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Autore: moonlight97    31/07/2014    2 recensioni
La storia è ambientata in Francia tra il XVI e il XVII secolo. Carlos, il protagonista, arriva a Calais, città portuale della Francia settentrionale, per affari; là tra amore, amicizia e un po' di mistero quella che sembrava essere iniziata come una semplice avventura spensierata si trasformerà in un qualcosa di molto più pericoloso e Carlos e i suoi amici dovranno mettercela tutta per spuntarla.
Genere: Avventura, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Incontri Singolari
 

Un grazie speciale va alla mia carissima amica Silvia, perché senza di lei questa storia non sarebbe mai stata realizzata.
Colgo l'occasione per augurarle “buon compleanno” e dedicarle, nella speranza che apprezzi, questa storia.
Concludo con una citazione da uno dei miei musical preferiti, Wicked.

So much of me
Is made of what I learned from you
You'll be with me
Like a handprint on my heart
And now whatever way our stories end
I know you have re-written mine
By being my friend






La luce del sole appena sorto filtrava nella stanza attraverso le piccole feritoie che si formavano qua e là fra le assi di legno che fungevano da persiana. Carlos, infastidito da un raggio che gli feriva gli occhi, si alzò da letto sbuffando. Con gli occhi impastati di sonno si guardò intorno, facendo mente locale su quello che era successo la notte precedente. Dopo un viaggio che l'aveva portato dalla Spagna fino al porto di Calais, aveva deciso di godersi il meritato riposo; così si era fermato in una locanda che gli era sembrata su per giù rispettabile ed aveva passato una serata bevendo boccali di vino uno dopo l'altro e finalmente si era coricato ancora mezzo vestito. Andò alla finestra e con un colpo deciso l'aprì, facendo forza sui cardini rigidi. Il giovane fu investito dalla brezza mattutina e dall'odore relativamente disgustoso del pesce che veniva commerciato non molto lontano, nei pressi del porto. Si appoggiò con gli avambracci sul davanzale e guardò in basso verso le persone che passeggiavano tranquille in quella abbastanza temperata giornata di luglio. Si passò una mano fra i folti capelli ricci e scuri e si decise ad uscire. Richiuse la finestra e si avvicinò allo specchio, afferrando distrattamente la blusa. Si diede una rapida occhiata, compiacendosi del proprio aspetto e della propria barba incolta che gli dava un'aria vissuta. Dopo aver afferrato la giacca, uscì di corsa, sbattendosi la porta alle spalle. Al piano di sotto la locandiera, Monique, si stava dando da fare con i clienti appena arrivati. Carlos le rivolse un abbozzo di saluto prima di uscire. Gli ci volle un po' per arrivare alla piazza del mercato: non era la prima volta che si doveva recare a Calais però si confondeva ancora in mezzo a tutte quelle strette viuzze periferiche. Il ragazzo vide la piazza gremita di persone intente a fare compere. Doveva aspettare un certo Signor Montfleur, ricco commerciante di spezie in affari con suo padre: avevano stabilito di incontrarsi accanto alla piccola chiesa che chiudeva la piazza. Così si mise a spintonare qua e là per farsi strada. Era appena uscito dalla fiumana di gente quando un tale gli venne addosso. I due caddero entrambi a terra.

“Accidenti a questi francesi!” sbottò Carlos mentre si rialzava.

Il ragazzo si scosse la polvere dai calzoni e allungò la mano verso lo sconosciuto.

“Tieni!” gli disse con fare sprezzante “Ti è caduto il berretto e la prossima volta guarda dove...”

Si bloccò non appena si rese conto che davanti a lui non c'era un ragazzo sbadato ma una ragazza. I lunghi capelli biondi le cadevano scompigliati sulle spalle e gli occhi verdi brillavano di una luce fiera. Con uno strattone la ragazza si riprese il berretto e se lo infilò, nascondendovi le ciocche. Mormorò un grazie con la bocca serrata e, girandosi su se stessa, se ne andò sparendo tra la folla.

“...vai.” bisbigliò Carlos, finendo la frase di prima. Il ragazzo rimase in piedi come pietrificato.

 

Dopo qualche secondo rinvenne e scuotendo il capo si appoggiò con le spalle al muro del campanile. Mentre aspettava ormai spazientito, cominciò a porsi mille domande sulla ragazza di prima. A distoglierlo da quei pensieri ci pensò l'arrivo di un giovane che doveva avere più o meno la sua stessa età. Portava in spalla una sacca di iuta marrone e teneva un berretto lievemente calato sul volto che gli copriva in parte l'occhio sinistro.

“Sei tu Carlos?” gli chiese, facendo cadere a terra il sacco.

