovane abbassò il viso e lo sguardo ed il fauno allungata la mano glielo rialzò guardandola negli occhi.
“ Non mi importa, e non mi perderai, scapperemo nel folto della foresta, nella mia radura, mia madre ci proteggerà, vedrai. “  Antinea scosse il capo poco convinta, Orchis prese allora una decisione e passo dopo passo, lentamente uscì dal suo nascondiglio di foglie. “ Anche io ho una confessione da farti, ma... ti prego... non aver paura. ” La ragazza lo osservò piano uscire dal cespuglio e sgranò gli occhi dorati, portò le mani alla bocca soffocando un grido, mentre il fauno alla reazione di lei chiuse gli occhi blu e cominciò a piangere. Si sentì stringere forte, e fra le ciglia bagnate vide il viso di Antinea contro il suo. Per la prima volta dopo tanto tempo i due giovani si diedero il loro primo bacio carico di amore e di passione, caddero sull'erba e lì sotto le chiome degli alberi si amarono concedendosi l'uno all'altra.
Nascosta nell'erba alta Kyra, la vecchia sacerdotessa insospettita dalle continue passeggiate di Antinea l'aveva seguita e rimase basita nel constatare che ella si era concessa ad un essere demoniaco condannando se stessa a morte. Corse come non aveva mai fatto in vita sua verso il villaggio, cominciò ad urlare ripetè ciò che aveva visto nel bosco, gli uomini del villaggio si riunirono e prese picche e forconi si diressero verso il luogo guidati dalla vecchia Kyra. Sorpresero i due giovani nel sonno ristoratore che segue l'atto d'amore, e li afferrarono con violenza. Antinea gridò e strattonò chi la teneva prigioniera, dal canto suo Orchis scalciava tentando di colpire gli uomini che lo tenevano fermo, ma tutto fu inutile. Furono portati al villaggio, la giovane piangeva e chiamava il suo amato, la gente accerchiò i due amanti che erano tenuti fermi per le braccia da due uomini grandi e muscolosi.
“ A morte... a morte! “ gridavano tutti mentre i due innamorati si guardavano con la tristezza nel cuore chiedendo in cuor loro perdono uno all'altro.
Una vecchia dagli occhi bianchi segno di cecità si inoltrò nel cerchio fatto di persone e si avvicinò al fauno. Lo toccò, le sue dita percorsero il corpo del giovane come se lo stesse guardando, poi si volse ai suoi concittadini.
“ Non potete uccidere una creatura di Madre Natura, volete attirare su di noi la  sciagura? “
“ Stà zitta megera! “ un sasso colpì la vecchia che sbandò andando poi a cadere. Orchis si dibattè, “ E' un demone, vecchia pazza, e quella sgualdina gli si è concessa, anche lei deve morire! “ gli urlò contro il capo del villaggio, la vecchia si alzò a fatica asciugandosi il rivolo di sangue che le rigava il volto rugoso, e si allontanò maledicendo tutti.   
 “ Rinchiudeteli nel recinto dei lupi!! “ Urlò ancora il capovillaggio, ed incitati dalla folla, i due energumeni portarono Orchis e Antinea nella piccola arena poco fuori il villaggio dove furono legati ai pali incrostati del sangue delle precedenti vittime, poi si allontanarono richiudendo la grata dietro di loro.
“ Perdonami amore per ciò che ti ho fatto! “ la voce di Orchis era rotta dal pianto.
