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Autore: PollyFTSissi    31/07/2014    1 recensioni
"Sam Winchester impugnò lo stiletto d’argento, lo guardò a lungo, vitreo.
Lucifer gli accarezzò la spalla, lentamente, facendosi poco più vicino.
Ancora poco, e sarebbero stati insieme per sempre."
[samifer; broken!sam; hallucifer]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Lucifero, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Settima stagione
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Oh, Death
‘Won't you spare me over till another year?’
 




 
 
 
Sam Winchester aveva provato più volte quel genere di sentimento: la follia.
Quella vera, quella che non lascia scampo, che dilania la sanità come carne, sfilacciandola.
Aveva visto cose ed aveva visitato luoghi dove gli umani mai avrebbero dovuto mettere piede, se non per rimanerci fino alla fine dei tempi, per essere condannati alla dannazione eterna. Ma quando questa pena ha fine, non vi è conforto; non si esce dall’inferno senza portarselo dentro.
Sam Winchester all’inferno c’era stato.
E gli erano sembrati secoli, tre, quattro, cinque; avevano giocato con la sua anima e non ne avevano lasciato che un misero cumulo di brandelli.


 
“But what is this, that I can’t see
with ice cold hands taking hold of me”
 
 
 
«Sammy, Sammy, la fine è vicina,»

E l’orologio batteva i suoi colpi, e la voce risuonava nella testa.
Nulla di tutto questo era vero, niente era lì, tutto giaceva informe nella sua testa.

«Sammy, potremmo stare insieme per sempre»

Pure stavano già insieme da sempre, per sempre; da quando era nato, da quando il sangue di demone l’aveva legato a lui, come il destino legava le anime, indisturbato, alla fine da lui prestabilita; come la nave attraccava al porto, lui però continuava ad affondare.

Erano legati.

Un letto, immacolato, e di fronte ad esso una sedia.

Due uomini, degli occhi, parole soffuse.
Un uomo sulla sedia giaceva a gambe larghe, poggiato ad essa in modo sgraziato; era sinistro però affascinante. E vegliava su di lui, come un angelo custode.
Lui era il Demonio, l’angelo più bello; l’angelo dannato.

Per Lucifero, Sam Winchester era il suo ‘angelo dannato’,
in una gerarchia immaginaria, in cui lui Dio giusto avrebbe vegliato sul mondo dormiente, Sam Winchester sarebbe stato il suo angelo più bello.
Lo guardava, adesso, disperarsi fra quelle lenzuola; e gli dispiaceva, tanto, davvero tanto.

«Sammy, oh, Sammy»
 
“Oh Death, Oh, Death”
 

«Cadi insieme a me, Sammy»
sorrise; era dolce, sinceramente in apprensione per Sam Winchester, ormai ombra di se stesso.
Se solo i suoi occhi distrutti si fossero soffermati anche solo per un istante sul suo viso,
se solo lo avesse ascoltato non ovattato dalla disperazione,
ah, se l’avrebbe vista, la sua compassione!

«Ti prometto che cadremo stretti»
unicamente la sua voce rimbombava cupa nella stanza; una voce che poteva sentire unicamente il minore dei Winchester, quella stessa successione di suoni rochi che l’aveva portato ad urlare e piangere e morire ogni giorno in quel camice bianco, nell’odore di sterilizzato.

Eppure Lucifer lo amava per davvero, quel piccolo pezzo di carne.
Povero, piccolo pezzo di carne, che gli aveva fatto comprendere il perché suo Padre avesse preferito a suo tempo quelle inette bestie sragionate ai suoi figli; pena.
Sam Winchester gli faceva pena, una tenerezza indescrivibile.

Uno degli esseri umani più complicati, per lui che vedeva quei ripugnanti come dei libri aperti, utili solo ad essere carcasse, sacrifici;
Sam Winchester non era così.

Lucifer adorava sentire le ossa rompersi sotto le sue mani, idolatrava le urla strazianti di dolore che sgorgavano dalle gole di quelli inutili ammassi di carne, quelle semplici scimmie capaci solo a creare scompiglio; quanto avrebbe voluto ucciderli uno ad uno, lentamente, e sorridere trionfante ad un Padre che mai però avrebbe detto ‘Sono fiero di te’; ma forse mai l’aveva considerato, quel Padre che lui amava così tanto.

Lucifer non avrebbe mai dato così tanto per far sì che un essere umano smettesse di soffrire.
Sam Winchester era diverso; ma questo non voleva dire che l’avrebbe mai amato.

Forse indugiandolo a seguirlo nella propria dannazione ultraterrena Lucifer avrebbe trovato qualcuno che lo amasse veramente;
l’angelo caduto non capiva perché gli uomini si ostentassero a sottovalutare l’importanza dell’amore.
Odiava gli uomini anche per questo.

Ma non si muoveva, scandiva nella testa il rumore delle lancette, guardava dall’alto al basso quel corpo inerme muoversi fra le lenzuola candide.
Non voleva fargli del male;
ogni tanto parlava, delle volte sorrideva, ma era immobile ad ammirarlo, ammutolito dalla bellezza che quei suoni disperati conferivano al suo corpo che pareva informe sotto le coperte.

«Vieni con me, Sam;
avrai la pace eterna.»

 
“Oh, Death,”


 
Lucifer era solo un’allucinazione.
Eppure Sam Winchester sapeva che lui era lì, per davvero; che dalla sua mente non se n’era mai andato.

Sam Winchester era il rigurgito di un uomo; gli scarti, l’acido, il sangue, la follia dell’umanità risiedevano il lui.
Sam Winchester era stanco; ad ogni rintocco di lancetta pareva credere sempre di più alle parole dell’angelo castigato.