“Signor Montfleur?” replicò sorpreso. Se lo immaginava un vecchio canuto, basso e burbero come suo padre e non un ragazzo alto e robusto. L'altro gli allungò la mano per presentarsi e disse:

“No. Sono suo figlio, Julien. Mio padre al momento è indisposto e vengo per conto suo.”

Carlos non si fece tanti problemi e i due in breve tempo sistemarono la faccenda, che non era alla fin fine così importante e, dopo essersi salutati coi migliori auguri, se ne tornarono ognuno per la sua strada. Ritornando verso la locanda dove Carlos avrebbe alloggiato per altre due notti, il ragazzo sentì delle grida provenire da un vicolo, perciò, in accordo con la sua avventatezza giovanile, si diresse in quella direzione, abbastanza consapevole che se ne sarebbe pentito poco dopo.

 

Si ritrovò davanti a un gruppetto di cinque uomini che si stavano divertendo in maniera macabra con una ragazza, sballottandola qua e là.

“Tieni, Felipe! Vediamo se la prostituta ha voglia di giocare stasera!” disse uno con una voce cupa e cavernosa. La ragazza intanto cercava di dimenarsi come poteva, piangendo e scongiurandoli di lasciarla andare, anche se nessuno sembrava neanche lontanamente intenzionato a demordere. Carlos, disgustato ed inorridito, si fece coraggio (dopotutto ci si era ficcato lui in quel casino e non poteva certo rimanere indifferente) e disse, gonfiando il petto:
“Prendetevela con qualcuno che sia alla vostra altezza, stronzi!”

Si gettò nella mischia e cominciò a menare pugni ora contro questo ora contro quello. Si ritrovò accerchiato fin da subito e la situazione non era per niente facile. Riuscì a buttare al tappeto quello che si trovava dietro di lui, così da trovarsi libero da almeno un lato; altri due gli si scagliarono contro e si ritrovarono a terra, rotolando nella polvere. Carlos riuscì a liberarsi dalla loro presa e, tenendoli entrambi per il bavero della camicia, mollò a tutti e due un pugno in faccia. Gli altri due rimasti, vili, lo presero alle spalle: uno lo teneva fermo e l'altro lo colpì ripetutamente allo stomaco e infine sul volto. Lo lasciarono accasciato a terra e, insieme ai loro compagni, se ne andarono di corsa.
“La prossima volta non saremo così gentili, sappilo!” gridarono.

La ragazza, che intanto si era nascosta dietro delle casse in un angolo, uscì allo scoperto. Si inginocchiò davanti a Carlos e gli pulì via il sangue che colava dal labbro superiore con un fazzoletto di seta bianca su cui erano ricamate in viola le iniziali E. M.

“Grazie per quello che avete fatto per me” disse con voce flebile e ancora mezza sconvolta “siete stato molto gentile...”

La ragazza gli rivolse un dolce sorriso.

Carlos, che finora aveva tenuto lo sguardo rivolto a terra, alzò gli occhi e disse, aggiungendo una nota di spavalderia alla fine:

“Di niente. Era mio dovere aiutare una donzella in difficoltà”.

Non appena ebbe terminato quella frase sobbalzò.
“Non è possibile!” pensò fra sé e sé “Questa è la stessa ragazza di prima.”

Il ragazzo si alzò in piedi di scatto.

“Signorina” disse scuotendosi distrattamente la polvere dai pantaloni “non vi ricordate di me? Mi siete venuta addosso poco prima in piazza. Dopo questo penso che il minimo sia concedermi almeno di sapere il vostro nome o... un appuntamento”.

La ragazza lo guardò prima con aria a metà fra il sorpreso e l'imbarazzato per quella richiesta improvvisa, poi, squadrandolo da capo a piedi, disse, sorridendo furba:

“E sia! Incontriamoci domani alla taverna di Madame Fleur alle 12:00 in punto.”

E, voltato l'angolo, se ne andò soave come una visione.

“Ah! Queste donne! Mi faranno impazzire prima o poi...” commentò ironico Carlos mentre si avviava verso la locanda.





 

Spazio Autore
Salve a tutti! Questa fanfiction è pronta ormai da qualche settimana e vi posso dire fin da subito che cercherò di aggiornarla settimanalmente. La trama potrà risultarvi un po' prevedibile e con qualche cliché, ma vi chiedo soltanto di dare una possibilità; è uno dei lavori di cui sono più soddisfatto e mi piacerebbe che fosse apprezzato anche da altri. Devo spendere due parole sul titolo: inizialmente “Carlos” doveva essere provvisorio, ma col passare del tempo mi ci sono affezionato e non me la sentivo di dare un titolo ad effetto, che magari non coglieva a pieno il senso; dopotutto Carlos è l'anima della storia, che di conseguenza non può prendere altro nome che il suo (un po' come la storia di Roma e Romolo?). Con questo vi lascio e alla prossima! 


 

 
 
   
 
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