“ Non chiedermi perdono, mi hai resa felice ed è tutto ciò che conta... saremo insieme ora... per sempre. “
Furono queste le ultime parole di Antinea, poi fu presa alla gola da un grosso lupo nero e feroce, dall'ampia ferita il sangue zampillò e sgorgò copioso inzuppando la veste color cielo della giovane, mentre l'ultima convulsione di morte la prese fra le grida estasiate dei villani accalcati a guardare. Orchis gridò forte, lasciò uscire fuori tutta la sua rabbia, ma non fu abbastanza per liberarlo dalle funi e gridò ancora quando i lupi gli si fiondarono addosso affondando le zanne nelle sue carni lacerandole. La vista del fauno si appannò, la vita stava scivolando da egli, il cuore che prima pulsava forte nel suo petto ora piano piano decellerò sino a fermarsi. Il capo del villaggio ricacciò i lupi nella alta fossa poi aprì il recinto e si avvicinò ai corpi e si accertò che fossero davvero morti, cacciò via tutti i presenti e tornò al villaggio. Quella stessa notte, la vecchia cieca si avvicinò al recinto con  una carretta spinta da una mula, inspirò a fondo l'odore di morte che la circondava poi con pazienza sciolse i nodi dei sfortunati amanti, che come sacchi vuoti caddero al suolo. Fu una grande fatica per lei riuscire ad issare i due corpi sul carro, ma una volta fatto si incamminò nella foresta lasciandosi il villaggio alle spalle. La mula la condusse alla magica radura, sino al masso solitario di Orchis, la notte era fredda e senza luna, la foresta sembrava ferma.
“ Perdona questa povera vecchia che non ha potuto fermare la mano degli assassini di tuo figlio. “ L'anziana donna si inginocchiò accanto al masso, la mano raggrinzita ne accarezzò la superfice bagnata, e sotto le sue dita le sembrò che prendesse vita. Lo stupore si dipinse sul suo viso, quando davanti ai suoi occhi spenti apparve la Dea, riusciva a vederla nonostante il buio che l'avvolgeva dentro e fuori. La vide mentre comandava alla brezza della notte di riportarle suo figlio, la vide affondare il viso sul corpo martoriato del fauno, la vide piangere disperatamente e tremò quando vide la sua rabbia, tremò quando ella richiamò a sé tutti gli elementi scatenandoli dove sapeva essere il villaggio della morte. Madre Natura si concentrò poi sul suo amato figlio, gli accarezzò le gambe caprine che piano piano cominciarono a rinsecchire e divenire radici, lì dove prima vi erano i genitali apparvero due bulbi, e ancora radici e rami, sino ad arrivare al bellissimo viso di Orchis, ancora intatto e gli intensi occhi blu che la guardavano senza vita. Lo accarezzò lasciando che le lacrime lo bagnassero e lentamente quel viso si trasformò in carnosi petali di un blu intensissimo.
“ Ti ringrazio per avermi riportato mio figlio, “ mormorò con tristezza la Dea rivolta alla vecchia accarezzando i petali del fiore.
“ So cosa si prova nel perdere qualcuno  che ami. “ Alzò lo sguardo vuoto verso Madre Natura, “ Che ne sarà di quella povera ragazza? “ Le domandò con voce roca.
Madre Natura alzò lo sguardo verso il carretto dove ancora giaceva Antinea, e sospirò, suo figlio era morto per causa sua,  ma non poteva vendicarsi contro colei che aveva donato il suo cuore ad un fauno. “ Farà da sostegno ai gracili rami di Orchis... farà da foglie e sostegno per Orchidea... da oggi in poi sarà questo il suo nome. “
Comandò alla brezza della notte di portarle la giovane, e nel suo tragitto verso la Dea piano si trasformò in verdi, lunghe e carnose foglie, che si andarono ad unire ai fiori così da fornire ad essi base e sostegno, poi con delicatezza scavò una buca poco profonda alla base del masso, e vi affondò radici e bulbi, vi soffiò sopra e la pianta di Orchidea prese vigore.
“ Te li affido vecchia saggia, ti affido mio figlio e colei che tanto l'ha amato. “ Porse all'anziana donna il flauto di Orchis poi lentamente sparì lasciando la donna di nuovo nel suo buio.
La vecchia fece ritorno al suo villaggio, ma non sentì nulla, solo il gracchiare dei corvi e lo squittìo dei topi, e capì che la furia di Madre Natura si era abbattuta su di esso, nessuno era sopravvissuto, nessun uomo, donna o bambino. Girò il suo carro e tornò verso la radura, la foresta fu la sua casa, e giorno dopo giorno si prese cura delle bellissime Orchidee blu che nacquero dall'unione di Orchis e della sua Antinea.         
   
 
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