Lucifer era solo un’allucinazione, ma era da tanto che qualcosa di immateriale non lo faceva sentire così bene.
Era corso dietro ad assurdi desideri di vendetta, a ricordi troppo reali per essere solo tali, era vissuto con il presupposto di non poter avere una vita normale, fatta di materialità;
nulla poteva stare accanto a lui senza finire morto, o ferito, o morto; morto.

Sam Winchester viveva delle sue speranze, delle voci lontane di certe persone, alcune di queste non ricordava più se fossero mai esistite o se fossero solo frutto della sua immaginazione.
Ma lui le ascoltava, le seguiva, si sentiva bene con loro.
E Lucifer era solo frutto della sua immaginazione.

Con poca convinzione l’aveva scansato di nuovo, muovendosi nel letto e fissando insistentemente il pavimento;
se non lo guardava, Lucifer non c’era.
Ma Lucifer parlava, Lucifer rideva, Lucifer cantava, viveva con lui nella sua realtà immacolata, sterilizzata;
ogni tanto si ritrovava a guardarlo.
Le occhiaie violacee contornavano gli smeraldi spenti e smorti ormai da tempo, lo sguardo terrorizzato ma stanco, stanchissimo;
deglutiva.

Ogni tanto si fermava a guardarlo imbambolato, sperando che non se ne accorgesse, ma Lucifer sorrideva perché lo sapeva.
Lo sapeva perché Sam Winchester voleva che se ne accorgesse, in cuor suo.

Sam Winchester voleva perdersi, voleva morire,
era stanco.

«Sammy, Sammy, oh, vieni insieme a me;
ti terrò stretto.
Non brucerò a causa tua.»

Lucifer sapeva dove colpire, nel profondo della sua psiche.
E quando Sam Winchester urlava e singhiozzava implorando di smetterla, di più, sempre di più, Lucifer sorrideva.
«Mi prenderò cura io della tua anima.»

 
“When God is gone and the Devil takes hold,
who will have mercy on your soul?”
 


L’angelo gli si era avvicinato cautamente, lasciando la sua postazione d’osservanza per potersi accostare a lui;
ai piedi del letto giaceva, mentre Sam Winchester era rannicchiato contro il cuscino ortopedico ed immacolato. Piangeva.

«Sammy, Sammy,
so come renderti felice.»
il ragazzo si era tirato su, rassegnato, stanco.
L’aveva guardato, quell’angelo, così vicino, pareva rilassato, felice –da quant’è che Sammy, tu non sei felice?
Lucifer si rigirava tra le mani uno stiletto d’argento.

Gli sorrise; era dolce, e finalmente Sam Winchester poteva vederlo.
«Lo sai che non ti ho mai detto bugie.»
glielo porse quasi si stesse parlando di figurine, di vezzosità frivole, di belle ragazze tutte curve sulle spiagge bollenti. Come la cosa più naturale del mondo;
ma la morte lo era, anche più vecchia del mondo.

 
“Oh, Death.”
 

Sam Winchester impugnò lo stiletto d’argento, lo guardò a lungo, vitreo.
Lucifer gli accarezzò la spalla, lentamente, facendosi poco più vicino.
Ancora poco, e sarebbero stati insieme per sempre.
Il demonio amava sdrammatizzare;
difficilmente avrebbe lasciato che il momento di terrore e tensione e paura in tutta la sua delicatezza rimanesse così invariato, fermo nell’aria come se fuori dal tempo.
E mentre la lama affondava, quindi, nella pelle dura e bronzea del cacciatore
e mentre egli urlava, piangeva, dal dolore interiore più forte di quello esteriore, da quello poteva capirsi che quell’uomo era ormai morto, da tempo,
gli servivano solo le carte in regola per poter smettere di respirare ossigeno e iniziare a respirare per quell’angelo,
-mentre la vita abbandonava quel corpo, Lucifer doveva sdrammatizzare.
Tutta la sua esistenza era stata una tragedia.

Non anche il momento in cui suggellava il suo eterno amore con quell’essere insignificante, non l’avrebbe mai permesso, non sarebbe stato una disgrazia.
Quindi cantò, con un sorriso, nelle sue orecchie.
Sam Winchester stava morendo;

«No wealth, no ruin, no silver, no gold
Nothing satisfies me but your soul.
»
tic, tac, tic, tac
quel momento era fuori dal mondo.
sarebbero stati insieme per sempre, mentre la lama entrava nella carne delle braccia, lenta come lo scorrere delle lancette sul quadrante giallo.
tic tac

Lucifer cantava, accarezzandolo.
cantava per lui.
«I'll open the door to heaven or hell.»
E come ogni tragedia che si rispetti, nell’ultima battuta dell’ultimo atto, di quell’ultimo capito che era stato il supplizio finale della sua intera vita, il tempo fu suggellato da uno conflitto di labbra.
rivoli di sangue sporcarono la bocca di entrambi.
Ma lui aveva avuto il suo bacio,
e la principessa si sarebbe risvegliata.

Sam Winchester era morto.
 
E sarebbero stati insieme per sempre.
 
 
<Oh, Death, оh Death,
my name is Death and the end ïs here.>

 
 
fine.

 
______________________________________



A causa delle vacanze estive ((damn caldofdija)) non possiamo scrivere granché per aggiornare le FF in corso--
Ma per non lasciarvi senza -?- eccovi una Samifer scritta in un momento di delirio post-Hallucifer, qualche tempo fa.
È volontariamente confusa e ripetitiva in alcuni punti, ho cercato di entrare nella testolina di broken!Sam e... ho visto solo confusione e paura e ugh!!!!!!
Ok niente, alla prossima♥
-Polly
 
 
 
   
 
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